Giappone: labirinto senza uscita

Scritto il alle 12:16 da Danilo DT

Sol Levante sommerso dal debito, dagli interessi, dalle spese, dall roll over. E anche da una fase di deflazione che si ripresenta puntualmente. Siamo sicuri che l’Eurozona sia tanto peggio?

Il Giappone è un paese che ha fondamentalmente un dramma colossale ed una fortuna fondamentale.
Il dramma è il suo rapporto debito PIL. La fortuna è che questo debito pubblico è praticamente tutto in mano ai giapponesi stessi. E questo fatto è fondamentale in quanto in questo modo non viene dato spazio a quella speculazione che sta massacrando i corsi dei BTP, tanto per fare un esempio. Infatti non dimentichiamo mai che il default spesso e volentieri è una situazione che si manifesta a seguito anche della speculazione. E per il Giappone questo problema non si pone. Al momento.
Resta pur sempre la terza economia al mondo dopo USA e Cina. Ma i problemi nel paese del Sol Levante restano tantissimi.
Tanto per cominciare i dati macroeconomici:

Industrial output slumped 2.6 percent from October, more than all the forecasts in a Bloomberg News survey of 29 economists, a government report showed today in Tokyo. Retail sales slid 2.1 percent. Consumer prices excluding fresh food fell 0.2 percent from a year earlier after a 0.1 percent decline the previous month. (…)Other data also suggest Japan’s recovery may be stalling. Exports fell for the second straight month in November from a year earlier and capital spending in the third quarter dropped 9.8 percent. Large manufacturers are more concerned about business prospects, with the Bank of Japan’s Tankan quarterly index of corporate sentiment falling to minus 4 this month. A negative figure indicates pessimists outnumber optimists. (Source)

Quindi calo della produzione industriale, delle spese retail, dell’export, delle spese per investimenti. Un bel quadretto che porta il Giappone nuovamente alle soglie della deflazione. Ma questa non è una novità.

Come non è una novità il fatto che il Giappone ha un rapporto debito/Pil che supera il 220% (il nostro 120% al confronto impallidisce) e un debito che no riesco nemmeno a scrivere in numero. In Yen è pari ad un quadrilione. Ma la cosa impressionante è che il deficit (aumento spesa pubblica) continua ad aumentare a dismisura. Possibile che la cosa non crei un po’ di preoccupazione? Viaggiamo con un deficit pari a circa il 9% all’anno. Cavolo, vi sembra poco?

Cliccate sull'immagine!

 

Senza poi dimenticare un piccolo elemento: il Giappone ha un problemino di roll over. Ovvero Di scadenze a breve periodo.

Sulla base di un piano approvato dal Consiglio dei Ministri a Tokyo il 23 dicembre, il paese è ora cercando di vendere ¥ 44200000000000 (566000000000 dollari) di nuove obbligazioni per finanziare ¥ 90300000000000 (1.160 miliardi dollari) di spesa nell’anno fiscale. Insomma, come potete vedere anche da questo articolo sul Bloomberg, (CLICCATE QUI) . Quindi, il Giappone sembra entrato in un circolo vizioso da cui sembra non poter più uscire.

La domanda sorge quindi spontanea. Riuscirà il Giappone, con delle condizioni economiche così avverse, a poter finanziare la spesa con ulteriori emissioni di debito? E i Giapponesi (sempre loro) avranno le disponibilità per poter ancora sottoscrivere?


Per farla breve, questo giochino che si autoalimenta può durare all’infinito? La risposta è ovviamente no. Le agenzie di Rating hanno iniziato a correggere il tiro   (anche se il rating continua a non essere secondo me corretto e il Giappone resta molto sopravvalutato). Certo è che forse il mondo dovrebbe guardare NON solo all’Europa. La crisi del debito è altrettanto devastante in altre parti del mondo. E soprattutto in Giappone.

Stay Tuned!

DT

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12 commenti Commenta
silverstone
Scritto il 28 Dicembre 2011 at 13:34

Chiediamolo a Paolo Barnard come si esce dal labirinto….pare che sia tutta una balla questa storia dei debiti pubblici . Ne parla nel suo recente saggio : IL PIù GRANDE CRIMINE.
A parte questo, Lo sanno tutti come si esce dal debito: Aumentandolo. Poi , guardando quella palla rossa in alto a destra, viene spontaneo pensare solo ad una cosa: prima o poi scoppia.

Scritto il 28 Dicembre 2011 at 15:48

11:19 28Dec11 RTRS-ASTA CTZ 30/09/2013, ASSEGNATI 1,733 MLD EURO A RENDIMENTO 4,853%
11:19 28Dec11 RTRS-CTZ 30/09/2013 ASSEGNATI A 92,063, BID-TO-COVER 2,236
11:19 28Dec11 RTRS-TABELLA – Dettagli asta Tesoro Italiano
11:19 28Dec11 RTRS-ASTA CTZ SETTEMBRE 2013, RENDIMENTO IN NETTO CALO A 4,853% A MINIMO DA OTTOBRE, DA 7,814% DI ASTA FINE NOVEMBRE

*ASTA MIGLIORE DELLE ATTESE-MENO MALE*

lampo
Scritto il 28 Dicembre 2011 at 20:31

Aggiungiamo anche il loro tasso di vecchiaia… se poi accodiamo anche il disastro di Fukushima e le conseguenze a lungo termine sulla salute… che aggraveranno il bilancio dello stato in spese di assistenza per la salute (ma che gioveranno quello pensionistico 👿 )… abbiamo un quadretto completo.

Più passa il tempo… e più mi rendo conto che però, dal punto di vista economico, e soprattutto del debito, siamo noi europei che stiamo copiando i giapponesi… 🙁

Credo che la giornata del reset globale del debito si stia sempre più avvicinando… oppure c’è un’altra alternativa… che forse sotto sotto i giapponesi, assieme ai cinesi e qualche altra nazione… stanno realizzando.
Ovvero l’assurdo di trasformare il loro debito pubblico… in un asset rifugio: indovinate da che cosa? :mrgreen:
D’altronde l’hanno fatto anche loro… in tutti questi anni! :mrgreen:

paolo41
Scritto il 28 Dicembre 2011 at 21:11

Dream Theater,

lampo,

esiste un diagramma analogo a quello giapponese sull’andamento degli interessi anche per l’Italia ????

andrea.mensa
Scritto il 28 Dicembre 2011 at 21:33

mi permetto una fantasticheria che darebbe senso ad un mucchio di cose.
supponiamo che si sia formato un cartello dei maggiori gestori finanziari ( goldman, morgan, rotschild, soros, ecc…. e che accorgendosi di essere i maggiori finanziatori dei debiti sovrani ( CHE MAGARI HANNO ANCHE CONTRIBUITO A CREARE ) si accordino sull centellinare i rinnovi, soprattutto per quei paesiu ch eper entità del debito, e concentrazione dei rinnovi, corrano il maggior rischio di default.
questo porterebbe in breve a ottenere interessi molto più alti. a quel punto rientrano nel mercato, ma intanto hanno così imposto uno sfruttamento feroce della popolazione produttiva.
a quel punto passano ad altro paese, perchè il loro interesse è alzare gli interessi, non causare default, perchè in tal caso ne soffrirebbe il capitale.
l’idea mi è venuta confrontando i fondamentali dell’italia con quelli del UK. e quindi pensando alla Grecia.
se la mia ipotesi è corretta, vista l’entità dei rinnovi in vista, il prossimo dovrebbe essere la francia.
e l’antitrust ? ma agli usa va benissimo innanzitutto perchè a speculare sono loro entità economiche, poi, perchè così il dollaro sopravvive ancora un po’ e soprattutto sopravvivono i Tbond.
morale . lavoratori sfruttati fino all’osso ( ricordiamo da dove provengono i governanti di Grecia e Italia) e risorse catturate tramite gli interessi dalle istituzioni USA, perchè mai dovrebbero attivare l’antitrust ?

lampo
Scritto il 28 Dicembre 2011 at 21:52

andrea.mensa@finanza,

Non so se ti ricordi di un bel gioco da bambini. Ti potrei rispondere così: fuochino, fuochetto :mrgreen:

Il sistema è ovviamente più complesso… ma si può riassumere in una guerra finanziaria fra nazioni (sarebbe più corretto dire fra blocchi geopolitici ed economici) per difendere a tutti i costi i propri profitti (valute, assets, patrimoni, bilancia commerciale, predominio geopolitico, ecc.).

E l’aspetto più interessante è che siamo la fortunata (o sfortunata) generazione che la sta vivendo in tempo reale… anche se la maggioranza non se ne rende conto (giustamente).

D’altronde non credo che chi viveva nel Rinascimento o durante la prima rivoluzione industriale… si rendesse conto dell’importanza del momento storico in cui viveva 😉

Quello che possiamo semplicemente fare è analizzare, con sguardo umile e il più possibile distaccato (nel senso di visione dall’esterno e non di menefreghismo) ciò che avviene… in modo da cercare quel prezioso “fil rouge” da proteggere e consegnare alle future generazioni… affinché qualcosa possa migliorare (soprattutto dal punto di vista etico e umano) a partire da oggi, nella rivoluzione storica in corso.

lampo
Scritto il 28 Dicembre 2011 at 21:53

paolo41,

Non credo, visto che quel grafico proviene da questo rapporto del dicembre 2010 del ministro delle finanze giapponese:
http://www.mof.go.jp/english/budget/budget/fy2011/e20101224b.pdf

Scritto il 29 Dicembre 2011 at 00:20

lampo,

…quante ne sai Lampo! 😉

lampo
Scritto il 29 Dicembre 2011 at 00:23

Dream Theater,

Beh… dovresti oramai sapere come ho trovato la fonte (partendo dal grafico) 😉 :mrgreen:

Scritto il 29 Dicembre 2011 at 00:25

lampo,

Infatti! Mi riferivo proprio a questo!
intanto però butta un occhio al Twitter qui di fianco… Hai visto gli aggiornamenti su Hormuz? 🙁
E soprattutto… hai visto il video di TRENDS? 😀
Direi bello interessante questa settimana… 😉

lampo
Scritto il 29 Dicembre 2011 at 00:37

Certo… non mi preoccuperei per il momento. Anche perché sarebbe controproducente soprattutto per l’Iran stesso visto l’incidenza che ha sul suo PIL l’esportazione di petrolio (se riesco a trovare alcuni dati proverò a scrivere qualcosa).
Per il momento lo considero solo un gioco politico… per quanto pericoloso sia. 😉

Per quanto riguarda la bull trap aspetterei domani… non mi convince il comportamento del cambio, a meno che cambino le correlazioni per un motivo che sto valutando… e studiando.

lexmumble
Scritto il 20 Febbraio 2012 at 16:41

Il deficit avanza ancora

Nuovo record per il deficit commerciale giapponese
(Milano 20/2/12 – 07:44) Sprofonda la bilancia commerciale giapponese. A gennaio il deficit è schizzato a 1.475.000 miliardi di yen, in netto peggioramento rispetto ai 205 miliardi di yen di dicembre. In particolare sono cresciute le importazioni, +9,8% mentre le esportazioni sono crollate del 9,3%.

Il contagio della crisi macro continua ad imperversare su quei territori che storicamente hanno avuto dei travagli scordandosi di quelle nazioni che l’hanno causato.

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