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Il debito è buono. Viva il debito.
Il nuovo Working Paper del Fondo Monetario Internazionale ribalta le logiche e dice che il troppo debito non obbligatoriamente comporta crescita minore.
Uno dei principali testi, tra i migliori scritti degli ultimi anni, che ci spiegano la storia delle crisi economiche e soprattutto come ci siamo cacciati in un pasticcio da cui difficilmente ne usciremo fuori facilmente, è il libro del duo Reinhart-Rogoff intitolato “Questa volta è diverso”.
Tra i tanti argomenti trattati, si parla di debito aggregato e non solo, e a seguito di una serie di analisi, parte delle quali, occorre ammetterlo, non perfettissime, arrivano alla conclusione secondo la quale il TROPPO debito influisce negativamente sulla crescita economica e sulle prospettive economiche di un sistema economico.
Si parla di tantissimi paesi che nel corso degli anni, hanno avuto un eccessivo ricorso al debito e poi, inesorabilmente sono scoppiati
Non posso certo negarvi che, leggendo il testo, qualche malsano pensiero sul nostro Bel Paese ti viene per forza (è quasi matematico). Ma ora siamo in Eurozona e Draghi, con il suo OMT, ci protegge. Visto come “rovescio della medaglia” siamo schiavi di un sistema economico che ci vincola a certi comportamenti.
Per una volta non parlo di PRO o CONTRO Euro. Un discorso che va avanti da mesi e di cui si è già parlato troppo.
Comunque sia, il concetto di fondo è evidente e assolutamente difendibile: il debito, quando sopra a certi livelli, diventa pericoloso e destabilizzante.
Gli esempi come detto non mancano. Per esempio, lo sapevate che la Francia in 300 anni ha fatto default ben 8 volte? A parte questi fatti di gossip, il testo di Renhart – Rogoff ha ricevuto anche dure critiche.
E recentemente il FMI è uscito con un paper che definirei sorprendente.
Ecco una parte delle conclusioni a cui giunge tale report, scaricabile CLICCANDO QUI.
In parole povere, il debito non rappresenta un problema, anche se è elevato. Certo, molti risultati sono rivedibili (lo dicono loro!) ma in linea di massima alto debito non comporta per forza minor crescita economica. Non si può perà negare una maggior volatilità della stessa, ma non per questo deve essere inferiore.
Ok, signori, o mi sono totalmente rincretinito oppure al FMI si sono fumati tutta la cannabis del Sud America.
Forse in questi ultimi anni ci sono dinamiche legate al debito che hanno portato crescita. Ma queste dinamiche avevano l’additivo, e questo additivo si chiama POLITICA MONETARIA. Il caso lampante è quello degli USA. Il quantitative easing ha portato benessere e ricchezza artificiosa a tutto il popolo americano. Ma cosa sarebbe sucesso se non fosse intervenuta la FED e se il Governo Federale avesse semplicemente aumentato il debito per coprire la spesa crescente e sempre più ingestibile? E che dire del Margin Debt di cui ho parlato proprio qualche giorno fa?
Ma questi forse sono solo optionals per i signori del FMI.
Piccola nota: due degli autori del Working Paper sono di chiare origini italiche. Saranno forse troppo di parte? Chissà…
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john_ludd@finanza:
Questo e altri papers, indipendentemente dalla tesi espressa, sono di utilità estremamente limitata perché forzano il lettore a pensare in termini di debito ovvero su un particolare. e non sul tutto. Se uno legge il bilancio di una società, guarda solo al passivo o anche all’attivo ? E una volta completata l’analisi e compreso se l’attivo “acquistato” a debito è stato un affare oppure o no si deve concentrare sui ricavi e quindi sul mercato, sulle prospettive di vendita, sui concorrenti, sulla disponibilità e i costi dell’energia necessaria a produrre i beni e servizi da vendere etc… Per una nazione è più complesso e l’associazione stato – grande azienda è un errore ideologico nel quale non cado, ma l’esempio vuole solo essere propedeutico a considerare le cose per quello che sono: estremamente più complesse di quanto le analisi di istituti come l’FMI o economisti come Rogoff sembrerebbero indicare. Nessuna organizzazione dispone di una comprensione sufficiente anche solo a lambire il livello di complessità cui è giunta la società globale nel suo complesso nell’anno domini 2014.
Condivido la tua analisi
Anch’io sono d’accordo che la complessità della situazione non può trovare soluzioni logiche e per di più cavalcabili nel medio termine, sempre che siano individuabili sul lungo termine.
Ma da qualche parte occorre iniziare e, aggiungerei, non speriamo che ci sia un unanime consenso sulle azioni da portare avanti proprio perché prevarranno sempre gli egoismi e gli interessi nazionali.
Concordo altresì che equiparare lo stato ad una grande azienda è limitativo e spesso distorsivo; ma ci sono alcuni fattori elementari che non possono essere trascurati, quali il debito globale (pubblico e privato), gli assets globali (pubblici e privati), la gestione delle entrate fiscali nazionali e dei costi delle amministrazioni, i fattori che influenzano positivamente il PIL e quelli che generano oneri ai contribuenti senza generare alcun valore aggiunto.
L’abominevole esercizio delle caste e delle lobbies, gli sprechi e i ladrocini, la burocrazia generatrice di mazzette, l’antistato mafioso, l’evasione fiscale e l’elusione e chi sa quante altre cose dimentico sono tutte azioni che l’azienda Italia, condotta da semplici “ragionieri con le palle”, potrebbe mettere in opera. Tanto facciamo questo, poi sulla soluzione della crisi mondiale troveremo una soluzione che, ripeto, nessuno vede ancora all’orizzonte.
Ma intanto noi cominciamo a fare il nostro compito !!!!
Grande Jhon ludd. cerco sempre i tuoi commenti, perché molto interessanti. Ti stimo.
ps: ho letto in un tuo commento dell’anno scorso che sei amante delle camminate in montagna, conosci le montagne del Cuneese? hai già fatto il Monviso?
saluti.
Questo e altri papers, indipendentemente dalla tesi espressa, sono di utilità estremamente limitata perché forzano il lettore a pensare in termini di debito ovvero su un particolare. e non sul tutto. Se uno legge il bilancio di una società, guarda solo al passivo o anche all’attivo ? E una volta completata l’analisi e compreso se l’attivo “acquistato” a debito è stato un affare oppure o no si deve concentrare sui ricavi e quindi sul mercato, sulle prospettive di vendita, sui concorrenti, sulla disponibilità e i costi dell’energia necessaria a produrre i beni e servizi da vendere etc… Per una nazione è più complesso e l’associazione stato – grande azienda è un errore ideologico nel quale non cado, ma l’esempio vuole solo essere propedeutico a considerare le cose per quello che sono: estremamente più complesse di quanto le analisi di istituti come l’FMI o economisti come Rogoff sembrerebbero indicare. Nessuna organizzazione dispone di una comprensione sufficiente anche solo a lambire il livello di complessità cui è giunta la società globale nel suo complesso nell’anno domini 2014.