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TARGET2: una Eurozona più equilibrata, si può!

Scritto il alle 11:30 da Danilo DT

Che l’Eurozona sia un mondo decisamente imperfetto, questo lo sappiamo benissimo. Che sia la casa del disequilibrio anche.
Occorre però anche dire che, per certi versi, qualcosa si sta muovendo. Fino a qualche tempo fa ci trovavamo con un’Eurozona spaccata in due, dove i paesi con avanzi nella bilancia dei pagamenti erano quelli del nord Europa, e su tutti UNO era lo stato che compensava tutti gli altri paesi, in particolar modo quelli deboli del sud Europa (parlo ovviamente della Germania).

Oggi, per carità, non possiamo certo dire che le cose siano cambiate radicalmente ma, ammettiamolo, qualcosa si sta muovendo e i gradi disequilibri stanno un pochino rientrando.

Torniamo a parlare del cosiddetto Target 2. Un sistema di pagamenti che coinvolge le banche in paesi diversi dell’Eurozona, e che praticamente conteggia i movimenti di bonifici fra banche, in entrata ed uscita. Quale strumento migliore per meglio capire come si muovono gli affari in Eurozona, visto che in questi conteggi non vengono considerati i flussi delle banche centrali che potrebbero “macchiare l’analisi”?

Sono andato a riprendermi il grafico del Target2 dal sito EurocrisisMonitor  . E non posso negarvi una certa sorpresa ma anche una positiva sensazione, nel vedere che qualcosa si sta muovendo.

Eurozona: forse non sta collassando per il Target2

Tanto per cominciare una buona notizia. In passato c’era chi temeva che per colpa del Target2 e dei disequilibri che portavano la Germania a doversi assumere un enorme rischio, (essendo il più grande stato creditore dell’Eurozona) ci fosse un rischio sistemico che avrebbe fatto saltare l’Unione Europea. Bene, come vedete dal grafico la situazione sta lentamente rientrando. Il che è molto positivo in quanto significa che si sta arrivando ad avere progressivamente un’Eurozona più equilibrata per lo meno sotto questo punto di vista. Sicuramente molto hanno fatto le campagne d’austerity ed i grossi sforzi dei governi periferici, e anche un logorio economico che ha dato loro indirettamente una maggiore competitività.

Una nota di demerito però all’Italia. Nel grafico è in arancione. E’ l’unico paese che NON ha avuto migliorie. URGONO misure riparatrici con riforme e quant’altro. Renzi è avvertito e questo grafico testimonia il drammatico ritardo con cui si presenta l’Italia all’appuntamento. Come sempre. Però ora ogni attimo perso significa un danno enorme a livello economico. OCCORRE AGIRE. SUBITO!

I messaggio che ci dà questo grafico del Target2

Facendo un po’ di ricerche su internet sul grafico prima citato, poi, ho trovato questo ottimo (secondo me) pezzo di Enzo Michelangeli  che cita appunto il grafico sopra esposto ed interpreta in modo molto interessante Target2 allo stato attuale:

Come è facile aspettarsi, le attitudini che si riscontrano tendono a essere influenzate dal punto di vista dell’osservatore, ma con strane alleanze. Tra gli allarmisti troviamo:

• Euroscettici della prim’ora, che da anni profetizzano il crollo dell’Eurozona e vedono nella crescita dei saldi solo un altro presagio dell’imminente catastrofe;
• Neo-Keynesiani come Wolfgang Münchau, Martin Wolf e Paul Krugman, che non credono nella possibilità di un’unione monetaria senza unione fiscale e relativi trasferimenti che compensino i disavanzi di conto corrente; a meno che, dicono, la Germania riduca la sua competitività esportando di meno e importando di piú;
• Politici tedesci che devono fare i conti con i propri elettori, perennemente sospettosi di essere in qualche modo raggirati da quei levantini della periferia, sempre pronti a campare a scrocco delle loro fatiche.
Tra chi ostenta meno preoccupazione abbiamo per lo piú:
• Economisti monetaristi abituati a considerare i disavanzi come sostenibili in molti casi;
• Chief Economists di banche internazionali con bilanci in forma men che smagliante, e da ciò incoraggiati ad amare meccanismi che alleviano le tensioni e a minimizzarne i rischi: oltre al già citato Willem Buiter di Citigroup, Erik Nielsen di Unicredit ha definito il dibattito su TARGET2 “semplice contabilità vestita da economia”.

In effetti considerare il Target 2 come semplici movimenti contabili privi di importanza mi sembra un po’ eccessivo. Ma andiamo avanti…

Da notare che Nielsen condivide la tesi secondo cui la causa prima dei saldi è la somma del disavanzo di bilancia dei pagamenti in conto corrente, e sostiene che la crescita dei saldi a partire dal 2007 è stata causata dal blocco del mercato interbancario, che permetteva a tali disavanzi di essere reinvestiti nelle economie della periferia (compensando cosí nel conto finanziario i disavanzi di conto corrente). A mio avviso questo spiega solo parte della storia, e minimizza indebitamente il ruolo della fuga di capitali.

Sia come sia, è fuor di dubbio che le dimensioni dei saldi manifestano un’elevata correlazione con la fiducia o sfiducia nella risoluzione della crisi e col rating soggettivo dei rispettivi paesi, e rappresentano un altro termometro dell’appetito per il rischio di credito di questi ultimi assieme ad altri indicatori quali gli spread sui rendimenti dei titoli di stato o i prezzi dei CDS sovrani.

Quindi il Target 2 è un altro segnale, da sommare con altri indicatori prima esposti, di una migliore fiducia nei confronti dei periferici. Fiducia che è figlia anche di CDS meno cari, di rating migliori e  di spread in ribasso. Ma…che succede se questo clima di fiducia si inverte? Teniamoci questo dubbio amletico, che purtroppo non nasconde il rischio di un nuovo peggioramento del Target 2. Ma andiamo avanti…

Ancora piú interessante è studiare l’andamento, oltre che dei saldi, della preoccupazione in merito a essi: quando il presidente di Bundesbank mostra disagio per il rischio connesso alla sua elevata posizione creditoria, si può immaginare che consideri possibile una rottura almeno parziale dell’Eurozona, perché solo in questo caso il credito vantato da BuBa diventerebbe una fonte di perdite (…)  o, addirittura, stia valutando pro e contro di un’uscita unilaterale dall’Eurozona da parte della Germania. In tal caso, sarebbe forse il caso anche per noi di preoccuparci sul serio… Ed è probabilmente questa la ragione per cui, per calmare le acque, la pubblicazione delle esternazioni nella lettera di Jens Weidmann fu seguita immediatamente da espressioni di elogio e fiducia in Mario Draghi da parte di Angela Merkel, nonostante quest’ultima di Weidmann sia stata una convinta sponsor. (NfA) 

La morale, se permettete, è che forse la Germania si sta rendendo conto che il ruolo di primastella non permette loro di essere “absolute star” in tutte le condizioni di mercato. Occorre però l’impegno di tutti, anche dei tedeschi, se vogliono tutelare i loro interessi. Un impegno di rigore, di cambiamento, e volontà coesa verso un nuovo progetto di Eurozona.

Dite che sto sognando ad occhi aperti? Forse si, ma siamo obiettivi. Abbiamo alternative CREDIBILI che vadano oltre ad una draga camuffata da carro armato?

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Danilo DT

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5 commenti Commenta
bimbogigi
Scritto il 9 Aprile 2014 at 12:28

Prendo spunto e, sul tema degli squilibri nelle bilance dei pagamenti, propongo interessantissimo ultimo articolo di Varoufakis:
http://yanisvaroufakis.eu/2014/04/09/vicious-disequilibrium-in-the-los-angeles-review-of-books/

In sostanza: l’apparenza inganna 😉

idleproc
Scritto il 9 Aprile 2014 at 13:19

bimbogigi@finanza,

Da manuale.
“Try to imagine the mountain of cash on which corporations in the United States and Europe are sitting, too terrorized by the prospect of insufficient consumer demand to invest in the production of things that society needs. We now have it on good authority that some $2 trillion of surpluses are slushing around within corporate America. Another $700 billion is loitering within the United Kingdom’s circuits of finance, refusing to be channeled into productive investments. A further $2 trillion is “lost” in the no man’s land of idle savings, which circulate in continental Europe, Asia, and Latin America. Nearly $5 trillion of idle money is hardly a sign of a world in the process of “rebalancing.””

” …,refusing to be channeled into productive investments.”
Nel domandarsi perché si arriva al nocciolo del problema, che non è solo finanziario, quello finanziario con le sue distorsioni ne è l’effetto, non la causa.

gainhunter
Scritto il 9 Aprile 2014 at 13:43

Grazie alla disoccupazione, che deve diventare strutturale per tenere bassi gli squilibri del Target2.

Scritto il 30 Aprile 2014 at 00:35

The massive liquidity provided by the ECB temporarily substituted for “dysfunctional” Interbank Markets.

The ECB acknowledged its intermediation role already in 2009, but insisted that it would be a temporary one[1].

Indeed, the ECB became a sort of “clearing house” among banks as the ones that deposited excess liquidity at the Central Bank were different from those that were borrowing from the Eurosystem[2].

The evolution of TARGET2 balances

-[ Euro crisis monitor: TARGET2 sources

http://www.eurocrisismonitor.com/Target2%20ECM%20Documentation.pdf ]-

indicates that the intermediation role of the ECB has declined further in 2013 since the peak in 2012[3].

Two factors helping the reactivation of interbank markets and the reduction in the intermediation role of the ECB were

1. the decrease on the remuneration of the deposit facility to zero in June 2012[4]

and

2. the repayments of the LTROs.

By early 2014, the situation had significantly improved, but it had NOT normalised yet.

— l

-[1]- ECB, “Monetary policy and loan supply in the Euro area” – Monthly Bulletin l October 2009

http://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/art1_mb200910_pp63-80en.pdf … Pp. 63-80

-[2]- ECB, “Financial integration in Europe” – April 2012

http://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/financialintegrationineurope201204en.pdf … Pp. 38-42

-[3]- Several Authors have indicated that the TARGET2 can be used to track the intermediation role of the ECB. See, for instance:

S. G. Cecchetti, R. N. McCauley, P. Mcguire, “Interpreting TARGET2 balances” – BIS working papers No 393 l December 2012

http://www.bis.org/publ/work393.pdf … P. 2

-[4]- This interpretation is consistent with

M. Feldstein, “Why is US inflation so low?” – Project Syndicate l June 28, 2013

http://www.project-syndicate.org/commentary/the-inflationary-risk-of-us-commercial-bank-reserves-by-martin-feldstein

— l —

サーファー © -[with data officially released at April 28, 2014]- Surfer

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