in caricamento ...
BTP: comprateli perché sono un affare per voi e per l’Italia. Forse.
Quanto ha detto Savona ieri non mi sorprende per nulla. Una “chiamata alle armi” che già vi ho descritto giorni fa, con i discorsi di un noto banchiere italiano (CLICCA QUI) non più tardi di DUE settimane fa.
Quindi sembra ormai scritto nel libro della storia. Gli italiani dovranno sostenere il Bel Paese tornando a comprare BTP. Per la patria. Per l’Italia.
(…) Paolo Savona, numero uno della Consob, torna a esprimere fiducia nei fondamentali dell’economia italiana, ‘slegando’ in qualche modo il problema del debito pubblico da quello dello spread, e invitando gli italiani a sottoscrivere BTP: perchè questo, sottolinea, è il momento adatto. (…)
E’ il momento adatto oppure fa tanto comodo al paese? Non è che sia un “consiglio per gli acquisti” nemmeno troppo disinteressato e che alla fine porterà benefici relativi al risparmiatore?
(…) Grande importanza viene data al risparmio degli italiani, risparmio che dovrebbe, secondo l’ex ministro agli Affari europei del primo governo Conte (M5S-Lega) , di essere incanalato al servizio dell’economia italiana. Un discorso simile a quello proferito lo scorso 25 aprile dal numero uno di Intesa SanPaolo, Carlo Messina, che ha invitato l’Italia a guardare oltre l’emergenza coronavirus Covid-19 e iniziare a pensare come sciogliere il nodo cruciale dell’elevato debito pubblico. (…)
E come risolvere i problema del debito pubblico? Facendolo comprare agli italiani; mi sembra chiaro anche se matematicamente è quantomeno discutibile. Ma ecco le motivazioni economicamente inattaccabili di Savona, che come detto prima, è il presidente della Consob.
(…) “Ogni giorno durante il lockdown, a una certa ora, la gente andava alla finestra, tirava fuori la bandiera e cantava Fratelli d’Italia – ha ricordato – io penso che l’unico modo per dimostrare che teniamo a un futuro diverso sia sottoscrivere il debito pubblico”. (…)
E’ giusto che sia la gente a giudicare. Si investe per far beneficenza da un paese in difficoltà o perché si ha fiducia nel futuro del pagatore, nella speranza che poi l’investimento venga restituito senza strane sorprese?
(…) Un atto di patriottismo e di solidarietà, insomma, giustificato con il fatto che l’economia italiana ha due punti di forza: “esportazioni e risparmio”. (…)
Esportazioni e risparmio? Cavolo, il fatto che cita il risparmio non mi fa molto piacere, è un chiaro segnale su dove si vuole lavorare. Ma non solo su COME e dove investire, ma nelle metodologie per creare quei meccanismi di compensazione che rendano il debito pubblico più sostenibile. E non si tratta, in questo caso, di nuovi BTP da sottoscrivere, ma di ben altro (clicca qui).
(…) l’ex ministro tiene a precisare che, in realtà, il suo “non è un invito a indebitarsi ma è un invito ad affrontare il problema del debito pubblico e questo è il momento adatto”(…)
Scusatemi ma questa proprio non l’ho capita. Non è un invito ad indebitarsi, ma è un modo per affrontare il problema del debito pubblico? Signori, qui ci si arrampica sugli specchi con un discorso che non ha né capo né coda. Ma sa cosa sta dicendo oppure recita una parte che deve raccontare per spingere la sottoscrizione dei futuri BTP?
(…) “Non c’è la possibilità che l’Italia possa dichiarare default“, aggiungendo che, piuttosto, “c’è un problema di spread (BTP-Bund), che è un problema a sé stante legato alla sfiducia che viene sparsa a piene mani sia all’estero, sia dalle autorità sovranazionali, ahimè, e sia all’interno”. (…) [Source]
CDS Italia e rischio Italexit
Al momento è vero, non c’è il rischio default come non è visibile un rischio Italexit, ma resta sempre il dubbio che possa arrivare una sorpresina proprio su quello che viene investito. Ma sarà un’imposta per il Nostro Paese, per l’Italia.
Intanto però è giusto ricordare un altro dato. Leggete cosa scrive l’amica Carlotta Scozzari su BI.
(…) Sui mercati finanziari i titoli di Stato italiani sono tornati sotto pressione, facendo salire lo spread sui rendimenti tra Btp e Bund decennale tedesco e facendo aumentare le preoccupazioni per la tenuta dei principali operatori finanziari del paese. I bilanci di banche e assicurazioni italiane sono, infatti, zeppi di Btp e altre obbligazioni governative al punto che ogni discesa dei prezzi di questi titoli, con annesso rialzo del rendimento e ampliamento del differenziale con la Germania, può avere un impatto negativo forte sul settore finanziario. (…)
Adesso i conti tornano un po’ di più. Se gli italiani comprano BTP, contribuiscono a stabilizzare il prezzo, frenarne la volatilità e anche le oscillazioni delle valutazioni nel bilancio di banche ed assicurazioni.
(…) secondo la simulazione di Prometeia della scorsa estate, uno shock di 100 punti base sullo spread provocherebbe una riduzione dell’indice di patrimonio che misura la solidità di una banca “Cet1 ratio phased-in” di 32 punti base considerando l’impatto diretto dal solo portafoglio Fvoci, ossia il portafoglio valutato a fair value con impatto sulla redditività complessiva, e di 47 punti base tenendo invece in considerazione l’intero portafoglio dei titoli di Stato italiani. (…)
Quindi la mission è chiara e Savona non può che confermare quanto già detto quando Messina si era esposto. E forse i BTP potrebbero non essere quella gran occasione che tutti ci vogliono propinare. Quando si evoca il patriottismo finanziario, si richiamano quei sentimenti che la finanza non possiede. E questo deve farci pensare.
STAY TUNED!
–
(Clicca qui per ulteriori dettagli)
Segui @intermarketblog
Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto. Informati presso il tuo consulente di fiducia. Se sei interessato agli argomenti qui espressi e vorresti approfondirli, contattami!
NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)
“Bot patriottici, oro alla patria”. Già il titolo dice tutto.
https://www.youtube.com/watch?v=rNLmVr1AyHQ
Il galoppino e cuscino da sedia del Savona, rammento sempre che è/era diventato un cd. “mito/santino” dei famosi “neurini” od amanti dell’Italietta CHE TUTTO SA E SA FARE – che siano/sono i “neuri” o gli “associati”; insomma, il classico “Uomo delle tribù italiche” che non hanno alcuna visione di come gira davvero il Mondo (non sanno neppure quando gLi chiedi, qual è la capitale dell’Australia, per capire!), quando si vive o si esce fuori dal proprio guscio (sia per motivi di cultura, che è diversa come ripeto sempre a chi Mi conosce dall’istruzione/titoli professionali, che di conoscenze di Vita pratica, quando Ti devi costruire da solo un iter di Vita, lavorativa e sociale, senza avere “miti/santini” che Ti piazzano qui o là).
Quindi, tralasciando le solite fesserie che il “mito” da “cuscino da sedia”, ormai, con tutta la schiera di Suoi appassionati “neuri” ed “associati”, dice, scrive, propina e che commenta/no da anni, e il lato finanziario della questione (BTP), andrei prettamente sulla ciccia che conta – che farà capire il “verso” del Mio intervento, qua.
La storia degli ultimi venticinque anni descrive per l’Italia uno scenario in cui la caduta della produzione si è affiancata ad un aumento delle importazioni, mostrando una crescente dipendenza dall’Estero per il soddisfacimento del fabbisogno interno. Dipendenza che interessa i consumi, gli investimenti, l’intero processo produttivo.
Le importazioni di beni sono, ad esempio, arrivate ad assorbire quasi il 25% dei consumi, il 10% in più della metà degli anni Duemila, con un’incidenza più elevata per la componente non durevole.
Sono aumentate anche le importazioni di prodotti intermedi, beni utilizzati all’interno del processo produttivo, arrivando a coprire il 50% del valore aggiunto del comparto manifatturiero.
La crescente dipendenza dall’Estero si è sviluppata in maniera differenziata a livello settoriale.
Di particolare interesse quanto accaduto nel farmaceutico, che in questi due mesi ha luce anche sugli inutili stolti ed ignoranti che campano di markette e slogan, l’unico comparto del manifatturiero insieme all’alimentare ad aver registrato nel 2019 livelli produttivi superiori a quelli del 1995.
Negli ultimi venti anni, le importazioni di medicinali e prodotti farmaceutici sono aumentate di circa quattro volte, mentre la spesa interna, sia pubblica che privata, è cresciuta di meno del 40%.
Gli acquisti dall’Estero sono arrivati ad assorbire oltre il 65% dei consumi interni, più del doppio dell’inizio degli anni Duemila.
L’aumento delle importazioni interessa in maniera profonda anche alcuni comparti dei beni di consumo.
Dall’Estero compriamo, ad esempio, quasi il 30% dell’abbigliamento acquistato internamente e circa il 50% delle calzature.
Le importazioni assorbono, inoltre, più del 17% dei quasi 250 miliardi di Euro (per i “meuri” e gli “associati”, €250B!), spesi in un anno dagli Italiani per alimentari, bevande e ristoranti, con circa 6 miliardi di euro (sempre per i “neuri” e gli “associati”, €6B!), di importazioni di carne, €5B di pesce e di frutta e €4B di cereali.
Oltre al manifatturiero, la dipendenza dall’Estero interessa anche alcuni comparti dei servizi, come quello dei trasporti.
Il valore degli acquisti da parte di Soggetti residenti in Italia di servizi di trasporto di merci da vettori Stranieri si è stabilizzato intorno ai 13 miliardi di euro (sempre per i “neuri” e gli “associati”, €13B), con un disavanzo superiore ai 5 miliardi di euro rispetto a quanto i vettori Nazionali riescono ad incassare dall’Estero.
I vettori Nazionali sono in grado di assorbire solo il 20% dei trasporti su strada relativi ad importazioni od esportazioni di merci dell’Italia.
Questo per far capire, l’n-sima fesseria che il “mito” dei “neurini” e degli “associati” ha proferito sull’importanza che la “fumosa e quaquera gens Italica” acquisti i “famosi” BTP.
Un Paese che dipende ormai dall’Estero, nella catena/filiera, se non ha Investitori/Finanziatori d/all’Estero che riversa il raccolto/avuto/incasso da/lle importazioni sui “FAMOSI” BTP, è/sarà ben presto un travaso da urina (cesso, gergalmente).
サーファー © Surfer [I “neuri” e gli “associati” per esser chiaro, sono nella stragrande maggioranza, oltre che degli ignoranti (letteralmente e non!) anche quei famosi Patrioti che poi hanno e fanno all’Estero, attività, aziend (in senso lato e non), “investimenti” opachi con Persone che hanno fedine penali non immacolate; ie, evasori, elusori e criminali finanziari. Ed i fessi, della “gens Italica” gLi vanno dietro e Li venerano come dei Santi!]
Disponibili in rete, sul sito del Dipartimento delle Finanze le statistiche relative alle dichiarazioni dei redditi delle Persone fisiche e alle dichiarazioni Iva presentate nel 2019 e riferite all’anno d’imposta 2018.
Il report (in fondo trovereTe i relativi link), oltre ad analizzare i dati alla luce di diverse variabili (tipo di modello presentato, categorie di redditi e di contribuenti, realtà territoriali) descrive le eventuali specifiche circostanze e le novità normative che hanno determinato l’andamento dei risultati rilevati.
Irpef
Sono stati complessivamente circa 41.4 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 2018: il dato segna un aumento dello 0.4% rispetto all’anno precedente, per un incremento totale di circa 162mila soggetti in più.
Il modello preferito è il 730
Nel dettaglio, rispetto al tipo di modello presentato, sono 21.2 milioni le Persone fisiche che hanno scelto il modello 730, con un’impennata rispetto al 2017 di 500mila contribuenti in più; 9.6 milioni le Persone fisiche che hanno invece utilizzato il modello “Redditi Pf”, mentre i dati dei restanti 10.6 milioni di contribuenti, non tenuti a presentare direttamente la dichiarazione, sono stati acquisiti tramite il modello Cu compilato dal sostituto d’imposta.
In salita il reddito dichiarato
Per il 2018 sono stati dichiarati 880 miliardi di Euro (+42 miliardi rispetto all’anno precedente, +5%) per un valore medio di 21.660 Euro, con un incremento pari al 4.8% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato nel 2017.
Lo scatto in avanti, osservano dal Mef, è dovuto al trend positivo dei redditi da pensione, lavoro dipendente e lavoro autonomo.
Continua il divario tra il Centro-Nord ed il Meridione: la Lombardia si conferma la regione con il reddito medio complessivo più elevato (25.670 Euro), seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano (24.760 Euro), in Calabria si rileva invece il reddito medio più basso (15.430 Euro).
Il dettaglio per categoria
L’82% del reddito dichiarato deriva da pensioni e stipendi corrisposti ai lavoratori dipendenti, mentre il reddito medio più elevato lo fanno registrare i lavoratori autonomi (46.240 Euro) e gli Imprenditori (titolari di ditte individuali, specifica il Df) dichiarano, in media 20.940 Euro.
A seguire, i lavoratori dipendenti dichiarano in media 20.820 Euro e i pensionati a 17.870 Euro, il reddito medio da partecipazione in Società di persone e assimilate è di 18.130 Euro. Rispetto a quest’ultimo dato il Mef ricorda che la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra, quindi, nell’Irpef.
Dalle statistiche emerge in particolare che, dal confronto con il 2017, aumentano in modo consistente i redditi medi da lavoro autonomo (+6.3%). Di segno opposto il reddito d’Impresa (-5.2%) e da partecipazione (-1.4%): in questi casi l’andamento negativo deriva probabilmente dall’introduzione del regime per cassa per le Imprese in contabilità semplificata.
Le pensioni confermano il trend positivo degli anni precedenti con un +2.5%, mentre scende il numero dei nuovi pensionati.
Rispetto al 2017 cambia verso invece il reddito medio dei lavoratori dipendenti che nel 2018 rileva un +1.3%, a differenza della flessione registrata nell’anno precedente.
I tecnici delle Finanze evidenziano, inoltre, l’aumento dei lavoratori sia con contratti a tempo indeterminato (+1.2%) che determinato (+3.5%).
Imposta netta
L’Irpef netta dichiarata è pari a 164.2 miliardi di Euro e guadagna 4.3% punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Dall’analisi risulta che al netto degli effetti del bonus di “80 Euro”, l’imposta netta è pari in media a 5.270 Euro ed è dichiarata da circa 31.2 milioni di soggetti ovvero da circa il 75% del totale dei contribuenti.
Da un esame più dettagliato emerge che oltre 10.2 milioni di contribuenti hanno un’imposta netta pari a zero. Sono, per lo più, soggetti che rientrano nelle soglie di esenzione o per i quali l’imposta lorda è azzerata per effetto delle detrazioni riconosciute. Considerando, infine, anche coloro che compensano l’Irpef netta dovuta con il bonus di “80 euro”, i soggetti che di fatto non versano l’Irpef salgono a circa 12.6 milioni.
Analisi per classi di reddito
Il 44% dei contribuenti, che dichiara il 4% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15mila Euro; tra i 15mila ed i 50mila Euro si posiziona il 50% dei contribuenti che dichiara il 56% dell’Irpef totale, mentre solo circa il 6% dei contribuenti dichiara più di 50mila Euro, versando il 40% dell’Irpef totale.
Addizionale regionale e comunale
L’addizionale regionale aumenta del 3.1% rispetto al 2017, raggiungendo la cifra complessiva di circa 12.3 miliardi di Euro, il risultato netto è pari a 420 Euro.
La quota più consistente si registra nel Lazio (620 Euro), il valore più basso in Basilicata e in Sardegna (280 Euro).
In totale l’addizionale comunale nel 2018 è pari a 5 miliardi di Euro, in aumento del 3.6% rispetto all’anno precedente, con un importo medio pari a 190 Euro. Anche in questo caso il valore massimo si riscontra nel Lazio con 250 Euro, il valore minimo spetta invece alla Provincia autonoma di Bolzano con 70 Euro.
Ed ecco cosa fa registrare l’Iva
Nel 2018 sono stati circa 4.7 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva, con una diminuzione dell’1.7% rispetto al 2017. La flessione si deve principalmente alla mancata presentazione della dichiarazione da parte di coloro che hanno aderito al regime forfetario.
Le operazioni imponibili dichiarate sono pari a 2.101 miliardi di Euro, in calo dello 0.1% rispetto al 2017, mentre aumenta il volume d’affari che ha raggiunto i 3.515 miliardi di Euro, l’incremento è del 2.9%.
La divergenza tra i due risultati deriva dalla non imponibilità di alcuni componenti del volume d’affari, come avviene per le cessioni intra-comunitarie. In crescita anche le operazione in regime di “reverse charge” (+3.8%).
Entrando più nello specifico dell’analisi statistica, si rileva che l’Iva di competenza nel 2018 è risultata ammontare a 106.8 miliardi di Euro con una base imponibile pari a 703.9 miliardi di Euro.
Il dipartimento precisa che questi dati non sono direttamente confrontabili con quelli dei periodi precedenti, perché sono mutati i procedimenti metodologici di analisi a causa delle modifiche apportate al funzionamento dell’Iva e, in particolare, all’estensione del “reverse charge” e del regime di “split payment”.
I dati del 2017 sono stati, quindi, ricalcolati utilizzando i nuovi criteri.
Dalla rielaborazione è emerso che il 2018 ha registrato un aumento dell’Iva di competenza di circa il 7.3%, attribuibile principalmente alle Società di capitali (+8.9%). Le attività con performance più “vivaci” sono risultate il settore dell’alloggio, ristorazione e manifatturiero.
Contenuto l’incremento dell’Iva a credito che passa dai 48.8 miliardi di Euro del 2017 ai 49.2 miliardi di Euro del 2018, con un aumento dello 0.82%. Il debole rialzo potrebbe essere connesso all’introduzione, nella determinazione del credito Iva emergente dalla dichiarazione annuale, del vincolo in base al quale esso va calcolato considerando esclusivamente i versamenti effettuati.
§- Dipartimento delle Finanze (Ministero dell’Economia e delle Finanze, da/di), “Analisi statistiche – Dichiarazioni 2019 – Anno d’imposta 2018” – Aprile 23, 2020
> https://www1.finanze.gov.it/finanze3/analisi_stat/v_4_0_0/contenuti/Comunicato_stampa23apr2020.pdf?d=1587655800
> https://www1.finanze.gov.it/finanze3/analisi_stat/index.php?tree=2019
サーファー © Surfer [Nel post precedente, in parte il quadro della “filiera/catena produttiva” ed in questo, invece, il quadro “fiscale”: in entrambi i casi, si hanno/Ci sono gli ultimi dati/riferimenti aggiornati; ossia, non aria fritta o markette o slogan o quaquaquerie da parte dei cd. “miti” e “cuscini da sedia” – QUESTA E’ LA REALTA’ DEL PAESE ITALIA. Altro, non aggiungo, “neurini” ed “associati”]
§- Banca d’Italia (Statistiche, Rapporti con l’Estero, da/di), “Bilancia dei pagamenti e posizione patrimoniale sull’Estero: passività del conto finanziario – Marzo 2020” – Maggio 20, 2020
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bilancia-pagamenti/2020-bilancia-pagamenti/statistiche_BDP_20200520.pdf
Non diTe che non l’avevo detto; anzi, scritto, per essere precisi: per fortuna, “carta canta” (una bellezza, sempre!) – specie ai fans/girapoLLici dei cd “miti da cuscini da sedia” (noti ai più, come “neurini ed associati”).
サーファー © Surfer [Rammento, a Tutti, che l’Italia ad oggi, 20 maggio 2020, è quasi 3 (T-R-E, così si capisce bene!) volte più grande della Grecia, dell’Irlanda e del Portogallo messi insieme, salvate Tutte e 3 (T-R-E, così si RI_capisce bene!) all’epoca della crisi del debito sovrano; ie, non è proprio plausibile trovare abbastanza capitale per tentare di salvare l’Italia per un medio/lungo periodo di tempo se non riesce/ono a piazzare il debito all’Estero – o meglio, se all’Estero decidono di non coprare più il debito Italiano; 2- ad oggi, 20 maggio 2020, tralasciando l’Estero, ancora non sappiamo ufficialmente, a differenza di Altri “Paesi ballerini” (ie, Grecia, Spagna, Portogallo!) di quanto l’Italia necessiti, soprattutto dal punto di vista contabile prima e fiscale poi. Niente di niente: markette e fuffa, imperano sul sacro ed amato suolo Italico – e questo dovrebbe far tremare oltre che le vene anche il cervello delle Persone che tengono seriamente al destino del Paese e delle Sue future Generazioni! E quindi, ritorniamo, purtroppo, al punto 1), appena sopra scritto]
OTTIMI tutti i commenti.
Mi domando… ma visto che i politici sanno benissimo che siamo in palese difficoltà, perchè non incassano i loro lauti stipendi in un prestito Irredimibile Italiano così diventano anche protagonisti della storia, oltre che venditori e sanguisughe?
A Savona vorrei dire..:
“amico, visto che sei così convintamente patriottico nell’affrontare (a me pare in modo sbrigativo, inconsistente e superficiale) un problema così grave che anche tu in passato hai concorso a determinare…beh!… vai avanti tu (che a me viene da ridere…si fa per dire!).- Acquistane un bel po’, incassa fior di interessi che ti pagheremo con nuove tasse e/o con l’aumento dei ticket sanitari, ma soprattutto dimostrami da tecnico, quale pretendi di essere, che i bonds non sono la solita pezza governativa per guadagnare tempo elettorale, mettendo le mani (finalmente, la scusa è buona!) nei risparmi degli italiani attirandoli con interessi elevati (considerato lo spread attuale anche il momento è buono!).-
A me non pare che la sostenibilità del debito vada calcolata facendo riferimento al monte risparmi (già pesantemente tassato all’origine) e non invece al tasso di crescita dell’economia (??).-
Se vorrai rispondermi ti prego di essere dignitosamente tecnico e concreto, tieni per te le parabole patriottiche.-