Arrivano le CAC sui Titoli di Stato Italiani. Ma nessuno ne parla.

Scritto il alle 11:11 da Danilo DT

 

Anche se in modo un po’ lato, sul blog di Intermarketandmore abbiamo parlato dell’arrivo delle CAC (clausola azione collettiva) sui nostri BTP, CCT e BOT. Diversi lettori continuano a chiedere sia via email che nei commenti un po’ di chiarezza su queste clausole. Eccovi serviti con una serie di appunti del sottoscritto sul questa bella “fregatura Made in Bruxelles” Ma andiamo con ordine e partiamo col decreto.

E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 18 dicembre 2012 il decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 7 dicembre 2012, con il quale è stabilito che, a partire dal 1° gennaio 2013, le nuove emissioni di titoli di Stato aventi scadenza superiore ad un anno saranno soggette alle clausole di azione collettiva (CACs). Il decreto precisa che per nuove emissioni si intendono quelle la cui prima tranche è emessa a partire dal 1° gennaio 2013.
L’introduzione delle CACs nei titoli di Stato, obbligatoria ai sensi del Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità segue lo schema approvato dal Comitato Economico e Finanziario dell’Unione Europea.
Fanno parte integrante del decreto due allegati, il primo dei quali (allegato A) riporta le clausole per tutti i tipi esistenti di Buoni del Tesoro Poliennali, inclusi quelli indicizzati all’inflazione (BTP€i e BTP Italia), e di Certificati di Credito del Tesoro, inclusi quelli zero-coupon (CTZ). L’allegato B, invece, riguarda eventuali emissioni di titoli aventi caratteristiche differenti o di diversa tipologia rispetto a quelli citati,. Le CACs saranno introdotte anche per le emissioni sui mercati internazionali.
Le CACs hanno impatto anche sull’attività di stripping così come prevista nel nuovo decreto ministeriale, anch’esso del 7 dicembre 2012, in quanto non vi sarà fungibilità tra componenti separate di titoli soggetti alle CACs e componenti separate di titoli non soggetti alle dette clausole. (MEF) 

Per la cronaca, le CAC (acronimo di “clausole di azione collettiva”) sono proprio quelle clausole che qualche mese fa hanno permesso alla Repubblica della Grecia di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali dei bond statali, tralasciando quello che è il pensiero degli investitori e dei risparmiatori che in merito, avrebbero avuto qualcosa da dire…

Immaginatevi quindi la scena. Lo Stato, emittente dei Titoli governativi, potrà decidere in modo autonomo se e come cambiare eventuali condizioni di un BTP o di un CCT. Non male eh? Ma questo, voi lo sapevate?

Sia ben chiara però anche un’altra cosa.
L’avvento delle CAC non è una volontà tutta italica, bensì riprende una direttiva europea.
Inoltre NON si applica a tutti i bond governativi ma SOLO a quelli emessi dal 01/01/2013 con scadenza superiore ai 12 mesi. E non a tutti questi titoli, solo al 45% degli stessi emessi in un anno (è lo Stato che decide a chi appiccicare la CAC e a chi no).
Però le CAC taglieranno le gambe a qualsiasi interventismo dei risparmiatori, che dovranno SUBIRE le decisioni dell’emittente.

Morale: le regole del gioco sono cambiate. Prima, nel grande gioco d’azzardo dei mercati, lo Stato rischiava di vincere sempre. Adesso non c’è più dubbio. Faranno quello che vogliono e il risparmiatore sarà perdente in partenza. Unica nota positiva. Il fatto che le CAC sono solo sui nuovi bond emessi dal 2013.
Magari allora meglio buttare un occhio alle vecchie emissioni

STAY TUNED!

DT

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1 commento Commenta
ihavenodream
Scritto il 11 Aprile 2013 at 12:07

Va beh, come giustamente dici tu: cambia poco….prima lo Stato vinceva al 99%, ora al 100% !
Il punto e’ che tutto il sistema delle emissioni governative necessita cambiamenti…il default deve equivalere ad una bancarotta, altrimenti sara’ sempre una scelta politica, quindi imprevedibile per il sottoscrittore dei titoli di stato…lo stato ha degli assett giusto? a questi deve legare i titoli di stato, se no non ha senso, da un punto di vista economico-giuridico almeno! A lungo andare neanche agli stati conviene questo sistema perchè porta inesorabilmente ad un aumento dei costi di finanziamento, indipendente dalle reali situazioni patrimoniali…Dicono che lo Stato Italiano abbia piu’ di 10000 miliardi di euro di assett…se è vero è ridicolo un tasso del 4% o piu’ per finanziarsi in una situazione in cui il costo del denaro è allo 0,75, con mancanza di inflazione e di liquidità…

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