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WALL STREET: mercato sempre forte grazie anche ai buoni segnali sulla trade war

Scritto il alle 15:34 da Lukas


Anche se permangono i timori sulla crescita economica e sulla fine del ciclo economico, il COT Report continua a dare segnali positivi ed incoraggianti. (Guest Post)

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, il solito tweet di Trump, che annuncia, questa volta, l’imminente firma di un accordo commerciale con la Cina, dà ulteriore ossigeno ai mercati finanziari internazionali. A Wall Street si festeggiano nuovi massimi storici per gli indici azionari Usa. Questo bull market, che dura ormai da quasi 11 anni è, credo, il più odiato della storia. Odiato perché in tantissimi non vi hanno creduto, e non nè hanno tratto i copiosi frutti. Odiato perché lo stesso, si è sviluppato, paradossalmente, nel mentre l’economia globale arrancava, determinando enormi problemi sociali, e nuove ed insopportabili disuguaglianze. Ne hanno, infatti, pagato un prezzo salato i Paesi produttori di materie prime che hanno visto calare i prezzi dei loro prodotti del 25 % in termini reali. Penalizzati altresì molti risparmiatori, in primis italiani, che hanno visto quasi azzerati i rendimenti e le cedole dei propri risparmi, a causa del crollo dei tassi d’interesse. Infine, nè risultano pesantemente danneggiati anche i lavoratori i cui salari reali non crescono ormai da anni, e le cui tutele si sono drasticamente ridotte. Chi scrive è di cultura libertaria e progressista e non è affatto felice di questa perversa, ingiusta ed ineguale evoluzione del sistema capitalistico. Vedere, inoltre, come accaduto anche in quest’ultima settimana nel Regno Unito, i ceti meno abbienti, e più colpiti dalla crisi, affidare le loro speranze di riscatto ai conservatori, sà di beffa, ed è un altro effetto perverso di quest’economia deflazionistica. Ma fintanto che le dinamiche economiche rimarranno queste, non v’è modo d’invertire tale tendenza, anzi credo che assisteremo nel prossimo futuro ad altri episodi della stessa specie.Lo stesso Trump è il frutto, l’emblema principe, di tale perversa dinamica. Se cambiamo però l’ottica di osservazione, se osserviamo cioè lo stesso fenomeno, ponendoci dal punto di vista delle imprese e dei mercati, le cose cambiano radicalmente. In meglio, ovviamente. Non si ricordano, infatti, almeno dal II dopoguerra in poi, condizioni più favorevoli di quelle attuali. Mai vista infatti una contrazione così marcata dei costi di produzione ( materie prime, capitale, e lavoro ) a cui si aggiunge un’imponente rivoluzione tecnologica, che accresce di molto l’efficienza e la produttività delle imprese, soprattutto di quelle più grandi, quotate nelle borse. L’enorme compressione dei costi di produzione,  anche a parità di ricavi, determina un inevitabile e costante incremento degli utili, nei bilanci delle imprese. E se gli utili crescono, e sono previsti in crescita del 10 % anche nel 2020, le quotazioni azionarie non possono che lievitare, come accade ormai da oltre 10 anni. Ed è per questi motivi che, a differenza di tanti, ritengo che sui mercati azionari non vi sia una bolla. Ma la mia è solo una personalissima ed umile opinione.

Riflessioni, quelle sopra illustrate, di carattere generale, ma esaminiamo cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Nella scorsa ottava, il dollar index ha ceduto un ulteriore 0,54 %, ed è retrocesso a quota 97,17.  La debolezza della valuta Usa dura già da qualche settimana, ci vuol forse segnalare qualcosa ? Forse l’embrione di un ritorno sulla scena dell’inflazione ? Qualche segnale c’è ma, al momento, è bene non farsi soverchie illusioni. Anche i prezzi delle commodities lievitano dello 0,97 % in termini reali, e sembrano voler invertire il loro, più che decennale, trend al ribasso, ma anche in questo caso è bene attendere conferme più probanti. Segnali meno incoraggianti giungono, invece, dal mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali americani cedono, infatti, 2 bps e retrocedono a quota 1,82 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, invece, cedono 1 solo bps, e tornano a quota 1,61 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, risulta pari a 21 bps, un’inclinazione debole ma comunque sufficiente per escludere che si verifichi, a breve, una recessione per l’economia Usa. Il mercato azionario, come detto, continua a lievitare, ed anche questa settimana sono stati registrati nuovi record storici. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, ha registrato un incremento dello 0,73 %, ed ha chiuso l’ottava a quota 3.168,80 punti, un livello inimmaginale solo 12 mesi orsono.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 12.399

Large Traders :  + 10.026

Small Traders : + 2.373

Si riconferma, pertanto, la nuova configurazione lateral-rialzista del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, sono state esigue, pari a soli 3.165 contratti. In particolare, i Large Traders cedono 2.456 contratti long, e riducono ulteriormente l’entità della loro   esposizione Net Long. Gli Small Traders, cedono anch’essi 709 contratti long, ed a malapena conservano la loro nuova ed esigua posizione Net Long. I potenti Commercial Traders, invece, si dimostrano invece sempre più sicuri, anzi quasi arroganti, acquistano infatti l’intero lotto dei 3.165 contratti long, e contraggono ulteriormente il loro livello di copertura, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, seppur limitate nell’entità, ci confermano che al momento il mercato è nell’assoluto controllo delle MANI FORTI. Quest’ultime i hanno, infatti, progressivamente ridotto il loro livello di copertura, oggi ben inferiore alla loro media storica. Evidentemente non temono storni dei mercati, e ritengono del tutto superfluo coprirsi con i derivati del mercato secondario. Segnalo, tuttavia, che tutti gli operatori si stanno pian piano avvicinando alla linea dello zero, potrebbe pertanto esserci a breve un mutamento rilevante negli assetti e negli equilibri di mercato. In particolare, se dovesse continuare la tendenza delle ultime settimane, e si verificasse una contemporanea doppia inversione dei Large e dei Commercial traders, il mercato diverrà ancor più rialzista dell’attuale. Ma potrebbe anche accadere il contrario, ossia che che gli Small traders rimanghino da soli in posizione Net Long, in quel caso ci sarebbe, invece, da preoccuparsi. Per ora, comunque, queste sono solo delle ipotesi, e non delle certezze. Monitoreremo con attenzione l’evolversi della situazione. Per il momento, riconfermo la mia moderata view lateral-rialzista.

View, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo difficile 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 9,62 %. La perdita è ascrivibile alla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, nonchè alla successiva estenuante fase di lateralizzazione del mercato. Nel frattempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 26,45 %. Conseguita pertanto, sino ad ora, una sotto-performance del 36,07 %. Un incidente di percorso, per un portafoglio che nei precedenti 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %, e che presenta una equity line in progresso di circa il 150 %. Non perdo, tuttavia, la fiducia in esso, anzi sulla base della pregressa esperienza storica, confido, nel prossimo anno, di poter riprendere il cammino virtuoso del passato. In coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 77,5 all’80 % le mie posizioni long, e riduco, nel contempo, dal 22,5 al 20 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione rialzista pari al 60 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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