Titoli di Stato: ora il default è di legge

Scritto il alle 16:24 da gremlin

News & aggiornamenti dai mercati (e altro)

E’ un comunicato del MEF e non di un gruppo terroristico ma è ugualmente inquietante. Le  CLAUSOLE DI AZIONE COLLETTIVA sono proprio delle CACs. Il suddetto comunicato spiega tutto tranne cosa sono.
Si tratta di regole COERCITIVE che consentono di ricontrattare con gli investitori cedole, scadenze, decurtazioni di rimborso e concambi. In altre parole BTP, CCT e CTZ perdono per legge la tradizionale garanzia che lo Stato ha sempre offerto ai sostenitori del suo debito pubblico. Comprando titoli di Stato da quest’anno si accettano queste regole e in caso di default – in una delle mille forme possibili – non sarà nemmeno possibile avviare alcun ricorso risarcitorio. Notare che queste regole sono state predisposte per gli Stati in difficoltà e l’Italia resta in difficoltà. Queste regole si applicano solo ai titoli di nuova emissione per cui in teoria – se fosse possibile fare un raffronto su basi omogenee – i vecchi titoli dovrebbero rendere un po’ meno perchè non incorporano un elemento coercitivo di rischio nel caso di ristrutturazione del debito.
Non c’è che dire, siamo proprio bravi e fortunati noi risparmiatori italiani, anche le regole del CAC ci becchiamo. Avete per caso sentito qualcosa ai telegiornali, ai talk show o nei comizi elettorali?
Se lo Stato si preoccupa tanto della sua solvibilità futura e si cautela penalizzando chi gli ha prestato i soldi, perchè noi cittadini, tutelati (si fa per dire) dall’art. 47 della Costituzione, non dovremmo preoccuparci di difendere il nostro risparmio iniziando a liquidare progressivamente i titoli di Stato “vecchi” (perchè non si sa mai quali trucchi giuristi e istituzioni si possono inventare per assimilare le due tipologie di titoli e tra l’altro adesso è un buon momento per vendere per via delle grosse plusvalenze in conto capitale) e a non rinnovarne la sottoscrizione?
E se qualcuno ci facesse notare che i titoli del CAC emessi nel 2013 non possono rappresentare più del 45% del totale, risponderemmo che questa limitazione attuale può essere estesa al 100% anche dal 2014 (basta volerlo) e comunque crea ancora più confusione e non addolcisce abbastanza la pillola (o supposta).
Alternative meno rischiose e anche più performanti dell’investimento in titoli di uno Stato in difficoltà non mancano di certo.

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26 commenti Commenta
tari
Scritto il 18 Gennaio 2013 at 17:10

Il problema è che le hanno introdotte anche altri Stati, mi pare di aver letto pure l’Olanda che certo non dovrebbe essere considerata come in difficoltà … Su cosa investire allora… ?

ferrariferrari
Scritto il 18 Gennaio 2013 at 17:15

in caso di effettivo fallimento (default) credo non cambi nulla o quasi per gli investitori.

gremlin
Scritto il 18 Gennaio 2013 at 17:25

tari@finanzaonline,

la rete è piena di bravi consulenti…

7voice
Scritto il 18 Gennaio 2013 at 17:51

prima ci stava sarkozy , adesso ci sta holland e ? ma la storia è sempre la stessa :RUBARE AD ALTRI POPOLI ! http://www.globalresearch.ca/the-war-on-mali-what-you-should-know/5319093 IO STA DIFFERENZA TRA HITLER E LORO NON C’è LA VEDO ! DEVONO FARE LA FINE PEGGIORE QUESTA MASSA DI GUERRAFONDAI LADRI !

tommy271
Scritto il 18 Gennaio 2013 at 17:58

Le CAC sono state introdotte obbligatoriamente (vedi la questione ESM) su tutti i titoli di stato emessi nell’Eurozona.
Per quanto riguarda i BTP saranno solo sulle nuove emissioni e non sulle riaperture di titoli già emessi (come non è possibile modificare i “vecchi titoli” in circolazione).
Il mercato pare non esserne interessato in maniera particolare: una riprova è il nuovo “15 anni” emesso un paio di giorni fa ed accolto molto bene da investitori istituzionali.

gremlin
Scritto il 18 Gennaio 2013 at 19:07

tommy271@finanza,

GRAZIE 🙂

tommy271
Scritto il 19 Gennaio 2013 at 11:10

Per fare un pò di chiarezza:

http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/presentazioni_studi_relazioni/Linee_Guida_Gestione_del_Debito_Pubblico_2013.pdf

(…) A seguito della entrata in vigore del Trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), con cui è stato previsto l’inserimento delle Clausole d’Azione Collettiva (cosiddette CACs)su tutti i titoli di Stato della zona euro di nuova emissione con scadenza superiore ad un anno, il Tesoro continuerà tuttavia ad emettere, con la consueta regolarità, titoli privi delle suddette clausole, cioè i titoli in corso di emissione al 01/01/2013 e gli off-the-run, al fine di garantirne la necessaria liquidità. Ciò in piena coerenza con gli accordi europei, che prevedono la possibilità di ricorrere a questi titoli per un volume totale massimo pari al 45% delle emissioni complessive lorde del 2013, limite che consentirà ampiamente al Tesoro di perseguire la strategia appena citata. (…)

gremlin
Scritto il 19 Gennaio 2013 at 15:15

Tommy, hai idea di chi è il decisore primario dell’emissione dei titoli CAC? decisione sovrana e incondzionata del ns governo o input europeo? Il risparmiatore come farà a distinguere un BTP CAC da uno non CAC?
Temo che le emissioni CAC finiranno tutte nei FONDI DI INVESTIMENTO E PENSIONE e quelle non CAC resteranno nei ptf delle banche

ottofranz
Scritto il 19 Gennaio 2013 at 16:04

Ecco come la descriveva il Bimbo quasi un anno fa

http://bimboalieno.altervista.org/?p=3962

tommy271
Scritto il 19 Gennaio 2013 at 16:39

gremlin:
Tommy, hai idea di chi è il decisore primario dell’emissione dei titoli CAC? decisione sovrana e incondzionata del ns governo o input europeo? Il risparmiatore come farà a distinguere un BTP CAC da uno non CAC?
Temo che le emissioni CAC finiranno tutte nei FONDI DI INVESTIMENTO E PENSIONE e quelle non CAC resteranno nei ptf delle banche


Chi ha voluto, primariamente, l’inclusione delle CAC sui TdS dell’Eurozona è stata Frau Merkel… per evitare il ripetersi di situazioni non gestibili (come sulla grecia).
Il risparmiatore saprà se un titolo possiede CAC o meno (oltre a leggersi il prospetto …) guardando la data di emissione del titolo: dal 1 gennaio 2013 è obbligatoria.

Per quanto riguarda i “timori” è chiaro che si tratta di clausole che consentono la ristrutturazione con il 75% dei partecipanti.
Invito però a considerare il fatto che tutti i BTP ( oltre a BPTi, BTPei, CCT) sono stati emessi sotto la legislazione italiana, quindi basterebbe una semplice legge votata dal Parlamento Italiano per cambiare i contenuti del contratto.

Non altrettanto si potrebbe fare (salvo un default) per quei titoli emessi in legislazione estera (isin XS) dato che il nostro Parlamento non ha autorità legislativa su altri paesi.

gremlin
Scritto il 19 Gennaio 2013 at 16:46

ottofranz,

grazie a te e al bravissimo Bimbo Andrea che ci dà una spiegazione convincente del perchè della recente bolla dei TdS: quelli non CAC diventeranno pezzi da collezione sui quali varrà ancora la pena scrivere CDS.
Gli Stati stanno creando due tipologie di titoli di debito pubblico (che sono lo strumento principale per l’investimento del risparmio privato) uno garantito e l’altro no e il risparmiatore non sarà in grado di distinguerli nè tanto meno di capirne la differenza. Secondo me ce n’è abbastanza per un ricorso alla corte di Strasburgo.

gremlin
Scritto il 19 Gennaio 2013 at 17:04

Tommy tu dici:
“Il risparmiatore saprà se un titolo possiede CAC o meno (oltre a leggersi il prospetto …) guardando la data di emissione del titolo: dal 1 gennaio 2013 è obbligatoria.”

Ma scusa:
Primo: nessuna persona normale si va a leggere il prospetto di un TdS soprattutto le tante signore Maria e i signor Gigi che stazionano davanti agli sportelli bancari e postali per investire
Secondo: abbiamo appena detto che nel 2013 vengono emessi anche titoli non CAC per cui la sola data di emissione non indica nulla
Terzo: la triade MEF Bankitalia Consob (o anche uno solo di questi) dovrebbe attivarsi per distinguere nel nome e nell’isin del titolo la presenza della CAC e darne opportuna pubblicità.

Ora noi stiamo col fucile spianato in attesa della prima emissione CAC e valuteremo l’operato delle suddette istituzioni riservandoci di promuovere azioni opportune in caso di assenza d’informazione pubblica adeguata

kry
Scritto il 19 Gennaio 2013 at 20:36

gremlin,

E le quotazioni di mercato saranno sicuramente diverse. I nuovi titoli avranno maggior volatilità mentre quelli non CAC diventando pezzi da collezione saranno comunque liquidi ma con volumi sottili. Anche i giornali finanziari dovranno attivarsi nella distinzione come quando era diversa la tassazione sugli interessi. Per quanto riguarda un ricorso a Strasburgo non è che il tutto sia stato costruito dal ESM che non può essere perseguito mai.

tommy271
Scritto il 19 Gennaio 2013 at 22:25

Gremlin:

Nel 2013 non potranno essere emessi nuovi titoli senza CAC … visto che sono obbligatorie. Le possibili emissioni senza CAC si riferiscono a riaperture d’asta su titoli già emessi precedentemente. Non so se è chiaro …

Le prima emissione CAC è già avvenuta, come ti dicevo, sul nuovo 15ennale emesso in “sindacato” l’altro giorno. Ottima accoglienza: buon bid/cover e rendimenti offerti in forte calo.

Kry:

Le quotazioni diverse (con maggiore volatilità) sono una tua supposizione rispetto ai titoli già in circolazione.
Definire “pezzi” da collezione un parco da centinaia e centinaia miliardi, mi pare un pò avventato.

kry
Scritto il 19 Gennaio 2013 at 23:47

tommy271@finanza,

Si è una mia supposizione in futuro sarà una certezza. A me non cambia nulla. Prova a guardare il btp 29 come lo definisci reperto archeologico. Per quanto riguarda ” pezzi da collezzione”:——Gremlin Scrive:
19 gennaio 2013 alle 16:46
ottofranz,
grazie a te e al bravissimo Bimbo Andrea che ci dà una spiegazione convincente del perchè della recente bolla dei TdS: quelli non CAC diventeranno pezzi da collezione sui quali varrà ancora la pena scrivere CDS. ——— Io concordo. Ciao.

tommy271
Scritto il 20 Gennaio 2013 at 00:21

kry@finanza:
tommy271@finanza,

Si è una mia supposizione in futuro sarà una certezza. A me non cambia nulla. Prova a guardare il btp 29 come lo definisci reperto archeologico. Per quanto riguarda ” pezzi da collezzione”:——Gremlin Scrive:
19 gennaio 2013 alle 16:46
ottofranz,
grazie a te e al bravissimo Bimbo Andrea che ci dà una spiegazione convincente del perchè della recente bolla dei TdS: quelli non CAC diventeranno pezzi da collezione sui quali varrà ancora la pena scrivere CDS. ——— Io concordo. Ciao.

Io non ho certezze. Mi limito a constatare che il nuovo titolo emesso è perfettamente in linea di rendimento con le vecchie emissioni.

Realisticamente … credi possibile una ristrutturazione solo sui nuovi titoli con CAC, lasciando indenni quelli già emessi? Vale la pena compiere una simile azione, perdendo così l’accesso ai mercati, per colpire solo una quota residuale del debito? (Forse non lo sarà nel 2020, quando ormai il parco titoli sarà quasi interamente rinnovato … ma c’è tempo …)
Ho già detto sopra, volendo il Parlamento italiano può comunque legiferare e cambiare d’autorità i contratti precedenti introducendovi le CAC e ristrutturando il titolo.
Farà anche default… ma è nei suoi diritti e poteri intervenire sui titoli di “diritto italiano”.

Se vuoi tutelarti, non perdere tempo con la questione CAC o non CAC, vai su un titolo emesso dallo Stato Italiano ma sotto un’altra legislazione …
Questo non ti tutela da un hard-default, ma certamente potresti svincolarti da un soft-default.

tommy271
Scritto il 20 Gennaio 2013 at 00:44

Aggiungo,tra l’altro le CAC (lo dice l’acronimo) sono materia comune e consueta nei titoli “english law”, cioè quelle emissioni accettate dalla stragrande maggioranza degli investitori…

kry
Scritto il 20 Gennaio 2013 at 10:29

Grazie per tutte le delucidazioni, in caso di ristrutturazione penso che vengano fatte proposte diverse a seconda dell’emissione e se non erro mi sembra che in grecia sia andata cosi. Ciao.

tommy271
Scritto il 20 Gennaio 2013 at 11:08

kry@finanza:
Grazie per tutte le delucidazioni, in caso di ristrutturazione penso che vengano fatte proposte diverse a seconda dell’emissione e se non erro mi sembra che in grecia sia andata cosi. Ciao.

Generalmente in caso di “ristrutturazione” i titoli dello stesso emittente vengono considerati tutti alla pari, indipendentemente da scadenza o rendimento … infatti la curva si “appiattisce”.

E’ possibile una proposta “diversa” se cambia lo stato “giuridico” del titolo (cioè se di diritto italiano, svizzero, inglese, giapponese ecc.) in quanto la capacità di intervenire cambia radicalmente.
Cioè se basta una legge dello Stato Italiano per cambiare il contratto, Roma però non può intervenire per modificare una legge svizzera o giapponese… questo detto in maniera semplice.

Quindi CAC o non CAC se lo Stato Italiano vuole intervenire sugli Isin IT è sufficiente una legge votata in Parlamento e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

Poi per “ristrutturazione” non si tratta solo di un haircut (anche se generalmente lo è …) ma può anche trattarsi di una sospensione cedolare, un allungamento delle scadenze, una riduzione cedolare ecc.

gremlin
Scritto il 20 Gennaio 2013 at 13:24

tommy271@finanza,

grazie ancora per le tue precisazioni
Intanto questo post sta avendo una grande diffusione e informare sulla coesistenza di titoli con garanzie formali diverse era il primo obiettivo che si voleva ottenere.
Adesso valuteremo se spingerci oltre.

lampo
Scritto il 20 Gennaio 2013 at 21:19

Grazie molto per l’informazione data con il post e i commenti.

gainhunter
Scritto il 21 Gennaio 2013 at 08:00

Meno male che c’è intermarket&more a informare i risparmiatori, grazie!

Domanda: chi e perchè dovrebbe avere interesse a ricontrattare con lo stato emittente le scadenze dei titoli? E cambia qualcosa a livello di cds? Potrebbe esserci una relazione tra l’introduzione delle CAC e l’aumento del nozionale fattoci notare da lampo nei giorni scorsi?
Grazie

pecunia
Scritto il 21 Gennaio 2013 at 12:08

ho preso appunti… GRAZIE per le delucidazioni ❗

icaro72
Scritto il 23 Gennaio 2013 at 11:53

Normative a parte, di default degli stati ne abbiamo già vissuti (Argentina oltre un decennio fa, Grecia l’anno scorso) e abbiamo già visto come class actions o altre azioni mirate al recupero del credito non portino da nessuna parte.

Detto ciò, dal mio punto di vista non cambia nulla rispetto a prima.

longshort
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 12:55

CHIARO

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