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Dopo il taglio, il mercato scende: perchè?
Come già ho detto in alcuni commenti ieri sera, il violento ribasso dei mercati finanziari nel giorno dei Santi (primo novembre) non mi ha colto un gran che di sorpresa. Purtroppo lo scenario era già da tempo a “rischio ribasso”. I presupposti (per meglio dire) erano già conosciuti da tutti e sembrava quasi che si cercasse un escamotage per poter dare il “la” alle vendite. E pensare che mercoledì sera la FED ha fatto quanto si pensava. Tagli di 25 bp e tassi al 4.50 % con addirittura taglio di 50 bp per il tasso di sconto applicato alle banche commerciali per via della crisi di liquidità (a questo proposito, no dimentichiamo che la FED ha iniettato qualcosa come 46 miliardi di $ in liquidità). Il taglio ha avuto subito recato le previste reazioni a catena. Dollaro al target di 1.45 vs. Euro, petrolio ai massimi storici e oro a 800 $/oz. Il tutto con un PIL al terzo trimestre super: +3.9%.
Ma non è tutto oro…
In questo scenario (PIL forte, FED espansiva) verrebbe da pensare ad uno scenario idealmente TORO per le borse. Già, peccato che non è tutto oro quello che luccica. Lo stesso Ben ammette il rischio di forti rallentamenti del PIL, ammette un rischio inflazione in aumento, ammette che i subprime potrebbero essere stati sottovalutati. E non dimentichiamo una cosa, già detta mille volte in passato. Una crisi immobiliare non ha effetti immediati, ma è come un virus, entra nell’organismo economico, intacca ed ha i suoi veri effetti dopo diverso tempo. Tanto è che secondo alcuni operatori, la crisi immobiliare non è che a metà del guado e che, quindi, il peggio deve ancora venire. Ovviamente a questo punto saranno fondamentali i dati del 4° trimestre, in particolar modo quelli sulla crescita economica, che dovrà assolutamente essere sopra l’1%, altrimenti significherebbe che la retromarcia è inserita.
Ora però manca la benzina
Ma facciamo una piccola analisi. Fateci caso. In queste settimane avevamo le trimestrali delle aziende USA che potevano alimentare i rialzi. Avevamo le speranze delle mosse della FED, con alcuni operatori che addirittura speravano in un taglio di 50 bp. Avevamo la possibilità di speculare su dati macro in miglioramento o miglior delle attese. Ora però tutti questi fattori mancheranno. Non si vedono all’orizzonte nel breve elementi che possano alimentare una speculazione al rialzo. Anzi, i nodi vengono al pettine e la situazione si sta deteriorando. Ed è notizia di ieri che (finalmente) le banche USA iniziano a scoprire le carte…Citigroup ( e non il Credito Cooperativo della Val di Lanzo…) ha denunciato uno scenario decisamente negativo per i suoi conti. Il motivo? Sempre il solito, mutui e derivati. Però prima si era tentato di tranquillizzare i mercati, dicendo che era tutto ok, ora però la situazione è degenerata e non si è più potuta negare l’evidenza. E subito a ruota gli altri colossi hanno preso la strada del ribassi, tutti con perdite medie del 6% sui mercati finanziari. Compresa la nostra Unicredit. Forse qualcuno ha capito che il peggio non è passato, anzi deve ancora venire.
Intanto lo S&P crolla…
La reazione dell’indice S&P 500 è stata immediata. E graficamente possiamo notare la “perfezione” del grafico (nel senso che ha fatto quello che auspicavo).
Come avevo scritto qualche post fa, c’era la concreta possibilità che, con la scusa del taglio dei tassi, ci fosse il pretesto per un rimbalzo fino a quota 1555, il nostro target dove lo SP 500 ha già “bocciato” un bel po’ di volte, senza riuscire a sfondare. E così è stato anche stavolta. Basta guardare il grafico per rendersene conto. Assolutamente perfetto. Ma dopo aver toccato 1555, che cosa mi combina il grafico? Un bel ribasso con violazione della trendline di breve periodo. Ora sarà fondamentale, nuovamente , vedere la reazione dell’indice a quota 1490, la nostra linea-roccaforte, facendo attenzione sia ai volumi (che sono in aumento). Certo che una candela così, come quella di ieri, non è certo di buon auspicio… Anzi, fa veramente paura. Alla faccia della notte delle streghe di Halloween…
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