FOCUS: come si può combattere la malattia del debito?

Scritto il alle 09:55 da Danilo DT

Quanto è indebitato il mondo nel suo complesso? Qual è allora il vero problema? Che rapporto c’è tra il debito mondiale e il Pil globale? Quali sono le possibili vie d’uscita?

Ennesima puntata della “piccola partnership” (non di tipo commerciale, ci tengo a sottolinearlo) con una casa d’investimento (AnimaSgr) con un approfondimento di indubbio interesse.
Tengo inoltre a precisare che questo video è dedicato soprattutto agli investitori magari non super professionisti, ma è anche interessante per coloro che sono più “navigati”.
Ovviamente sarò ben lieto di leggere i Vs feedback su questa iniziativa. Vi lascio al video e alla sua trascrizione. Buona visione!
Vi lascio al video…

http://www.youtube.com/watch?v=7joTVn-wmcY

1. Quanto è indebitato il mondo nel suo complesso?

Nei giorni scorsi, il settimanale inglese The Economist ha pubblicato sul suo sito internet un calcolatore, il Global Debt Clock, che mostra “in tempo reale” l’entità del debito totale accumulato in tutti i paesi del mondo e che consente di vedere e confrontare anche il debito dei singoli paesi.
Nel momento in cui parliamo, il debito globale è in continua crescita e si appresta a superare una cifra spaventosa: 50.000 miliardi di dollari. Un debito globale così ampio ed in crescita tanto rapida non può che suonare minaccioso per il futuro dell’umanità.
In realtà, il debito rappresenta solo una faccia di una medaglia: ad ogni debito corrisponde infatti un credito, Ad ogni debitore un creditore. Misurare il debito mondiale aggregato equivale a misurare il credito mondiale aggregato. Se l’Economist avesse pubblicato il contatore del credito mondiale l’effetto emotivo sarebbe stato opposto: il mondo ci sarebbe apparso più ricco e la stabilità del pianeta rassicurante. L’entità del debito non è quindi di per sé il vero problema.

GLOBAL DEBT CLOCK

2. Qual è allora il vero problema?

Uno dei problemi è come il debito globale è distribuito tra i paesi. Il debito nasce perché ci sono paesi che risparmiano più di quanto investono e viceversa. Se però pensiamo  che quelli che investono lo facciano perché hanno opportunità di impiego delle risorse migliori e più produttive, il fatto che il risparmio in eccesso di alcuni paesi (che non hanno le stesse opportunità) venga trasferito -attraverso il debito- a chi lo fa fruttare meglio, appare una cosa salutare e benefica.
Questo spiega perché gli economisti si concentrano maggiormente sulla proporzione tra debito e prodotto, cioè sul rapporto tra debito e Pil: quello che conta in primo luogo è se il debito alimenta la crescita del reddito. Anche se il debito cresce, il fatto che anche il Pil cresca almeno altrettanto segnala che le risorse prese a prestito sono utilizzate bene. Un rapporto debito/Pil in crescita è invece un indizio che qualcosa non va. In secondo luogo, è comunque importante valutare il livello assoluto del debito rispetto al pil, soprattutto quando supera il livello di guardia, circa il 90%, come affermano studi autorevoli. La Germania ha un debito pubblico superiore a quello dell’Italia (2100 miliardi di euro contro 1900, ma la sua proporzione sul Pil è molto inferiore: 82% contro 123%. Gli oltre 2000 miliardi di debito tedesco non sono un problema; i 1900 miliardi di debito italiano appaiono invece un grosso problema. La Grecia, con un debito di soli 360 miliardi di euro, ma pari al 165% del suo Pil, è sull’orlo del fallimento.

3. Che rapporto c’è tra il debito mondiale e il Pil globale?

Un recente studio del Fondo Monetario mostra che, dagli anni ’80, il debito pubblico mondiale in proporzione del Pil mondiale è in continua e costante crescita e che è ormai prossimo ad eguagliare il record storico del 120%, raggiunto nel 1945 alla fine della seconda guerra mondiale.
L’Economist ha quindi ragione a lanciare l’allarme sul debito mondiale, ma quello che davvero preoccupa è che, negli ultimi decenni, la riallocazione delle risorse nel globo non è stata capace di alimentare a sufficienza il prodotto. L’attenzione dovrebbe concentrasi sul denominatore (il Pil) più che sul numeratore (il debito).

4. Quali sono le possibili vie d’uscita?

Lo studio del Fondo Monetario mostra anche che – nei 20 anni successivi alla fine della guerra- il rapporto debito/Pil mondiale è riuscito a scendere di ben 90 punti percentuali, fino al 30% del 1975. E che questa discesa impressionante non è stata prodotta dall’adozione universale di draconiane misure di austerità, ma esclusivamente dalla crescita costante del Pil (e da un po’ di inflazione).
Analizzando tutti i singoli episodi in cui il rapporto debito/Pil ha potuto essere abbattuto ci accorgiamo che il successo è stato ottenuto attraverso la crescita del prodotto, non attraverso aumenti delle tasse. E quando la crescita non si è realizzata, gli aggiustamenti fiscali sono risultati impotenti ed il debito è esploso.
Per cui, ogni minuto che passa è un minuto perso solo se si dimentica che il Pil è la vera medicina del debito.

STAY TUNED!

DT

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2 commenti Commenta
littled
Scritto il 11 Ottobre 2012 at 10:14

Caro DreamTheater, seguo assiduamente i tuoi posts. Mi permetto , in particolare riguardo al tuo punto 4, di segnalare un recente post di M.Seminerio su tassazione e crescita che ho trovato interessante
http://phastidio.net/2012/09/17/che-lo-crediate-o-meno/

perplessa
Scritto il 11 Ottobre 2012 at 22:01

littled,

non ho gli elementi per fare una ricerca nostrana,come quella citata, ma una piccola verifica si può fare consultando i modelli di dichiarazione sul sito dell’agenzia delle entrate. il modello più vecchio che possiamo reperire è quello del 1994
http://www1.agenziaentrate.it/modulistica/dichiarazione/1994/74094/istr74094.pdf
a pag.11 c’è il calcolo dell’irpef. l’aliquota marginale massima è il51%. quella di un reddito medio , dai 14 ai 30 milioni era il 27%. prendere nota del numero di pagine delle istruzioni: 31.
http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/wcm/connect/c68a0a004a04cb57a577ff65435d3696/PF1_2012_istruzioni+10+04+2012.pdf?MOD=AJPERES&CACHEID=c68a0a004a04cb57a577ff65435d3696
quest’altro link è quello dell’ultima. a pag. 65 di quelle che sono lievitate a 110 pagine, c’è il calcolo dell’IRPEF, da cui si può vedere che l’aliquota marginale più elevata è diminuita al 43%, mentre quella intermedia dai 28 ai 55.000 euri è del 38%. i dati si commentano da sè.poi ci sarebbe da valutare il potere d’aquisto del reddito medio , che non ho gli elementi. ho sottolineato il numero di pagine perchè si parla tanto di semplificazione….avendo il link qua comodo, ognuno può andare a verificare il numero di pagine degli altri fascicoli, e pure se il 730 ha un numero di pagine che possa essere testimone di una avvenuta semplificazione. ho riso…si fa per dire…quando ho letto in questi giorni la trovata del governo Monti che da l’opportunità ai professionisti di inviare suggerimenti per semplificare la PA!ma come?sono quelli che vivono sulla difficoltà degli adempimenti da parte di privati cittadini e imprese!Cosa fanno, si tolgono il pane di bocca?se le cose fossero semplici, la metà dovrebbe chiudere bottega. ma forse ho capito male, forse da qualche parte è permesso pure a me di esprimere il mio parere, però non mi pare di essere stata invitata. qualcuno è stato invitato?so solo che molti italiani normali che conosco non sono neppure in grado di fare un 730 autocompilato, nonostante siano in possesso di un diploma o una laurea, e sono costretti a farselo compilare dal CAF pagando, figuriamoci per gli adempimenti più complessi. ci sarebbero da aggiungere molte considerazioni che dovrebbero essere intuitive, ma purtroppo non lo sono per tutti

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