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TASSO INFLAZIONE: numeri da paura. Ma il mercato ha le spalle molto larghe (per ora)
BOOM. Certo che a vedere i dati sull’inflazione comunicati ieri un po’ di paura è venuta agli operatori.
Infatti, per chi non lo sapesse, l’inflazione ha registrato una variazione del +0,9% su base mensile, risultando superiore al +0,5% del consensus e al +0,6% di maggio, mentre su base annua la crescita dell’inflazione è stata del 5,4%, superiore al 5% di maggio e al 4,9% delle aspettative del mercato.
Insomma, l’inflazione va ben oltre le aspettative degli analisti.
La logica quindi dovrebbe essere: più inflazione e quindi banche centrali più proattive con manovre restrittive di politica monetaria. In altri termini, per la FED è giunta l’ora del tapering.
Malgrado queste logiche, i mercati si sono comportati in modo equilibrato.
Inflazione USA: in grande rally
Analisti decisamente spiazzati e qui vedete la divergenza. Motivo? In primis torniamo a replicare i discorsi fatti con la precedente rilevazione. Se andiamo a “spacchettare” i dati sul tasso inflazione USA, scopriamo che ci siano delle partite transitorie che stiano drogando l’andamento del CPI. Tipo immobiliare e soprattutto hotel, aerei e auto usate.
Benissimo, quindi possiamo stare tranquilli? Beh, facciamo una cosa, andiamo a depurare il dato e togliamo tutte le parti “straordinariamente” in impennata, cosa otteniamo? Pur sempre numeri importanti. Vale a dire il tasso inflazione più alto da quasi 30 anni. Dite che è poco?
E difatti ecco che subito arrivano i primi commenti della FED.
(Teleborsa) – “È opportuno iniziare a parlare di riduzione degli acquisti di asset, riducendo alcune delle politiche accomodanti che abbiamo fornito all’economia”. È quanto affermato da Mary Daly, presidente della Federal Reserve Bank of San Francisco e quindi componente del Federal Open Market Committee (FOMC) della FED. “Saremo ancora in una posizione molto accomodante con un tasso di finanziamento basso, ma non abbiamo bisogno di tutti gli strumenti, siccome vediamo l’economia procedere sui suoi passi”, ha aggiunto durante un’intervista alla CNBC.
Malgrado questo i mercati si muovono poco. Secondo molti, nessuno ha il reale interesse di fare saltare la baracca perché le conseguenze sarebbero decisamente problematiche. La FED quindi ha agito di “forward guidance” tastando il terreno come ormai è d’abitudine. E la chiave saranno i prossimi mesi dove il CPI dovrà comunque far registrare il picco per poi tornare a scendere.
Inoltre il mercato è ormai in mano a software, investimenti passivi, gestori di grandi dimensioni, insomma è “pilotato” artificiosamente e ancora lo sarà finchè non capiterà qualcosa di incorreggibile. Vi preoccupate di società come RobinHood che potrebbero far saltare il mercato?
Leggevo proprio in questi giorni uno studio al riguardo.
Vanguard, società leader negli USA soprattutto con la finanza passiva (ETF) gestisce più di 7 trilioni di dollari di asset. Un investitore perfetto per i mercati perché non specula ed è di dimensioni impressionanti, alimentato dalla grande liquidità prodotta in questi anni.
Robinhood invece ha circa 80 miliardi di dollari di asset (circa l’1% di ciò che Vanguard gestisce). Quegli 80 miliardi di dollari sono distribuiti su 18 milioni di conti, per una dimensione media del conto di poco più di 4.000 dollari per cliente. Dobbiamo avere paura di RobinHood? Inoltre quante altre Vanguard ci sono sul mercato?
Quindi al momento il mercato ha le spalle larghe, larghissime, e di certo questo meccanismo continuerà a reggere fintanto che qualcosa di fortemente traumatico dovesse accadere. Primo fra tutto un CPI fuori controllo. Ma non ora. Le banche centrali guardano con attenzione, la FED ovviamente con qualche timore in più, visto che poi, il tasso inflazione, non è uguale ovunque…
STAY TUNED!
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