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INTERMARKET: messaggi per interpretare il mercato

Scritto il alle 10:20 da Danilo DT

high-yield-risk

Il segmento dei bond high yield è stato influenzato oltremodo dal Dieselgate. Ma in realtà già da prima c’erano dei forti segnali. Qui capirete perché queste correlazioni devono essere considerate per cercare di interpretare correttamente i mercati.

Il mercato a volte è proprio strano. E spesso certe cose diventano quasi “mascherate” dagli eventi. In tutti questi giorni qualsiasi operatore si è trovato a parlare copiosamente di dieselgate e di Volkswagen. Questa vicenda possiamo definirla un realtà un “accelleratore” di un processo già partito in precedenza.
Non prendetemi per matto, ora vi spiego.

La vicenda Dieselgate ha fatto tornare tra gli operatori quella che possiamo definire “paura”. Paura che arrivino correzioni violente, recessioni, nuove crisi ecc ecc. In realtà il mercato già prima si stava chiaramente muovendo e se ricordate bene, più volte vi ho postato articoli e grafici che andavano a riprendere l’andamento dei bond High Yield. Infatti, se seguite questo blog, avrete imparato che una delle correlazioni più importanti per poter “prevedere” (tra virgolette perché di sicuro, ricordatevi, c’è sempre e solo UNA cosa UNA, la morte) l’arrivo di una tempesta sui mercati è analizzare l’andamento dei rendimenti dei bond High Yield e lo spread tra gli stessi ed i governativi.
Allora andiamo a rispolverare qualche grafico e ripostarlo aggiornato, tanto per rendersi conto delle condizioni di salute del mercato.

Grafico 1: andamento Iboxx USD High Yield CCC Index

Iboxx USD High Yield CCC Index

Questo indice sintetizza semplicemente l’andamento del segmento high Yield USA. I prezzi sono scesi e non di poco. Segno che il mercato sta anticipando un eventuale rialzo dei tassi? Se così fosse potremmo anche dire che ci può stare. Ma attenzione, perché non è così e ce lo dice il grafico successivo.

Grafico 2/3: rendimento High Yield e spread dai Govies

high-yield-vs-govies-usa

In altro trovate il rendimento dell’indice US High Yield di Barclays, che quindi ha a replicare all’incirca quanto detto prima (solo che nel grafico 1 notavamo i prezzi, qui abbiamo i rendimenti) e subito sotto la “prova del 9”, ovvero lo spread tra i titoli High Yield ed i titoli governativi USA. Cosa notiamo? Innanzitutto una cosa: che i T-note hanno corretto poco o niente, e come detto gli High Yield invece si sono mossi eccome. Il risultato è che lo spread sui rendimenti si è impennato. Tutta colpa del Dieselgate? Assolutamente no. E’ un processo che era già partito prima e che già vi avevo segnalato. Certo è che questa vicenda non può far altro che enfatizzare il problema.

Ora ci stiamo avvicinando a quella fascia di spread che nel 2001 e poi nel 2008 abbiamo visto in concomitanza della recessione USA (cosa invece non avvenuta nel 2011 e subito rientrata). E’ anche vero però che lo spread, coi tassi di interesse così bassi, assume un’importanza ancora più elevata rispetto al passato. Infatti con i “tassi a zero” 100 bp pesano molto di più di quando invece i tassi sono magari al 3-4% per i T-note USA.

Quindi se gli High Yield sono il primo elemento da analizzare con attenzione per subodorare aria di tempesta…beh, che dire, già a dicembre 2014 ne abbiamo parlato. Riprendetevi questo post,  così vi rinfresco la memoria e capirete che io non vi racconto balle. E mentre che ci siete, rileggetevi cosa dicevo a Gennaio 2015 sul segmento bond emergenti… CLICCATE QUI. Dissi che era “il mercato più pericoloso in assoluto”. Forse ho avuto fortuna e ho avuto ragione. Intanto però è chiaro che il segmento High Yield ci sta lanciando ulteriori messaggi. Sta a noi liggerli correttamente.

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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1 commento Commenta
gremlin
Scritto il 1 Ottobre 2015 at 11:03

grafico 3 spread: ci stiamo avvicinando al top 2011 (e non 2008) quindi per il momento stiamo in campana (come sempre) ma senza allarmismi.
E’ matematico che ci sarà un prossimo ciclo recessivo USA ma bisognerà attendere che l’attuale espansione – molto più lenta delle precedenti – abbia termine per cui c’è da aspettare ancora qualche anno e ingannare l’attesa preparandoci a nuovi massimi storici di Wall Street che si materializzeranno fino alla prossima estate soprattutto se le imminenti trimestrali saranno positive (utili rivisti al rialzo).
La probabilità che il minimo del 24/25 agosto rappresenti il termine della correzione complessa iniziata a maggio è in crescita vista la reazione di ieri di SP500 al test di 1867.
Quindi in caso di conferma rialzista meglio rispolverare la vecchia strategia del “comprare i ribassi”.
Per intenderci: ieri è stato solo pullback (rialzo tecnico) e la conferma per me è stare sopra 1960; se supera e poi torna sotto con convinzione attenderemo nuovo test di 1867 e SOLO in caso di breakout confermato si va in stoploss
Purtroppo le trappole rialziste e ribassiste in un contesto a volatilità crescente sono normali

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