WALL STREET: inflation is coming?

Scritto il alle 15:13 da Danilo DT

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Non sono certo successe tantissime cose nell’ultima ottava. Anche se le aspettative su un elemento stanno lievitando considerevolmente: si trattata dell’inflazione che sembra salire ma…siamo onesti. Occorrono conferme. Analisi COT Report del CFTC [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno rafforzato l’ipotesi che l’economia mondiale, dopo quasi un decennio, sta forse per entrare in una nuova e diversa fase della sua storia. All’improvviso, infatti, assistiamo ad un incremento consistente delle quotazioni delle commodities, e ad un significativo lievitare dei rendimenti obbligazionari. Certo, è ancora presto per dirlo, e sono necessarie ulteriori conferme, ma sembra profilarsi per davvero un ritorno dell’inflazione sullo scenario economico internazionale. Se così fosse le conseguenze sarebbero certamente rilevanti. Il primo a rendersene conto è stato il presidente Trump che, in uno dei suoi ormai famosi tweet, ha attaccato l’OPEC di voler manipolare al rialzo il prezzo del petrolio. Evidentemente teme il rialzo dei prezzi dell’oro nero, omette però di dire che anche la sua politica fiscale iper-espansiva, da finanziare con emissione di nuovo debito, potrebbe divenire nel tempo un grande propellente del fenomeno inflattivo.

Meglio comunque non precorrere i tempi, ed esaminare l’attuale situazione dello scenario intermarket. In particolare, il dollaro Usa conferma di aver arrestato la sua discesa, nell’ultimo mese infatti si è rivalutato di circa l’ 1 % nei confronti delle altre più importanti valute. Le commodities, come già accennato, registrano, invece, un’improvvisa e sospetta vivacità, solo nelle ultime 3 settimane lievitano del 4,15 % in termini reali. In particolare sono le quotazioni del petrolio a preoccupare, il WTI chiude infatti la settimana sui massimi degli ultimi 3 anni a quota 68,26. Ma è il mercato obbligazionario a prospettare con maggior convinzione un’imminente cambio di scenario. I rendimenti dei bond decennali Usa, anche in quest’ultima ottava, lievitano infatti di altri 14 bps,e raggiungono quota 2,96 %. Siamo, dunque, ormai ad un passo dai massimi relativi registrati nel 2013, a quota 3,03 %. Può darsi che oggi come allora l’ascesa dei rendimenti s’arresti, se invece tale quota sarà, nelle prossime settimane, abbattuta e superata, avremo la conferma di un mutamento strutturale in corso. A fronte di tali innovative dinamiche, appaiono a posteriori del tutto giustificate le fibrillazioni registrate negli ultimi mesi sui mercati azionari. Abbiamo, infatti, più volte evidenziato, in passato, che il prolungato bull market dell’equity aveva come presupposto principe il contenimento dei costi dei più importanti fattori produttivi ( materie prime, capitale e lavoro ). Il timore del venir meno di tale presupposto, come sembrano adombrare le dinamiche delle commodities e dei rendimenti, giustifica e rende logici gli storni e le incertezze degli ultimi mesi. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, non a caso quota oggi 2.670,14 punti, ossia il 7 % in meno dai massimi storici registrati in gennaio. Del tutto opposto l’andamento di borsa italiana, che registra dall’inizio dell’anno un dissonante incremento del 7,7 %. Evidentemente la ripresa del fenomeno inflattivo piace, e favorisce il nostro listino, dato il gran peso che vi hanno titoli bancari e petroliferi. Ma alla lunga sarà ancora così ?

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla  CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 146.879
Large Traders : + 89.278
Small Traders : + 57.601

Si conferma, quindi, la configurazione e l’assetto, statisticamente volatile, del mercato dei derivati azionari Usa, ormai in essere da oltre 4 mesi. In quest’ultima ottava, registriamo variazioni ancora esigue nelle posizioni dei diversi operatori, pari a soli 3.415 contratti. In particolare, solo gli Small traders, manifestano qualche timore, cedono infatti l’intero lotto di 3.415 contratti long, ma restano saldamente in posizione Net Long. Per contro, i Large traders acquistano 1.684 contratti long, e consolidano la loro abituale posizione trend following, Net Long. I Commercial traders, infine, acquistano anch’essi 1.731 contratti long e scalfiscono soltanto la loro ancora molto forte posizione di copertura, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, esigue e non significative, non mutano la solida configurazione attuale del mercato dei derivati azionari Usa.

Evidentemente gli operatori non scorgono motivi per cambiare il loro orientamento, nonostante i mutamenti rilevanti in corso sullo scenario intermarket. A dire il vero, gli operatori che operano sul mercato dei derivati i mutamenti li avevano già anticipati, visto che già in data 05/12/2017, avevano cambiato assetto ed affermato l’attuale incerta e volatile configurazione. La circostanza che la riconfermino e la consolidano di settimana in settimana ci fa desumere che il nuovo ed incerto scenario, appena adombrato anche sul piano intermarket, proseguirà anche nei prossimi mesi. Confermo pertanto la mia view, già espressa in precedenti post, siamo credo all’inizio di una fase di trapasso macroeconomico, in cui s’adombrano segnali di ripresa del fenomeno inflattivo, però ancora non pienamente suffragati e confermati. Gli operatori del mercato azionario aspettano quindi di vedere come s’evolverà la situazione, e nell’incertezza lateralizzano.

Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora incerto per i mercati azionari, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo, molto movimentato, inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra una perdita del 3,12 %, ascrivibile all’anomala divergenza registrata, nel panorama azionario mondiale, dalla borsa italiana, che segna una performance positiva pari al + 7,74 %. Conseguita pertanto una sotto-performance del 10,86 %, che ritengo del tutto momentanea, e che non fà, comunque, venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con l’analisi sopra esposta, questa settimana riduco dal 65 al 60 % le mie posizioni long ed innalzo dal 35 al 40 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long, limitata al solo 20 % del mio portafoglio.
Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito. Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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