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NPL: regole di gestione delle sofferenze bancarie. La parola alla Nouy.
Dopo vari pareri, compreso quello della Commissione Europea, si aspetta quello della Vigilanza Bancaria Europea. E li si rischia di giocare la vera partita per le banche italiane.
La situazione delle banche europee è da anni al centro dell’attenzione delle istituzioni comunitarie. Lo spauracchio Lehman Brothers prima e poi l’alto tasso di sofferenze bancarie dopo, con Italia nel centro dell’occhio del ciclone, hanno fatto si che ci fosse da parte dei vari organismi una prudenza (anche giustificata) che è andata oltre ogni previsione.
E questa prudenza alla fine è diventata confusione. Un po’ come quella che può venire nella nostra testa.
In questi giorni mi trovo spesso via per lavoro e quindi non ho nemmeno il tempo materiale per accedere il PC.
Sono giorni dove sto approfittando (devo essere sincero) di un vecchio insegnamento che ha una sigla SNR se applicato nella fisica. Invece se applicato alla persona, si tratta del rapporto segnale / rumore. Avendo poco tempo, ne approfitto per distogliere l’attenzione da tutto quanto è RUMORE e che ci condiziona l’esistenza quotidianamente, e cerco di concentrarmi su quello che invece è SEGNALE, ovvero quegli elementi importanti che poi verranno interpretati, spesso in modo confusionario, nel rumore.
Il rumore (o rumore informativo) in psicologia e semiotica, è un disturbo causato dall’eccesso di informazioni, tale che anche l’elemento potenzialmente utile non viene riconosciuto, nemmeno individuato, o individuato con difficoltà.
Costituisce rumore anche l’eccessiva ripetizione di un segnale, poiché le risorse cognitive utilizzate per la sua interpretazione diminuiscono via via che tale segnale si ripresenta con cadenza ciclica, limitando il livello dell’attenzione verso di esso. (Source)
Scusate questa elucubrazione, torniamo a noi. (ma se vi capita, provateci anche voi, capirete cosa significa e quanto ne potete beneficiare).
Parlavamo di settore bancario in generale e di monitoraggio dello stesso.
Fateci caso. Quante sono le organizzazioni che monitorano e impongono regolamenti sul settore bancario? Beh, non ce n’è solamente una.
Tanto per cominciare la BCE, con un collegio nominato dai governi ma teoricamente indipendente da essi. E poi c’è l’EBA, altra organizzazione autonoma guidata dal connazionale Enria. E poi c’è anche la Commissione Europea.
Come mai parlo di questo proprio oggi? Perché mi sembra chiaro che forse, tra queste tre organizzazioni, che teoricamente hanno le medesime origini, ci siano delle incongruenze sulle decisioni da prendere. Anche perché poi c’è la Vigilanza Bancaria Europea, diretta dalla rigida Danièle Nouy.
Dove sta il problema? Avrete sicuramente letto in questi giorni dei nuovi criteri di gestione delle sofferenze bancarie per le banche.
Accantonamenti a copertura dei rischi insiti nei prestiti futuri che potrebbero deteriorarsi, sviluppo di mercati secondari sui quali vendere npl, agevolare il recupero crediti, assistere gli Stati nel processo di ristrutturazione delle banche fornendo uno schema per l’istituzione di società di gestione di attivi (bad bank). Queste le misure del pacchetto sugli Npl (non performing loan, crediti di difficile esigibilità) proposte dalla Commissione Ue. Gli accantonamenti si applicheranno ai prestiti emessi a partire da oggi, se la proposta passerà all’Ecofin. (Source)
Secondo l’Eba, a fine settembre 2017 il totale di NPL in pancia alle banche europee ammontava a ben 854 miliardi di euro, ovvero il 4,2% del totale dei prestiti. Ovviamente l’Italia è in pole position sull’esposizione del sistema agli NPL.
Il problema è sempre lo stesso. Come smaltirli? Come risanare i bilanci? Come far ripartire e consolidare le banche soprattutto italiane?
La ricetta della Commissione Europea è la seguente.
(…) Per coprire i crediti deteriorati che non hanno collaterale (unsecured), le banche avranno due anni. Nel primo anno dovranno coprirli del 35%, arrivando al 100% nel secondo. Quelli con collaterale (secured) dovranno essere coperti al 100% entro otto anni, con una progressione che sarà meno intensa all’inizio e più intensa dal quarto anno in poi. Ovvero: nel primo anno dovranno coprire il 5%, nel secondo il 10%, nel terzo il 17,5%, nel quarto il 27,5%, nel quinto il 40%, e così via fino al 100% nell’ottavo. Per Bruxelles è un incentivo a liberarsene. Mentre sugli stock esistenti non c’è alcuna richiesta prudenziale. (…)
La proposta sembra meno pesante del previsto. Queste nuove norme andranno applicate solo sui nuovi crediti, e non sullo “stock”. Ma attenzione. Il rischio sta sul fatto che se verrà invece varata una norma RETROATTIVA allora per le banche italiane si fa molto dura. Gli utili generati non sarebbero sufficienti e, anzi, necessiterebbero diverse ricapitalizzazioni. E cosa ne pensa la Nouy? E l’EBA?
Ieri si aspettava i parere del Consiglio di Vigilanza, ovvero della Nouy. Ed è li che si giocherà la partita assieme all’EBA. Non ho trovato notizie in merito. Problemi? Tensioni interne? Contrasti? Non lo so. Ma certo è che la sua decisione potrebbe essere una bella tegola per le banche italiane. O forse una gradita sorpresa. Attendiamo fiduciosi, sperando che, come sempre, non si faccia troppo RUMORE…
UPDATE: FRANKFURT, Germany – Introductory remarks by ECB bank supervisory chief Daniele Nouy at “Joint Governance Conference: Governance expectations for banks in a changing financial environment” organised by the ECB in Frankfurt, Germany – 0900 GMT – THURSDAY, MARCH 22
STAY TUNED!
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