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ATTACCO ALL’ECONOMIA

Scritto il alle 14:12 da Danilo DT

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Come sicuramente ricorderete, il petrolio ha avuto un comportamento “grafico” quasi da manuale, soprattutto se viene considerato il conteggio di Fibonacci. Secondo questa metodologia, area 120$/bar rappresenta un livello tecnico di grande importanza. Cosa che effettivamente sta avvenendo. I corsi infatti si “attorcigliano” attorno a questo livello, il quale scricchiola ma, al momento non cede.
L’RSI è in teorica divergenza, ma è più che giustificabile visto il momento di “lateralità”. Potrebbe essere un falso segnale.
E’ fondamentale verificare con attenzione il comportamento del WTI nelle prossime sedute….

Quindi, massima allerta a quota 120, e se non la vìola al rialzo, allora un occhio di riguardo prima alla MM 21 e poi al trend (canale) verde. Ma non andiamo troppo avanti… Volevo rapidamente focalizzarmi su altri punti. Per il grafico, cliccate qui sotto.


Grafico WTI

Il potere è in mano a pochi

issue_economy2_080212_ms1.jpgMetteteci un po’ quello che volete: gli attacchi nigeriani agli oleodotti, le speculazioni, i dati positivi sull’occupazione USA e quant’altro. Il fatto è che, di scendere, il petrolio non ha alcuna intenzione. Malgrado, udite udite, un rafforzamento del dollaro, grazie al cambiamento probabile di politica monetaria da parte della FED.
Se devo essere sincero, mi ero un po’ illuso nel week end. Ma in pochissime ore, l’oro nero ha avuto la forza di recuperare niente poco di meno che 7 $/bar. Alla faccia della debolezza. Alla faccia dei ribassi.
Ora negli USA si parla di ripresa economica. Con un anticipo secondo me esagerato (il peggio è alle spalle? Io non sono d’accordo). Però questo ha contribuito a far lievitare i prezzi. E non per ultimo dobbiamo considerare il ruolo dei paesi emergenti: difatti buona parte della responsabilità è da imputare alla grande crescita economica dei paesi asiatici. Oggi India e Cina rappresentano per il 70% la crescita di consumi degli ultimi anni.
A questo andiamo ad aggiungere le tensioni tra Occidente e Medio Oriente.
Per farla breve, sono tantissime le variabili che possono influire sul prezzo del petrolio. Ma c’è un elemento che è indiscutibile. La carenza di domanda, che resta completamente pilotata dai paesi produttori che hanno potere di decidere come e quando “inondare” il mercato di oro nero e quando invece procurare rincari.
Un sottilissimo gioco di potere dove viene ponderata sia la crescita economica e anche la sostenibilità dei prezzi.
Il mercato è in mano a pochi. Un monopolio/oligopolio che al momento non ha alternative valide. Sia per il riscaldamento che per i trasporti e sia per la produzione di energia.
Comandano quindi i produttori che, tra le altre cose, investono poco nell’attività estrattiva, danneggiando ulteriormente lo scenario dell’offerta e dei prezzi. Ma loro che gli frega: massimi risultati senza ulteriori spese.
L’Aie (Agenzia Internazionale dell’Energia) è stata chiara: da qui al 2030sarà crisi e la domanda non riuscirà ad essere soddisfatta dall’offerta. Immaginate le tensioni economiche e politiche nei paesi produttori, la maggior parte dei quali da sempre con equilibri politici molto altalenanti.

E i governi erano stati avvertiti

Non possiamo di certo dire che i governi non avevano capito che le cose stavano drasticamente cambiando. O per lo meno, i segnali non erano mancati. Ma o non si è voluto cogliere la palla la balzo, oppure si è sottovalutato il problema, considerandolo non strutturale ma passeggero.

12 novembre 2008

Segnatevi questa data. Quel giorno verrà comunicata al mondo l’effettiva quantità di greggio disponibile ancora nei giacimenti mondiali. O per lo meno, questo è quanto è presente nell’ordine del giorno.
Avremo per la prima volta la possibilità di capire quando greggio abbiamo ancora a disposizione e per quanto tempo.
E, probabilmente, di che morte (finanziaria) dovremo morire.
Io inizio a pensare che il petrolio faticherà molto a rintracciare o a correggere in modo deciso. Troppi interessi, troppo monopolio.
Abbiamo solo una strada: dobbiamo imparare a convivere con questi prezzi, o con prezzi addirittura superiori. Anche se la lociga ci porta a dire che, forse, sarebbe l’ora di cominciare SERIAMENTE ad affrontare il problema e a trovare delle valide alternative al petrolio.

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Grazie e buona lettura!
DT

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