Dopo JACKSON HOLE: tutto su tapering, inflazione, tassi di interesse

Scritto il alle 11:54 da Danilo DT

Jackson Hole è stato quello che doveva essere. Nulla di destabilizzante, ancor di più se si ragiona in un contesto geopolitico come quello attuale. Mettete il problema Medio Orientale, il Covid e la variante Delta, e anche un rischio rallentamento economico.
Quindi non è certo buttata benzina sul fuoco, anzi. Jerome Powell ha ricordato che il lancio di un eventuale tapering del QE da parte della Federal Reserve non implicherebbe un rialzo dei tassi immediatamente successivo.

Certo, è palese ma è meglio ricordarlo ad un mercato che studia ogni singola lettera che esce dalla bocca del capo del FOMC.
E la chiusura è stata la più ovvia e la più chiara:

(…) “monitoreremo attentamente i dati in arrivo e l’evolversi dei rischi e, anche dopo la fine dei nostri acquisti di asset, i nostri investimenti in strumenti finanziari di più lungo termine continueranno a supportare condizioni finanziarie accomodanti” (…) “il timing e il ritmo dell’imminente riduzione degli acquisti di asset (tapering) non rappresenteranno alcuna indicazione diretta del timing con cui i tassi di interesse saranno alzati” (…) [Source] 

Quindi: cerchiamo di interpretare al meglio quanto sta succedendo.
Ormai è evidente che il tapering entro la fine dell’anno è diventato lo scenario centrale ed è considerato probabile dallo stesso Powell. Ma allo stesso tempo Powell rimane sereno sui rischi di inflazione.

Dove dobbiamo quindi puntare l’attenzione adesso? Sul mercato del lavoro, secondo me.
Infatti siccome sono attesi dati solidi sulle buste paga per agosto (750.000 posti di lavoro creati e un altro calo del tasso di disoccupazione), quella potrebbe essere l’occasione giusta per poi annunciare la partenza dell’eventuale tapering, ovvero alla successiva riunione della Fed che si svolgerà tra circa tre settimane.

FED e TASSO INFLAZIONE

Interessante notare che il buon Powell vuol farsi vedere NON preoccupato dal problema TASSO INFLAZIONE vista la transitorietà del problema.
In sintesi:

a) L’attuale picco di tasso inflazione proviene solo da alcuni settori
b) L’inflazione da salari (ricordate? E’ secondo me il grande punto critico a cui bisogna prestare particolare attenzione) e le aspettative di inflazione sono attualmente in linea con l’obiettivo di inflazione della Fed
c) Il mercato del lavoro rimane sostanzialmente stabile e non rappresenta un problema
d) Continuano ad esserci fattori che mettono a freno l’inflazione, come la globalizzazione, la tecnologia e la demografia.

Attenzione però: questo è l’attuale “stato dell’arte”. Poi però sul futuro è stato molto vago, senza parlare sulle possibili fonti di inflazione futura, come i disallineamenti del mercato del lavoro, gli enormi risparmi delle famiglie o l’aumento dell’inflazione immobiliare. Scelta voluta per non buttare la famosa “benzina sul fuoco” oppure si è voluto tralasciare per non parlare di cosa non può sapere?

Secondo me il vero motivo è il secondo, troppe sono le variabili che potrebbero cambiare gli scenari rendendo certe previsioni completamente sballate, facendo poi perdere alla FED quella CREDIBILITA’ su cui si basa tutto il ragionamento di forward guidance.

POWELL contro tutti?

Ultima cosa. Per certi versi quanto detto da Powell “cozza” tantissimo con quanto invece spiegato da altri membri della FED, promo tra tutti il suo vicepresidente Richard Clarida, che all’inizio di questo mese sembrava decisamente preoccupato per l’inflazione. Come è quindi possibile che il suo “vicino di banco” abbia una visione così divergente rispetto a lui?

Beh, in realtà è più semplice di quanto possa essere. La strategia è sempre la stessa: carota e bastone. Per rassicurare tutti, mettere delle basi per eventuali prese di posizioni future (che quindi diventerebbero meno “sorprendenti” perché già citate da personaggi autorevoli) e per non creare dall’altra parte troppe aspettative entusiastiche.
FUMO signori, che annebbia quelli che possono essere i rischi e che mira a mantenere lo status quo.
Il risultato? Ben, signori, è sotto gli occhi di tutti. Eccovi il grafico dello SP500.

Mercati ai massimi, quindi strategia che si mantiene vincente. Ma ovviamente il problema è sempre lo stesso. Se la tendenza è così netta ed evidente (il grafico è cristallino) significa che sull’autostrada del trend si sta correndo ora ai 210 km/h, dopo che si è corso prima ai 120 e poi ai 150 e poi ai 180 km/h.

E se la Fed si ritrovasse a qualche intervento al di fuori del suo “programma ideale” una cosa sarebbe garantita: la volatilità che rischia di essere elemento predominante per il prossimo anno. Intanto la cosa a cui bisogna aggrapparsi è la possibilità che la crescita economica (e degli utili aziendali) riesca ad essere l’elemento che sostituisce il sostegno monetario. In tal modo avremmo una reflazione che giustificherebbe sia il costante rally e sia la tenuta dei mercati.

In caso contrario…vediamo cosa riusciranno ad inventarsi gli stregoni del “sistema finanziario”.

STAY TUNED!

Danilo DT

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2 commenti Commenta
levonhelm
Scritto il 31 Agosto 2021 at 08:01

Perché il decennale USA continua a scendere di rendimento  ? Se scende è evidente che venga acquistato dal mercato,  che quindi non crederebbe ad un’impennata duratura e stabile dell’inflazione  ? Oppure è la FED che acquista in modo pesante per trasmettere fiducia al mercato  e nel frattempo abbassare ulteriormente i tassi  reali per aiutare il debito ?
In ogni caso la tendenza di questi ultimi tempi é di un decennale USA in netto calo come rendimenti,  gli investitori allungano la duration , a quanto ne so io è esattamente il contrario di attese inflattive .

    Scritto il 31 Agosto 2021 at 08:42

    E’ ovvio che il mercato sta comprando TNote. I motivi sono molteplici. Inflazione non duratura, rischi anche di tipo geopolitico (safe haven) e previsioni di rallentamento che quindi potrebbero far ritardare il tapering. Non credo che la FED stia comprando debito per trasmettere fiducia. Più che altro è una presa di posizione del mercato che deve far pensare

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