ITALIA: La morsa del Debito Pubblico e un programma non realistico

Scritto il alle 10:30 da Danilo DT

La tematica del debito pubblico resta sicuramente un elemento chiave per poter analizzare i mercati in modo obiettivo. Questo grafico, già presentato in passato e recentemente aggiornato, mette in chiara evidenza la difficile situazione del debito pubblico a livello globale. Dopo l’importante analisi sul debito aggregato, una ripassatina sull’argomento non fa mai male.

Come potete vedere, dal grafico di Pictet  , risulta chiaro che quella linea azzurra “spacca”il mondo in due fasce. Da una parte il mondo economico che può permettersi anche un po ‘di leva finanziaria a sostegno di una crescita economica decisamente in rallentamento. E dall’altra invece trovate tutti quegli stati che necessitano del cosiddetto deleveraging. Sono economie cariche di debito che stanno cercando anche con la politica monetaria espansiva più estrema di stare in piedi, di poter concorrere coi paesi meno indebitati e più virtuosi, di poter recuperare/mantenere quella competitività che stanno via via perdendo.
Quella linea azzurra è la linea dei parametri di Maastrich, che stabilisce come livello di corretto equilibrio il rapporto debito PIL al 60%, target a cui tutti i paesi dell’Eurozona devono mirare.

Provate a guardare con più attenzione il grafico e scoprirete che SOPRA la linea di Maastricht ci sono i cosiddetti paesi “core” o le economie avanzate (la media come vedete è pari ad un ratio debito PIL pari al 101%) mentre sotto la linea azzurra ecco i paesi emergenti (la cui media del debito PIL è pari al…34%!).

 

Ora, facendo due banali considerazioni, risulta veramente difficile poter coniugare deleveraging con crescita economica. Purtroppo il programma di austerity è concettualmente uno strumento che porta al rallentamento delle economie. E se poi si aggiunge il debito al debito…

Infatti mi risulta che il nostro debito pubblico recentemente abbia toccato nuovi picchi massimi.. E se poi aggiungiamo al nostro debito tutto quanto ci appioppa l’Unione Europea… Ma vi rendete conto che il fondo salva stati, EFSF e ESM che molto probabilmente verranno fusi in un unico organismo da 1.000 miliardi (un altro LTRO a livello di impatto) saranno finanziati e garantiti dai governi dell’unione Europea? E che alla fine il “salvataggio” teorico della Grecia è finito sul groppone di noi risparmiatori? Facendo due calcoli, il costo che l’Italia ha subito per salvare Atene è pari a circa 45 miliardi di Euro, praticamente una pesante finanziaria. Se vi sembrano pochi…
Il sito L’Indipendenza  poi si “diverte” con ulteriori dettagli:

Salvare la Grecia costa al nostro Paese quanto una corposa manovra finanziaria, che di fatto si somma in buona misura agli 82 miliardi di euro di sacrifici imposti al Paese dalle manovre finanziare varate già nel 2011. Scendendo ancora più nel dettaglio, emerge che ogni cittadino italiano sottoposto all’Irpef “presta” alla Grecia 850 euro, a cui si devono aggiungere almeno altri 150 euro derivanti dalla quota parte italiana versata al Fondo monetario internazionale e alla Bce e indirizzata al sostegno dei disastrati conti greci.
Certo, la speranza concreta è quella di evitare che il panico diffuso sui mercati ostacoli la riduzione del costo del finanziamento del debito italiano con un forte risparmio sugli interessi, in procinto di avvicinarsi nel 2012 ai 100 miliardi di euro. Le stime più accreditate fanno riferimento ad un risparmio di circa 8 miliardi di euro se lo spread scenderà sotto i 300 punti rispetto ai 500 sulla base dei quali il Tesoro aveva steso il bilancio “post manovra Monti”. Il crollo dei rendimenti dei Bot è in tal senso assai benaugurale.
Intanto però, il fabbisogno di cassa deve registrare in termini contabili gli esborsi citati prima e ciò rende indubbiamente molto più complesso trovare i due/due miliardi e mezzo di euro necessari per coprire la piattaforma già ampiamente allargata degli ammortizzatori sociali e spingere il governo a patrocinare soluzioni a “costo zero” anche in relazione al complesso fenomeno dei lavoratori rimasti senza occupazione.(…) La parziale ripresa dell’aumento dei prezzi di alcuni beni, peraltro, ha contribuito a far crollare la spesa delle famiglie italiane per i generi alimentari ai livelli di 30 anni fa. Il debito greco, i ritardi dell’azione europea, la speculazione pesano in maniera diretta sulle spalle dei contribuenti e dei consumatori rendendo impervia la ripresa dell’economia reale. Il mondo è piccolo e la crisi lo ha ristretto ulteriormente.

Brutto dirlo, ma siamo sommersi dal debito. Obbligati al fiscal compact (che tanto dovremo rivedere perché è per noi insostenibile). Obbligati all’austerity. Obbligati all’aumento delle imposte (che per forza inchioda la potenzialità dei consumi). Obbligati ai sacrifici. Obbligati ad una moneta che oggi è troppo forte per noi italiani e non ci dà spazio di sbocco per la crescita delle esportazioni. Obbligati a quanto l’Unione Europea e Angelina Merkel vogliono. Obbligati ad essere praticamente schiavi di un sistema che non ci permetterà comunque di risalire la china. Obbligati ad essere non soddisfatti di quanto sta avvenendo a livello governativo, in quanto AL MOMENTO la manovra di Monti, seppur rivoluzionaria con prese di posizioni forti e necessarie, non ci ha dato le dovute risposte sulla crescita economica, risultando ahimè poco EQUA e ancora troppo politicizzata. Obbligati a sperare in un domani migliore. Sperando che ci sia ancora per noi italiani un domani realmente indipendente. Non come in Grecia, ormai commissariata e senza un vero e proprio futuro autonomo.

Sostieni I&M. il tuo contributo è fondamentale per la continuazione di questo progetto!

STAY TUNED!

DT

Tutti i diritti riservati © | Grafici e dati elaborati da Intermarket&more su database Bloomberg | NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)

10 commenti Commenta
kry
Scritto il 27 Marzo 2012 at 10:52

(… la ripresa dei prezzi di alcuni beni…. ha contribuito a far crollare la spesa). Con spesa cosa intendiamo? Perchè se io spendo sempre 100€ per fare la spesa a casa porto meno prodotti ma il valore in euro della spesa non è crollato,al più diminuito pari al valore dell’inflazione. Grazie per le eventuali delucidazioni.

Scritto il 27 Marzo 2012 at 11:00

Se i beni aumentano il prezzo, compro meno beni. Se prima compravo prosciutto e formaggio, oggi compro solo più prosciutto. la intendo così…

7voice
Scritto il 27 Marzo 2012 at 11:13

LO TORNO A RIPETERE : ITALIA BOLLETTA PETROLIFERA 2011 * 70 MILIARDI ! è QUì TUTTO IL DANNO ! QUESTO PROFESSORE CHE ADESSO MINACCIA DI ANDARSENE ?SAREBBE BENE CHE SI TOGLIESSE DALLE BALLE LUI E CHI L’HA MESSO AL COMANDO ! SONO SOLO DEI COLLUSI CON I SOLITI CENTRI DI POTERE ! L ‘ITALIA DEVE TAGLIARE ED INNOVARE SULL’ENERGIA , è QUESTA LA CHIAVE DEL PROBLEMA CHE LEGA ANCHE IL DEBITO ! SE POI VOGLIAMO PARLARE DEL FOTOVOLTAICO CHE PRENDE FUOCO ? VEDASI AL CIS DI NOLA (NA) , BEH CI SAREBBE DA INDAGARE A FONDO SULLE PROBLEMATICHE FUTURE E DEI SOLDI CHE SI PAGANO IN BOLLETTA PER SVILUPPARE ALTRE BOMBE !SVEGLIATEVI SE NO QUESTO è VERITà : http://www.youtube.com/watch?v=gK3c4tNv3lk

paolo41
Scritto il 27 Marzo 2012 at 11:52

…..diciamola tutta, i 45 MLD e più che abbiamo fornito al fondo salva-Grecia vanno, tramite il “commissario”, alle banche tedesche e francesi e alle aziende che hanno venduto armi e altre cianfrusaglie allo stato greco…. provate a immaginarvi quanto del debito greco e andato in stecche e tangenti…naturalmente nei forzieri dei paradisi fiscali !!!
Quando due o tre anni fa, dicevo che la Grecia andava lasciata fallire, derivava dalla semplice estrapolazione del buon senso….
Ma non è ancora finita: la soluzione finale è che la Grecia sarà costretta ad uscire dall’euro !!!

raffaele9
Scritto il 27 Marzo 2012 at 12:39

Buongiorno a tutti e complimenti per i post e commenti sempre “accesi”

Approfitto per chiedere a Voi notizie su Dl golden share .

Oggi scade la presentazione dell emendamento!!!

Ringrazio tutti

hironibiki
Scritto il 27 Marzo 2012 at 12:46

Aspettate che passa l’articolo 18 e poi ci sarà il crollo definitivo.
Milioni di posti persi con uno stipendio “decoroso” con altrettanti assunti ad uno stipendio molto più basso e precariato. Tutto questo porterà a rivolte sociali, altro che ripresa!!
Monti & C. dove vivono?
Hanno allungato i tempi per la pensione, e i sindacati hanno fatto 3 ore di sciopero senza disturbare. Ora a parte la Cgl, gli altri sono tutti concordi a dare la fiducia.
Bah io la vedo grama ma di brutto brutto 😐

lampo
Scritto il 27 Marzo 2012 at 15:29

Senza commentare oltre il “fiscal compact”… visto che, data la sua importanza, applicabilità e le menti geniali che l’hanno ideato, non merita neanche l’attenzione di essere menzionato… vorrei mostrarvi questi tre grafici che riportano la variazione anno su anno delle vendite al dettaglio di Grecia, Spagna e Italia.
Per facilità di confronto, il periodo temporale usato è lo stesso.

Notate qualche analogia?
Mi spiegate come si pensa di far crescere uno di questi tre Paesi… con questi grafici inequivocabili!

Se poi aggiungiamo che in tale arco temporale, il debito pubblico di tutti e tre è aumentato… è evidente che non c’è LTRO, fiscal compact o altra “regola” che possa contribuire.

Certo ci sarebbero gli investimenti esteri diretti in questi Paesi (vedrete a breve un post sull’argomento… il tempo di completare la fase documentativa… e scriverlo 😉 )

Ci rendiamo conto che la soluzione più semplice si chiama semplicemente “ridistribuzione del reddito”. L’indice di Gini che spiegavo in questo post è inequivocabile:
http://intermarketandmore.finanza.com/ricchi-e-poveri-38445.html

Scusate, la “ridistribuzione del reddito” per il sistema finanziario e politico attuale… è al pari di una bestemmia.

Poi dimenticavo… è vero: la redistribuzione del reddito è già in corso… mediante la stampa di denaro… e la consegna ai soliti noti.
D’altronde è colpa nostra che non consumiamo.

Veloci…. uscire di casa a comprare qualcosa, se potete firmate anche qualche finanziamento, se non avete garanzie sufficienti… non preoccupatevi, c’è sempre la firma su una cambialetta in bianco. Smettetela di perdere tempo a leggere questo commento!

Quindi come avverrà la redistribuzione del reddito? Come quasi sempre è avvenuto: attraverso lo scontro sociale… 🙄

Gigi
Scritto il 27 Marzo 2012 at 15:33

L’aumento sconsiderato delle tasse porta necessariamente ad un crollo della spesa.
E se la spesa crolla la crescita ce la scordiamo! Altro che le balle della FASE 2.
Se poi la bolletta petrolifera é di 70 miliardi, allora diciamo grazie a chi ci ha raccontato tutte le solite panzane sul nucleare per farcelo bocciare ai referendum: così Sorgenia (gruppo De Benedetti) può continuare a vendere le sue minchiate mentre il resto del mondo sta costruendo altre 142 centrali nucleari e oltre 350 sono in progettazione (vedasi IL SOLE 24 ORE di qualche giorno fa).
Quando finirà la pubblicazione di tutte le balle che leggiamo sui media e ci renderemo conto che nessuno può sopravvivere ad un debito del 120% del PIL senza crescere, allora ci accorgeremo che non solo la Grecia uscirà dall’Euro, ma anche l’Italia ed altri.
In quanto all’art. 18: sono riforme che si fanno quando c’é crescita, non quando le aziende sono strozzate dai costi. Non potremo che assistere ad un taglio del personale a tutti i livelli.

yaldus
Scritto il 27 Marzo 2012 at 15:38

Grazie Dream T che ci regali periodicamente qualche pillola di …sano realismo.
Il baratro è sempre nei dintorni e noi stiamo semplicemente giocando a mosca cieca.
Temo che il nostro MMonti getti la spugna prima del previsto; se accadesse questo, la BOLLA POLITICA italiana ci porterebbe rapidamente verso un pauroso, colossale BIGBANG!

hironibiki
Scritto il 27 Marzo 2012 at 16:21

yaldus@finanza,
Tanto è solo questione di tempo e ci arriviamo 🙁

Sostieni IntermarketAndMore!

ATTENZIONE Sostieni la finanza indipendente di qualità con una donazione. Abbiamo bisogno del tuo aiuto per poter continuare il progetto e ripagare le spese di gestione!

TRANSLATE THIS BLOG !

I sondaggi di I&M

VEDO PREVEDO STRAVEDO tra 10 anni!

View Results

Loading ... Loading ...
View dei mercati

Google+