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Macroeconomia: oro, politica monetaria e debito pubblico
GUEST POST: il barometro settimanale dell’oro. Gli avvenimenti più importanti della settimana e il ruolo dell’oro nei portafogli di investimento e delle banche centrali.
L’oro ad inizio della settimana ha subito una forte correzione rispetto al massimo raggiunto a quota $1.615,00 nella settimana di contrattazioni svoltasi prima delle festivita’ pasquali.
La violazione ribassista del canale posto a $1.600,00 – $1.615,00 riflette l’attuale debolezza del metallo giallo; la fiacchezza delle quotazioni e’ comprovata dal declino della media mobile a lungo termine a 50 giorni. L’oro continua incessantemente (18 mesi dal picco di settembre 2011) a muoversi nel canale orizzontale situato tra i $1.535,00 e $1.800,00. Il metallo giallo non riesce a fuoriuscire da questo canale laterale, con continui “picchi e valli”, senza riuscire ad assumere un preciso trend ascendente (o discendente) ben definito.
La tendenza su base settimanale rimane incerta, cosi’ come quella mensile. La resistenza a lungo termine (media mobile a 40 settimane) rimane posta a quota $1.665,00. La penetrazione rialzista di questa barriera porterebbe l’oro a direzionarsi verso quota $1.800,00.
Venerdi’ le quotazioni dell’oro sono schizzate di nuovo al rialzo dopo il rapporto sull’occupazione USA. Lo scorso mese sono stati creati 88 mila posti, meno della metà rispetto alle attese che indicavano + 190 mila posti. Si tratta del dato peggiore in 10 mesi. Dopo questo dato diventa sempre piu’ improbabile che la FED stacchi la spina degli stimoli monetari espansionistici.
I fondamentali macroeconomici del mercato dell’oro rimangono intatti. Il Debito Mondiale (World Debt) è pari a 220 trilioni di dollari americani; esso e’ triplicato nel corso degli ultimi 10 anni. Da quando Ben Bernanke ha preso il timone della Fed (7 anni fa), il Deficit degli USA e’ aumentato di 10 trilioni di dollari.
Le quotazioni dell’oro hanno una forte correlazione con il Debito Pubblico USA (grafico sotto).
Appurato che il trend di lungo periodo del Debito Pubblico Statunitense e’ in continua ed inesorabile espansione, diviene naturale ipotizzare che il rialzo delle quotazioni dell’oro in futuro sia fattore inevitabile. La crescita constante del debito rafforzera’ le spinte alla svalutazione del dollaro. Grazie al rapporto di relazione inversa tra dollaro e oro, quest’ultimo tendera’ ad apprezzarsi contestualmente al deprezzamento del biglietto verde.
La BOJ incrementa l’espansione monetaria
Mentre la BCE ha lasciato invariati i tassi d’interesse al minimo storico dello 0,75%, la Banca Centrale del Giappone (BOJ) ha varato un ulteriore manovra di espansione monetaria. L’attuale allentamento quantitativo (Japanese Governemnts Bond purchase program – Rinban) sara’ integrato a un aggiuntivo programma di acquisto di assets finanziari il quale comprendera’ acquisti di ETF e di obbligazioni di fondi immobiliari REIT’S (Real Estate Investment Trust’s) e bond governativi quarantennali.
La base monetaria dell’economia giapponese incrementera’ di circa 60 – 70 trilioni di Yen all’anno (grafico sotto).
Nel 2012 la base monetaria del paese del Sol Levante era di 138 trilioni di Yen; nel 2013 sara’ allargata fino a giungere a 200 trilioni di Yen (+45%), per arrivare a 270 trilioni di Yen nel 2014. Il bilancio della Banca Centrale Giapponese (BOJ) vedra’ un aumento dei bond governativi dagli 89 trilioni di Yen nel 2012 ai 190 trilioni previsti per la fine del 2014 (grafico sotto).
La media delle scadenze dei bond governativi si allunghera’ di quattro anni, dai tre attuali ai sette. Il prossimo anno il bilancio della BOJ si incrementera’ di 2 trilioni di obbligazioni di ETF entro il 2014.
Dopo la dichiarazione della BOJ i rendimenti dei titoli di Stato decennali giapponesi hanno subito un crollo da mozzafiato. Successivamente sono balzate repentinamente al rialzo (grafico sotto), da 32 punti base a 65 punti base, mentre l’indice azionario Nikkei ha sfondato al rialzo i 13.000 punti.
George Soros, intervistato dall’emittente CNBC, ha affermato che quanto sta facendo il Giappone per combattere 25 anni di bassa crescita “e’ molto pericoloso. La quantità di quantitative easing che il governatore Haruhiko Kuroda della Bank of Japan sta immettendo è identica a quella degli Stati Uniti, ma il Giappone ha una dimensione di appena un terzo rispetto agli Usa, dunque la manovra è tre volte potente rispetto a quelle della Fed, con un debito pubblico che gia’ ora sta sfondando il 230% del PIL”.
Di conseguenza, ha aggiunto Soros “se continueranno a fare quanto hanno iniziato,non saranno in grado di fermarsi. Se lo yen continua a scendere (cosa che sta facendo) e i cittadini giapponesi ritengono che sia propenso a continuare a calare e vorranno depositare i loro soldi all’estero, allora la flessione della valuta potrebbe assumere le dimensioni di una valanga”.
Riccardo G. – Deshgold
Non è che negli anni della crescita, economica e demografia mondiale, la base monetaria non è stata ampliata a sufficienza creando le premesse per la crisi attuale ?