PRICE TO PAY: fuori dalla crisi finanziaria. Ma a quale prezzo?

Scritto il alle 09:29 da Danilo DT

Dire che siamo fuori dalla grande crisi finanziaria può suonare strano, soprattutto per noi italiani che siamo ancora nel bel mezzo della ristrutturazione del nostro sistema bancario.
Quando parliamo di crisi finanziaria globale, però, parliamo non tanto dei nostri NPL, un caso molto più italiano di quanto possiamo immaginare, ma della bolla immobiliare che è culminata con la crisi subprime negli USA. L’effetto domino sul tessuto finanziario globale è stato devastante. E quando noi ci lodavamo davanti a tutti, dicendo che il nostro sistema bancario non era esposto sui derivati ed era più solido (si, come no…) gli USA arrancavano. Bisognava intervenire, evitare il collasso globale. E allora sono intervenute le banche centrali con delle manovre di politica monetaria espansiva che non sto a ripetervi.

E’ chiaro però che è stata una mossa di “emergenza” e quindi uno sforzo che non distribuiva “pasti gratuiti” ma c’era un prezzo da pagare. Uno dei tanti è sicuramente questo: il DEBITO.
Quante volte vi ho scritto che stiamo affogando nel debito? Eccovi le prove definitive, anche se forse non ce n’era bisogno.
L’istituto IIF  (Institute of International Finance) poi ripreso dal Sole 24 Ore, ci spiega tutto.

Grafico Sole 24 Ore

DEBITO GLOBALE pari a 233.000.000.000.000 $ che tradotto significa 223mila miliardi di dollari. In un anno ben 16.500 miliardi di USD, in 10 anni + 71.000 miliardi USD. E’ evidente che il debito globale aggregato, quindi composto da tutte le forme di debito, ha addirittura accelerato nell’ultimo anno ed il 70% di tutti questo debito è stato generato nell’ultimo ventennio.
Per la cronaca il debito aggregato italiano è pari al 350% del PIL, che è tanto ma è pur sempre meno del 400% registrato dai nostri cugini francesi, meglio messi come debito pubblico ma molto peggio come debito privato.
Le criticità maggiori per l’Iif sono fondamentalmente due nel breve termine:

1) la prima legata al mondo dei paesi emergenti. Nel 2018 andranno in scadenza titoli per 1.500 miliardi. Che succede se i tassi USA crescono più del previsto? Che succede se il Dollaro USA si rivaluta oltre le aspettative?

2) la seconda è la riforma fiscale USA che non potrà che aggiungere debito al debito.

3) la terza è la Cina. Protagonista di molti nostri post sull’argomento, resta una delle principali cause di preoccupazione. Un debito pubblico cinese che è pari a 4.600 miliardi di dollari. Se aggiungiamo anche i veicoli finanziari delle municipalità locali arriviamo a 11.500 miliardi di dollari Usa. Un debito aggregato ufficiale (governo, società, famiglie prendendo dati forniti dal regime…) pari a 257% del Pil. Numeri secondo molti assolutamente irreali. C’è chi dice addirittura che tale cifra dovrebbe essere moltiplicata per 15. Livelli irreali, come irreale il quando del debito che stiamo analizzando.

Tutto molto interessante e preoccupante ma sono il primo a dire che nell’immediato rappresenta SOLO statistica, perché come tutte le bombe finanziarie che si rispettano, nulla accadrà fintanto che il castello di carta regge.
Questione di tempo? Può darsi. Difficile da quantificare, non c’è dubbio. Però siate pronti. Immaginatevi se dovesse mai succedere qualcosa sul fronte Cina ed il mercato ad un certo punto deve prendere atto, in questo caso che succede?

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)

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