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MY NAME IS BOND, TREMONTI BOND
Il nostro ministro dell’Economia la fa davvero giusta. E’ nato ufficialmente il Tremonti Bond, il titolo obbligazionario emesso dalle varie banche e indirizzato allo Stato Italiano. L’obiettivo dovrebbe essere quello di dare alle banche in crisi una boccata di ossigeno da utilizzare NON per operazioni di acquisizione o per sistemazioni interne, ma bensì per rendere più agibile il credito di impresa e il credito al consumo. Un’importante iniziativa a favore delle aziende che stanno toccando con mano quello che viene chiamato “credit crunch”.
«L’obiettivo è accrescere le opportunità di finanziamento all’economia grazie alla maggiore patrimonializzazione delle banche e lo strumento rispetta le regole stabilite in sede comunitaria sugli aiuti di Stato».
Così parlò Giulio Tremonti.Ma cosa sono questi T Bond all’italiana?
Un buon affare per lo Stato e un salvagente per le banche
Le banche che beneficeranno dell’iniziativa, pagheranno una cedola annuale, compresa tra il 7,5 e l’8,5% per i primi anni, per poi crescere gradualmente. Fondamentale il loro impegno (monitorato come?) a favorire il credito alle imprese, soprattutto piccole e medie, e alle famiglie. Più in dettaglio, gli impegni che il Tesoro richiede sono:
a) il contributo finanziario per rafforzare la dotazione del fondo di garanzia per le Pmib) l’aumento delle risorse da mettere a disposizione per il credito alle piccole e medie impresec) la sospensione del pagamento della rata di mutuo per almeno 12 mesi per i lavoratori in cassa integrazione o che ricevono il sussidio di disoccupazioned) la promozione di accordi per anticipare le risorse necessarie alle imprese per il pagamento della cassa integrazione.
E’ la soluzione?
Ovviamente siamo ben lungi dal poter dire che il T(remonti) Bond sia la soluzione a tutti i mali, E di questo dobbiamo esserne ben consci. Anche perché il deteriorarsi della situazione macroeconomica non può che creare ulteriori danni al sistema creditizio, generando un ampiamento del “credit crunch”, cosa che con il Tremonti Bond si vorrebbe evitare.Mi sento però di poter dire, come ho già detto in passato, che la situazione e la crisi delle banche italiana è leggermente migliore di quella di tante altre banche europee. La stessa UE ritiene che un indebitamento dei privati inferiore alla media e un sistema finanziario meno “americanizzato” limiterà gli effetti devastanti di questa crisi.
Una buona notizia per il nostro sistema bancario.
Ma allora è corretto il comportamento delle banche italiane in borsa, dove hanno subito per effetto della globalizzazione dei mercati una serie di tracolli impensabili? E’ giusto temere per il futuro dei nostri istituti di credito ed ipotizzare addirittura il default in alcuni casi limite, vedasi Unicredit , MPS o Intesa SanPaolo?
Core Tier 1 non all’altezza
L’intervento pubblico, in questo caso, è stimato in circa 10 miliardi di Euro, circa lo 0.7% del PIL. Una cifra che probabilmente è solo di partenza. Ma l’obiettivo primario delle banche aderenti è fin troppo chiaro: rimettere a posto alcuni parametri tra cui li famoso Core Tier 1 che per la maggior parte delle banche è al disotto dei parametri di sicurezza. Quindi, il target è avere un Core Tier 1 almeno al 7%.
A me certi conti non tornano. Il sistema è sano, o almeno così si dice. Ma poi c’è la necessità di sottoscrivere i Tremonti Bond e, anzi, potrebbero non essere sufficienti.Credo che la cautela sul settore bancario debba ancora essere molto elevata.
STAY TUNED!