RISPARMIO: evoluzione, differenze e anomalie tra mercati emergenti e sviluppati

Scritto il alle 09:55 da Danilo DT

Guest Post: come mai i vari modelli di risparmio a livello globale sono poi così diversi l’uno dall’altro?

Da quando, all’inizio degli Anni Novanta, è cominciata l’integrazione dei mercati emergenti nell’economia globale si sono delineate tre tendenze piuttosto singolari: una divergenza nell’andamento dei risparmi privati tra il centro industrializzato e la periferia emergente, che nel primo caso hanno registrato una netta impennata, nel secondo un declino costante; profondi squilibri globali tra le due aree; e un calo dei tassi di interesse in tutto il mondo.

Se da un lato, però, gli squilibri internazionali hanno suscitato la preoccupazione di un folto gruppo di osservatori, dall’altro debole è stato il tentativo di spiegare le differenze di comportamento del risparmio mondiale.

Nel 1988, il tasso di risparmio delle famiglie era orientativamente pari al 5% sia in Cina che negli Stati Uniti. Nel 2007, però, quello cinese ha raggiunto uno strabiliante 30%, mentre quello statunitense è rimasto al 2,5%. Negli ultimi due decenni non è stato infrequente riscontrare altrove tale schema nel rapporto tra paesi industrializzati e mercati emergenti .

Il comportamento del risparmio reagisce regolarmente alle variazioni dei tassi d’interesse, che nell’ultimo ventennio sono scesi a un ritmo costante fino ai livelli record di oggi.

Ma come è possibile che i modelli di risparmio siano così diversi, anzi spesso opposti, in economie globalizzate ben integrate nei mercati finanziari mondiali?
Una possibile risposta è che i mercati del credito sono più sviluppati nelle economie avanzate che nei paesi emergenti, in particolare per quanto riguarda la capacità di accesso al credito da parte delle famiglie. Naturalmente, si potrebbe sostenere che la parsimonia asiatica e lo sperpero americano si limitano a riflettere domande di credito asimmetriche: gli asiatici sono per natura più restii a indebitarsi. In tal caso, però, le grandi differenze a livello di indebitamento delle famiglie – che vanno dal 25% del PIL nei paesi emergenti dell’Asia (Sud-Est asiatico, Cina, India, Hong Kong e Corea del Sud) a oltre il 90% negli Stati Uniti e in altre economie anglosassoni (tra cui Australia, Canada, Irlanda, Nuova Zelanda e Regno Unito) – rifletterebbero solo una differenza di gusti.

Una spiegazione più plausibile è che le differenze istituzionali in merito alla capacità di accedere al credito dettano, entro un certo limite, la disparità dei tassi di risparmio tra i vari Paesi.

Il ragionamento è semplice: tutte le economie hanno sia mutuatari che risparmiatori, e le variazioni del costo del denaro (o del rendimento dei risparmi) li riguardano in modo diverso. Quando i tassi d’interesse calano, i mutuatari possono indebitarsi di più. D’altro canto, i risparmiatori possono vedersi costretti a risparmiare ancora di più a fronte di una contrazione del reddito da interessi.

A livello macro, un’economia con meno restrizioni al credito, cioè con un ampio numero di debitori effettivi, potrebbe fra l’altro sperimentare un calo del tasso di risparmio in concomitanza con l’aumento dell’indebitamento. Tuttavia, in un paese con una cospicua massa di risparmiatori efficaci, il tasso di risparmio è soggetto a salire, anziché diminuire. Questa asimmetria nei modelli di risparmio potrebbe, dunque, riflettere il semplice fatto che le economie con restrizioni al credito sono meno sensibili agli abbassamenti del costo del denaro rispetto a quelle meno vincolate.

Una ricerca condotta in collaborazione con Nicolas Coeurdacier e Stéphane Guibaud, dimostra come questa tesi sia supportata da una serie di dati economici. Mutuatari e risparmiatori sono naturalmente divisi per fasce di età. In genere, i giovani hanno redditi da salario corrente bassi, ma una prospettiva di aumento più rapido del reddito, e idealmente impegnano i guadagni futuri per incrementare i consumi presenti e investire nella formazione.

Le persone di mezza età, prossime alla pensione, sono i risparmiatori dell’economia. Se le restrizioni al credito asimmetrico sono davvero importanti, i giovani mutuatari e i risparmiatori di mezza età presenteranno modelli diversi in economie rispettivamente più e meno vincolate.
In realtà, in Cina e negli Stati Uniti, nel periodo 1992-2009 si è registrato un notevole contrasto a livello di comportamento del risparmio in base alla fascia d’età. Per i giovani americani, di età inferiore ai 25 anni, il tasso d’indebitamento ha superato di dieci punti percentuali quello dei giovani cinesi, mentre il tasso di risparmio della popolazione cinese in età lavorativa, ovvero tra i 35 e i 54 anni, è aumentato di circa 17 punti percentuali rispetto a quello della controparte americana.

Un’altra implicazione di questa visione è che il forte aumento del risparmio in Cina è in gran parte determinato da un aumento del tasso di risparmio della popolazione di mezza età, anziché da una diminuzione del tasso d’indebitamento dei giovani. Di contro, il calo dei risparmi negli Stati Uniti è in gran parte dovuto a un maggior indebitamento dei giovani, invece che a un calo del tasso di risparmio della popolazione di mezza età.
Di fatto, dei 20,2 punti percentuali di incremento del risparmio aggregato delle famiglie come quota del Pil in Cina tra il 1992 e il 2009, oltre il 60% era rappresentato dalla coorte di mezza età, mentre il resto era in gran parte attribuibile agli anziani. Negli Stati Uniti, dove si è registrato un calo di 1,8 punti percentuali del risparmio aggregato come quota del Pil, il rapporto tra risparmio e Pil tra la popolazione giovane è sceso di 1,25 punti percentuali, mentre il dato relativo ai risparmiatori di mezza età è aumentato di circa 1,5 punti percentuali.

Oltre a rispondere della divergenza globale dei tassi di risparmio, le forti restrizioni al credito in Cina potrebbero spiegare gli elevati e crescenti tassi di risparmio, soprattutto perché il consistente aumento dei risparmi nazionali è perlopiù ascrivibile ai risparmi delle famiglie. Ciò significherebbe che il tentativo, molto pubblicizzato, della Cina di incoraggiare il consumo interno potrebbe in realtà richiedere adeguate riforme del mercato del credito.

Il concetto espresso da Ben Bernanke, presidente del comitato dei governatori della Federal Reserve americana, di “eccesso di risparmio globale” viene comunemente chiamato in causa per spiegare il calo dei tassi di interesse globali. Le restrizioni al credito delle economie in via di sviluppo, che sono in rapida crescita, potrebbero essere il motivo per cui tale saturazione si è manifestata in primo luogo.

Source: Keju Jin (PS)

 

 

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DT

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