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Macroeconomia e ORO: non sottovalutiamo gli effetti dello shutdown

Scritto il alle 09:26 da Roy Reale

GUEST POST: analisi della politica monetaria USA,  intermarket e il comportamento delle banche centrali. Il solito barometro settimanale dell’oro e gli avvenimenti più importanti della settimana e il ruolo dell’oro nei portafogli di investimento e degli investitori istituzionali.

L’andamento del prezzo del metallo giallo si e’ mosso al ribasso questa settimana, schiacciato dalle pressioni speculative e dall’assenza degli investitori cinesi. Volumi sottili si sono riscontrati al Tocom di Tokyo. I magazzini del Comex di New York hanno registrato un lieve incremento delle scorte di metallo giallo, pur continuando a rimanere ben al di sotto di un milione di once.

Sono state rilevate 764.652 once, per un totale di 23,78 tonnellate di oro. Se i magazzini del Comex non saranno riforniti di nuovo oro in entrata, e’ difficile che si possa evitare il default entro la fine dell’anno. Il totale di tutto l’oro in custodia al Comex (dealers and customers) rimane costantemente sotto i 7 milioni di once, esattamente a 6.891 milioni di once, ovvero 214,35 tonnellate.

A livello macroeconomico, segnaliamo la decisione del board della BCE di mantenere invariato il tasso di sconto al minimo storico dello 0,5%. Negli USA lo scontro tra Repubblicani e Democratici sul budget statale continua. E migliaia di lavoratori americani del settore statale rimangono a casa senza stipendio; molti i servizi del Governo Statunitense sono rimasti chiusi (shutdown). Il pericolo reale (o spauracchio) comunque, rimane lo spettro di un eventuale default sul debito USA previsto per il 17 ottobre, se non sara’ innalzato il tetto del debito (debt ceiling) da parte del Congresso. Il Partito Repubblicano, tramite i suoi esponenti della fazione del Tea Party, rifiutano di sottoscrivere il budget sul sistema sanitario voluto da Barack Obama (Obamacare).

Il gruppo dei Tea Party, interno al Grand Old Party (GOP – il Partito Repubblicano) ha preso di mira la riforma sanitaria di Obama e si rifiutano di discutere in merito al budget. Lo Speaker Repubblicano della Camera, John Boehner, pressato da un centinaio di deputati legati al Tea Party, sembra essere impossibilitato a riuscire a trovare un compromesso all’interno del suo stesso partito, che rischia il caos totale e una spaccatura tra favorevoli e contrari alla firma del budget.

Una chiusura protratta nel tempo di tutti gli uffici federali, avrebbe un enorme impatto negativo sulla gia’ anemica crescita economica statunitense. Gli uffici di statistica hanno prorogato a data da destinarsi alcuni dati macroeconomici su disoccupazione e creazione di posti di lavoro. Dennis Lockhart, Governatore della Federal Reserve di Atlanta (Georgia) ha rilasciato una dichiarazione pubblica, informando che “a fine ottobre ci troveremo davanti a una situazione molto ambigua”.

A fine ottobre si riunira’ il braccio operativo della Fed, il FOMC (Free Open Market Committee). Il Governatore della FED di Boston (Massachussets) Eric Rosengren ha dichiarato che “sara’ difficile capire dove sta andando l’economia senza un riscontro dei dati economici”.

Secondo studi di Goldman Sachs, lo shutdown costera’ 8 miliardi di dollari americani a settimana. E’ molto probabile, pertanto, che la FED a fine mese aumentera’ le proprie dosi di “doping” (leggi: espansione monetaria) per alleviare le tensioni deflazionistiche dello shutdown; in effetti, sembra che la chiusura degli uffici statali si protrarra’ a lungo, visto lo stallo delle trattative tra Repubblicani e Democratici.

Conferenza annuale della LBMA

Questa settimana si e’ svolta a Roma la tradizionale conferenza annuale della LBMA (London Bullion Market Association). La LBMA e’ un gruppo assai eterogeneo di banchieri, brokers, rappresentanti di zecche governative, raffinatori, coniatori e operatori del mercato dell’oro. Durante le conferenze, i relatori si “esercitano” nell’arte di fare previsioni circa i futuri prezzi dell’oro. Queste ipotesi sui futuri prezzi, sono ormai un rituale di questi meetings; devono essere considerate indicazioni sul “sentiment” di mercato, piuttosto che della direzione dei prezzi di mercato.

A vivacizzare l’evento: gli interventi di relatori esterni; per esempio, l’anno scorso fu Marc Faber a polarizzare su di se’ i riflettori. Per dovere di cronaca, sintetizziamo quanto segue. A Roma erano presenti 800 delegati di 316 organizzazioni. Le principali conclusioni dei relatori si possono riassumere nelle previsioni di ulteriori importanti e imponenti acquisti di oro da parte delle Banche Centrali mondiali, negli anni a venire, a titoli di diversificazione delle riserve.

Sempre secondo i relatori, i fondamentali dell’oro rimangono solidi sul medio – lungo termine, anche se nel breve termine il metallo giallo potrebbe soffrire di ampi ribassi (supporto a $1.000,00 – $1.100,00 secondo Philip Klapwijk di Precious Metals insight). Il consenso generale si attesa sui $2.000,00 per oncia sul medio termine; i delegati della LBMA prevedono un prezzo a breve termine (un anno) a $1.405,00.

Il piu’ ottimista tra i relatori e’ stato anche acclamato miglior speaker (best speaker) della conferenza. Trattasi dell’analista Adam Smith. Smith ha affermato che la FED non ha vie d’uscita dalle politiche di espansione monetaria intraprese; e’ costretta a sostenere “le bolle” che essa stessa ha contribuito a creare, pena la depressione deflazionistica e l’implosione del sistema finanziario globale. Ma Smith ritiene che dette politiche iper-espansionistiche porteranno alla distruzione del valore del biglietto verde, con un’esplosione inflazionistica in stile Germania di Weimar.

Uno dei momenti di maggiore ilarita’ della conferenza e’ stato quando Smith ha presentato la slide denominata: “L’imperatore nudo – Emperor with no clothes” (sotto)

Obama e’ fotografato con una corona d’alloro in testa, come gli Imperatori Romani. Nella slide e’ rappresentata la degradazione di valore del Denario romano in argento da Nerone in poi, comparato con il valore del dollaro da Nixon a Obama. I due grafici seguono lo stesso trend discendente.

Il grafico mostra che la Presidenza di Obama non e’ tra le peggiori per svalutazione della moneta. Reagan e Bush hanno fatto addirittura peggio durante le loro presidenze. In realta’, il deprezzamento del dollaro risale all’anno 1913, ovvero da quando e’ stata creata la FED; l’accelerazione della svalutazione si avra’ nel 1933 (fuoriuscita dal Gold Standard) e l’inizio del declino nel 1971, quando il Presidente Nixon recise definitivamente il valore del dollaro da quello dell’oro. Nonche’ dalle ultime manovre ultra-espansive, create per salvare il sistema finanziario dall’orlo del collasso planetario.

Riccardo G. – Deshgold

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