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La FED a caccia dell’inflazione che non c’è
Politica monetaria: il FOMC si è concluso con un nulla di fatto. Tassi di interesse invariati a causa anche di un tasso inflazione sotto il target del 2%. Ma attenzione alle previsioni della FED. Un pochino troppo ottimistiche…
Come ho già illustrato, uno degli elementi più importanti da monitorare per poter prevedere in modo realistico gli interventi della FED a livello di tassi, è proprio il tasso inflazione, quel dato che continua ad essere tuttaltro che preoccupante, essendo decisamente al di sotto della soglia target, posta dalle banche centrali in generale, in area 2%.
Anzi, possiamo dire che l’inflazione “core” si mantiene stabile mentre quella “All Items”, ovvero onnicomprensiva, si dirige nuovamente verso una fase di deflazione a causa del continuo collasso del prezzo delle materie prime.
La FED, come ben sapete, non ha toccato i tassi di interesse. E tra le giustificazioni c’era appunto anche un’inflazione sotto i livelli di allerta.
I tassi di interesse restano tra lo 0 e lo 0,25%. La banca centrale Usa spiega che aumenterà i tassi di interesse “una volta che avrà visto qualche ulteriore miglioramento nel mercato del lavoro e quando sarà abbastanza fiduciosa che l’inflazione tornerà verso l’obiettivo del 2%”. (QN)
Avete letto, la FED è fiduciosa. L’importante è esserne convinti visto che poi il mercato la pensa molto diversamente. Sia ben chiaro, impossibile poter dire a priori CHI ha ragione. La FED speranzosa o i mercati finanziari? Se parliamo di FED, il raggiungimento del target inflattivo al 2% è cosa fattibile.
Le proiezioni del FOMC parlano chiaro.
Poi però i mercati la vedono molto diversamente. Che la FED non sia un po’ troppo ottimista? E non potrebbe essere diversamente altrimenti immaginate l’effetto destabilizzante a livello di fiducia e, indirettamente, l’impatto sui mercati finanziari che ne deriverebbe.
Dicevamo dei mercati. Notiamo una certa discrepanza tra le previsioni del FOMC e quanto invece scontano i mercati a livello di taso inflazione. Infatti, se proviamo a guardare le varie curve, notiamo che…per assurdo, i mercato OGGI stanno scontando addirittura l’assurdo.
E con assurdo intendo questo: il targe 2% non verrà raggiunto nemmeno tra 30 anni.
In questa slide di Morgan Stanley trovate tre indicatori “previsionali” che si ottengono dalle quotazioni reali su determinati prodotti finanziari quotati. Quindi, indicatori che ci dicono COSA sconta oggi il mercato.
Possiamo dire, per semplificare un pochetto la lettura dei grafici (chi è più tecnico avrà qualcosa da ridire ma preferisco semplificare per chi è meno tecnico), che qui troviamo le previsioni del tasso inflazione tra:
– 2 anni
– 5 anni
– 10 anni
– 30 anni
Il target è il 2%, e lo vedete segnalate nel grafico. E vedete che nemmeno nelle previsioni a 30 anni (10y20y) il 2% viene raggiunto.
Probabilmente la verità sta nel mezzo, forse non saranno 30 anni, ma non saranno nemmeno i 3 previsti dalla FED. Se poi aggiungiamo il clima di rallentamento globale, e l’eventuale pressione sui mercati, bisogna vedere se ottobre sarà la data giusta per alzare. O anche dicembre.
E difatti i sondaggi…vanno in questa direzione.
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