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CICLO ECONOMICO: ANALISI E PREVISIONI

Scritto il alle 12:30 da Danilo DT

manoscritto1.gifGood Morning Dreamers!

 

Oggi abbiamo l’onore di ospitare su queste pagine una “penna” molto preparata e competente, un amico che ho conosciuto proprio grazie ai contatti nati con il blog (alla faccia di chi dice che questo blog è troppo virtuale) .

 

In questo scritto avrete modo di conoscere Michele Pancher, personaggio che probabilmente avrete già visto/letto sulle più importanti testate giornalistiche nazionali, il quale ci darà la sua view di mercato.

Vista la bontà e la qualità di quanto scrive, e vista la sua disponibilità alla pubblicazione del pezzo, non ho potuto non approfittarne e non pubblicarlo sul blog.

Lascio quindi spazio a Michele. Ovviamente siete liberi di commentare e di dire la vostra (come sempre). buona lettura a tutti e ancora grazie a Michele per la disponibilità.

 

Ciclo economico: analisi e previsioni (di Michele Pancher)

 

Sono passati circa 10 mesi, allora l’Sp500 quotava 1374 punti con un differenziale fra rendimenti a 2 e 10 anni sul treasury bond attorno ai 129 basis point.
In questi mesi , spesso drammatici , il crollo è arrivato a 850 punti attuali , un 39% di valore si è volatilizzato a causa dello scoppio della bolla creditizia con effetti a valanga , vendite forzose e quant’altro abbiamo visto , sento outlook e previsioni di disastri imminenti, reiterati ’29 , e mi chiedo se realmente sarà cosi…non credo…e non lo credo fermamente .

Quando si parla di mercati il riferimento va sempre a archi temporali di brevissimo e poco o nulla viene dedicato alle tendenze del ciclo economico e dell’interdipendenza delle varie classi d’attivo rispetto all’economia reale , ed è proprio di questo che vorrei disquisire .
sp500mp.jpgA gennaio 2008 la fase economica , secondo il modello di M.Pring era nella cosiddetta fase 5 , di massima intensità dell’espansione economica con il mercato azionario che gia scontava il peggioramento delle condizioni economiche , l’unico mercato ancora al rialzo era quello delle materie prime.
E sono proprio le materie prime le responsabili delle diverse scelte di policy monetaria di Fed e Bce.
Se in Europa l’aumento delle materie prime poneva nel governo della Banca centrale la preoccupazione relativamente l’inflazione nel nuovo continente era l’ultimo dei problemi..e le scelte delle due istituzioni sono state simmetricamente opposte , la Bce all’insegna del suo mandato relativamente all’importanza di mantenere sotto controllo i prezzi aumentava il costo del denaro al 4,25% mentre dall’altra parte si procedeva a tagliare quanto più possibile il tasso.
Abbiamo visto prezzi delle commodity schizzare , petrolio a 150 dollari , e report che davano lo stesso a 200 , 250 …salvo poi essere stati ridimensionati da una nota casa d’affari dopo pochi mesi con target a 50 , e qui va un mio personale complimento all’analista di cui al precedente per la coerenza dimostrata…

Quanto sin qui descritto mette in evidenza come nelle fasi di espansione economica l’aumento dei prezzi delle materie prime contribuisce alla crescita dell’inflazione con la conseguenza di un aumento dei tassi di interesse e dei rendimenti obbligazionari che provocano un’immediata “svolta” ribassista nelle quotazioni obbligazionarie che a loro volta contribuiscono ad un ribasso del mercato azionario; al contrario nelle fasi di contrazione economica i prezzi delle materie prime tendono al ribasso contribuendo ad una diminuzione dell’inflazione e provoca una politica ribassista dei tassi di interesse (con conseguente ribasso dei rendimenti obbligazionari) con chiare immediate implicazioni rialziste nelle quotazioni obbligazionarie ed azionarie.
Anche il dollaro influisce il mercato obbligazionario ed azionario: infatti, una sua diminuzione di valore, contribuendo ad accentuare le pressione inflazionistiche attraverso l’aumento dei prezzi delle materie prime, provoca un effetto ribassista sui mercati mobiliari ; al contrario l’aumento della valuta statunitense esercita un effetto rialzista sui mercati mobiliari nel momento in cui i prezzi delle materie prime si orientano verso il basso.
Tra tutte le materie prime, l’oro è quella che risulta più sensibile all’andamento del dollaro: un’inversione di tendenza della valuta statunitense produce quasi contemporaneamente un’inversione di tendenza dell’oro nella direzione opposta. L’oro, inoltre, possiede l’importante caratteristica di anticipare l’andamento dell’intero mercato delle materie prime.
sp500storicomp.jpgDunque le materie prime provocano un movimento analogo dei rendimenti obbligazionari ed opposto delle quotazioni obbligazionarie mentre le quotazioni obbligazionarie e quelle azionarie tendono invece ad esprimere andamenti analoghi. Ogni significativa divergenza deve essere interpretata come un segnale di possibile inversione di tendenza delle quotazioni azionarie.
Attualmente la parte più brutta è dietro le spalle , anche se la stampa e la reportistica trovano giornalmente motivo di pessimismo per il futuro..oggi la parola “nuova” si chiama deflazione , parola che solo il sentirne parlare provoca in ognuno di noi gli spettri di un futuro economico giapponese…non sarà cosi ed in questo momento economico gli effetti dei consumi personali e delle materie prime ne sono una giustificazione , ma non andremo verso l’inferno finanziario .
Personalmente a mente fredda e senza l’emotività che tanto contraddistingue il parco buoi e gran parte dei media penso che per la metà di dicembre riavremo il nostro bull market sintomo di una condizione economica che viene anticipata di circa 9 mesi , prima però passeremo a vedere un sp500 in area 750 punti ,e notizie davvero cattive dall’economia reale , in quel momento potremmo trovare il massimo punto della recessione economica.

Per quanto concerne la curva dei rendimenti usa per dicembre avremo un differenziale attorno ai 260-270 basis point e il mercato azionario statunitense ripartirà e al traino tutti gli altri.
Mi aspetto da metà dicembre e quantomeno fino a febbraio 2009 un mercato al rialzo , che tanti interpreteranno come un ulteriore bear market rally o un rally prolungato di natale , con conseguente sell off , ma con i minimi di dicembre 2008 che su tutti i mercati non verranno toccati e successivo rialzo fino a luglio, poi vedremo, io sarò long.
Ai bravi analisti ex post il giudizio, con rispetto.

(Grafici: S&P 500 con view di medio e lungo periodo).

 

Michele Pancher

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