CRISI: tra equilibrismo e ingegneria finanziaria

Scritto il alle 14:32 da Danilo DT

equilibrista

Come avrete avuto modo di leggere sulle pagine di questo blog, la situazione finanziaria continua ad essere abbastanza difficile, un po’ per il regresso non ancora sistemato ed un po’ per le problematiche che pericolosamente si affacciano sui mercati finanziari.
Cmbs, Mutui ARMs, credito al consumo, ecc.
Andando nella categoria Subprime e Crisi Mercati e nella categoria Macroeconomia  potrete leggete tutto il “Dream pensiero” più gli eccellenti commenti dei lettori.

Nelle ultime giornate, mi è capitato di leggere un paio di notizie che, tanto per cambiare, vanno a confermare uno scenario che, purtroppo, non dà grossi segni di miglioramento. Come scrivevo qualche settimana fa, sembra proprio che l’esperienza passata con Lehman Brothers e il primo round di crisi, sia servito a poco. Tanto c’è ancora da fare, e soprattutto, si è tornati in modo recidivo e doloso a fare gli stessi errori di prima.

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Wells Fargo e il suo commercial portfolio

Primo elemento da analizzare: la drammatica situazione di Wells Fargo. O per meglio dire, la drammatica situazione di Wachovia, banca acquisita mesi fa da Wells Fargo. Sembra proprio che su questo colosso bancario americano, come si legge dal sito BankImplode ci siano degli incagli paurosi, presenti e potenziali, il tutto creato nel nome del denaro e del potere.

La banca andava malissimo, ma bisognava fare utili. E allora…vai con la sagra del mutuo di pessima qualità solo per fare volumi e denaro! Ovviamente questo comportamento ha portato all’inevitabile “rovescio della medaglia”. Ma non basta. Sembra che ci siano dei CDS che dovranno essere onorati dalla stessa Wells Fargo, cifre inaudite.

Provate a guardare il grado di insolvenza dei prestiti concessi da Wachovia. Si tratta di 38.2 miliardi di $ in prestito  con tassi di insolvenza 8 volte superiori alla media nazionale. Non male vero?
E la maggior parte di questi prestiti dove hanno sede? Proprio in California… Un danno al danno. Domanda: ma se Wells Fargo va in crisi, avrà il sostegno governativo? Molto probabilmente si in quanto fa parte delle famose “too big to fail”. Ma andiamo avanti.

 

Barclay’s gioca sporco

Fonte autorevole, il Financial Times.

Mi ha molto incuriosito la transazione contabile che la banca inglese Barclay’s ha effettuato in questi ultimi giorni, spostando una valanga di titoli tossici, o meglio, vendendo questi titoli ad una società (Protium) delle isole Cayman gestita da ex uomini della stessa Barclay’s con una transazione dove la stessa Barclay’s presta alla società acquirente il denaro per effettuare la transazione.

Quindi, notate bene, non si tratta dello spostamento di titoli tossici (modica cifra di 12.5 miliardi di dollari USA, ovvero 7.5 miliardi di Euro!) in una bad bank, bensì in una vera e propria cessione. Come mai?

Aveva forse paura della volatlità del sottostante il quale, dovendo essere registrato mark-to-market a bilancio, poteva creare danni sugli utili futuri? Vuol anche dire che per Barclay’s ormai l’ITRAXX ha raggiunto il suo picco di minimo (e quindi la minor percezione del rischio possibile ed immaginabile) suggerendo di vendere tutto quello che è corporate e le relative attività con all’interno rischio finanziario (equity compreso)?

Certa è invece una cosa. In questo modo Barclay’s si è tolta delle attività tossiche dal suo portafoglio di rischio, potrà sventagliare ai 4 venti che ormai lei è sana, e l’eventuale volatilità dei bonds sopra descritti, sarà tutta a carico di Protium che nessuno conosce e che il mercato ignorerà. Ma ovviamente, il rischio per Barclay’s permane, anche perché, avendo finanziato direttamente l’acquisto, se Protium è insolvente, non vedo come non passare direttamente a conto perdite. E’ un bel modo per essere poco trasparenti, illudere il mercato e falsificare il bilancio in modo elegante. Alla faccia della trasparenza.

 

Intanto c’è chi si prepara alla crisi: Vanguard e Fidelity

 

Se il mondo rischia nuovamente una puntata della crisi, c’è però chi non se ne sta con le mani in mano,  ma prende di petto la situazione e crea un contenitore (chiamiamolo così) a cui si andrà ad attingere nel momento in cui torneranno a fioccare drammaticamente le richieste di rimborso di fondi. Le due società sono Fidelity e Vanguard, le quali temendo la crisi di liquidità legata all’illiquidità di determinati mercati ed asset (scusate il gioco di parole) creano un salvagente che potrebbe tornare loro molto utile. Credo sia significativo questo “patto” fatto da due colossi USA in questo momento. Segno che sono proprio loro i primi a credere che la situazione rischia nuovamente di degenerare.

 

E se poi ad essere salvato è chi salva… FDIC

 

Certo, la notizia non è nuova e tutti ne siete a conoscenza, però credo sia giusto, per far quadrare il tutto: La FDIC, l’ente che per certi versi ha “salvato” il sistema bancario americano, è in una situazione di difficoltà. E molto probabilmente necessita di un’iniezione di liquidità che saranno le banche stesse a fornirgli.
Ma come…chi salva le banche è a sua volta salvata dalle banche che però devono dei soldi alla salva banche? Mamma che casino. Certo è che questa situazione ingarbugliata è figlia di uno scenario quanto mai complesso e confusionario, sempre più a tinte fosche, sempre più cupo.

 

E intanto il sistema bancario prevede ulteriori copiosi default

 

ira-bank-default

Sempre dal sito di Ritholtz, possiamo anche vedere, da un’analisi riportata da Mauldin e tratta dal sito dell’IRA , le banche a rischio default sarebbero ben oltre le 400 prevista dalla stessa FDIC. Infatti sarebbero circa 2250. Circa 6 volte tanto.
Non male direi…

 

Conclusione

 

Ripeto: stiamo navigando su delicati equilibri che se vengono rotti porterebbero ad effetti nuovamente catastrofici.
Dobbiamo sentirci come un equilibrista che al momento tutti applaudono per l’eccellente performance. Ma sotto di lui, il baratro. E se capitasse mai una folata di vento, un intoppo, un movimento brusco, sarebbe la fine. E il pubblico da sotto, vedendo lo spettacolo, non potrà che assistere al crash nello sconforto e nella desolazione con un senso di totale impotenza. Il miracolo, ovviamente, sarebbe il raggiungimento della piattaforma di uscita, indenne.

A quel punto l’applauso, anche del sottoscritto, sarebbe convinto e scrosciante. Vuol dire che i rischi erano stati sopravvalutati, che in fondo l’equilibrista era veramente fenomenale e la situazione non era così pericolosa. Peccato però che oggi l’equilibrista sta facendo il suo esercizio su un cavo di 500 metri attaccato alle 2 estremità di due pali alti diversi km, con tutti i rischi che ne conseguono.

Tanti auguri, caro equilibrista.

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DT

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