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ALERT: Fuga dai mercati emergenti

Scritto il alle 09:17 da Danilo DT

Più che economie emergenti bisognerebbe chiamarle economie calanti. E nell’occhio del ciclone ci sono proprio quegli stati che per anni hanno guidato il grande BOOM dei paesi emergenti. Si parla di alcuni elementi dei BRIC, in primis India e Cina, con il Brasile a ruota.
Ma grande caos di questi giorni lo si riscontra proprio con il paese indiano.

Rupia ai minimi storici. Ma non temete, tutta l’Asia è in subbuglio. La Thailandia è in recessione e l’Indonesia è in palese difficoltà. La Malesia è prevista in prossima crisi: si aspettano dati di un PIL a -5% nei prossimi giorni.
Come vedete quindi, il malessere cinese non era isolato. Tutta un’area è fortemente condizionata da uno scenario economico che sta cambiando radicalmente.
Il risultato che ne deriva è evidente. Una vera e propria fuga di denaro da questi paesi.

Si vende di tutto. Dalle valute, all’azionario, agli stessi bond, usati generosamente per il carry trade.
Guardate il cross INRUSD (Rupia indiana contro USD) che ha perso il 28% in due anni contro Dollaro USA.

Cross INR/USD

…e l’andamento del Sensex, la borsa indiana…

Grafico Sensex (Borsa Indiana)

Ora l’attenzione sembra distogliersi per un attimo dalle vicende europee, in stand by e quasi in attesa delle elezioni tedesche. E sembra distogliersi anche dal tapering previsto per settembre. Tutti gli sguardi ora rivolti verso l’Asia.

FMI: taglia previsioni crescita per Asia

Il Fondo Monetario Internazionale nel mese di luglio ha tagliato le sue previsioni per la crescita di quest’anno del PIL Asiatico di 0,3 punti percentuali, portandolo al sempre considerevole 6,9 per cento. Però i mercati già si sono mossi. Negli ultimi tre mesi l’indice MSCI Asia Pacific Index ha perso il 7.7 per cento, a fronte di un calo del 1,2 per cento nel Standard & Poor 500 Index ed un -1.6% dello Stoxx Europe 600 Index. L’indice azionario di riferimento in Indonesia è sceso di oltre il 10 per cento negli ultimi due giorni, mentre in India è sceso di circa 3 per cento e la Thailandia è in calo di oltre il 6 per cento. Ricordate il post sul “decoupling”?

E parte di quei 3900 miliardi dollari di denaro che è stato riversato nei mercati emergenti si sta muovendo, nuovamente a favore delle economie cosiddette “core”, le vecchie economie che non saranno solidissime ma almeno sono caratterizzate da minore volatilità e speculazione.

Restia il Giappone, con la sua Abenomics. Ma quella è un’altra storia….

STAY TUNED!

DT

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9 commenti Commenta
paolo41
Scritto il 20 Agosto 2013 at 10:09

con una vena di ironia, ho l’impressione che in questo momento si assiste ad una fuga dagli assets di parecchi paesi, inclusi gli europei e periferici in particolare.
Mi viene da sorridere quando solo due giorni fa il nostro Letta, in conferenza C&L, si “pavoneggiava” per il calo dello spread (trascurando il forte contributo dato dall’aumento dei tassi teutonici)…….
In due giorni la borsa italiana ha perso 800 punti e… non è finita; tasso del decennale a 4,3%!!

7voice
Scritto il 20 Agosto 2013 at 10:36

il sistema occidentale economico basato sul dollaro americano è deflagrato nel 2009 ! adesso manca solo lo sconquasso finale che spazzerA definitivamente gli USA E COSA HANNO MANTENUTO ARTIFICIOSAMENTE FIN ADESSO! SI PRENDA X ESEMPIO L’EGITTO E COSA STA SUCCEDENDO ? adesso si scopre che gli americani non finanzieranno + gli egiziani ???? SIAMO ALLA CONTA FINALE , L ‘AMERICA ANDRA’ A FINIRE MOLTO MALE CON GUERRA CIVILE SUL PROPRIO TERRITORIO ! SI STA ANCORA MANTENENDO X I VOLI PINADARICI DELLA FED! MA SE SUCCEDE QUALCOSA DI ESOGENO (TIPO BIG ONE O SIMILI) ? VERRA’ FUORI IL MORTO DAL SARCOFAGO , ADDIO ! 🙄 🙄 🙄

john_ludd
Scritto il 20 Agosto 2013 at 11:36

>>a favore delle economie cosiddette “core”, le vecchie economie che non saranno solidissime ma >>almeno sono caratterizzate da minore volatilità e speculazione.

direi proprio di no, sono solo più liquide e quando ci sono problemi si vende prima la periferia poi il resto. Il sistema bancario europeo siede su 28 trilioni di assets, quanti di questi sono ghost assets? Il 5% vale 1 trilione, un più ragionevole 10% vale quasi 3 trilioni. I massimi finanziatori dei paesi EM sono le banche europee seguite da molto lontano da USA e ancora più da lontano dal Giappone. La madre di tutti i problemi è l’Europa e il micidiale squilibrio generato dalla Germania che da sola fa buona parte dell’avanzo/disavanzo commerciale mondiale (escluse materie energetiche), non che il resto sia poca cosa… in un sistema fondato sul dollaro, difficile immaginare che cada prima degli altri, sarebbe come dire che i barbari prima conquistano la capitale e poi bruciano le periferie. Di solito accade il contrario, specie considerando che la capitale ha 10 volte più cannoni di tutti gli altri messi assieme. Il grande scrittore russo Anton Cechov scrisse che se in un romanzo compare una pistola allora deve sparare.

Scritto il 20 Agosto 2013 at 11:52

john_ludd@finanza,

il tuo ragioanmento è corretto in un’ottica di medio periodo e non di breve.
Ora si smontano le posizioni di carry trade in primis. E poi per il resto si vedrà.

john_ludd
Scritto il 20 Agosto 2013 at 12:06

Dream Theater,

DT, l’euro è come lo Yen sino all’arrivo di Abe ma senza una nazione attorno. L’euro diventerà talmente forte che neppure ce lo immaginiamo. Subito dopo sparirà. Ci si concentra di solito solo sul cambio con il dollaro, che ha dinamiche differenti a causa della sua natura di moneta di riserva. Ma se la soluzione ai mali dell’Europa devono essere le esportazioni verso il nuovo mondo, un cambio monstre su tutte ma proprio tutte le altre valute cosa produrrà? E quando arriverà la prossima ondata di merci dall’Asia al 25% in meno rispetto 1 anno fa, quando bene andrà la bilancia commerciale pilastro della “non” ripresa?

lampo
Scritto il 20 Agosto 2013 at 17:27

Aggiungo al dibattito un dato che non è emerso. L’euro nell’ultimo trimestre si sta rafforzando (ingiustificatamente) anche su valute di Paesi emergenti sudamericani. Due esempi +20% sul Brasile e +10% sul Messico.
Quindi più di fuga dai mercati emergenti la chiamerei posizionamento tattico a livello di cambi sui mercati emergenti, a seconda di chi ci vuole esportare… penalizzando altri (Europa per esempio).

Lo chiamerei suicidio commerciale per l’Europa…
Ancora mi meraviglio che Draghi non intervenga con un ribasso dei tassi per svalutare l’euro (soprattutto nei confronti del dollaro americano e di alcune valute tipo AUD o JPY)
Evidentemente vede in arrivo una ripresa economica record… oppure avremo qualche GROSSO problema con le future esportazioni.
Un lato positivo: in cambio compriamo materie prime ed energia ad un prezzo più ragionevole… ovviamente d’estate! 🙄

john_ludd
Scritto il 20 Agosto 2013 at 20:52

lampo,

l’ultima sparata dei tedeschi è che la BCE deve essere pronta ad alzare i tassi in caso di inflazione. Mi è sempre più difficile comprendere come qualcuno possa continuare a riporre speranze in una soluzione non tragica dell’eurozona. I tedeschi vogliono l’euro forte, punto. Quello che esportano non è troppo condizionato dal cambio, un indiano o un cinese che compra Audi è perché ha molti soldi, mentre per Francia e soprattutto Italia il rapporto di cambio è molto importante. Il mix di prodotti esportati è diverso e ha una diversa sensibilità. Per i tedeschi è o come dicono loro oppure niente, ogni tanto buttano un osso e tanto basta ai sudditi, ma alla fine probabilmente sarà niente. Se uno non crede alla sostenibilità dei rapporti di cambi oggi è un’occasione per diversificare in valuta o per mettersi a piangere ? Se uno pensa che la corona è ok, è meglio comprarla a 7,3 oppure a 8,1 ? A mio mediocre avviso la valuta di un paese (democratico) esportatore di energia è intrinsecamente più solida di uno che importa. Ovviamente non a qualsiasi prezzo.

lampo
Scritto il 20 Agosto 2013 at 22:00

john_ludd@finanza,

Infatti i tedeschi hanno sempre avuto il terrore dell’inflazione… probabilmente comparabile con la cultura finanziaria di alcuni loro leader (non faccio nomi perché sono in periodo elettorale).
Sì, sono d’accordo sul difendersi come hai descritto ( già fatto)… aggiungo di puntare anche sui Paesi che vengono contesi per il mercato interno dei loro consumatori… purché abbiano una bassa dipendenza economica dai capitali bancari esteri ( in modo che in caso di crash dei mercati sviluppati non corrano a disinvestire per coprire le posizioni locali in perdita come e)

lampo
Scritto il 20 Agosto 2013 at 22:08

… ho premuto invio per sbaglio.
Dicevo come è avvenuto recentemente), causando anche un crollo anche di tale mercato. Aggiungo che tali paesi sarebbe meglio che abbiano una bassa dipendenza energetica e di materie prime dall’estero… oltre ad una buona curva demografica, un reddito personale in aumento, un buon deterrente militare, ecc.
Ma che soprattutto abbiano una politica lungimirante in più settori possibili.

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