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No more quantitative easing: Bernanke, la stagflazione e la bandiera bianca
Alla fine Ben Bernanke ha fatto quanto da tempo anticipato. Come ben sappiamo lo spazio per un quantitative easing III (QE3) non c’era e allora al FOMC di ieri sera è arrivata la dichiarazione ufficiale:
La crescita dell’economia statunitense “continua a un passo moderato” e “in qualche modo più lenta del previsto“. Tra i fattori temporanei che rallentano la ripresa Usa, il Fomc include gli effetti depressivi sulla spesa e sul potere d’acquisto degli “alti prezzi del cibo e dell’energia” e le “distorsioni nella catena distributive legate ai tragici eventi del Giappone”. Inoltre, per la Fed sono “più deboli del previsto” gli indici del mercato del lavoro, mentre “continuano ad espandersi la spesa dei risparmiatori e gli investimenti delle imprese in equipaggiamenti e software”. Restano poi “deboli gli investimenti in strutture non residenziali” e “depresso il comparto immobiliare”. L’inflazione “è aumentata negli ultimi mesi, a causa dei prezzi cresciuti di alcune materie prime e beni importati” ma “nel lungo periodo” le aspettative “restano stabili”. La Federal Reserve ha lasciato invariati i tassi d’interesse tra zero e 0,25%. La Fed ribadisce che concluderà a fine giugno il programma di acquisto di bond per 600 miliardi di dollari e che continuerà a reinvestire i profitti dei titoli che controlla. La Fed è pronta ad aggiustare in base alle necessità la composizione del suo portafoglio titoli, che rivedrà regolarmente. La lentezza della ripresa economica è “frustrante”, alcuni elementi di rallentamento “appaiono temporanei, altri destinati a durare. Probabilmente ci sono venti contrari più forti di quanto pensassimo”, ha spiegato Ben Bernanke, presidente della Fed, rispondendo a una domanda sulle cause dell’anemica ripresa economica Usa. La situazione in Grecia è “difficile”, “siamo in contatto” con l’Europa, ha aggiunto, sottolineando che la Fed è tenuta informata sugli sviluppi. Il fallire nel risolvere il caso della Grecia porterebbe instabilità: la Grecia è una minaccia potenziale per il sistema finanziario mondiale, ha concluso, sottolineando che questo metterebbe a rischio il sistema europeo. (Source)
Ha detto esattamente cosa ci aspettavamo. Crescita più lenta del previsto, a causa non solo della debolezza economica degli USA ma anche alla debolezza mondiale oltre che a fattori esogeni quali lo tsunami giapponese.
Tassi stabili e …. Udite udite… quantitative euasing che verrà completato con l’ulitizzo anche dei frutti maturati (gli interessi) ma ….nessun cenno al QE3.
White flag?
Il mercato vede questa dichiarazione come una pseudo resa… E non è da sottovalutare il fatto che Bernanke ammette con decisione la straordinaria negatività, oltre le previsione, di immobiliare e disoccupazione (quali sono i due settori con cui vi martelliamo di più? Non è un caso, gentili lettori…) e con prezzi al consumo (inflazione) in aumento. Quasi uno scenario da stagflazione!!! Ma visto che vogliamo essere propositivi e non troppo critici, lasciamo perdere e torniamo alla dichiarazione.
Bernanke definisce la lentezza della ripresa “frustrante”. Beh…frustrante rende perfettamente l’idea: speso una valaghe di denaro, con alla fine la stessa disoccupazione, la stessa depressione degli immobili e…tanti debiti in più. Come si fa a non essere frustrati?
La borsa nell’intraday USA corregge in modo quasi composto. E’ un po’ come se volesse dire: “ la situazione è nera, ma ci sono ancora i frutti e quindi per qualche settimana c’è ancora il sostegno della mano invisibile”.
Il messaggio secondo me è stato molto chiaro… poi per carità, ognuno è libero di dire la propria opinione.
Domani mattina vedremo con l’intermarket intraday il quadro della situazione, che completa il video di TRENDS pubblicato ieri sera.
Per il momento….buonanotte a tutti!
STAY TUNED!
DT
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