Euro: conviene uscire? Se guardiamo i costi e le prospettive…

Scritto il alle 11:30 da Danilo DT

Molto spesso anche su questo blog si è parlato sulla convenienza per l’Italia (e per la Grecia) di rimanere nell’Unione Europea. Detto in altri termini, ci conviene ancora tenerci l’Euro o è meglio tornare alla Lira, accettando magari uan forte svalutazione a con la possibilità di poter poi fare NOI mercato secondo le nostre esigenze?
Io sono sempre stato scettico sullo staccamento dell’Italia dall’Eurozona, però è sempre molto interessante valutare opzioni diverse, soprattuto se supportate da argomenti validi.
Proprio oggi leggo di uno studio di UBS che chiarisce un po’ le idee e confferma quanto temevo…

MILANO – Si può uscire legalmente dall’euro? Si può uscire eventualmente in maniera illegale, cioè strappando il Trattato? E se sì, che cosa succede dal punto di vista giuridico allo Stato che abbandona la moneta unica o addirittura l’Unione? E soprattutto: in che moneta andranno pagati i titoli di Stato originariamente denominati in euro? Quale tribunale dovrà decidere un’eventuale causa? In una domanda: come verranno tutelati i creditori (banche, fondi istituzionali, risparmiatori) locali e stranieri? Non sono questioni di poco conto, se in tutto il mondo i più attrezzati studi legali da mesi spulciano il diritto comunitario e internazionale e simulano le conseguenze giuridiche di una rottura dell’eurozona.
Finora, sollecitate dai timori di un default della Grecia, le analisi hanno approfondito gli effetti economici di un’uscita di Atene dall’euro: Ubs ha stimato che ogni cittadino greco subirebbe una perdita fra 9.500 e 11.500 euro il primo anno post-euro e di 3-4 mila euro in quelli successivi. Ma anche dal punto di vista giuridico ci sono stati diversi studi e simulazioni, finiti sui tavoli delle cancellerie di tutta Europa, a cominciare proprio da quella greca, la più interessata in teoria a un ritorno alla dracma per riprendere il controllo della politica monetaria. Ma anche un Paese forte, come la Germania, potrebbe in teoria avere interesse a tornare al marco, o magari a creare una doppia valuta, euro forte ed euro debole.
Secondo l’analisi di un grande studio legale internazionale coinvolto nella gestione dei debiti sovrani (che ha chiesto l’anonimato), il punto di partenza da considerare è che non esiste un diritto di uscita dall’euro o dall’Europa, visto che i Trattati sono irrevocabili, fissati «per una durata illimitata». Di fatto dunque l’abbandono della moneta unica potrebbe avvenire solo con una revisione dei Trattati o con un atto unilaterale di uno Stato: ad ogni modo con un atto politico. Che però non è privo di conseguenze sul piano legale. Visto che l’euro continuerà ad esistere, le obbligazioni dello Stato emesse fino a quel momento come devono essere considerate? Rimarranno espresse e regolate in euro, o saranno convertiti nella nuova (vecchia) moneta, per esempio nella dracma nel caso della Grecia?
La conversione dell’obbligazione nella nuova moneta locale ha ovvie conseguenze nei confronti dei creditori, specialmente se essa dovesse svalutarsi dopo la sua (re)introduzione. Ma non è sempre detto: se infatti lasciasse la Germania, i creditori potrebbero beneficiare della conversione, se il nuovo marco si apprezzerà rispetto all’euro.
L’eventuale perdita di valore del bond inevitabilmente esporrà lo Stato debitore a rischi legali. In caso di controversie però il creditore potrebbe trovarsi svantaggiato: è molto probabile infatti che i tribunali dello Stato uscente (di solito competenti per le cause sui bond) possano orientarsi verso una soluzione a favore della valuta locale, indipendentemente dal diritto applicabile al bond o al debito secondo il contratto iniziale. Ma non è l’unico scenario possibile: anche se il debito è regolato dalla legge dello Stato uscente i tribunali di altri Paesi possono disapplicare la «lex monetae» sostenendo che la nuova moneta, essendo nata dalla violazione di un trattato internazionale è, per così dire, «illegale», e dunque potrebbero non applicarla continuando a sostenere la denominazione in euro dei bond su cui si devono esprimere.
In sostanza, i creditori internazionali che hanno acquistato (o sottoscritto) obbligazioni regolate dalle leggi straniere (soprattutto inglesi o americane) pagabili fuori dallo Stato uscente dall’euro manterranno la denominazione in euro del loro debito, sebbene al punto di vista finanziario il deprezzamento della moneta locale comporterà comunque un aumento del rischio di credito. Viceversa, i creditori basati nello Stato uscente o che hanno obbligazioni regolate dal diritto domestico (di solito i cittadini che hanno titoli di Stato) potrebbe ritrovarsi il proprio credito convertito nella moneta nuova, e dunque esposto alla svalutazione. Insomma un groviglio giuridico che rende pressoché impossibile lo scioglimento dell’Unione. Proprio quello che i padri fondatori dell’Europa volevano ottenere. (Source)

Le stesso studio di UBS, inoltre ci dice che secondo i loro calcoli, anche al cittadino tedesco l’uscita dall’EURO costerebbe il giusto. La stima è di un onere che sta fra i 6.000 e gli 8.000 Euro per il primo anno, e poi di circa 4.000 Euro per gli anni successivi. Con un PIL potenzialmente in caduta il primo anno di un 25% circa… Fatevi due conti e ditemi se anche ai amici tedeschi e francesi conviene avanzare ipotesi secessionistiche. Senza poi dimenticare l’effetto contagio sui mercati finanziari che sarebbe DE-VA-STAN-TE, un effetto poco prevedivile e calcolabile a priori, ma potenzialmente letale per il sistema finanziario.

Dice bene la Merkel: non si può tornare indietro. L’articolo sopra lo sottolinea. Ormai l’Euro è una strada che dovrà essere percorsa, anche se non sarà facile. E questa strada dovrà progressivamente portare ad una maggiore unione innanzitutto fiscale, con la nascita dei famigerati Eurobond, ormai diventati secondo me una necessità.
Come dice giustamente Martin Wolf, ormai l’Unione Europea è un giocattolo che non si può smontare. Si può solo rompere. Certo, bisogna colpevolizzare la leggerezza con cui certi conti, nel momento della nascita del progetto, sono stati fatti. Ma ormai è tardi, guardarsi indietro significa perdere tempo. Non è più il momento di piangersi addosso sul quanto è stato fatto. E’ il momento di guardare solo ed esclusivamente avanti, dando prospettive valide e credibili.
Questo, ovviamente secondo il sottoscritto.
Ovvio, i conti di cui sopra si riferiscono a stati come Grecia e Germania. Toglietevi dalla testa che i costi a cui dovrebbe essere sottoposto l’italiano medio siano poi così distanti da quelli subiti dagli ellenici. E poi ditemi voi se conviene (teoricamente) voler uscire dall’Euro.

Stay Tuned!

DT

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17 commenti Commenta
Scritto il 21 Settembre 2011 at 11:56

Arriva intanto il DOWNGRADING di FIAT….

albertom
Scritto il 21 Settembre 2011 at 12:10

Io penso che quando Tutti Focalizzeranno che tutta questa colossale recita sulla fine dell’euro e’ “solo” il piu’ grosso tentativo di costringere i cinesi ad alzare il loro tasso di cambio, allora forse tutto sara’ piu’ trasparente.
Segnatevela

ob1KnoB
Scritto il 21 Settembre 2011 at 12:29

A spanne il ‘debito’ statale procapite in Italia e’ di 35/40mila euro. Strana convergenza di importi: “a ogni cittadino sara’ riconducibile una perdita di 10/15mila il primo anno 4/5 mila gli anni successivi”. Sunto: i debiti dobbiamo pagarli si scelga solo come.

gremlin
Scritto il 21 Settembre 2011 at 12:54

sì, forse il male minore è continuare a stampare carta moneta e rimandare il crollo dell’euro alla prossima guerra interplanetaria…

poi si dovrebbe dimostrare che dentro l’euro ci sono stati virtuosi a cui riconoscere il potere di commissariamento degli stati che vanno a putt….

paolo41
Scritto il 21 Settembre 2011 at 13:16

Dream Theater,

sai come la penso, prima che salta l’euro e meglio sarà per i paesi periferici.
Mi spiego meglio: nella situazione attuale i tedeschi hanno tutto l’interesse a protrarre il più possibile l’agonia della Grecia e continuare a strizzare i paesi periferici. Non dobbiamo mai dimenticare che le industrie tedesche e francesi vivono essenzialmente sulle esportazioni in Europa, paesi che con l’annessione all’euro hanno visto automaticamente tarpata la possibilità di fare svalutazioni competitive al fine di mantenere accettabili livelli di produzione, comunque sufficienti a favorire nuovi investimenti.
Con l’euro si è bloccato tutto e quegli imprenditori a cui premeva ancora mantenere in vita la propria azienda sono stati costretti a delocalizzare, mentre altri sono stati costretti a chiudere l’azienda o a vendere ad aziende estere che, in breve lasso di tempo, hanno trasferito le produzioni nei loro paesi, mantenendo le quote di mercato.
Quindi voglio dire che se affrontiamo il probema dal lato dei costi perchè non calcoliamo quanto è costata questa deindustrializzazione per ogni testa della cittadinanza italiana e quanto costerà negli anni a venire?????
Se i legali dicono che è impossibile uscire dall’euro, cosa risponderanno quando i greci, ormai arrivati al colmo (esempio banale: sono costretti a fare le fotocopie dei libri di scuola e sono a proporzioni di alunni per classe che neanche la Gelmini riterrebbe proponibili), prenderanno per il collo qualche ministro…. E se succede lì, è molto probabile che le rivolte sociali si estendano anche ad altri paesi, tipo il nostro, dove non esiste una classe politica in grado di affrontare una minima soluzione per ridurre drasticamente l’enorme debito e per favorire la crescita.
Proviamo ad immaginare non tanto il default della Grecia, che tutto considerato sono noccioline, ma al default dell’Italia e vedremo …se l’euro starà ancora in piedi.
Ma queste considerazioni sono arcinote al mondo economico e finanziario che, come gli struzzi, nascondono la testa sotto terra, dilazionando qualsiasi decisione anche perchè hanno, tutti insieme, dalla Germania al Lussemburgo, paura a muoversi.
Si nascondono dietro i costi e gli aspetti legali, ma i problemi sono ben altri….

ob1KnoB
Scritto il 21 Settembre 2011 at 13:21

Ancora a spanne: Ipotizzando un extrarendimento del 2.5% sul nostro debito (non i 400bp!!!) saltano fuori 60Mld di euro all’anno (e ogni 100bp sono altri 24mld)…ma dove vogliamo andare?

idleproc
Scritto il 21 Settembre 2011 at 13:39

paolo41,

E’ esattamente come la penso. La dilazione senza nessuna decisione di trasformare l’europa in stato federale ci porterà a perdere capitale e risorse essenziali per “autotassarci” e ripartire da soli… L’ipotesi più probabile, vista l’insipienza della classe politica europea e la degenerazione della nostra, credo sarà la lenta agonia. Salvo crolli sostanziali e le conseguenti reazioni sociali ingestibili con le favole che li spingano a darsi una mossa…

angiglio
Scritto il 21 Settembre 2011 at 14:10

E’ da tempo che mi pongo una domanda a cui non sò assolutamente rispondere; magari potete aiutarmi.
Poniamo il caso che la Grecia esca dall’euro e torni alla Dracma. Cosa succederebbe ad un eventuale risparmiatore residente in Grecia che avesse quote di fondi comuni esteri (magari con sede negli USA), acquistati presso la propria banca in Grecia ma con banca depositaria in un altro paese europeo (che invece continuerà a restare nell’euro) e sede della società di gestione sempre in un paese europeo (che anch’esso ipotizziamo continui a restare nell’euro).
Continuerà a vedersi le sue quote in Euro?
Oppure se le troverà in Dracme?
E’ un dubbio che mi sono posto da alcune settimane.

gremlin
Scritto il 21 Settembre 2011 at 15:12

angiglio@finanza,

finchè l’euro esiste tutto resta come prima ed eventuali cedole rimborsi sottoscrizioni vengono regolati al cambio euro/dracma
lo stesso vale anche per i fondi nazionali
diventa un investimento in valuta estera e basta
il ritorno alla dracma (o alla lira) è un disastro per la perdita di potere d’acquisto mentre il possesso di euro sia in titoli che cash attenuerà la botta
i c/c potrebbero invece essere falcidiati perchè verrà attuato d’ufficio il concambio ad un tasso ufficiale di gran lunga più sfavorevole di quello che verrà praticato a borsa nera (è un ritorno all’antico)
l’uscita dall’euro, se ci sarà, verrà comunicata di sabato o domenica e da lunedì nessuno avrà più la possibilità di prelevare euro o bonificare per alcuni giorni, i bancomat dovranno essere settati e caricati con dracme e pure l’informatica bancaria andrà messa alla prova
la banca centrale dovrà iniziare a stampare in gran segreto parecchio tempo prima della data X
i dipendenti delle banche saranno i primi ad accorgersi dell’imminente trapasso

donato1969
Scritto il 21 Settembre 2011 at 15:31

ma veramente siamo tutti convinti che la Germania deve salvare tutti quanti?? nessuno dice che la Germania e la Francia devono salvare prima se stesse!!! ma come mai la Germania non consolida nel proprio debito KFW, che continua a mantenere la tripla A perchè salvata dalla Germania stessa!!! è vero che se solo consolidasse KFW la Germania si avvicinerebbe al 100% di debito/pil. e se cosi fosse perchè dovrebbe mantenere la tripla A.
purtroppo siamo di fronte ad un intera classe politica europea (e forse mondiale, almeno mondo occidentale sviluppato) di incompententi e di incoscienti che per i danni fatti dovrebbe essere spazzata via immediatamente.
Chiaramente in tutto questo marasma la nostra classe politica (il primus in particolare) ce l invidiano tutti!!

angiglio
Scritto il 21 Settembre 2011 at 18:12

gremlin,

Grazie.

gainhunter
Scritto il 21 Settembre 2011 at 19:00

gremlin: poi si dovrebbe dimostrare che dentro l’euro ci sono stati virtuosi a cui riconoscere il potere di commissariamento degli stati che vanno a putt….

Giusto! Infatti mi sembra di aver dimostrato come, guardando la variazione di debito/pil, l’Italia sia da molti anni più virtuosa della Germania (nonostante tutto).

donato1969@finanza,

Sottoscrivo. Io mi chiedo come può fare la Germania a continuare la sua crescita economica visto che ormai anche lei deve frenare l’aumento del suo debito pubblico e visto che la tanto auspicata austerity che colpirà gli Italiani avrà effetti devastanti sulle esportazioni tedesche.

paolo41,

Molto. Grazie!

lucianom
Scritto il 21 Settembre 2011 at 19:14

Malgrado il declassamento degli USA e la disoccupazione enorme,ecc ecc. i bond americani decennali sono sotto i 2%%, così malgrado tutto quello che sta succedendo in Europa l’euro sta andando alla grande rispetto alle altre monete vedi solo oggi
http://www.traderlink.it/quotazioni/valute.php

Le parole non contano nulla quello che conta sono i fatti.Ho diversificato il mio portafoglio in diverse valute ma tutto per ora è stato :mrgreen: inutile.

lucianom
Scritto il 21 Settembre 2011 at 19:19

Ho la netta impressione che tuto questo teatrino sull’ Europa serva a nascondere le enormi magagne negi USA :mrgreen:

lampo
Scritto il 21 Settembre 2011 at 21:16

gremlin:
angiglio@finanza,

…la banca centrale dovrà iniziare a stampare in gran segreto parecchio tempo prima della data X
i dipendenti delle banche saranno i primi ad accorgersi dell’imminente trapasso

Bisogna quindi cercare qualcuno che lavora alle “stamperie” e tenersi informati :mrgreen:
Poi, se decidono improvvisamente di fare l’euro A e B… pensa a tutti quei piccoli imprenditori “itagliani” che hanno ficcato nelle cassette di sicurezza svizzere (esaurendole!) i loro contanti in euro: gli costava meno bruciarli direttamente nella stufa 😯

lucianom,

Concordo… ma sappiamo chi è più forte (USA e UK)… anche se c’è anche la possibilità che l’Europa sia più resistente di quello che sembra… e si scopra improvvisamente lo stadio terminale della malattia del più forte. Vedremo…

Certamente siamo simultaneamente spettatori e comparse di un film che riguarda il periodo storico unico che stiamo attraversando… che farà scuola sui libri di testo a disposizione delle prossime generazioni!

Scritto il 21 Settembre 2011 at 22:19

Bene, sapevo di stuzzicare un po’ di gente… Ottima discussione costruttiva. Ovvio, non possiamo sempre essere tutti d’accordo….
tema che sicuramente non ha una soluzione semplice e veramente risolutiva. La coperta resta corta e qualsiasi sia la soluzione….c’è sempre un drammatico rovescio della medaglia. Ma notate bene… Siamo in buona compagnia ad essere in cattive acque…direi….

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