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La Grande Muraglia e il debito USA
Devo ammetterlo. Spesso e volentieri mi rendo conto che il mercato valutario è in assoluto il più complesso, speculativo, imprevedibile di tutti i mercati. Ma è anche il più grande e il più politicamente pilotato.
Le variabili a cui bisogna rendere conto sono infinite e spesso e volentieri si trova in enorme difficoltà, quando ci si trova a dover fare i conti con una previsione, un’analisi, un dubbio.
Proprio come in questo caso.
Come già detto molte volte, tutti i lettori sanno benissimo che in ambito Treasury Bonds, gli USA hanno tre clienti assolutamente fondamentali, che vanno ad assorbire la maggior parte delle emissioni governative.
Questi tre clienti sono Cina e Giappone, più un terzo incomodo che in molti sottovalutano ma che recentemente, soprattutto, ha assunto un’importanza veramente notevole. Sto parlando della Federal Reserve.
Ebbene si, avete capito bene, la FED.
La domanda sorge spontanea: e perché proprio ultimamente si è vista l’importanza di questo terzo cliente? Perché la Federal Reserve, in questo modo ha dato vita anche al quantitative easing.
Mi spiego meglio: sottoscrivendo titoli governativi USA, la FED ha pagato lo Stato, ovviamente, con i contanti, creando quindi liquidità sul mercato, assorbendo titoli governativi dal sistema. Solo che ultimamente è sorto un problema che è stato poco discusso sui vari blog e siti finanziari.
Questi titoli a lunga scadenza non hanno più tre grandi compratori, ma solo un grande compratore, ovvero la Federal Reserve, in quanto gli altri due, Cina e Giappone, stanno rinunciando alle emissioni governative a lunga scadenza.
La fonte di questi dati è nuovamente quel vecchio volpone di Nouriel Roubini e del suo centro di analisi e ricerche finanziarie RGE Monitor.
Da questa fonte, risulta evidente che, quindi, qualcosa sta cambiando sul mercato obbligazionario, ed indirettamente sul mercato valutario.
Si sta registrando progressivamente il ritiro di Cina e Giappone dalle aste per i titoli a lunga scadenza, i quali preferiscono al massimo operazioni a breve scadenza, e la cosa sta spaventando non poco gli stessi USA, i quali stanno cercando di spingere, anche nei vari viaggi fatti da Hillary Clinton e Timothy Geithner e di sponsorizzare le emissione governative dei Treausury Bond a lunga scadenza. Tutto va a scapito dei delicati equilibri finanziario- valutari mondiali.
Per farla quindi breve, gli USA si rendono conto di essere “schiavi” delle decisioni di politica monetaria di Cina e Giappone. E questo è , di per se, a mio parere, assolutamente preoccupante.
Come è possibile che una super Nazione come quella americana debba dipendere da due Stati, i quali possono, con il loro comportamento, mettere a serio rischio gli equilibri valutari della più potente nazione al mondo?
Rieccoci signori al discorso fatto qualche settimana fa… sul post dell’equilibrista.
Troppi sono gli equilibri precari, troppi sono le cose che stanno su con lo sputo. E un bel giorno, quando un tassello crollerà, corriamo il rischio di ritrovarci con un effetto domino pericolosissimo.
Le paure di Cina e Giappone
Se però andiamo a vedere le cose dal punto di vista dei paesi asiatici, non possiamo nemmeno dare torto a Cina e Giappone. Da alcune analisi direttamente tratte dal Ministro del Tesoro USA, risulterebbe che la Cina possiede circa 800 miliardi di dollari di titoli governativi. Il dato è assolutamente discutibile, ed indirettamente errato, in quanto ai Treasury, occorre poi aggiungere tutte le altre obbligazioni emesse da agenzie governative (Fannie Mae e Freddie Mac per esempio) più altri assets.
Il totale quindi sarebbe da correggere enormemente al rialzo, quasi triplicandolo. Circa 2.200 miliardi di dollari USA.
Quindi capite benissimo che l’Asia, carica di bonds, vuole andarci cauta e al massimo preferisce acquistare bond a breve scadenza, facilmente liquidabili nel caso in cui la valuta USA vada in crisi.
Ma chi comprerà i bond USA?
La domanda che però ora occorre farci è la seguente: ma se l’Asia non compra più T-Bond, può la sola Federal Reserve coprire il fabbisogno del Tesoro? E fino a quando potrà sorreggere questo scenario? E poi perché l’Asia dovrebbe comprare titoli di Stato USA che:
1) sono a lunga scadenza,
2) emessi in una valuta pericolosa a rischio di svalutazione,
3) rendono pochissimo
4) senza poi dimenticare che stanno cercando di diminuire i Dollari presenti nelle riserve?
Gli asiatici sono magari con un viso un po’ curioso, ma non sono fessi.
Intanto però, il deficit USA peggiora sempre di più. Il debito pubblico aumenta, e molto probabilmente arriverà al 100 % del PIL già nel prossimo anno. Proprio come nel periodo post seconda guerra mondiale. Con una piccola differenza. In quel periodo gli USA era un paese che aveva una bilancia commerciale fortemente a credito. Oggi è drammaticamente a debito.
Non facciamo allarmismi o terrorismo psicologico, ma il gigante USA sta dimostrando che , forse, è un gigante coi piedi di argilla. Per lo meno dal punto di vista valutario.
Allegato:
DEBITO PUBBLICO USA
DEBITO TOTALE USA
Complotto contro il dollaro USA?
E se proprio vogliamo completare un post non proprio positivissimo per il Dollaro USA, non possiamo trascurare una notiza apparsa sul giornale The Independent.
Risulterebbe che i vari ministri dlle finanze degli Stati che contano a livello di transazioni internazionali sui mercati valutari (Cina, Brasile, Russia, Giappone) si sono già incontrati più volte e in modo non ufficiale per discutere la possibilità di non quotare più il petrolio in Dolalri USA ma in altre valute. E qui si potrebbe aprire una discussione ENORME, in quanto risulterebbe che si sta ipotizzando (anche se la parola ipotesi è riduttiva) la nascuita di un nuovo paniere che andrebeb a sostituire al leaderchip valutaria del Dollaro USA. E questo nuovo “paniere” giustificherebbe anche l’aumento dle prezzo dell’oro, indirettamente interessato alla questione.
Perchè tutto questo è importante se messo assieme a quanto detto prima? Semplice, conferma totalemnte il fatto che l’intenzione di Cina e Giappone di prendeer gradualmente le distanze dalla valuta americana e dagli USA.
Buttate un occhio all’articolo apparso su The Independent. E capirete il perchè del crollo di una leadership nata da Bretton Woods e tuttora validissima. Ma chissà per quanto.
STAY TUNED!
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