Recessione: arriva in Italia come previsto

Scritto il alle 11:47 da Danilo DT

Ma tu guarda… E’ arrivata la recessione… E chi mai l’avrebbe detto…
A volte lo ammetto. Mi sembra veramente indecente il comportamento dei media e di certi presunti guru dei mercati. Voi siete testimoni: da quando è che diciamo che l’Europa è in recessione e l’Italia più di tutti gli altri partner, con addirittura una situazione più pesante?

ROMA – Siamo in recessione. È un’ammissione e un allarme quello di Emma Marcegaglia di fronte ai dati del Centro studi Confindustria: -1,6% di pil nel 2012. «Una stima conservativa», sottolina la presidente degli industriali. «La caduta del Pil potrebbe essere anche peggiore» se non si invertisse la rotta. La Ue deve muoversi: «Deve fare la sua parte, tutta l’Europa è in recessione». E la Marcegaglia se la prende con la cancelliera tedesca Angela Merkel: «La Germania non può rimanere su posizioni di rigidità parlando solo di austerità e conti pubblici». C’è un rischio pesante sullo sfondo: «Il collasso dell’euro. Sarebbe gravissimo, non ha un’alta probabilità, ma il rischio c’è». Nonostante ciò la presidente di Confindustria lancia un segnale di ottimismo: «L’Italia può farcela, non siamo condannati a restare in recessione per i prossimi anni, ci sono grandi potenzialità». (Source)

Per avere una visione completa del fenomeno italiano, basta guardarsi quest’analisi previsionale di Confindustria (CLICCATE QUI)

Ho provato a sintetizzare alcune slides significative tratte da questo report, dove viene messo in evidenza il crollo del PIL, il calo dei consumi, degli ordini e anche del risparmio degli italiani.
Sono slides semplici ma efficaci.

Ovviamente Confindustria deve in un certo senso dare anche dei segnali di ottimismo: ma la situazione come ben sappiamo è quantomai difficile e complessa.
E come potrebbe essere diversamente?

La coperta è cortissima, le esigenze di bilancio drammaticamente difficili da raggiungere ed i sacrifici sono tanti. Soprattutto quelli chiesti a quelle categorie che hanno in mano il pallino dei consumi e del risparmio.

Quale futuro per l’Italia?

Un futuro di austerity. Ma non è una novità. Da quanto ve ne parlo?
Un futuro di pressione fiscale. Ma non è una novità. Siamo oltre il 45%.
Un futuro di scontri sociali. Siamo sicuri che queste manovre (non dimentichiamolo mai, siamo SOLO all’inizio) non porteranno addirittura al conflitto in piazza?
Un futuro di erosione del risparmio e pochi investimenti. E gli investimenti sono FONDAMENTALI perché la CRESCITA è fondamentale. Ma chi investirà sulla crescita con questi chiari di luna? Le banche sono senza liquidità e se ce l’hanno non la prestano alle imprese (credit crunch). Lo Stato non assiste nessuno perché deve rientrare progressivamente del debito e deve tenere sotto controllo il deficit. E quindi tagli alla spesa, tagli agli incentivi e ben pochi piani di incentivo. Forse qualcosa a livello comunitario ma dimentichiamoci grosse cose da Roma. Come potrà ripartire l’economia italiana nei prossimi anni? Come compensa la perdita di competitività che abbiamo subito (soprattutto per questioni di costi), che subiamo e che subiremo in futuro?

Questi sono mie piccole elucubrazioni che però devono farci meditare. Il futuro ahimè non è certo roseo. Stringere sempre e solo la cinghia non è però una soluzione. Occorre qualcosa di più. Ma non sarà facile. Per chiunque (Monti compreso).

Stay Tuned!

DT

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51 commenti Commenta
a_rnasi
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 12:08

non trovo, personalmente, altra soluzione sul fronte riduzione debito che in un haircut sul nostro debito (20/30%) o qualche altra forma di “ammortamento” o dilazionamento o taglio sugli interessi pagati. siamo, noi e spagna, responsabili per più di 200 miliardi di euro per il finanziamento del famoso fondo salvastati (che tutti ci danno come prossimi utilizzatori): ora anche un imbecille capirebbe che non funziona la cosa e non saranno ne francia ne germania che si accolleranno la nostra parte come garanti (benchè il meccanismo preveda questo). ci deve essere un terzo esterno all’area (cina ?)
non so..sinceramente da qualsiasi parte la veda arrivo sempre a questa conclusione. non abbiamo la forza di generare ricchezza per poter ridurre il debito. sono 20 anni che siamo “fermi”, non ci rimetteremo in moto in 2 anni.. non so..la vedo nera

idleproc
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 12:14

Aggiungerei anche questo problema:

http://www.bloomberg.com/news/2011-12-16/europe-s-crisis-may-hold-seeds-of-dealmaking-as-valuations-drop.html

Di solito con le multinazionali funziona così, già visto anche nel nord-est:
1) Acquisizione societaria a basso prezzo.
2) Trasferimento di tecnologia e know-how, qualche volta di macchinari e impianti.
3) Mantenimento del mercato locale di vendita
4) Mantenimento di una parvenza di impianti produttivi in modo da accedere anche a finanziamenti statali da trasferire regolarmente all’estero oppure…
5) scorporo di quello che resta e rivendita ad altra società magari lussemburghese che fallirà e fregherà pure le liquidazioni a chi ci lavorava..

Probabilmente mi sono dimenticato anche qualcosa.

maurobs
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 12:16

“tassazione al 45%”….perchè viene considerato anche il pil sommerso…se dovessimo falo sul pil reale non saremo molto lontani dal 60%…..
bisognerebbe avere il coraggio/volontà di fare enormi tagli al sottobosco politico-statalista-statale e tagliare aggressivamente la tassazione per aumentare investimenti aziendali, consumi e risparmio…..
anche se effettivamente non possiamo consumare all’infinito….prima o poi uno stop serve.
Vero anche che nel caso italico abbiamo negli ultimi 20 anni aumentato consumi senza però crescere e ciò ha comportato inasprimento fiscsale

Scritto il 16 Dicembre 2011 at 12:17

…parlando sottovoce che non ci senta nessuno…
Lasciando da parte tutte quelle soluzioni che io reputo sempre da fantafinanza (vedasi il ritorno alla Lira) l’ipotesi haircut resta in assoluto la più plausibile. ma non è assolutamente ipotizzabile soprattutto nella tempistica, in quanto sarà la scelta di “ultima istanza”.
30%. molto probabile. forse inevitabile. nel momento in cui si scoprirà di non riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Ma ATTENZIONE: haircut alla sola condizione che non si arrivi alla vera unione fiscale europea, con tanto di Eurobond e sostegno comunitario.

Mi spiego meglio. Se qualcuno pensa che l’italia possa venire fuori dalla melma DA SOLA, si sbaglia di grosso. E’ IMPOSSIBILE. Soprattutto a causa degli impegni presi in ambito di politica fiscale.
E quindi? E’ necessario l’aiuto dell’Europa. E’ necessario punto e basta. E sol oin quel caso l’haircut sarebbe evitato. In tutti gli altri casi secondo me… come disse la vecchia camminando sugli specchi…la vedo molto grigia….

idleproc
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 12:20

Dream Theater,

Quella che vedo io è più givane per cui è… nera.

a_rnasi
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 12:42

l’ipotesi haircut resta in assoluto la più plausibile. ma non è assolutamente ipotizzabile soprattutto nella tempistica, in quanto sarà la scelta di “ultima istanza”.

se avviene avviene entro fine 2012 a mio giudizio. nel frattempo si potranno digerire i dati provenienti dall’economia e se e quanto le manovre avranno avuto l’impatto previsto (ma dubito, visto che stiamo rivivendo ciò che sta succedendo in Grecia: simulazioni di “rientro” con dati di crescita fuori dal mondo). hai ragione quando parli di eurobond e unione fiscale ma anche qui ipotizzare uno “sblocco” delle resistenze degli attori in ballo mi pare difficile e non immediata (o nel breve periodo).

nyarlathotep
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 12:47

Vendita di parte del patrimonio, liberalizzazioni, abolizione provincie ed enti inutili, oro dela Banca d’Italia. Sono tutte ipotesi impraticabili? Eppure a differenza delle manovre fatte finora andrebbero a tagliare lo stock del debito e non solo a pagare gli interessi.

nyarlathotep
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 12:47

dimenticavo l’asta pubblica per le frequenze televisive…

a_rnasi
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 12:50

nyarlathotep@finanza: Vendita di parte del patrimonio, liberalizzazioni, abolizione provincie ed enti inutili, oro dela Banca d’Italia. Sono tutte ipotesi impraticabili? Eppure a differenza delle manovre fatte finora andrebbero a tagliare lo stock del debito e non solo a pagare gli interessi.

liberalizzazioni il governo ci ha provato e abbiamo visto cosa ha ottenuto: niente, ora speriamo tornino alla carica. abolizione provincie ci sono già i ricorsi di chi perde il suo “regno”, oro della banca d’italia sarebbe un segnale pessimo, a mio giudizio, e la riduzione dello stock debito molto risibile. delle tue proposte le prime tre sono percorribili ma appena uno ci prova, politico o tecnico che sia, gli vengono messi i bastoni tra le ruote. arrivo a pensare che questa gente che mette i bastoni tra le ruote dovrebbe trovarsi con il sedere per terra per non opporsi.

Scritto il 16 Dicembre 2011 at 12:57

E la crisi la si vede anche dagli introiti fiscali. Meno cunsumi, meno incassi, meno tasse…

FISCO: ENTRATE 10 MESI, GETTITO -4 MLD RISPETTO PREVISIONI
(ANSA) – ROMA, 15 DIC – Le entrate tributarie del periodo
gennaio-ottobre sono inferiori dell’1,3% rispetto alle
previsioni, che possono essere calcolate sulla base di quelle
annuali contenute nella Nota di aggiornamento del Documento di
Economia e Finanza presentato lo scorso 22 settembre. ”Il
confronto tra il gettito registrato e le previsioni nel periodo
gennaio-ottobre 2011 – si legge nell’analisi del Dipartimento
delle Finanze e della Ragioneria Generale dello Stato del
ministero dell’Economia – evidenzia un differenziale di -4.272
milioni di euro (pari a -1,3%)”.
A tale scostamento contribuiscono le entrate del bilancio
dello Stato per -2.834 milioni di euro (-0,9%). Dello stesso
segno la variazione dei ruoli per -447 milioni di euro (-8,7%) e
delle poste correttive per -1.068 milioni di euro (-4,6%).
Positiva invece la variazione delle entrate tributarie degli
enti territoriali +77 milioni di euro (+0,3%).(ANSA).

nyarlathotep
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 13:06

e pensa l’anno prossimo se ora siamo in recessione…tutte queste manovre che dispiegano i loro effetti nel nuovo anno non fanno presagire nulla di buono per la crescita anzi ci giochiamo anche quel poco che c’è

john_ludd
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 13:08

L’Italia ha un problema di ritardo nelle infrastrutture di decenni. Investimenti che non solo produrrebbero PIL oggi ma molto di più domani. Un paese con 6000 kn di coste e trasporti su gomma, traffico merci su rotaia al minimo. Potremmo poi parlare x ore di quanto si risparmierebbe con un piano energia azzeccato che comporterebbe un grande sviluppo dell’industria locale legata al risparmio energetico a bassa intensità di capitale e alta intensità di mano d’opera. Operazioni di messa in sicurezza del territorio per i noti problemi idro geologici. C’è talmente tanto da fare che non basterebbero 20 anni. Tutti investimenti altamente produttivi che ridurrebbero i costi e migliorerebbero la bilancia commerciale squilibrata per i costi dell’importazione di energia. Esistono problematiche simile su scala anche maggiore in tutta l’Europa dell’Est. Cosa servirebbe ? Un massiccio piano di investimenti. Lo strumento c’è già, è la BEI e il mercato non vuole austerità, non è in realtà preoccupato del debito in quanto tale ma della mancanza di sviluppo. Ci sarebbe lavoro per tutte le aziende Europee. Chi si oppone a questa ovvietà. Loro sempre loro. Credo che si possa tranquillamente fare un’Europa senza la Germania. vadano x i fatti loro, vediamo dove. L’Italia è indissolubilmente legata finanziariamente alla Francia la quale è indissolubilmente legata alla Spagna e quest’ultima al Portogallo. Un Euro del Sud con il 30% di sconto rispetto il marco sarebbe un colosso industriale da fare paura. A Maggio le elezioni francesi. Lì si decide. Della cinica follia tedesca ne abbiamo tutti abbastanza. Non abbiamo bisogno di loro.

nyarlathotep
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 13:10

Dream Theater: E la crisi la si vede anche dagli introiti fiscali. Meno cunsumi, meno incassi, meno tasse…FISCO: ENTRATE 10 MESI, GETTITO -4 MLD RISPETTO PREVISIONI(ANSA) – ROMA, 15 DIC – Le entrate tributarie del periodogennaio-ottobre sono inferiori dell’1,3% rispetto alleprevisioni, che possono essere calcolate sulla base di quelleannuali contenute nella Nota di aggiornamento del Documento diEconomia e Finanza presentato lo scorso 22 settembre. ”Ilconfronto tra il gettito registrato e le previsioni nel periodogennaio-ottobre 2011 – si legge nell’analisi del Dipartimentodelle Finanze e della Ragioneria Generale dello Stato delministero dell’Economia – evidenzia un differenziale di -4.272milioni di euro (pari a -1,3%)”.A tale scostamento contribuiscono le entrate del bilanciodello Stato per -2.834 milioni di euro (-0,9%). Dello stessosegno la variazione dei ruoli per -447 milioni di euro (-8,7%) edelle poste correttive per -1.068 milioni di euro (-4,6%).Positiva invece la variazione delle entrate tributarie deglienti territoriali +77 milioni di euro (+0,3%).(ANSA).

Questo fa il paio col debito pubblico salito di nuovo sopra i 1900mld ad ottobre (fonte Banca d’Italia)!

nyarlathotep
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 13:15

john_ludd@finanza: L’Italia ha un problema di ritardo nelle infrastrutture di decenni. Investimenti che non solo produrrebbero PIL oggi ma molto di più domani. Un paese con 6000 kn di coste e trasporti su gomma, traffico merci su rotaia al minimo. Potremmo poi parlare x ore di quanto si risparmierebbe con un piano energia azzeccato che comporterebbe un grande sviluppo dell’industria locale legata al risparmio energetico a bassa intensità di capitale e alta intensità di mano d’opera. Operazioni di messa in sicurezza del territorio per i noti problemi idro geologici. C’è talmente tanto da fare che non basterebbero 20 anni. Tutti investimenti altamente produttivi che ridurrebbero i costi e migliorerebbero la bilancia commerciale squilibrata per i costi dell’importazione di energia. Esistono problematiche simile su scala anche maggiore in tutta l’Europa dell’Est. Cosa servirebbe ? Un massiccio piano di investimenti. Lo strumento c’è già, è la BEI e il mercato non vuole austerità, non è in realtà preoccupato del debito in quanto tale ma della mancanza di sviluppo. Ci sarebbe lavoro per tutte le aziende Europee. Chi si oppone a questa ovvietà. Loro sempre loro. Credo che si possa tranquillamente fare un’Europa senza la Germania. vadano x i fatti loro, vediamo dove. L’Italia è indissolubilmente legata finanziariamente alla Francia la quale è indissolubilmente legata alla Spagna e quest’ultima al Portogallo. Un Euro del Sud con il 30% di sconto rispetto il marco sarebbe un colosso industriale da fare paura. A Maggio le elezioni francesi. Lì si decide. Della cinica follia tedesca ne abbiamo tutti abbastanza. Non abbiamo bisogno di loro.

quoto tutto. Ormai però è tardino. Servono misure d’urgenza non piani di sviluppo. Come si fa a farne se le manovre miliardarie che facciamo ci bastano per pochi mesi e solo per pagare gli interessi??

a_rnasi
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 13:17

john_ludd@finanza,

è giusto quello che dici ma: no sviluppo –> no crescita –> no entrate fiscali –> aumento debito e torniamo punto e a capo. il cerchio quadra 🙁
Stavo guardando le tabelle di Dream della Confindustria: io personalmente non vedo altro modo per incidere sul PIL che aumentare il dato di investimenti ed export, o riportarlo a valori più alti delle stime per i prossimi anni. sugli investimenti, come giustamente dici tu, il modo ci sarebbe, sul fronte export avremmo bisogno di un euro a 1,10 come minimo e rinnovare il settore export italiano in termini di ciò che esportiamo: maggiore valore aggiunto, prodotti non facilmente “copiabili” o esternalizzabili nella produzione nei paesi in via di sviluppo. questo è come la vedo io.

nyarlathotep
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 13:22

beh più che fare le tod’s in cina a 16 euro il paio e rivenderle a 250? 🙂

idleproc
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 13:33

john_ludd@finanza,

Io sono uno di quelli che ipotizzava questo genere di “uscita” dall’euro. Ho solo la preoccupazione che la nuova area in cui comprenderei anche altre realtà confinanti e mediterranee diventi una colonia anglosassone, in questo caso ci sarebbero vincoli finanziari e allo sviluppo con l’aggiunta di svolgere funzioni di “polizia” per gli stessi interessi. E’ per questo che preferirei una nuova europa rifondata e aperta oltre che sul Mediterraneo a Est togliendo dall’isolamento la Russia.

lacan2
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 13:48

Dream Theater: …parlando sottovoce che non ci senta nessuno…Lasciando da parte tutte quelle soluzioni che io reputo sempre da fantafinanza (vedasi il ritorno alla Lira) l’ipotesi haircut resta in assoluto la più plausibile. ma non è assolutamente ipotizzabile soprattutto nella tempistica, in quanto sarà la scelta di “ultima istanza”.30%. molto probabile. forse inevitabile. nel momento in cui si scoprirà di non riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati.Ma ATTENZIONE: haircut alla sola condizione che non si arrivi alla vera unione fiscale europea, con tanto di Eurobond e sostegno comunitario.Mi spiego meglio. Se qualcuno pensa che l’italia possa venire fuori dalla melma DA SOLA, si sbaglia di grosso. E’ IMPOSSIBILE. Soprattutto a causa degli impegni presi in ambito di politica fiscale.E quindi? E’ necessario l’aiuto dell’Europa. E’ necessario punto e basta. E sol oin quel caso l’haircut sarebbe evitato. In tutti gli altri casi secondo me… come disse la vecchia camminando sugli specchi…la vedo molto grigia….

se la luce in fondo al tunnel è la crescita, in questo momento non si vede proprio. Occorre trovare un modo per rilanciare gli investimenti (l’unica fonte per ora potrebbe essere l’europa, usiamola meglio e non sprechiamo i fondi), spostare la tassazione dal lavoro ai patrimoni e sui consumi per rilanciare la produttività; tagliare la spesa piuttosto che alzare le tasse (tagli di spesa corrente e improduttiva sono meno recessivi che maggiori tasse), vendere (se si può e se ci sono compratori) alcuni asset dello stato, dirigere gli investimenti in formazione sui mestieri artigiani (il made in italy ha bisogno di bravi artigiani e non se ne fa nulla di laureati in comunicazione e laureati cialtroni in economia come il sottoscritto, ce ne sono troppi) coniugandoli con le nuove tecnologie e puntare sulle tecnologie verdi che sono un’opportunità grandiosa dove l’italia potrebbe avere tanto da dare. Infine nessuno parla mai di clima culturale che può favorire la crescita: l’etica, il rispetto di regole e la condivisioni di determinati valori sono ingredienti importantissimi per la crescita e spesso vengono snobbati. Faccio un esempio: se si educano i figli all’avversione al rischio, ad evitare rischi, alla paura, come possiamo pretendere di avere un numero sufficiente di nuovi imprenditori? Se vale la regola ”il più furbo vince (anche a scapito di barare)” e se ne fa un modello di successo, come pretendere che lo stato non sia una diligenza da assaltare?.. purtroppo i cambiamenti culturali sono molto lenti da innescare…

john_ludd
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 13:48

idleproc@finanza,

Uscire dall’euro non solo non serve ma non permetterebbe questo piano di investimenti che può essere attuato SOLO a livello sovra nazionale. altrimenti è impossibile trovare i capitali. A cosa serve la BEI altrimenti ? Facciamo l’Europa che serve ai cittadini o quella che serve ai banchieri ? Ed è ora di smetterla con questo modo demenziale di considerare i bilanci pubblici dove spesa corrente e spesa per investimento è equiparata. La prima è un costo l’altro no. Questo pensiero piatto, acritico, antico è follia pura. Ci sono poi mille modi per invogliare i privati a mettere denaro dentro progetti di investimento che producono cash flow. Ecco allora che le banche servirebbero a qualcosa, anzi è l’unica cosa che devono fare e non speculare come gli hedge funds, altrimenti meglio nazionalizzarle tutte.

lucianom
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 13:55

Sulle liberalizzazioni i politici sembrano fare a gara ad applicarle a categorie di cui non conoscono nulla e non sanno nemmeno il danno che procurano, solo per riempirsi la bocca, sono degli emeriti ignoranti.Non parlo delle categorie degli avvocati, dei notai, farmacisti(che non conosco) ma dei taxisti e degli edicolanti che conosco molto bene.Un giorno ho scommesso con mio figlio taxista(lavora a Milano) che lui guadagna meno di mille euro al mese e l’ ho vinta.Abbiamo preso l’ incasso mensile ed abbiamo tolto benzina, ammortamento auto,meccanico, tredicesima, quattordicesima,ferie, fermi per malattie, guasti (per non parlare degli incidenti stradali), mancata liquidazione, irfef, inps, assicurazioni, il risltato è stato circa 950 euro paragonato a un lavoratore dipenente, dimenticavo lavora 10 ore al giorno in mezzo al traffico ed anche il sabato o domenica perciò ancora meno.Con lo stesso princpio di paragonare il loro stipendio con un operaio, ho detto di farlo a mio cognato che conduce un edicola con la moglie, il risultato è stato che il guadagno di due pers0ne è di 1350 euro al mese,meno di 700 euro a testa.
Conclusione: perchè vogliono rovinare delle famiglie e creare nuovi poveri, non ne abbiamo già abbastanza .

john_ludd
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 14:10

lucianom,

C’è un mare di populismo come al solito. Farmacie e taxi per me vanno liberalizzate trovando un modo per non distruggere chi la licenza l’ha pagata magari indebitandosi e chi invece l’ha eredita. Ma non si può raccontare che i problemi dell’Italia si risolvono liberalizzando taxi e farmacie. Ci sono riforme a costo zero che vanno fatte e sono state ben descritte da Tito Boeri. Si inizi da lì e dal rimuovere in generale tutti i vincoli e la burocrazia asfissiante che blocca sul nascere le libere iniziative. Siamo un popolo di piccoli imprenditori, diamo loro la possibilità di fare e con castriamoli ancor prima di partire.

lampo
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 14:10

Io DT in merito alle stime del PIL nel 2012 avevo letto alcuni report di note importanti banche d’affari, che lo attestavano (prima della manovra) tra un -1,6 a oltre -2,0.
Quindi le vedo molto ottimistiche le previsioni di Confindustria, visto che c’è una manovra in corso, e come giustamente dici, la coperta è corta… e non ci saranno soldi per lo sviluppo.

Quindi probabilmente, come ne abbiamo già discusso, la recessione alimenterà altra recessione… per cui, a meno di un’orgia di turisti stranieri che vengono a visitare l’Italia… e che poi, una volta tornati a casa, comprano ogni giorno i nostri prodotti del settore enogastronomico e della moda…, non vedo come si possa sfociare nel 2013… con un bel balzo di oltre il 2% del PIL rispetto al 2012.

Ricordo che, in base alle ultime manovre, il picco del prelievo fiscale lo avremo dopo la seconda metà del 2012… quindi se 1+1=2 non può diventare improvvisamente 20!

Forse… solo la completa sparizione dell’evasione fiscale tra il 2012 e il 2013… porterebbe ad un risultato del genere… (ma con un aumento del prelievo fiscale prevedo che succeda invece proprio il contrario!)

Molto bello il grafico della forbice reddito consumi: evidenzia in maniera magistrale come il risparmio messo via dagli italiani negli anni antecedenti al 2006… si sta erodendo, anche di gran fretta. 😥

Per quanto riguarda il debito pubblico… lo scenario che ritengo più probabile non sarà quello della ristrutturazione… ma del congelamento del debito (probabilmente prima di febbraio del prossimo anno). Francamente non so se sia meglio o peggio…
Propendo per la seconda, visto che questo ci porterà dopo… alla ristrutturazione forzata!

Mi dispiace… ma gli scenari non sono sereni… e si tratta di considerazioni che non contano lo scoppiare di eventi geopolitici… 😕

john_ludd
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 14:13

lampo,

Come afferma Andrea Mazzalai con il quale concordo spesso, prima di parlare di ristrutturazione del debito pubblico si ristrutturano le banche. Poi ne riparliamo.

idleproc
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 14:14

john_ludd@finanza,

Mi sono espresso male io. Con “euro” mi riferivo alla rottura dell’europa nei termini in cui la intendevi.
Sarebbe demenziale uscire dall’euro oggi. Il problema è stato entrarci e nel modo in cui ci siamo entrati senza aver provveduto ad una razionalizzazione sistemica nei termini in cui la hai descritta tu. Problema a tutt’oggi esistente e ulteriormente deteriorato. E’ stata un’entrata in europa con stile “salva-casta”.

paolo41
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 14:19

personalmente e sinceramente, mi sono stancato di fare la cassandra e di anticipare l’evoluzione dei fatti che sono solo la conseguenza dell’applicazione del buon senso al verificarsi degli eventi. Per chi ha voglia di rileggerlo, segnalo il post che Dream mi ha pubblicato alcuni giorni fa , in occasione dell’annuncio della manovra

http://intermarketandmore.finanza.com/italia-cosa-succede-dopo-la-manovra-monti-37871.html
comunque oggi è arrivata …la benedizione del Vaticano e possiamo dormire sonni tranquilli

http://it.finance.yahoo.com/notizie/crisi-vaticano-non-se-ne-124328879.html

paolo41
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 14:41

… in aggiunta occorrerebbe ricordare alla frau che più in alto si sale, più ci si fa male quando si cade….. se, come probabile, ci aspettiamo di andare in una profonda recessione, ci sarà da “ridere” a ricordarci degli atteggiamenti e delle dichiarazioni attuali dei politici e degli economisti teutonici…. Tanto per restare sullo scherzo, dovremmo regalargli un po’ di occhiali per miopi…..

Scritto il 16 Dicembre 2011 at 14:51

john_ludd@finanza: lampo, Come afferma Andrea Mazzalai con il quale concordo spesso, prima di parlare di ristrutturazione del debito pubblico si ristrutturano le banche. Poi ne riparliamo.

Sono due cose che sono alla fine correlate. E difatti, non dimentichiamolo, il problema principale non sono gli stati ma le banche. infatti il cruccio dei governi è COME gestire la crisi per evitare il collasso bancario. fateci caso.

lampo
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 14:51

paolo41,

Però dalle stime previsionali… sembra che sia proprio la sola Germania che si salverà mantenendo un PIL positivo nel 2012, anche se minore rispetto al 2011!

anonimo13
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 15:06

Ricordo a tutti che il 21 dicembre verranno pubblicate le tanto attese “stime definitive” del PIL per il terzo trimestre. Sicuramente effetti già scontati dagli istituzionali, non resta che vedere se sono peggiori delle peggiori attese.

Anche io vedo probabile un haircut ma sinceramente non riesco ad immaginare quali sarebbero le conseguenze…questo non mi porta ad escludere scenari quali il ritorno alla lira restano comunque nell’UE

erasmus2012
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 15:22

Interessante questo articolo, riflette alcune similitudini sulla strategia e sui tempi delle “Vacche grasse e magre” applicate alla new economy….. di uno scenario macroeconomico che non è solo di recessione ma di contrazione economica, ovvero una recessione prolungata con una piattezza notevole dell’economia e crescita economica risibile?
Giuseppe e il Faraone: due proto-keynesiani?
Si sente dire che Keynes ha fallito tutto, che è all’origine dei nostri problemi, perché è il padre della spesa pubblica incontrollata. Non è così semplice. Per capirlo può servire la storia di Giuseppe e del Faraone, quella della vacche grasse e magre.

Giuseppe spiega al Faraone il sogno che tanto lo preoccupava. Le vacche magre che mangiavano le vacche grasse erano l’anticipazione di una carestia, che sarebbe seguita all’abbondanza. La quale carestia non avrebbe semplicemente bilanciato l’abbondanza, ma avrebbe addirittura distrutto l’Egitto. In termini moderni, non si sarebbe avuto, secondo Giuseppe, un bilanciamento fra il ciclo espansivo e quello recessivo, con il ritorno al punto di partenza, ma un ciclo depressivo che avrebbe ridotto – e anche di molto – il livello iniziale del PIL…….http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/1293-giuseppe-e-il-faraone-due-proto-keynesiani.html

lucianom
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 15:43

john_ludd@finanza,

Mi spiace, ma anche tu parli senza sapere, la licenza è solo un problema marginale, vorresti farli guadagnare 500 euro al mese aggiungendo altri taxisti? Già con la crisi che c’è i parcheggi sono pieni con qualche eccezione durante l’ arrivo dei treni o degli aerei. Non è una polemica ma cerca di informarti.

nyarlathotep
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 15:44

john_ludd@finanza: lampo, Come afferma Andrea Mazzalai con il quale concordo spesso, prima di parlare di ristrutturazione del debito pubblico si ristrutturano le banche. Poi ne riparliamo.

e le facessimo insieme? La Germania si oppone agli aiuti agli stati ma non al sistema bancario. Perchè non portano in garanzia il debito pubblico che hanno in pancia per prendere denaro dalla BCE? Lo stanno già facendo? In che misura? teoricamente la possibilità di una banca centrale di finanziare le banche nazionali dovrebbe essere illimitata, giusto?

paolo41
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 16:55

lampo,

……aspetta e vedrai…… la recessione nei paesi periferici sarà molto più consistente delle attuali previsioni…… ci sono paesi come il Portogallo che cominciano a parlare di non onorare più il debito (alla stregua della Grecia) come arma di ricatto verso la Merkel, in Francia la sinistra aspetta le elezioni per rivedere la politica economica,…..in Spagna è aumentata ulteriormente la disoccupazione….. non sottovalutiamo quello che ha detto, oggi, Monti: occore evitare scontri in Europa fra paesi del nord e paesi del sud…
in Cina la Mercedes vende i propri prodotti con lo sconto, in Europa si prevede una contrazione del mercato auto fra l’8 e il 10%……aumentano le pressioni verso l’acquisto di prodotti “made in casa”……
nell’aria gira la voce di un imminente (nel week-end) down-grading dei paesi euro da parte di S&P…..
Sono tanti più o meno piccoli segnali che annunciano che la situazione non è affatto sotto controllo e continua la sua inarrestabile discesa…..

calciatore
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 17:12

Non c’e’ modo di sfuggire alla montagna di debito sia pubblico che privato generato negli ultimi 20 anni! Solo un default potra’ livellare (parlo per l’italia) la mole che opprime i bilanci tricolori. Ma badate bene, questo avverra’ anche negli altri stati. La LEVA deve rientrare a qualsiasi costo, e’ matematico, ci deve essere un rientro deflazionario , meglio un crack deflazionario, che riporti ad un giusto valore qualsiasi assets gonfiato a dismisura. Visto che il primo anello della catena, il popolo , non ha piu’ soldi in tasca e questo si chiama recessione, portera’ al crack gli altri anelli, che salteranno uno dopo l’altro. Gli altri anelli per capire sono il debito corporate, poi quello Sovrano. Un haircut e’ all’ordine delle cose e forse gia’ prezzato almeno nelle brevi scadenze. Per quanto riguarda l’euro in se’ stesso , e’ gia’ un problema superato, i vari stati si stanno gia’ attrezzando . E’ chiaro a tutti che cosi’ non puo’ andare avanti. Soluzioni o alternative? Le sapremo nei primi 3 mesi del 2012 , si risolvera’ tutto.

lampo
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 17:20

paolo41,

Infatti, riportando il tuo esempio, mi ha impressionato il dato del Portogallo: -50% anno su anno!

calciatore@finanza,

Anch’io sono d’accordo sulla tempistica… che coincide anche con quella geopolitica 😥

Gigi
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 21:14

Caro Dream Theater, mi sembra strano che una persona intelligente e competente come te si accorga solo ora dell’indecenza dei media. Sono anni che ci raccontano solo di escort invece di parlarci di problemi veri, che ci incensano i politici che fanno avere loro i finanziamenti per l’editoria e ci parlano male di quelli che non appartengono al partito dei loro editori. E che dire del patriottismo che hanno evocato per indurci ad acquistare i BTP che le loro banche dovevano scaricare? Vogliamo parlare dei grafici che dimostravano come lo spread sul Bund era direttamente dipendente dalle dimissioni/non dimissioni di Berlusconi? Potrei andare avanti riempiendo pagine intere. A me rattrista molto il fatto che la maggior parte degli italiani non lo abbia ancora capito, perché vuol dire che allora avremo ancora politici scelti dai poteri forti, sentenze scritte da giudici comprati o schierati e gente che guadagnerà milioni di Euro per distruggere aziende e posti di lavoro. Avremo ancora più tasse senza liberalizzazioni e tagli al welfare per pagare stipendi a chi vota il partito giusto, pensioni sempre più lontane e figli senza lavoro, insomma un Paese in continuo declino. Anche questa manovra non servirà a niente, non si é mai visto che con 30 miliardi si tengono a bada 1.900 miliardi. Monti & C. stanno solo prendendo tempo, perché qualcuno sta organizzando la soluzione finale. Quale? Non lo so esattamente. Potrebbe essere una svalutazione globale che riduca il debito nominale a meno della metà, forse un intervento in massa di capitali orientali che acquistino gran parte del nostro sistema produttivo per mantenerlo in vita, oppure un default graduale e pilotato oppure chissà….. Purtroppo la colpa é nostra, perché ancora oggi sento parlare gente che vorrebbe mettere il proprio futuro nelle mani di chi per decenni ha vissuto in Parlamento con i risultati che vediamo, portando via (magari all’estero) stipendi da nababbo. Tutto ciò ce lo siamo meritato!

gainhunter
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 21:40

Supponiamo che il controllo dei c/c faccia emergere una parte dei 160 miliardi di euro annui di evasione fiscale, ipotizziamo 1/4, cioè 40 miliardi, ogni anno.
Supponiamo anche che la Germania ceda sulle funzioni della bce, e che quindi i rendimenti richiesti dal mercato scendano.
Supponiamo infine che alla manovra di Monti seguano altri provvedimenti per stimolare la crescita economica, e soprattutto altri interventi sul lato dei costi improduttivi.
Se ne può uscire da questa situazione, basta che chi comanda lo voglia.

P.S.: http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201112161146271994&chkAgenzie=TMFI&sez=news&testo=&titolo=Btp,%20per%20le%20banche%20e%20lo%20spread%20il%20Natale%20arriva%204%20giorni%20prima

kry
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 21:48

Gigi,

Purtroppo la scelta futura sarebbe quella di non andare a votare ,ma tutti. Per me si ricandiderà berlusconi anche perchè nella sinistra non vedo un personaggio che abbia il carisma del leader. Se non si è mai visto che con 30 miliardi non si tiene a bada 1900 miliardi, in senso inverso nel ’92 SOROS con 50 milioni di $ ha attaccato lira e sterlina e fatto saltare lo SME. Quindi in teoria tutto è possibile. Io non credo che questo ce lo meritiamo, la situazione ce la siamo trovata e con la non certezza della pena e la non retroattività del reato e dei privilegi cosa ci resta da fare solo scendere in piazza.

Gigi
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 21:48

gainhunter,

Mi spiace ma non funziona. I c/c si stanno svuotando per prepararsi al bollo ed alla patrimoniale, gli unici c/c che sono pieni sono quelli in Svizzera. La Germania non cederà sulle funzioni della BCE, non é sua convenienza. Monti non é riuscito a far passare neanche le più banali liberalizzazioni (taxi e medicinali di fascia C) figuriamoci se gli permetteranno di fare quelle serie. Non vedi che dopo i suoi tentativi i media lo stanno già criticando?

Gigi
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 21:55

kry@finanza,

Temo che sia proprio quello che succederà. Cominceranno a scendere in piazza quelli che perderanno il lavoro, poi quelli che non l’hanno mai avuto. Poi sarà la volta dei cittadini esasperati dalle continue tasse che non portano da nessuna parte, seguiranno i cittadini esasperati dalla criminalità in aumento a causa della povertà crescente. Ed al prossimo giro di tasse scenderanno in piazza anche quelli più miti e tranquilli perché capiranno che ormai non hano più nulla da perdere, poi assalteranno le banche come abbiamo già avuto modo di vedere nei giorni scorso in giro per il mondo. Probabilmente é troppo tardi, e se non é successo prima é solo perché i media ci hanno raccontato per anni che era tutta colpa di Berlusconi. Ora sappiamo che non era così.

kry
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 22:00

gainhunter,

Supponiamo che per le pensioni oltre i 25.000€ si effetui un contrllo contributivo come quello che entrerà in vigore , credo che ci saranno miliardi di risparmi. Supponiamo che sempre per le pensione erogate con un numero di anni inferiori a quello minimo richiesto ora,non abbia diritto alla rivalutazione si risparmierebbero altri milardi. Supponiamo infine che se tutti sia nel pubblico che nel privato fossero onesti non saremmo qui a discutere di questi problemi.

Gigi
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 22:07

kry@finanza,

Adesso hai detto una cosa giusta: Supponiamo che se tutti sia nel pubblico che nel privato fossero onesti non saremmo qui a discutere di questi problemi. Secondo te perché siamo qui a parlarne?

gainhunter
Scritto il 16 Dicembre 2011 at 22:31

Gigi,

Premetto che non appoggio per niente Monti (basta vedere i miei commenti passati), che ritengo che manovre di austerity come questa ci porterà a un futuro greco (lo dicevo già la scorsa estate) e che fin da Agosto sostengo che la politica interna non c’entra niente con l’andamento di borsa e titoli di stato (rischiando di passare per un sostenitore di Berlusconi…).
Leggendo i commenti sembra che si dia per scontato il peggioramento della situazione, come se non ci fossero soluzioni (“we are doomed”).
Invece volevo far presente che le soluzioni secondo me ci sono, poi l’attuazione è un’altra cosa, e per questo ho fatto solo supposizioni. Ma non bisogna mai dare niente per scontato, i miracoli succedono, e spesso quando meno te li aspetti.

Per quanto riguarda i c/c, spostarli all’estero per sfuggire alla patrimoniale non ha molto senso (non vale la pena rischiare la galera per risparmiare 200 euro su 200000 euro, che poi se togli i costi dei conti svizzeri sono ancora meno). Chi finora sul c/c versava i proventi del nero, da Gennaio o tiene i contanti o ridurrà l’evasione. E’ una misura su cui non sono per niente d’accordo, ma secondo me può dare frutti.
Per quanto riguarda la Germania, ormai è sempre più sola e anche lei è a rischio di attacco mediatico (di cui abbiamo già avuto qualche assaggio) e finanziario (3x max sul bund?).
Per quanto riguarda i tagli dei costi, che sono riforme che avrebbero l’appoggio della maggior parte degli italiani, potremmo anche avere delle sorprese (per es. il movimento antipolitica è riuscito a costringere i parlamentari a ridursi gli stipendi dal mese prossimo…)

schwefelwolf
Scritto il 17 Dicembre 2011 at 19:25

john_ludd@finanza,

Posso solo auspicare che i cattivi tedeschi accolgano il tuo suggerimento il piú in fretta possibile. Se lo facessero, penso che Danimarca, Olanda, Austria e Finlandia li seguirebbero – con grande giubilo (se ti ho compreso bene) della restante Europa mediterranea.

A differenza tua non vedo però una possibilità di ripresa dell’economia italiana – con o senza i cattivi tedeschi. L’Italia ha – a mio avviso – due problemi che non possono essere risolti: né in due anni, né in venti. Il primo si chiama amministrazione dello Stato (inteso nella sua totalità: stato centrale, regioni, province, comuni, enti locali, enti statali e parastatali): borbonica, lenta, farraginosa, corrotta, incapace, clientelare. I costi causati da questa “amministrazione” sono – da sempre, ma soprattutto a partire dagli Anni ’80 – orrendi e costituiscono una delle due fonti primarie dell’immenso debito dello Stato. L’altro problema – seconda causa del debito – è il sud: arretrato, astenico, in permanente attesa di qualcuno che lo mantenga o lo “miracoli”. E’ il sud dei milioni di statali, di falsi invalidi, di economie (totalmente) sommerse, di commistione fra criminalità endemica e società “civile”. Questo sud ha divorato, nel corso degli ultimi 50 anni, una mostruosa quantità di miliardi – pagati in parte con trasferimenti dal nord (leggasi l’ampia documentazione del professor Ricolfi), in parte con indebitamento dello Stato: un indebitamento che viene pagato, sostanzialmente, ancora dal nord – visto che l'”economia” contribuente del sud è solo economia statale (e che quella “sommersa” e quella criminale di contributi ne ricevono, ma non ne versano).

E’ da quando ero ragazzino (molti anni fa) che sento periodicamente rilanciare, ogni due-tre anni, “nuovi programmi” per il sud. E tutte le volte si ammette che quelli “passati” non hanno funzionato. Ma adesso, questa volta… Questo nuovo programma, questo sí che porterà a risultati! Tutte le volte la stessa salsa – e tutte le volte dopo qualche anno (al piú tardi) si torna con il medesimo ritornello. Questa volta sarà diverso, questa volta vedrete…l

Quando oggi leggo che si prevede per il 2012 un calo del PIL nell’ordine dell’1,6% (o forse piú) mi torna automaticamente alla memoria l’analisi del professor Ricolfi in merito ai metodi di calcolo del PIL: lui distingueva – se non ricordo male (l’ho letto un paio di anni fa) – fra un PIL “vero” (nel senso di: produzione di bene reale) e il PIL “ufficiale”, che include anche le attività dello Stato, “quantificandole” secondo determinate chiavi di calcolo. E’ ovvio che la differenza fra i due “PIL” può essere modesta (penso alla Svizzera) ma anche enorme (come – penso – nel caso dell’Italia).

Se la prevista riduzione dell’1,6% si dovesse riferire al PIL ufficiale (come immagino) ciò vorrebbe dire che il calo del PIL reale (quello prodotto da operai, artigiani, contadini etc.) sarà molto piú pesante di questo “1,6%”. E questo calo – quello reale – si abbatterà prevalentemente, come recessione, su quella parte del popolo contribuente che produce ricchezza reale, paga le tasse e non lavora nel sommerso o nella criminalità – quindi sostanzialmente sui ceti produttivi del centro-nord.

In una realtà come quella del nord, che da anni vive situazioni sempre piú difficili, sotto il peso (concorrenziale) della globalizzazione e di un carico tributario sempre piú insostenibile un brusca frenata recessiva porterà – immagino – a fallimenti a cascata. Temo che sarà un massacro.

E Monti pensa di poter “recuperare” stabilità aumentando ulteriormente un carico fiscale già insostenibile? Io penso che l’Italia sia – già da qualche anno – di fatto fallita (a meno di non mettersi a vendere il patrimonio dello Stato e quello degli italiani). Monti dovrebbe quindi essere visto come curatore fallimentare – ma anche in questo ruolo non mi sembra capace di fare bene il suo lavoro (che dovrebbe se non altro cominciare da una serie di drastici tagli alla spesa pubblica e all’assistenzialismo, nella – disperata – speranza di fermare l’emorragia e di riuscire a dare – in qualche modo – un minimo di ossigeno al poco tessuto sano ancora rimasto, e quindi alla produzione di ricchezza).

I decenni passati – e, a ben guardare, i 150 anni tanto cari al presidente Napolitano – hanno però dimostrato che questa situazione del sud è insanabile, non modificabile (ricordiamo il principe di Salina…). Non sarà elegante dirlo, ma è vero: negli ultimi trent’anni il sud si è “mangiato” l’Italia. E ora si torna a chiamare la solidarietà di “tutti gli italiani” (anzi – magari anche di tutti gli europei): per chiudere una falla che da un secolo e mezzo non fa che allargarsi.

Se la Francia ha comunque voglia di venire ad aiutare Monti a risolvere questi problemini – ben venga. Penso che Grecia, Spagna e Portogallo abbiano già abbastanza problemi per i fatti loro.

Quello che è certo – a mio avviso – è che l’Europa non-mediterranea avrebbe molte difficoltà in meno, se gli Stati mediterranei cercassero una soluzione autonoma. Ma anche la Germania da sola avrebbe molti piú vantaggi che svantaggi: se solo non avesse già al piede una mostruosa “palla di piombo”, valutata da parte tedesca nell’ordine di 500 miliardi (a oggi), che le rimarrebbero sul gobbo nel caso di un crash dell’Euro: soldi “prestati” in un modo o nell’altro ai “bisognosi” europei (e questo è stato l’errore della Merkel: non quello di cercare, come sembra finalmente voler fare, di tappare il fondo di questa voragine, prima di buttarvi dentro ancora qualche centinaio di miliardi a fondo perso.

gainhunter
Scritto il 17 Dicembre 2011 at 23:10

schwefelwolf@finanza,

Sulla situazione italiana ti ho già dato e ti ridò pienamente ragione.
Ma c’è da considerare un’altra cosa: se in ambito pubblico l’Italia di colpe ne ha moltissime (e secondo me la forte evasione ne è una conseguenza), altrettanto vale per la Germania in ambito bancario.
Inoltre l’Italia ha sempre “subito” la politica economica europea dominata da interessi spesso diversi da quelli italiani e più conformi a quelli tedeschi (basta guardare le norme europee a livello alimentare…), e questo è una concausa della situazione dell’economia italiana. Non si può far parte di un’associazione (forse è un termine più appropriato di “unione”) e fare sempre, sempre, sempre e solamente i propri interessi.
Non dimentichiamoci che se questa crisi fosse stata gestita nazionalizzando le banche piene di titoli tossici, probabilmente oggi Francia e Germania avrebbero bilanci pubblici allo stesso livello, se non peggiori, di quello italiano. Invece l’europa, dove sappiamo chi conta di più nelle decisioni, ha deciso che le banche avrebbero dovuto essere salvate in altro modo, con dei fondi stanziati dall’europa in base al pil, poco importava che le banche tedesche, francesi e soprattutto inglesi fossero molto più piene di titoli tossici rispetto a quelle italiane.
Questo va ricordato: la causa della crisi non viene dai debiti pubblici, viene dalle banche, POI il problema è stato ribaltato sui debiti pubblici e sulle prospettive di crescita (o decrescita).
Comodo salvare tutti insieme le proprie banche e poi svicolarsi quando bisogna salvare gli stati…

paolo41
Scritto il 18 Dicembre 2011 at 13:14

schwefelwolf@finanza,

La tua analisi è perfetta, non fa una grinza….. e, allora, che facciamo? ci arrendiamo?
quante volte il sottoscritto, te e altri hanno denunciato tale situazione, ma ci siamo sforzati anche di fornire qualche soluzione (insieme a Gainhunter abbiamo messo giù un “manifesto” per la ripresa), nella speranza che la rete dei blog faccia massa e arrivi, anche se non so in quale misura, alle orecchia dei legislatori.
Il sud: grosso problema, forse il problema…Peraltro posso testimoniare che ho avuto la possibilità di operare, alcuni anni fa, come consulente in Puglia e in Abruzzo i tre differenti occasioni (due aziende sono partite da zero)…tutte e tre le aziende, aperte ai mercati internazionali, pur risentendo dell’attuale congiuntura, sono ancora oggi in floride condizioni economiche e finanziarie.
Certo non si può pretendere che nel sud si producano prodotti a basso valore aggiunto e pretendere di esportarli al nord o nei paesi europei quando sappiamo che i costi della logistica riducono ulteriormente i già risicati margini di produzione.
Per avere un minimo di guadagno, in tali casi subentra, in un crescendo spaventoso, il lavoro illegale, il nero, le organizzazioni malavitose, l’usura, il riciclo di denaro sporco, etc.
Personalmente vedo per il sud dei centri tecnologici, collocati vicini alle università, che siano in grado di sviluppare software e prodotti ad alto valore aggiunto, con una bassa incidenza dei costi di trasporto sul costo totale. Certo che abbiamo bisogno di laureati tecnici e non di altri laureati in legge, filosofia o scienze politiche….
E lo sviluppo dell’agricoltura e del turismo, dove li mettiamo ?????
Il governo Monti è, almeno sulla carta, apolitico, almeno per ora (qualcuno ha già chiosato che cambierà sempre più colore come si avvicina la scadenza della legislatura) ; è stato messo lì per intraprendere quelle azioni che i politici, condizionati dalla ricerca del voto, non hanno mai saputo e/o voluto fare.
Prima cosa: via le regioni autonome, ridimensionamento degli stipendi, degli emolumenti e di tutti i privilegi che esistono in Sicilia anzichè in Trentino e Valle d’Aosta, equiparazioni delle pensioni e dell’età di pensionamento a quelle delle altre regioni.
Ferrea applicazione dei costi standard; il governo precedente avrà fatto tanti errori, ma fra le poche cose buone che ha emanato è da annoverare quella dei costi standard.
Intensificare la lotta alle organizzazioni mafiose che hanno radici nel sud ma ramificazioni ovunque, continuando con il sequestro dei beni, occorre toglierli la linfa.
Non si possono permettere casi come quelli del napoletano dove un migliaio di cittadini (è un eufemismo chiamarli tali) si oppongono alle ruspe che dovevano radere al suolo costruzioni abusive: si va con l’esercito, se necessario, si arrestano i facinorosi e si condannano sia per l’abusivismo sia per la resistenza a pubblico ufficio, ma si devono processare e condannare anche i sindaci e i funzionari di quel comune per complicità e omesso controllo del territorio.
C’è una miriade di abitazioni e capannoni non censite che non pagano Ici/Imu e tanto meno la Tarsu: per inciso, molte sono nelle zone che hanno fatto fuoco e fiamme per non avere discariche rifiuti nella loro area.
Abbiamo un sindaco di Napoli che non vuole i termovalorizzatori e rimane nelle mani della camorra, quando tutta l’Europa li utilizza, genera energia propria, inquina meno di altre soluzioni e dà lavoro ai cittadini…. paradossale!!!!
Potrei continuare all’infinito in questo demoralizzante elenco che tradotto significa: mancanza di governo, collusione delle istituzioni, etc come hai ben descritto nel tuo post.
Ma la risposta che ci aspettiamo dal governo Monti, apolitico per principio e per statuto, è che occorre intervenire per ridare un senso dello Stato a queste anomalie; e, se posso dare un suggerimento, non si risolvono con la persuasione (che sembra una connotazione tipica del comportamento di Monti), si può ottenere qualcosa solo applicando, con forza, la legge.
D’accordo, accettiamo come doverosa e speriamo positiva la manovra economica, ma Monti non può fermarsi a fare i compitini a casa; non c’è migliore occasione quale quella attuale per cominciare a mettere ordine in quelle storture che hanno condizionato finora lo sviluppo del paese. Meno demagogia e più “cattiveria”.

schwefelwolf
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 10:35

paolo41,

E’ vero che la speranza, come la disperazione, può fare miracoli. E credere in una possibilità di riscatto, lottare per ottenerla, è senza dubbio giusto e legittimo.

C’è – per me – un solo problema: non riesco a crederci. Anche il tuo suggerimento: basta “sculacciate”, passiamo ai metodi “duri”. Certo, sarebbe giusto. Ma persino il prefetto Mori, mastino “fascista” con pieni poteri (rigorosamente applicati), ha fallito: non appena è passato dai “picciotti” agli “uomini d’onore” trasferiti a Roma è stato fermato.

Anche Monti non potrà fare di meglio. A parte il fatto che questa magistratura (inamovibile) non processerà mai i suoi amici “dignitari” – almeno: non in forma definitiva. E anche dovesse farlo: chi metterebbe in galera un settantenne, quando stanno già pensando di rimettere fuori una marea di delinquenti “per motivi umanitari”, invece di fare nuove carceri (promesse da decenni). Ma chi le vuole, a parte i cittadini onesti, torchiati da questo Stato indegno? Nessuno vuole poter mettere dentro le decine di migliaia di ladri di Stato, insieme a tutti i delinquenti comuni. Quindi facciamoci un bel ponte sullo stretto di Messina…

Lasciamo stare. E’ troppo deprimente.

lukeof
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 16:21

schwefelwolf@finanza,

Lungi da me difendere il clientelismo e le colpe del sud, ma credo che l’analisi sia “parziale”.

Nel senso che dire che il “Sud” si sia mangiato il Nord, se mi si permette, è una topica colossale.
Raccontero’ in breve un episodio degli anni 60′ accaduto nella mia regione, la Sardegna.
Erano gli anni della “industrializzazione forzata”, e lo Stato voleva assolutamente tradurre il “modello del Nord” anche nelle regioni del Sud.
Quindi da Roma chiamarono un imprenditore tessile ligure specializzato nella lavorazione del cotone per fare un cotonificio.
Arrivo’ e comincio’:
“Per fare il cotone ci vuole un enorme capannonw”. Giu’ miliardi pubblici per fare il capannone
“Per fare il cotone occorrono enormi quantità d’acqua” Giu’ miliardi pubblici per fare condutture enormi per far arrivare l’acqua al cotonificio.
“Per fare il cotone occorrono macchinari enormi X Y e Z” Giu’ miliardi pubblici per comperare enormi macchinari.
“Per fare il cotone occorre uno snodo marittimo con attrezzature apposite” Giu’ miliardi pubblici per fare lo snodo marittimo.
“Per fare il cotone occorre manodopera specializzata” Giu’ miliardi pubblici per fare le scuole di specializzazione tessile e formare gli operai.
Alla fine della fiera, tutto è pronto e lo stabilimento comincia a produrre il cotone. Dopo un anno l'”imprenditore” dice: “cari miei, i costi sono troppo alti a causa dei costi di trasporto e quant’altro, arrivederci a tutti”. E il cotonificio dopo due anni chiude.

Quello che voglio dire è semplicemente che sostenere che il Sud si sia “mangiato” il Nord non solo è scorretto, ma è proprio falso storicamente.
Il Sud ha fornito manodopera, e il Nord ha sviluppato buona parte delle sue fortune (tramite soldi pubblici) colonizzando o giu’ di li’ il Sud. Nonche’ vendendogli buona parte dei prodotti che dal Nord pervenivano al medesimo.

Fate una capatina vicino a Gioia Tauro e potrete vedere un cimitero immenso di “ipotetiche” attività industriali ridotte a macerie, capannoni diroccati, e quant’altro, tutte sviluppatisi con soldi dei contribuenti, regionali o statali. Se poi vi date la briga di scoprirne i proprietari sarete molto sorpresi. Tutti del Nord.
Non mi interessa difendere il Sud come tale o fare il paladino di regioni dove lo stato non è mai realmente esistito, ma ridurre tutto alla politica del 740 e ai luoghi comuni è quantomeno ridicolo.

schwefelwolf
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 17:29

gainhunter,

Nell’ottica tedesca, quelli che hanno sempre fatto i propri interessi – e i propri comodi – nella cosiddetta “Unione” sono stati i francesi. Non ho la competenza necessaria per valutare nel merito: posso solo dire che in 35 anni di vita “tedesca” ho letto migliaia di articoli tedeschi – di tutte le tendenze – che si lamentavano delle imposizioni di Parigi in ambito europeo. E’ una storia perenne – e non ricordo contadini tedeschi che abbiano bloccato le frontiere per “fermare” le merci che arrivavano dall’Italia – mentre ricordo molto bene i casini scatenati a Ventimiglia per fermare i vini che arrivavano dalla Sicilia. Come ho già esposto piú volte – per i tedeschi l'”Unione” è (era?) soprattutto un imperativo politico internazionale. Che sia diventato anche un business è solo la conseguenza di un sistema economico-produttivo abbastanza ben funzionante. Comincio comunque a sospettare che l'”imperativo” politico accettato da Adenauer e poi ripreso nei decenni dai vari Brandt, Schmidt e Kohl abbia perso di mordente con Schröder e sia stato un po’ “ridimensionato” dalla Merkel (che è, di fatto, il primo cancelliere non tedesco-occidentale). Dovesse essere questa la chiave di lettura della “linea” Merkel, sarebbe una vera, profonda svolta nello scenario europeo – con una Germania che tornerebbe gradualmente alle sue origini mittel-europee: e cioè esattamente alle posizioni che la creazione dell’Euro aveva voluto impedire.

schwefelwolf
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 18:20

lukeof@finanza,

Premetto che quando parlo di “sud” non mi riferisco assolutamente alla Sardegna, che conosco, amo e rispetto. Dirò di piú: penso che la Sardegna abbia subito (come ben descrivi nel tuo commento) una politica di interventi statali finalizzata a “industrializzare” a tutti i costi determinate zone, favorendo magari amici e conoscenti (anche del nord) con generosi sussidi, e ottenendo – alla fine – solo l’effetto contrario. Per quanto mi concerne (molto soggettivamente) vedo anzi la Sardegna come una vittima dell’Italia.

Quando parlo del “sud” che si è mangiato l’Italia mi riferisco invece soprattutto a tre regioni (Sicilia, Calabria, Campania) e alle loro tantissime succursali romane (e non solo). Mi riferisco all’Irpinia,. Mi riferisco all’Alfa Sud. Mi riferisco ai milioni di falsi invalidi. Mi riferisco ai milioni di statali nullafacenti e di “pensioni di favore”. Mi riferisco alla nipote – palermitana ventitreenne – di un mio conoscente, che (nel 1985) si lamentava di non essere riuscita ad ottenere (dal suo deputato democristiano di riferimento) la “reversibilità” della pensione d’invalidità della madre (morta cinquantenne di tumore, senza peraltro essere mai stata invalida). Mi riferisco agli snodi autostradali “stile USA”, che spuntano abbandonati in mezzo ai campi, senza essere collegati neanche ad una mulattiera.

Quando parlo in questi termini di quel sud non intendo assolutamente dire che il resto d’Italia sia un paradiso, una culla di onestà ed efficienza: ogni regione (soprattutto in Italia – ma anche nell’altro Paese che conosco bene, cioè la Germania) ha i suoi “giri”, le sue corruzioni, le sue clientele. Ma in una regione “normalmente imperfetta” la bilancia pende sempre (piú o meno nettamente) a favore della produttività, dell’attivo. A mio avviso il sud dell’Italia, come la Grecia, di attivo praticamente non ne ha. Vive (con inevitabili quanto lodevoli eccezioni) di assistenza – o di altre cose ancor meno encomiabili.

Prendere atto di questa situazione non vuole dire ridurre tutto al “740” – vuole solo dire non farsi illusioni, come quando si ha un tumore inoperabile.

gainhunter
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 22:01

schwefelwolf@finanza: per i tedeschi l’”Unione” è (era?) soprattutto un imperativo politico internazionale. Che sia diventato anche un business è solo la conseguenza di un sistema economico-produttivo abbastanza ben funzionante.

Non credo sia solo questo, sappiamo benissimo che l’economia è legata sia alla valuta sia alla politica della banca centrale. Entrambe sono state sempre gestite in maniera filo-tedesca, cosa normale dato il maggior peso della Germania nelle decisioni. Un esempio lampante è il rialzo dei tassi per frenare l’inflazione in un momento in cui l’unica economia europea che cresceva era quella tedesca. Oltre alla questione del salvataggio delle banche di cui ho parlato prima, che se fosse stata gestita in maniera diversa avrebbe avuto forti ripercussioni sulle economie tedesca e francese, e invece li sta avendo sull’economia italiana (tramite le manovre recessive, conseguenze dello spostamento del problema dalle banche agli stati).
E non dimentichiamo la questione rendimenti del bund e il continuo prendere tempo da parte della sig.ra Merkel, a vantaggio della Germania e a svantaggio di tutti gli altri.
Se il sistema economico tedesco è tutto merito della Germania, la crisi e il suo acuirsi man mano che passa il tempo non è certo colpa dell’Italia…

Purtroppo non ho mai approfondito la questione Francia, molto interessante.

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