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Vola il BUND, problemi di capacity. E il QE ha il futuro segnato
Se negli USA le previsioni sono di inflazione in forte aumento e conseguente aumento dei tassi (questa è la teoria, per i fatti come detto aggiorniamoci a fine febbraio, tanto per cominciare) in Europa sta capitando ben altro.
Chi pensava che la globalizzazione potesse cambiare il quadro economico di tutto il mondo dovrò ricredersi. Una politica monetaria divergente e sopratutto una potenziale politica fiscale agli antipodi stanno condizionando il quadro di mercato in modo indiscutibile, creando dei gap non indifferenti tra USA ed Europa.
La conseguenza è questa. Bund mai così forti.
Grafico rendimento Bund a 2 anni
Chi diavolo può investire in bond a 2 anni con questo rendimento negativo? Solo un pazzo lo farebbe, oppure una banca centrale che porta avanti un piano di acquisti che inizia ad avere qualche problemino. Nella fattispecie, il problemino si chiama “carta“.
Infatti Mario Draghi ha già ammesso il problema di “carenza” di carta e allo stesso tempo, cambiando le carte in tavola ed acquistando bond anche con rendimenti inferiori ai minimi prestabiliti, ha aperto le porte della speculazione e del nuovo rally dei titoli a tasso negativo.
Dopo mesi di acquisti di Bond governativi, le banche centrali nazionali non hanno piu’ titoli a lunga data da acquistare. La normativa della Bce prevede infatti che le banche centrali non possano comprare piu’ di un terzo dell’ammontare a disposizione di un singolo titolo. Gli istituti nazionali dovranno pertanto comprare una fetta maggiore di bond a breve termine che rendono decisamente meno di zero.
Credit Agricole ha fatto due conti ed ecco cosa ha scoperto.
(…) Arrivati ad aprile, secondo i calcoli di Credit Agricole, la Bundesbank avrà in mano un terzo di ogni bund in circolazione che abbia una durata superiore ai 5 anni. Oggi il tasso a due anni dei Bund sul secondario ha toccato il minimo di -0,87% (vedi grafico sotto).
Che lo voglia o meno, la Banca centrale tedesca sarà costretta a comprare titoli che rendono meno del tasso di deposito. Questo spingerà la Bundesbank ha chiedere con sempre maggiore insistenza la fine del programma di Quantitative Easing, in particolare non appena l’inflazione supererà il 2%, ossia l’obiettivo fissato dalla Bce per ottenere la stabilità dei prezzi desiderata. (…) (WSI)
In altri termini, il motore sta per ingripparsi, per un problema di capacity. E questo potrebbe essere l’inizio della fine del QE che Draghi vorrebbe portare avanti all’infinito. Ma questo è possibile solo nel mondo dei sogni. E quindi? IL faro va sui nostri BTP. O si inventano una socializzazione del debito, oppure una qualche iniziativa sopratutto sui bond detenuto dalla BCE, oppure sarà l’inizio dell’amaro risveglio. Attendiamo fiduciosi.
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