SALARI: la chiave per la forza del ciclo economico

Scritto il alle 07:40 da Danilo DT

Direi che ormai è tutto abbastanza chiaro. Al netto della variabile geopolitica, che rappresenta ovviamente un fattore di forte incertezza, per il resto ci ritroviamo con una situazione non certo bellissima.
Forte aumento del tasso inflazione, oltre le aspettative, banche centrali in subbuglio e politica monetaria che diventa restrittiva, anche in modo abbastanza aggressivo, soprattutto oltre oceano.

Le dinamiche da noi sono di tipo recessivo mentre in USA hanno logiche sicuramente più vicine alla reflazione. Ma in entrambi i casi, è chiaro che il costo della vista sta aumentando considerevolmente.

Per riuscire a mantenere i consumi, e quindi la stessa redditività delle aziende (condizione necessaria per giustificare certi multipli di borsa) è però necessario aumentare il potenziale di fuoco di chi muove la ruota, ovvero i consumatori. E non solo con un po’ di entusiasmo ma soprattutto con un po’ di soldi. E’ insomma necessario oggi come non mai, adeguare gli stipendi.
Le strade sono due.

(…) Parliamo dell’aumento dei salari richiesto dal ministro e che lo stesso Orlando ha ipotizzato di legare agli aiuti alle imprese. Per Confindustria è un ricatto e la soluzione andrebbe trovata altrove, magari nel taglio del cuneo fiscale di cui beneficerebbero lavoratori e imprese. Per Orlando, però, un’ipotesi non esclude l’altra e l’idea di un aumento dei salari, in un periodo di forte inflazione, deve essere presa in considerazione e affrontata. (…) [SOURCE]

Ovviamente le due possibilità qui sopra descritte devono essere ragionate entrambe. Anche se la coperta è corta, è assolutamente necessaria una defiscalizzazione degli stipendi. Un intervento quindi in ambito di politica fiscale che tagli il cuneo fiscale senza impattare sul costo azienda. Che però deve comunque avvenire, l’impegno deve essere comune. Uno sforzo maggiore di entrambi per poter continuare tutti a crescere non lasciare che la nostra economia si inabissi.

Eviterei come la peste qualsiasi presa di posizione sul RDC (Reddito di cittadinanza) se non l’ipotesi di tagliarlo in tutto o in parte. Oggi in Italia abbiamo un problema di posti di lavoro “latenti” perché è più conveniente restare sul divano e guardare la TV anziché andare a lavorare. Un privilegio che ci può stare quando la carenza di lavoro è chiara e netta. Oggi mi sembra chiaro che non è cosi. Chiedere a chi ha un locale, un bar, un ristorante o anche solo un frutteto…

Ma lasciamo da parte queste critiche. Ognuno avrà sicuramente il suo pensiero in merito. Ritorniamo sulle criticità della nostra economia, si perché se non interveniamo subito anche sugli stipendi, ci inabissiamo. Guardate il “peso specifico” del nostro PIL sull’Eurozona.

Chart by MilanoFinanza

Contiamo sempre meno, siamo sempre più poveri. E già lo avevate notato dai vari grafici che vi avevo postato sul PIL pro capite. He vi ripropongo.

Il fatto però è che ovviamente le aziende sono fortemente contrarie ad accollarsi tutta la questione. In verità anche in parte ma è necessario, altrimenti l’effetto su tutto il sistema sarà devastante.

Chart by JPMorgan

E il sentiment del consumatore Europeo, già adesso in forte difficoltà, non può che peggiorare ulteriormente. cari politici, cari imprenditori, non sottovalutate la questione. A rimetterci poi, alla fine, sareste voi comunque.

Chart by JPMorgan

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)

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2 commenti Commenta
maietta
Scritto il 17 Maggio 2022 at 18:44

A proposito di RdC e dintorni.Ieri ho visto due signore giovani palesemente appena arrivate dall’Africa profonda.Un salto enorme in un paese dei balocchi per loro.Insieme avevano già 8 figli che prontamente andranno a frequentare le NOSTRE scuole a 7500 euro a cranio 60.000 annui,più servizi,servizi medici,ospedali,aiuti a famiglia disagiata,sempreché non sinano arrivati coi barconi che aumenterebbero il costo.UN VERO FURTO fatto ai danni nostri,altro che poverini!

Scritto il 17 Maggio 2022 at 21:58

intanto da Milano Finanza di oggi:
L’Italia è l’unico paese europeo che ha visto calare i salari dal 1990 al 2020: -2,9%. La Germania ha fatto +34%. La Francia +31%.
Con questo non occorre aggiungere altro. Passo e chiudo

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