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Risultati Euro Sondaggio: il futuro della Moneta unica

Scritto il alle 13:39 da Danilo DT

Come promesso, ecco l’esito e la chiusura del sondaggio fatto con i lettori di IntermarketAndMore.
Come ricordato dal titolo, si trattava di un sondaggio sul futuro dell’Euro.

Quale sarà il futuro della moneta unica?

Ecco quindi l’esito.

Come potete vedere vincono con la maggioranza coloro che vedo uno una continuazione dell’Euro così com’è.
Nell’area dei commenti siete tutti invitati a dire la vostra, in particolar modo coloro che sostengono il ritorno al passato, ovvero il ritorno alla Lira. Ovviamente sono ben accetti anche tutti gli altri!

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DT

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27 commenti Commenta
atomictonto
Scritto il 9 Dicembre 2011 at 14:13

Secondo le ultime notizie si assiste al naturale corso degli eventi a parere mio con “l’autoesclusione dell’Inghilterra” dalla UE, con Cameron che ribadisce anche la non volontà di entrare nella “zona Schengen”.
Quindi si profila un’Inghilterra fuori dall’euro, fuori dalla zona Schengen di “libera circolazione di persone, capitali e prodotti” e penso in un futuro prossimo anche fuori dalla UE (!!).
Nei miei commenti ho sempre sottolineato come sia l’Inghilterra il vero malato della situazione globale, forse anche più degli USA con le banche piene di derivati a livelli assurdi e il meraviglios patrimonio immobiliare di case di legno.
Una popolazione che letteralmente vive di credito, con crescenti tensioni sociali, con le 2 banche private principali di fatto fallite e pompate di soldi pubblici, con il settore assicurativo (altro business-pilastro UK) martoriate da anni dalla crecente instabilità climatica e relativi mega-disastri continui e che in effetti produce nulla o quasi di attraente per il reso dei mercati globali.
Rimane giusto la distesa di speculatori, chiusi nei loro building di vetro ed attaccati ai terminali, che vedo sempre quando passo dalla zona di London Bridge….
Saluti.

idleproc
Scritto il 9 Dicembre 2011 at 15:07

atomictonto@finanza,

UK è stato sempre il cavallo di troia nella UE, oltre a certi insediati sistemi di potere. Una forte Europa continentale con buoni rapporti con gli ex-sovietici e con una politica alternativa all’attuale nel Mediterraneo proprio non ce la vogliono, partendo dagli US. Figuriamoci poi un euro sostenuto da uno stato federale. L’impressione che ho avuto del “vertice” EU è che sia stato inconcludente sul piano economico-finanziario ma che ci sia stato un salto di qualità nell’approccio politico sotto la pressione delle circostanze. E’ stata sconfitta la linea FED “stampa a nastro continuo” che probabilmente avrebbe generato con le ricadute inflazionistiche l’esplosione sociale dell’europa, vi è un segnale di alcuni controlli sulla circolazione dei capitali e sulla fanta-finanza. E’ solo un’impressione ma staremo a vedere, non so se i tempi della crisi si accontenteranno di questo ipotetico risultato…

gianco
Scritto il 9 Dicembre 2011 at 15:25

Temo che qualunque sia l’esito dei 7 punti , noi avremo da piangere !
Perchè abbiamo un cancro interno formato da diversi cancri e senza lavoro non riusciremo mai !
Benetazzo , che a parlare non è slanciato come altri professionisti , ha detto cose giuste , come altri qui ed in altri forum .
Le previsioni di pagare il conto prima o poi erano state dette . Come un proverbio , ok .
Però di fronte ad incredulità generale , ci siamo arrivati davvero .
Ora ci sono le fughe . Di chi può , e di chi si accoda . Ma non si deve creare panico , se no si anticipa .
Poi potrebbe esserci un colpo di reni , che reagisce per non morire . Ma bisognerà raggiungere grandi cambiamenti , se no sarà guerra . Tra l’altro , che intesa c’è tra Gran Bretagna ed USA su Tehran ? Nel senso : come mai sono già in accordo tra loro ?

idleproc
Scritto il 9 Dicembre 2011 at 17:02

gianco@finanza,

Accordo strategico e integrazione finanziaria, truffe comprese, di lunga data… Il problema è il francese che probabilmente si era accordato su spartizioni nel caso di frattura della UE in due aree… forse si è rinsavito, non lo so.

Scritto il 9 Dicembre 2011 at 17:09

Mi spiace constatare dalle bianche scogliere di Diover che da oggi l’europa e’ isolata…..

Scritto il 9 Dicembre 2011 at 17:10

era Dover, ho due dita congelate…

gianco
Scritto il 9 Dicembre 2011 at 17:25

idleproc@finanza,

Allora USA manovra la Gran Bretagna per demolire l’euro , e se Francia e Germania sono pronte a raccogliere le rimanenze , noi siamo il capro espiatorio della situazione . Quindi ci demoliscono e ci comprano per poco .

idleproc
Scritto il 9 Dicembre 2011 at 17:44

gianco@finanza,

…trovare un Pollo Bello Grasso da spennare e cucinare è un sogno di molti.
Se poi il Pollo lo convincono che è “la morte sua” ed è pure contento… il massimo.

idleproc
Scritto il 9 Dicembre 2011 at 17:45

mariothegreat@finanza,

E’ una questione di punti di vista. Se sto di qua siete isolati di là. Se domani faccio un salto di là, sono isolati di qua.

ddb
Scritto il 9 Dicembre 2011 at 17:53

O si cambia o è inutile continuare.
Le promesse di Amato a giustificazione dei “sacrifici” del prelievo forzoso dai c/c e l’ISI (imposta “straordinaria” sugli immobili) sono risultate false.
Quello che sta accadendo dimostra che neppure i tassi di interesse sono al sicuro.

L’Europa ha ragione di esistere solo se intraprende il cammino della integrazione delle leggi, iniziando da quelle fiscali con l’imposizione di regole comuni sulla gestione dei conti pubblici dal lato delle spese: deve “costringere” tutti gli enti statali, parastatali o a partecipazione pubblica inefficaci, inefficienti, fannulloni, menefreghisti a rispettare parametri “costi – qualità servi erogati” uguali per tutti, altrimenti i dirigenti saranno spediti subito a casa (senza buona uscita e senza poter lavorare più nel pubblico) e i dipendenti a stipendio decurtato per ripianare il bilancio.
Solo in questo modo si potranno abbassare le tasse, perché in un paese senza “senso dello stato” ogni euro dato a chi gestisce “la cosa pubblica” viene utilizzato per allargare la platea dei suoi votanti (con collaborazioni, consulenze, assunzioni, privilegi, ecc) e non certo per il bene comune.
Questo serve all’Italia oppure… una moneta da svalutare ogni tanto.
Si salvi chi può.

perplessa
Scritto il 9 Dicembre 2011 at 20:15

atomictonto@finanza,

non solo, nella storia secolare, le popolazioni dell’Europa continentale hanno avuto un’interscambio fra di loro dal punto di vista delle sovranità, politiche , culturali,ed etniche, diverso che con gli inglesi, per cui rinunciare alle sovranità nazionali per i cittadini dell’Europa continentale in nome di un’Europa unita, ha una valenza diversa che per gli inglesi. al di là degli interessi economici della City, anche questa questione, prima o poi emerge.

idleproc
Scritto il 9 Dicembre 2011 at 20:52

“Until the Americans arrived in Europe about 15 years ago, Europe was a stodgy old fashioned banking venue. Man how we fucked it all up.” Quanto manca?

paolo41
Scritto il 10 Dicembre 2011 at 14:28

ddb@finanza,

…ne ero al corrente, ma non nelle dimensioni denunciate da Stella.
Qui deve intervenire Dream e vedere se è possibile a livello di unione dei vari blog, creare una forza di opinione verso il governo Monti perchè intervenga su queste ignominie.
Aggiungerei anche il problema dell’età di pensionamento dei parlamentari: trovo scandaloso che non ci sia anche per loro un adeguamento dell’età pensionabile, DA SUBITO, uguale a quella scattata per i comuni mortali.
Credo che uno dei punti di forza dei blog sia quello di trasmettere, tutti insieme, il punto di vista del cittadino e di denuncia degli abusi e delle incongruenze; oltre che a parlare di economia e di finanza, sarebbe più che positivo farci parte attiva per trasmettere agli attuali governanti (che si definiscono apartitici ed equi) le aree di possibile intervento.

ob1KnoB
Scritto il 10 Dicembre 2011 at 18:03

è ora di cambiare il motto: dal latino ‘mors tua vita mea’ al più prossimamente ‘attuale’ francese:
à la guerre comme a la guerre.
E’ vero che non necessariamente la visione di Cameron e di Obama coincide con quella dei facitori della finanza, ma le dichiarazioni pubbliche e le prese di posizione di ‘certa stampa’ non lascia certo presagire settimane tranquille. A partire probabilmente dai cross.
All’erta sto.

schwefelwolf
Scritto il 10 Dicembre 2011 at 18:10

Vorrei aggiungere una “considerazione inattuale”, quasi certamente catalogabile come “demenziale”. Pur tuttavia…

Premessa 1. Siamo in un Paese che non ha mai avuto un governo serio. Mai! (con la sola eccezione, forse, di Quintino Sella). Dal 1945 siamo in mano ad una banda di cialtroni, che dopo qualche anno – e soprattutto dopo il periodo di espansione economica Anni ’60 – ha cominciato a depredare le casse dello Stato, creando un “apparato” corruttelo-clientelare-assistenziale pantagruelico e ipotecando – per finanziarlo – il futuro dei figli, nipoti e pronipoti di quei dementi che li votavano. Esiste quindi un problema disastroso squisitamente “made in Italy”.

Premessa 2. A un certo punto questa Italia già semi-disastrata (inizio anni ’90) decide di cercare la salvezza fra le braccia di un’Europa in preda all’utopia di un’impossibile “integrazione” europea: un’Europa che tenta di realizzare la propria utopia con una serie di scelte “imposte” da un sistema amministrativo sempre piú burocratico e opprimente (Bruxelles). Un sistema minato da differenze strutturali-culturali-antropologiche oggettivamente impossibili da colmare, a meno di non buttare tutto in un tritatutto e farne uscire una bella “salsiccia” unificata.

Premessa 3. Questo euro-carrozzone claudicante è costituito (inizio Anni ’90) da Stati assistenziali abituati a spendere piú (o anche: molto, moltissimo di piú – come nei paesi della fascia mediterranea) di quello che è in grado di generare in termini di ricchezza. E’ però (ancora) un’Europa che riesce a tenersi a galla grazie ad un vantaggio in termini di tecnologia e produttività, nonché ad una domanda che sostiene abbastanza bene la produzione intra-europea.

Premessa 4. Sempre a inizi Anni ’90 a qualcuno viene in mente di “ampliare i mercati” aprendo le porte alla finanza creativa (con l’abrogazione del Glass-Steagall Act nel 1999), liberalizzando il commercio internazionale e regalando i propri vantaggi (tecnologica, know-how e capitali) a Paesi come Cina, India etc.

Risultato: in meno di dieci anni il mondo si ritrova nelle mani di una banda di finanzieri-criminali in grado di comperare (di fatto) i governi di mezzo mondo – o almeno i rispettivi parlamenti. L’Europa si trova investita da un’ondata di prodotti a basso prezzo che travolge (in piena crisi finanziaria) una crescente parte dell’industria locale, costringendola in molti casi a delocalizzare. I Paesi meglio “impostati” in termini strutturali (investimenti pregressi, strutture di formazione professionale, ricerca etc. – come, ad esempio, la Germania) riescono – almeno per il momento – a reggersi discretamente. Gli altri (le “cicale”) – come l’Italia – vengono distrutti. Disoccupazione crescente, deficit e debito in crescita e cosí via. A mio avviso, in una situazione cosí, bloccata dai vincoli internazionali esistenti, l’Italia (e anche l’Euro) non sono salvabili: né da un Monti, né da un Berlusconi, né da un Bersani – e neanche da una Merkel o da un Sarkozy.

L’unico modo per “salvarsi” sarebbe – per logica – quello di arginare perentoriamentre l’ondata di prodotti a basso prezzo (dazi), il rilancio della produzione interna (affiancandole eventualmente anche misure coercitive tipo “numero chiuso” ristrettissimo per le professioni non produttive – sociologia, psicologia etc. – e concentrazione delle risorse sulle professioni produttive, come ingegneria, fisica, chimica, informatica etc.) e il recupero della piena sovranità economico-monetaria. Se devono essere “lacrime e sangue”, almeno che restino in Italia e non vadano ad essere bruciate nel perdurante quanto vano tentativo di salvare una moneta delle banche come l’Euro.

Vorrebbe dire tentare di recuperare – il piú in fretta possibile – una sorta di “autarchia”: tornare a mangiare le zucchine o le patate coltivate in Emilia o in Basilicata, piuttosto che farle arrivare dall’Indocina o dal Brasile (dico per dire..). Non riusciremmo piú a vendere automobili in Cina? Certo, è vero – ma tanto non le vendiamo lo stesso… Sarà anche “retrivo”, paleolitico – ma essere autosufficenti riduce certamente le comodità, ma anche il disavanzo – e permette di dormire (molto piú) tranquilli.

Il guaio è che questa soluzione potrebbe fare bene solo agli italiani (intesi come popolo, come persone) ma certamente non alle “istituzioni” – nazionali o internazionali che siano. Pertanto non se ne farà nulla – fino a quando la gente non scenderà in piazza con i forconi.

Scritto il 10 Dicembre 2011 at 19:34

paolo41:
ddb@finanza,

…ne ero al corrente, ma non nelle dimensioni denunciate da Stella.
Qui deve intervenire Dream e vedere se è possibile a livello di unione dei vari blog, creare una forza di opinione verso il governo Monti perchè intervenga su queste ignominie.
Aggiungerei anche il problema dell’età di pensionamento dei parlamentari: trovo scandaloso che non ci sia anche per loro un adeguamento dell’età pensionabile, DA SUBITO, uguale a quella scattata per i comuni mortali.
Credo che uno dei punti di forza dei blog sia quello di trasmettere, tutti insieme,il punto di vista del cittadino e di denuncia degli abusi e delle incongruenze; oltre che a parlare di economia e di finanza, sarebbe più che positivo farci parte attiva per trasmettere agli attuali governanti (che si definiscono apartitici ed equi) le aree di possibile intervento.

A dire il vero ho in programma un post sull’argomento. Mi ha veramente disgustato.
Io pensavo ad un movimento tipo OCCUPYMONTECITORIO.

Sono non indignato, schifato. Ma anche ormai con la pazienza colma di questi eccessi… E’ ora di finirla.

paolo41
Scritto il 10 Dicembre 2011 at 19:44

schwefelwolf@finanza,

….perfetto !!!!!! hai riassunto con una ottima esposizione quanto il sottoscritto e altri (cito Gaolin, Gainhunter, i primi che mi vengono in mente, ma siamo in parecchi a pensarla così) stanno dicendo da tre anni a questa parte.
Il problema è che non possiamo aspettarci niente dagli attuali governi europei; d’altra parte, nella situazione in cui siamo caduti nel 2011 ( a seguito degli errori commessi nel tentativo di salvare la Grecia e le banche francesi e tedesche ), è utopistico pensare che si possa fare un’azione isolata (sono sempre stato un fautore del ritorno alla nostra moneta, ma, oggi come oggi, sarebbe un suicidio), nè tantomeno penso che un europeista come Monti sposi questo pensiero.
A meno che a, un certo momento, non salti l’euro (scarse probabilità nel breve-medio termine).
Se però, come probabile, si andasse verso una significativa recessione in Europa in generale, vedrai che anche la Germania sarà costretta a rivedere le sue strategie e, allora, quanto hai scritto nel post potrebbe realizzarsi.
In alternativa i popoli…. col forcone….

paolo41
Scritto il 10 Dicembre 2011 at 19:48

Dream Theater,

….credo che saremo in molti a darti una mano e a trasmettere il tuo e il nostro pensiero ad amici e ad altri blog…

idleproc
Scritto il 11 Dicembre 2011 at 01:13

schwefelwolf@finanza,

Non avevo letto il tuo post… mi aggiungo agli altri che lo condividono. Se usciremo da questa europa riacquistando in toto la Sovranità contano però classe dirigente, alleanze, una strategia di uscita.
Altrimenti è l’esproprio e un futuro da colonia. Non abbiamo la classe dirigente. Prima o contemporaneamente bisogna cambiarla.

schwefelwolf
Scritto il 11 Dicembre 2011 at 09:25

paolo41,

Interrogativo da ignorante (di cose economico-finanziarie): l’ipotesi di una “soluzione stile Islanda” è veramente cosí totalmente da escludere?

Certo – è chiaro che anche un solo referendum in area Euro, nelle condizioni attuali, significherebbe la fine del “progetto Europa” (qualunque sia la valutazione che se ne possa/debba dare). Significherebbe però anche un enorme recupero di libertà/democrazia e un primo vero passo per strappare la “camicia di forza” imposta ai popoli dai cosiddetti “mercati”. Sarebbe certamente un’altra soluzione “lacrime e sangue” – ma con una vera luce alla fine del tunnel.

La ricetta “lacrime e sangue” di Monti mi sembra – anche al di là di tutti i suoi difetti intrinsechi (dis-equità etc.) – solo l’ennesimo pagamento di una rata a perdere, un’altra vagonata di risorse buttate nelle fauci del “mercato”, che dopo due settimane torna a batter cassa per la prossima “rata”. Una storia senza fine. Un calvario inesorabilmente destinato a finire in crocefissione finale. Non sarebbe meglio tagliare la testa al toro – con una “soluzione islandese”? E’ poi cosí sicuro che non sia possibile/conveniente?

Come dicono i miei amici tedeschi: Lieber ein Ende mit Schrecken als ein Schrecken ohne Ende. Liberamente tradotto: meglio una fine orribile che un orrore senza fine.

Mi piacerebbe sentire l’opinione di qualcuno che conosce la materia…

capitan_harlok
Scritto il 11 Dicembre 2011 at 09:26

atomictonto@finanza:
Secondo le ultime notizie si assiste al naturale corso degli eventi a parere mio con “l’autoesclusione dell’Inghilterra” dalla UE, con Cameron che ribadisce anche la non volontà di entrare nella “zona Schengen”.
Quindi si profila un’Inghilterra fuori dall’euro, fuori dalla zona Schengen di “libera circolazione di persone, capitali e prodotti” e penso in un futuro prossimo anche fuori dalla UE (!!).
Nei miei commenti ho sempre sottolineato come sia l’Inghilterra il vero malato della situazione globale, forse anche più degli USA con le banche piene di derivati a livelli assurdi e il meraviglios patrimonio immobiliare di case di legno.
Una popolazione che letteralmente vive di credito, con crescenti tensioni sociali, con le 2 banche private principali di fatto fallite e pompate di soldi pubblici, con il settore assicurativo (altro business-pilastro UK) martoriate da anni dalla crecente instabilità climatica e relativi mega-disastri continui e che in effetti produce nulla o quasi di attraente per il reso dei mercati globali.
Rimane giusto la distesa di speculatori, chiusi nei loro building di vetro ed attaccati ai terminali, che vedo sempre quando passo dalla zona di London Bridge….
Saluti.

Ma scusami quale interesse ha l’ INGHILTERRA ad auto escludersi dalla comunità europea se come dici tu ha una serie di problematiche finanziarie tali che poteva benissimo scaricare all’intero dell’area euro , come ad esempio hanno fanno altri paesi riuscendo cosi a rimanere a galla ???????????? grazie

capitan_harlok
Scritto il 11 Dicembre 2011 at 09:35

schwefelwolf@finanza,

TUTTO QUELLO CHE HAI SCRITTO NON FA UNA PIEGA , MA IN UNA NUOVA RIORGANIZZAZIONE DELL’APPARATO ITALIA BISOGNEREBBE AZZERARE IL SISTEMA POLITICO CHE CI GOVERNA, RISCRIVERE LE REGOLE CHE NEL TEMPO SONO STATE STRAVOLTE PER INTERESSI DELLE VARIE LOBBI, E RIPARTIRE AL DI FUORI DEL SISTEMA EURO CHE SI E’ DIMOSTRATO UN FALLIMENTO …..

paolo41
Scritto il 11 Dicembre 2011 at 12:03

schwefelwolf@finanza,

..credo che siamo su due sponde diverse, sia come dimensioni sia come allocazione del debito:
L’Islanda non ha importanti interrelazioni internazionali, il debito contratto dalle banche era in gran parte verso investitori esteri, hanno deciso di fare un bailout e…. non pagano.
Se l’Italia decidesse di percorrere una strada simile, dovrebbe fare bailout o un hair cut del debito dello stato, oggi distribuito per più del 50% fra cittadini e banche italiane, il restante è collocato su investitori esteri.
Ammettiamo, per puro esercizio, e partendo dal presupposto che il nostro debito equivalga ai titoli di stato emessi, che si faccia un hair cut del 10%: il debito si ridurrrebbe di circa 190 Mld passando da 1900 Mld a circa 1700Mld, per gli italiani sarebbe un’altra finanziaria di circa 95Mld distribuita su tutti, ricchi e poveri, ma stai tranquillo No sui furbi.
Gli altri 95 Mld sarebbero il “contributo” estero al nostro debito, ma sicuramente, il giorno dopo, i tassi sul nostro debito salirebbero alle stelle.
Al punto in cui siamo arrivati, possiamo solo sperare in soluzioni che riducano i tassi ai nuovi rinnuovi. Se ne possono individuare due: emissioni di eurobonds a tassi più contenuti, garantiti da una qualche istituzione europea, oppure emissioni a lunga scadenza (25-30 anni) con tassi non superiori al 5%, da distribuire (con ovvie forzature) alle istituzioni finanziarie e ai cittadini italiani che abbiano un reddito di lavoro o pensione superiore a (sparo!!!) 35-40000 euro anno.
Esempio di forzature: alle banche paventare la possibilità di nazionalizzarle, ai lavoratori e ai pensionati il 5-10% dello stipendio, sopra la soglia prima indicata, pagato in titoli (si può interpretare come un’altra tassa, ma avrebbe il grosso vantaggio di allungare la durata del debito italiano). ES: uno che ha una stipendio lordo di 100.000 euro prende 6000 euro in titoli (100000-40000= 60000×10%= 6000) ogni anno.
Mantenendo questa soluzione per due o tre anni per una elevata percentuale dei rinnovi, credo che si potrebbe allentare la pressione del debito, andando verso una nazionalizzazione del debito, diminuendo la speculazione che arriva dalle istituzioni finanziarie estere.
Naturalmente ci vuole… un minimo di ripresa economica….ma questo è un altro capitolo.
E’ ovvio che mi sono divertito, con questa soluzione, a far galoppare la mia fantasia; credo che Lampo abbia dimostrato su questi argomenti una certa dimestichezza: sarebbe interessante sentire anche il suo parere, naturalmente oltre al tuo e quello di altri.

gainhunter
Scritto il 11 Dicembre 2011 at 19:10

schwefelwolf@finanza,

Sottoscrivo.

Per quanto riguarda l’Islanda, prima della crisi non aveva problemi economici; è solo negli ultimi anni che la speculazione operata dalle banche islandesi ha portato l’Islanda sul lastrico. Quindi la relazione causa-effetto era chiara, una rivoluzione dei cittadini (che però dalla speculazione presumibilmente avevano tratto giovamento anche loro) aveva un senso.
In Italia la situazione è “leggermente” diversa, e poi con le svendite estive di btp abbiamo perso solo il 2% di interessi. Voglio dire, mentre l’Islanda poteva permettersi di non pagare senza perdere la faccia, noi non possiamo perchè nessuno ci finanzierebbe più…

ob1KnoB
Scritto il 12 Dicembre 2011 at 19:10

ob1KnoB@finanzaonline:
è ora di cambiare il motto: dal latino ‘mors tua vita mea’ al più prossimamente ‘attuale’ francese:
à la guerre comme a la guerre.
E’ vero che non necessariamente la visione di Cameron e di Obama coincide con quella dei facitori della finanza, ma le dichiarazioni pubbliche e le prese di posizione di ‘certa stampa’ non lascia certo presagire settimane tranquille. A partire probabilmente dai cross.
All’erta sto.

ribadisco

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