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RATING: Italia rischia di fare la fine della Grecia? (The Road to Athens Pt. III)
Anche se si tratta spesso di voti “politicizzati”, i rating hanno ancora una bella importanza nelle dinamiche finanziarie globali.
Pensate solo quanto può pesare (e costare) ad un’impresa essere junk bond anzichè investment grade. E quanto parliamo di paesi, quanto è importante avere un giudizio più o meno elevato per una serie di motivazioni.
Basta guardare all’Italia.
E proprio a questo proposito, in questi giorni si è pronunciata l’agenzia S&P, forse la più nota su scala globale, la quale si è lasciata andare con alcune considerazioni che non ci hanno sorpreso per nulla.
(…) Al momento per l’Italia non c’è “uno scenario da crisi del debito pubblico. Tuttavia in uno scenario alternativo in cui i policymaker perseguano soluzioni non ortodosse – come l’introduzione di una valuta parallela o di misure di bilancio senza copertura finanziaria, per eludere i vincoli fiscali stabiliti dai trattati Ue – l’adesione dell’Italia all’area Euro potrebbe essere messa in discussione.
In extremis, potrebbe verificarsi una nuova crisi di fiducia come quella avvenuta in Grecia nel giugno 2015″. Cosi S&P in un report sull’andamento dei rating dei Paesi Ue. (…)
Direi che quando detto da S&P è assolutamente in linea con quanto affermato dal sottoscritto in QUESTO POST. Le motivazioni non sono da meno. E il paragone con Atene ormai è quasi automatico.
(…) La questione è se sarà lo stesso anche per un’economia molto più grande come l’Italia, che rappresenta il 15% del Pil dell’Eurozona”. Dopo avere ricordato l’alto debito italiano e il fatto che all’interno dell’Unione monetaria non è possibile utilizzare la svalutazione per garantirne la sostenibilità, ma solo la leva della crescita, S&P osserva quindi che “la crescita debole e l’incapacità dei policymaker di affrontarla spiegano le prospettive negative per il rating sovrano italiano.(…)
Beh, nulla di nuovo, direi…ma il bello dell’analisi di S&P viene dopo.
(..) “Nei prossimi anni prevediamo un lento aumento del debito pubblico italiano, accompagnato da un’ulteriore riduzione della leva finanziaria nel settore privato. Riteniamo che l’economia ristagnerà nel 2019 prima di riprendersi l’anno prossimo (0,6%). A nostro avviso, questo non è uno scenario da crisi del debito pubblico”. Ma se si perseguissero “soluzioni non ortodosse” si potrebbe materializzare anche per l’Italia un ‘rischio Grecia’, “una nuova crisi di fiducia” come quella di Atene “nel giugno 2015, ma in un paese membro dell’Unione Europea molto più grande e con maggiore rilevanza sistemica”. (…) [Source]
Tutto questo suona come una minaccia, che sicuramente è condivisa dai “piani alti dell’Eurozona”.
Questa è la scala progressiva dei rating dell’Italia…
E questa è quella della Grecia…
Preoccupa la tendenza. La Grecia a diverse scritte verdi, l’Italia invece le scritte sono rosse. Ma come vedete qualcosa ancora ci differenzia da Atene, però poi il mercato come la vede? E qui arriviamo alla cosa interessante.
Ho provato a mettere a confronto il rendimento del bond 10 anni e 5 anni di Italia e Grecia.
Ecco cosa ne è venuto fuori.
Italia vs Grecia: rendimenti a confronto
Il titolo a 5 anni italiano rende ben lo 0,3% in meno di quello greco, mentre per il 10 anni la differenza è pari a 50pb. Quindi è chiaro che ormai il mercato già ci vede come la “nuova Grecia”. Il premio al rischio di Atene è ridicolo se paragonato a noi e quindi…quale futuro possiamo attenderci?
STAY TUNED!
La questione è politica oltre che economica. La BCE comprando btp tiene e terrebbe le cose abbastanza controllate. E lo farebbe per salvare l’Europa, evidentemente, in caso di recessione che arriva dagli USA. Se l’Italia si mette di traverso in UE con politiche di crescita smodata del debito pubblico e simpatizzando con la Russia, la quale non è per niente alleata alla UE, direi che le cose possono complicarsi.