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Italia: occorre aumentare la competitività. Subito tagliare tasse sul lavoro ma anche cambiare mentalità

Scritto il alle 12:00 da Danilo DT

Proprio ieri vi ho parlato di produttività del lavoro e di margini aziendali. Purtroppo l’Italia non brilla sotto quest’aspetto. Nei brillanti post di Lampo avrete anche letto cosa occorrerebbe fare per tirarsi fuori dalla “melma”. E forse non basterebbe nemmeno.

Sempre nell’ambito del lavoro, il costo dello stesso è diventato insostenibile per le aziende.
Dalla Germania addirittura viene chiesto all’Italia di tagliare il costo del lavoro del 30% se il Bel paese vuol restare nell’UE, altrimenti meglio se esce dall’Euro. Questo perché ha dimostrato di NON essere competitivo.
Per fortuna sono voci isolate (B. Lucke, economista, Alternative für Deutschland).
Ovvio, si tratta di condizioni inacettabili per i dipendenti italiani. Occorre intervenire a livello fiscale per poter „sfiorare“ questi obiettivi che l’economista tedesco ha citato, con untaglio delle imposte sul lavoro. Non ci sono alternative

Però attenzione, occorre anche un cambiamento di mentalità.
E proprio su questo argomento ricevo l’email dell’amico Franco, il quale, parlandomi di suo figlio, dice delle grandi verità che meritano la massima attenzione.
Ecco il contenuto dell’email.

Ciao DT,

(…)

Mio figlio sta lavorando per una grossa multinazionale che si occupa di abbigliamento ed accessori. V., N.,W., T. ecc. (preferiamo , d’accordo con Franco, non regalare pubblicità a nessuno, ndr) Utilizzano dei sistemi informatici così complessi che alla fine risultano del tutto inefficienti. Gli errori che ne derivano sono però assorbiti dall’enorme ricarico che può essere applicato al prodotto grazie alla delocalizzazione.

Ora la domanda (retorica) è che ci si debba chiedere se la pigrizia ( o l’incapacità) di avere uomini che sappiano /vogliano risolvere problemi organizzativi è giusto che sia bypassata dalla facilità di applicare un ricarico che alla fin fine fa ottenere il risultato. Mi ricorda quando da studente andavo a leggere il risultato dell’espressione e poi la facevo quadrare. Andrebbe tutto bene se alla fine non ci andassero di mezzo le vite delle persone.

Mi sembra che ormai questa pratica si applichi dappertutto , dalla Politica al Finanziario, dove l’importante è il risultato finale applicato copia e incolla , indipendentemente dal fatto che il processo matematico sia corretto.

Non saremo certo tu ed io a cambiare il Mondo, ma se non altro lanciare un grido d’allarme potrebbe lasciare una traccia nel passato che magari servirebbe al futuro.

Anche la Storia comunque sta vivendo una sua bolla, che come tutte le bolle scoppierà. Questo periodo folle in cui la globalizzazione ha fatto la sua comparsa creando molti beni (per pochi) e tanti danni (per molti) prima o poi aprirà i suoi vasi comunicanti e le cose saranno rimesse a posto. Che ci vogliano 50 anni o 200 non è dato saperlo, ma son convinto che succederà

E come tutti temiamo , potrebbe non essere indolore.

Come potrei non essere d’accordo con te, caro Franco (Ottofranz)?

STAY TUNED!

DT

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36 commenti Commenta
ferrariferrari
Scritto il 1 Agosto 2013 at 12:16

Spending review, il supercommissario guadagnerà 950mila euro in quattro anni
riuscirà a tagliarsi lo stipendio ad un decoroso 100.000,00 € all’anno?

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-07-19/spendingreview-supercommissario-guadagnera-950mila-094740.shtml?uuid=Abq83ZFI

paolo41
Scritto il 1 Agosto 2013 at 12:55

non si può che essere ripetitivi: non potendo svalutare la moneta, occorre ridurre (svalutare) i costi di produzione e fra queste il primo fattore è il costo del lavoro e questo può essere fatto solo a carico dello Stato perchè, per un principio di sopravvivenza, lo stipendio netto dei lavoratori è incomprimibile.
Non dimentichiamo che i tedeschi che si atteggiano a maestri (con tutti i benefici che hanno ricevuto dall’aver introdotto una moneta unica!!!!) hanno fra i 7 e 8 milioni di lavoratori pagati a €450 al mese!!!!!
Idem in USA dove, sotto le 29 ore settimanali, i datori di lavoro non sono tenuti a pagare l’assistenza medica (i recenti aumenti dei posti di lavoro sono essenzialmente dovuti al part-time).
Quel lumicino di ripresa indicato da alcuni dati economic italianii sono dovuti all’esportazione , ma i consumi interni latitano e gli imprenditori non investono (anche perchè le banche non sono messe troppo bene con incagli e sofferenze).
I soldini dei nonni continuano a diminuire e la disoccupazione giovanile aumenta; se continua questo andazzo è sempre più probabile che qulcuno comincerà non solo ad agitarsi ma a manifestare in modo violento. Ci vabene che ci sia teoricamente il PD al governo; se c’era qualcun altro ci sarebbe già stata una mezza rivoluzione!!!!

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 13:20

Caro Ottofranz, la problematica che hai descritto l’ho vissuta in prima persona in ambito lavorativo qualche anno fa. E’ uno dei motivi che mi ha fatto riflettere e cambiare aria e anche stile di vita.
Prima di farlo però, proprio perché mi sembrava corretto risolvere una problematica organizzativa aziendale (in termini di efficienza e sostenibilità futura), mi sono dato da fare a sviluppare un software che tenesse conto di tutta una serie di dati e variabili per capire quale prodotto all’attuale prezzo di listino generasse un guadagno e quale una perdita (sì ci sono molte aziende/distributori del settore abbigliamento e pelletteria che non sanno neanche questo!).
Per farti capire la mia scelta, l’ho sviluppato DOPO aver avvertito che nel giro di breve tempo avrei dato le dimissioni e cambiato letteralmente lavoro e settore (e stile di vita). Poco dopo il suo completamento e messa in opera effettiva, oltre ad avere già addestrato una persona che mi sostituisse (anche a livello di mentalità e programmazione), sono andato via. Il sorgente di tale software ovviamente è rimasto in azienda e lo stanno ancora adottando (permettendogli probabilmente di rimanere sul mercato in un momento di crisi per il settore come quello degli ultimi anni).
Questo perché non ritenevo corretto potenzialmente penalizzare il futuro di un’azienda, per una mancata conoscenza, in un momento storico di sempre maggiore competizione (dove i concorrenti approfittano di tutte le debolezze per conquistarsi quote di mercato).

Questo dovrebbe farti capire che bisogna cambiare mentalità, sia a livello di dipendenti che di imprenditori, investendo di più sulle persone (e non sulle “risorse umane”) e soprattutto coinvolgendole il più possibile per raggiungere il comune obiettivo di far stare meglio l’azienda ed i dipendenti. Poi ci vuole una programmazione di lungo termine, aspetto che purtroppo, per la dimensione delle nostre aziende, non c’è. Questo forse è uno degli aspetti con cui la globalizzazione ha penalizzato il nostro settore industriale.
Poi non c’è dubbio che ce ne sono mille altri: cuneo fiscale, burocrazia, costo energetico, rete infrastrutturale (soprattutto internet su cui si investe pochissimo nel nostro Paese per permettere ad un unico operatore di mantenere il suo predominio), ecc.

Quindi come DT riporta correttamente nel titolo del post BISOGNA CAMBIARE MENTALITA’.
Bisogna però farlo assieme, da soli è energia sprecata…

Scritto il 1 Agosto 2013 at 13:25

lampo,

😉

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 13:25

Un consiglio per tutti i giovani ed in generale i dipendenti di aziende: SIATE IMPRENDITORI DI VOI STESSI ed investite sulla vostra conoscenza (continuamente!). Ne guadagnerete voi (soprattutto in termini di crescita personale) e indirettamente l’azienda oltre alla vostra famiglia ed il vostro futuro.
Il menefreghismo è un boomerang che ricade su voi stessi prima o poi.

ottofranz
Scritto il 1 Agosto 2013 at 14:38

lampo,

ciao Lampo, la cosa fondamentale è che tu già ti eri reso conto che esisteva un problema.

Ciò che mi lascia perplesso è che in molti casi non ci si rende conto di quale sia ,o addirittura si pensi che il problema sia da un’altra parte.

Questa metodologia di lavoro tende a far focalizzare l’operatore sul proprio piccolo orticello, e manca l’uomo (perchè alla fine è sempre l’uomo a far la differenza) che abbia una visione d’insieme e sappia mettere a posto le tessere del Puzzle

Devo dirti che a vollte sono basito dal vedere quali e quanti errori vengono fatti nelle grosse Aziende
Anche mia figlia ha un posto di rilievo in una grossa catena distributiva ed ogni tanto sento cose che se io avessi applicato nella mia piccolissima Azienda avrei chiuso nel giro di un anno.

A volte mi piacerebbe avere la macchina del tempo per fare un salto nel futuro e capire dove porterà tutto questo.Come scrivevo a Dream però sono un fervido assertore della teoria dei vasi comunicanti,e credo che certe problematiche determineranno l’equilibrio.

Ma nel frattempo…triste a chi tocca 🙁

ihavenodream
Scritto il 1 Agosto 2013 at 16:25

ottofranz,

Se ho capito bene la teoria è che con una migliore organizzazione del lavoro si farebbero piu’ profitti e non ci sarebbe bisogno di tagliare il costo del lavoro…il punto è che un’azienda nasce per fare profitti, il piu’ possibile, nei limiti imposti dalla legge ovviamente (oltrechè dalla propria cultura e carta dei valori aziendali)…dando per scontato quindi che organizzarsi in maniera piu’ efficiente aumenta i profitti, non vedo come questo possa impedire alle aziende di emigrare comunque…in cerca di manodopera a piu’ basso costo…è difficile che questo contrasti con i valori aziendali poichè se licenzio 100 dipendenti in italia e ne assumo 120 in romania sto dando lavoro a 20 persone in piu’ …sono questi i vasi comunicanti di cui parla…è inevitabile che avvenga, direi anche che è eticamente giusto…abbiamo goduto per molto tempo di molti privilegi, adesso tocca ad altri che han patito fame e sofferenze…invece di lamentarci come siamo abituati a fare, occorre prendere atto della situazione e adeguarci, è questo il vero cambio di mentalità assolutamente necessario…

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 17:17

ottofranz,

Molte aziende non si accorgono dei problemi perché non li vogliono vedere (è difficile accettare di stare perdendo quote di mercato o competitività), oppure sono troppo impegnati nel loro business da aver perso la visione d’insieme (altro grave errore).
Come vedi si tratta in entrambi i casi di errori umani… ergo il problema è nella natura dell’uomo.
Se ti può consolare, la maggior parte delle aziende leader nel loro settore sono poi fallite o hanno perso la loro leadership perché erano troppo ottimiste sulle proprie capacità e/o si erano posate sugli allori.
A semplice titolo di esempio basta citare la Microsoft e l’avvento di internet… non si è accorta delle sue potenzialità, perdendo quote di mercato ed occasioni… ancora oggi arranca per riuscire a reinserirsi (anche se, a giudicare dai dati sul mercato cinese, il più difficile, ci sta riuscendo egregiamente).
Lo stesso è accaduto nel settore della telefonia… non si è accorta del cambiamento… e adesso ha investito quasi tutto sulla sua partnership con Nokia per rientrare nel settore (probabile che ad un certo punto ne faccia anche l’acquisizione). Entrambe hanno assolutamente bisogno una dell’altra per la loro sopravvivenza futura.
Interessante che alla fine se ne siano accorte e che stiano investendo a più non posso nel settore collaborando e riunendo ognuna i propri punti di forza, invece di competere.

Eppure se conosci qualche nozione basilare di ingegneria del software, dovresti sapere che un software è destinato a manifestare per sempre dei bug, soprattutto all’aumentare dei milioni di righe di codice di cui è costituito. Diventa sempre più affidabile quanti più programmatori/sviluppatori lo utilizzano e segnalano le problematiche. Meno utilizzatori lo usano e più bug si manifesteranno nel corso della sua vita, inficiandone la popolarità ed adozione.
La prima azienda che se ne è accorta, ha sfruttato il modello opensource (per risolvere tale problematica dell’ingegneria del software) al fine di sviluppare un rozzo ed immaturo prototipo di sistema operativo, su cui nessuno credeva (Microsoft compresa). Adesso lo vediamo su quasi tutti i cellulari, visto che ha conquistato oltre l’80% del settore.
La prima volta che avevo letto di tale sistema operativo su PC professionale, avevo compreso tale potenzialità. Ho pensato: guarda questi, risolvono uno dei problemi maggiori nell’affidabilità del software distribuendolo gratis e facendolo provare agli utenti/programmatori. Sicuramente se manterranno tale modello, avrà successo. E’ chiaro che dovranno adottare un differente modello di business per fare profitti (nel senso non guadagnare sulla vendita del sistema operativo).
Francamente tale successo me lo aspettavo in tempi più lunghi.

Nokia ha imparato la lezione e, recentemente, prima di mettere sul mercato il suo ultimo modello di punta smartphone con una fotocamera iperfantasmagorica (non entro nel dettaglio, perché essendo appassionatO di fotografia arriccio il naso per certi problematiche di ottica e fisica, ma la maggior parte degli utilizzatori a cui è destinato non se ne accorge), ha preparato un SDK (Software Development Kit) da distribuire gratuitamente fra gli sviluppatori, affinché si diffondano applicazioni che sfruttino la sua idea il prima possibile.

Non so se qualcuno si ricorda che anni fa la Microsoft faceva PRIMA pubblicità al suo nuovo sistema operativo… e POI lo sviluppava. Immaginiamo il rilascio dell’SDK (i primi erano riservati a pagamento ai programmatori). La parola opensource non voleva neanche sentirla nominare!
Oggi nessuno si azzarda a riproporre una cosa del genere!
Eppure la Microsoft è un’azienda che produce programmi e tale problematica insita nell’ingegneria del
software doveva conoscerla perfettamente!
Oggi per fortuna è tornata sui suoi passi, pur di sopravvivere.

Questo per far capire che non bisogna mai perdere il quadro d’insieme, altrimenti si rimane concentrati sulle singole pennellate del quadro senza coglierne la sensazione e significato generale.

Quindi non meravigliarti degli errori che ascolti dai racconti di tua figlia: sono esistiti ieri, oggi ed esisteranno domani.

ihavenodream
Scritto il 1 Agosto 2013 at 17:44

La biografia di Microsoft e’ piena di imprecisioni…uno ke la legge sembra di trovarsi davanti ad una azienda sull’orlo della bancarotta, dici ke Microsoft ha bisogno di Nokia x sopravvivere, poi dici ke pensa di rilevarla addirittura…la verita’ e’ ke il modello di business di Microsoft e’ fenomenale…potrebbe chiudere tutte le sedi domani e continuare a sopravvivere 10 anni solo con le licenze, dici ke e’ geniale far sviluppare il software dagli utenti ke lo utilizzano gratis, beh Microsoft lo fa sviluppare dai suoi clienti, cioe’ da gente ke la paga pure…e’ sopravvissuta 20 anni in un mercato in continuo cambiamento, sempre da leader o quasi, investendo e sbagliando in molte occasioni, ma aggiustando continuamente il tiro senza mai fermarsi…imparando dagli errori propri e degli altri…semmai il problema ora e’ di ki ha impostato tutto su una presunta superiorita’ tecnica tale da giustificare prezzi esorbitanti…e da far dimenticare l’inflessibilita’ assoluta di utilizzo…quando la moda (e il denaro disponibile) finisce il declino e’ inevitabile…

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 17:57

ihavenodream@finanza,

Grazie delle correzioni, caro Professore. Purtroppo la mia ignoranza in campo finanziario è imperdonabile… chiedo in tal senso scusa anche agli altri lettori che leggono le mie fesserie.

ottofranz
Scritto il 1 Agosto 2013 at 18:33

lampo,

finestra aperta molto interessante.

Io, come sai ,mi occupo di “stracci” e in questi favolosi anni 70/80 le Aziende sono partite col prodotto per poi passare alla comunicazione.

Peccato che quando si sono rese conto che di sola comunicazione non si vive era ormai tardi. E guarda caso proprio chi ha portato sul mercato IL PRODOTTO è riuscito nell’intento di disarcionare addirittura il motore principe che faceva funzionare l’abbigliamento.

Lo “Status symbol”

Ed ecco che invece di sfoggiare un paio di jeans il mercato giovane ( che da sempre traina il mercato) si è messo a sfoggiare telefoni e diavolerie elettroniche
Sembrerebbe che ci si stia un po’ allontanando dal tema, ma non è così.

In realtà tutto quello che abbiamo visto succedere è una conseguenza degli errori fatti dalle Aziende , che invece di accorgersi del problema hanno preferito con la delocalizzazione ( e quindi il ricarico) bypassare fasi di mercato in decrescita di cui non riuscivano a capire la genesi.

Se poi questo si trasformi lo stesso in un vantaggio per gli azionisti o le proprietà , e quindi sia sano, è una questione di punti di vista. Così come il discorso dell’etica che è un elastico che ognuno tira quanto crede sia giusto tirare. ( scusa la ripetizione del che, ma ho eliminato la K dalla tastiera 🙂 )

In realtà quando parlo di ottimizzazione , il profitto lo vedo come solo uno dei componenti del cocktail. Gli altri sono la qualità della vita e la soddisfazione di vedere un lavoro funzionare liscio perchè ben organizzato.

Da quanto hai scritto so che sai di cosa parlo.

Ma questo aspetto per essere apprezzato come si deve , ha necessità di un processo di maturazione che solo ad un certo punto della vita comincia a prendere forma ed acquisire importanza . Più o meno come quando

http://www.youtube.com/watch?v=JcQifBzCv0E

… ma non è per tutti 🙂

ottofranz
Scritto il 1 Agosto 2013 at 18:53

Se permettete però vorrei entrare ancora più in tema.

Costo del lavoro. Se vado ad analizzare il costo di un mio dipendente noto immediatamente che la parte del leone lo fa la previdenza sociale e l’assicurazione infortuni/malattia . Peraltro con una contropartita assolutamente inefficace e e sbilanciata fra pagato e ricevuto.

Domanda … perchè non dare al dipendente tutto quanto io verso e lasciarlo libero (controllando naturalmente che poi lo faccia ) di scegliersi Compagnia e condizioni in assoluta concorrenza di mercato? Avete presente con 1500 euro al mese che razza di condizioni vi farebbe qualsiasi compagnia?

E sapete che forse, con le dovute attenzioni, la si potrebbe addiritutura convincere a prendersi carico di traghettare la situazione fra vecchio e nuovo senza traumi?

Questo potrerebbe ad un risanamento quasi immediato di tutti i costi pazzeschi e non giustificabili del sistema sanitario ( ed un sacco di altre cose).

Altro tema

Competitività

Per produrre che? Se non si dà spazio alla ricerca e non si sovvenziona quella non si può pensare di fatturare sempre col ” vecchio”
Per antonomasia il vecchio è sempre stato dato in royalty e licenze a Paesi terzi in via di sviluppo mentre le economie trainanti creavano il nuovo. Non possiamo lamentarci se questi sono più bravi di noi a fare il vecchio . Usano l’unica cosa che possono usare … il costo del lavoro.

Per carità , due banali esempi perfettibili e magari anche lacunosi e semplicistici, solo per avvalorare l’ipotesi del Padrone di casa. Necessità un cambio di mentalità.

Ma …dei politici.

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 19:19

ottofranz:
In realtà quando parlo di ottimizzazione , il profitto lo vedo come solo uno dei componenti del cocktail. Gli altri sono la qualità della vita e la soddisfazione di vedere un lavoro funzionare liscio perchè ben organizzato.

In queste tre righe hai sintetizzato una delle cause del peggioramento di competitività dell’Italia.
Ancora pochi se ne sono accorti… soprattutto gli imprenditori e chi dovrebbe fornire dei servizi pubblici alle imprese.

gainhunter
Scritto il 1 Agosto 2013 at 20:42

lampo,

Perchè, all’estero è diverso?
In realtà il grafico postato da Dream dice che la competitività l’hanno persa anche gli altri (e non solo i PIIGS del grafico). E il motivo è uno in particolare, lo dice l’ILO.
Tutti gli altri fattori, la mentalità, l’inefficienza, ecc., possono sì contribuire, ma sono niente in confronto a quell’unico fattore che ha creato il decoupling della competitività dal 2002/3 in poi.

gainhunter
Scritto il 1 Agosto 2013 at 20:45

gainhunter,

E possono fare ben poco fin quando persiste il fattore determinante. E tu sai benissimo qual è.

ihavenodream
Scritto il 1 Agosto 2013 at 21:27

gainhunter,

Il grafico postato in verita’ dice ke i piigs hanno un costo del lavoro superiore non alla Cina, o all’ India o alla Romania, con i quali non possiamo
giustamente su questo fronte, ma rispetto alla Germania, un paese occidentale, industrializzato, tecnologico con welfare e diritti civili e sindacali simili ai nostri, anzi dovrebbero avere i tedeschi a rigor di logica il problema del costo del lavoro nei nostri confronti, non il contrario…questo semplice fatto dimostra quanto siamo inadeguati e scarsamente competitivi, e lo siamo per cio’ ke diceva Franco, cioe’ perche’ c’e’ la previdenza, poi c’ e’ la sanita’ pubblica, poi c’e’ la scuola pubblica, e poi ci sono gli enti locali a migliaia e ognuno di questi centri di spesa deve poi foraggiare le proprie clientele e alla fine della fiera ti accorgi che tutto e’ pubblico, anche cio’ ke sembra privato, perke’ cmq dipende dal pubblico o perche’ fornitore o perche’ foraggiato e incentivato…e ti rendi conto quindi ke siamo in uno stato bolscevico, e faremo la fine di tutti i regimi bolsceviki della storia…

gainhunter
Scritto il 1 Agosto 2013 at 21:49

ihavenodream@finanza,

Sei disinformato, mi dispiace. I dati li ho già mostrati in passato, per ora non mi ripeto.
La previdenza, la sanità, ecc. ci sono sempre stati, e la competitività ha subito sì per i fattori che dici tu ma non nella misura che credi tu.

kry
Scritto il 1 Agosto 2013 at 23:08

ihavenodream@finanza,
“ma rispetto alla Germania, un paese occidentale, industrializzato, tecnologico con welfare e diritti civili e sindacali simili ai nostri, anzi dovrebbero avere i tedeschi a rigor di logica il problema del costo del lavoro nei nostri confronti, non il contrario…questo semplice fatto dimostra quanto siamo inadeguati e scarsamente competitivi, ”
Ma quante minkiate dici. La germania ha più di 5.000.000 di lavoratori che percepiscono 450 euro. Lo sapevi sapientone o forse è tardi e la lucidità sbiadisce. Grazie per le ottime informazioni. A per l’obolo mandami pure il n° di CC che provvederò con un bonifico.

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 23:23

gainhunter,

No, all’estero non è diverso in linea generale. Però hanno nel frattempo (rispetto a noi) investito in infrastrutture, servizi alle imprese (il settore pubblico in molti Paesi li fornisce…), hanno minori problemi di approvvigionamento energetico (non so se vi ricordare uno dei miei primi post sulla disputa fra Nabucco, NorthStream e SouthStream… forse se lo rileggete capite l’importanza della fornitura di energia soprattutto in termini di contrattazione (commerciale) con il partner che la rifornisce… e qui dovrei aprire un intero capitolo sul perché qualcuno giorni fa ha annunciato di voler uscire e vendere quote dei gioielli di famiglia…), hanno fatto un bel dumping salariale (vedi Germania con i contratti da 400 euro), ecc.

Quindi l’assurdo è che non siamo peggiorati in termini di produttività, soprattutto negli ultimi anni ma nel frattempo sono migliorati gli altri. Un grafico, tratto dall’ultimo rapporto dell’OCSE descrive bene cosa sia successo negli ultimi 10 anni:

Notare che anche la Germania ha avuto i suoi problemi… non per niente in questi ultimi anni si è adoperata in diversi interventi, tra cui i tanto amati/contestati Minijob

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 23:32

Noi in particolare siamo rimasti più penalizzati dalla componente del costo del lavoro:

Come vedete ritorniamo ad un altro tema legato: pressione fiscale ed economia sommersa.
E’ tutto un incastro infernale.

Quindi, se guardate bene il grafico, capite dove andranno ad intervenire nei prossimi anni.
Il sistema sarà simile/identico a quello adottato nei tre Paesi con la curva discendente.
Come vedete siamo altini… quindi c’è un bel gap da colmare per raggiungere gli altri.
Generalmente lo si fa con interventi economici “shock and awe”, stile Grecia per intenderci. Vedete come nel loro caso è scesa bene la curva?

Coraggio… c’è ancora qualche possibilità di evitarlo. Ma ripeto, bisogna impegnarci tutti e soprattutto cambiare mentalità e ringiovanire un po’ la classe dirigente (con persone competenti… e non soltanto più giovani a cui sono stati applicati i fili per essere manovrate come marionette).

kry
Scritto il 1 Agosto 2013 at 23:37

lampo,

La bilancia commerciale di maggio è stata molto positiva anche se il dato è influenzato da un drastico calo delle importazioni di cineserie inutili e automobili teutoniche , con il futuro che ormai viene definito di decrescita felice(?) non si corre il rischio che gli investimenti in infrastrutture alla fine possano risultare se non inutili sovradimensionate.

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 23:44

Infine ci sarebbe da aggiungere un ulteriore aspetto che molti dimenticano: in Germania sono riusciti a sfruttare molto bene l’unificazione.
Noi in tanti decenni non siamo ancora riusciti a sfruttare la differenza del costo del lavoro esistente nel nostro meridione rispetto al nord… se non in termini di delocalizzazione a livello di imprese del nord!
Ma lasciamo perdere…

Per chi volesse approfondire (in inglese) il tema della competitività italiana, consiglio di leggersi anche questo articolo di due economisti che lavorano per la Banca d’Italia:
http://www.voxeu.org/article/going-beyond-mystery-italy-s-price-competitiveness-indicators

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 23:48

kry@finanza,

Certo, infatti certe infrastrutture in cui stiamo buttando ancora vagonate di miliardi…oramai non serviranno più (non faccio nomi per non creare dispute… visto che solo nominare tali tre lettere pare che sia in grado di crearle!).
Poi avete pur visto il dato sul traffico autostradale che avevo riportato in un post…
Erano da fare prima… adesso bisognerebbe fare un aggiornamento del piano infrastrutturale e capire se sia il caso di cambiare le priorità. Ma soprattutto finirle queste benedette opere ed in tempi brevi… perché finché non sono finite è come se non esistessero.
In cambio spuntano aeroporti in ogni dove… che si quotano anche in borsa. Mah

lampo
Scritto il 1 Agosto 2013 at 23:55

Un altro link di approfondimento sul tema della competitività, con un grafico molto esplicativo e dove potete scaricarvi ulteriori informazioni:
http://www.weforum.org/issues/global-competitiveness
Vedrete che nei prossimi anni pian piano rischiamo di diventare “rossi”.

kry
Scritto il 1 Agosto 2013 at 23:57

lampo,

La differenza tra germania e italia è che all’ovest gli è stato regalato e l’hanno sfruttata e ora pretendono di estenderlo oltre che a casa loro nel resto d’europa, l’italia oltre ad averlo subito l’ha pure sovvenzionato e qualora dovesse esserci l’implosione dell’euro non credo ad un italia unita tanto che il nord lascerà l’oro a roma. Ciao, grazie e buonanotte.

kry
Scritto il 2 Agosto 2013 at 00:03

lampo,

A proposito di TAV alla fine il futuro sarà sempre più su rotaia per cui sono d’accordo con la tua perplessità—-spuntano aeroporti in ogni dove… che si quotano anche in borsa. Mah—- per sostenere il volo degli indici ci vorranno pure delle azioni appropriate. 😆 😆 😆

ottofranz
Scritto il 2 Agosto 2013 at 06:20

bene …interessante discussione.

Sembrerebbe che il fil rouge sia a questo punto una cosa che da sempre è patrimonio italiano ( e forse non solo)

Esistono due soggetti.

Il primo (non in ordine di importanza) siamo noi. Noi persone ragionevoli, che operiamo cercando di tener conto di tutti i fattori, che cerchiamo di essere sufficientemente elastici in modo da prendere in considerazione anche le ragioni degli altri, che cerchiamo di guardare oltre per vedere se esistano esempi da copiare e magari da migliorare ecc ,ecc.

E poi c’è il Clone cattivo, che fa finta di fare tutto quello che facciamo noi ,ma poi sotto sotto intrallazza e si da da fare per spremere il limone tutto e subito per poi scappare col succo.

poco fa leggevo questo

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/tangentopoli-in-camicia-nera-i-traffici-segreti-del-duce-con-la-perfida-albione-e-60583.htm

e non posso fare a meno di chiedermi dove saremmo senza quella parte marcia di Italia che è il nostro clone con geni avariati.

grazie a tutti per gli spunti interessanti

ihavenodream
Scritto il 2 Agosto 2013 at 08:42

La germania da il sussidio di disoccupazione, vale a dire un aiuto minimo per ki non ce la fa, noi diamo grossi regali ai “clientes” ….non c’e’ nessun termine di paragone tra le 2 cose, come non c’e’ nessun termine di paragone reale tra noi e loro…la germania ha un rapporto pil pro capite/spesa pubblica pro capite oltre un terzo superiore a noi….e la loro spesa pubblica si vede la nostra no…se non capite queste cose basilari siete ancora piu’ sprovveduti di cio’ ke pensavo…

paolo41
Scritto il 2 Agosto 2013 at 09:46

meno male che in questo mondo ci sono quelli che danno “lezioni” e un branco di sprovveduti che si fanno una cultura pendendo dalla bocca dei professori; alrtrimenti il mondo cadrebbe nella assoluta insipienza.

idleproc
Scritto il 2 Agosto 2013 at 19:24

paolo41,

E’ la solita tecnica per orientare e sviare la discussione… avete mai visto ballarò e altre tipologie di dibattiti televisivi… Per fortuna nei blog si scrive e non si possono sovrapporre voci urlando e nemmeno interrompere con la pubblicità quando i concetti espressi escono dal canovaccio…
Si può ignorare anche la cosa scorrendo più in basso…

gainhunter
Scritto il 3 Agosto 2013 at 14:42

lampo,

All’estero hanno investito anche perchè potevano, in Italia l’alto debito pubblico (ereditato dalla svalutazione degli anni 70/80) consente minori margini di manovra. Oltre a questo, anche gli investimenti privati sono stati minori perchè le regole sulla solidità delle banche, aspetto positivo, hanno di negativo che limitano i finanziamenti alle imprese.
Per quanto riguarda l’energia (e non solo) c’è da dire che l’Italia è stata penalizzata anche dalla guerra in Libia, grazie alla fubrizia dei francesi che “giustamente fanno i loro interessi” (volendo giustificare anche la guerra), oltre al fatto che l’UE, se non ricordo male, ha privilegiato il North Stream, chissà perchè.
Per quanto riguarda il dumping salariale tedesco, vogliamo considerarlo una riforma necessaria per salvaguardare gli interessi nazionali oppure una violazione alle regole dell’unione monetaria, che non sono state fatte da sprovveduti che ignoravano i fallimenti delle precedenti unioni monetarie e del ciclo di Frenkel ma da gente preparata che ha previsto regole per evitarlo (la cooperazione tra stati anche sulle riforme interne), peccato che qualcuno le ha violate mandando in malora tutta l’UE. Inoltre tale dumping è stato possibile per:
– la delocalizzazione e la disoccupazione all’Est, cioè in uno stato liberato da un regime dominante; nel Sud Italia non è così, il regime è la mafia
– la maggiore partecipazione sindacale dei lavoratori italiani rispetto a quelli tedeschi
– il sovvenzionamento statale di affitti, ecc. (cosa non possibile in Italia per l’alto debito pubblico)
– la lobby dell’industria, assente o comunque meno infuente in Italia per via della ridotta dimensione delle aziende
E questo sorvolando sulla questione etica (ricordo che in Germania la concentrazione della ricchezza è maggiore che in Italia).

In merito ai dati sulla produttività, il link su voxeu mostra come la produttività non è solo costo del lavoro, e deduce (senza mostrare dati) che il problema dell’Italia è la “sluggish restructuring of its firms’ production processes”. Ma a quanto pare (http://www.levyinstitute.org/pubs/wp_651.pdf) c’è una differenza sostanziale tra la produttività “firm-level” (cioè quella dedotta dai due economisti) e quella aggregata, inoltre sulla produttività incidono anche la delocalizzazione, la dimensione delle aziende, altro fattore chiave, le esportazioni (nonchè la geografia delle esportazioni), l’espansione o la contrazione dell’industria rispetto ai servizi (e quindi l’effetto della globalizzazione sull’industria di un paese). Tutto questo oltre alla componente tasse, burocrazia, ecc., che vanno però considerati come ALCUNI dei fattori.
Esempio banale: una piccola azienda fornisce un certo prodotto a clienti a livello regionale, per realizzare tale prodotto ha investito in progettazione e sviluppo la somma x; una grande azienda fornisce un certo prodotto a livello nazionale, per realizzare tale prodotto ha investito in progettazione e sviluppo la stessa somma x. Chi ha maggiore produttività?
In altre parole, la valutazione della produttività è estremamente complessa e i fattori sono molteplici, ma se empiricamente in un certo lasso di tempo si osserva questo:

in un’unione monetaria dove le regole per evitare il ciclo di Frenkel non sono rispettate, penso che sia difficile dire che l’andamento delle retribuzioni non abbia giocato un ruolo determinante nel decoupling tra Germania e resto d’Europa.

Tornando alla produttività, sembra che per tenere il passo della produttività tedesca serva cambiare totalmente la struttura dell’economia italiana (favorendo la formazione di grandi imprese), oppure cambiare la politica economica in senso più tutelativo nei confronti delle caratteristiche dell’economia italiana, cosa che dall’adesione all’UE e al WTO è decisamente limitata, se non impossibile.
Una terza via potrebbe essere l’unione delle piccole imprese in consorzi, cooperative, ecc. o semplicemente in alleanze per ridurre i costi.

A parte questo, permettetemi una considerazione e una battuta.
Purtroppo (in Italia) c’è spesso la tendenza a considerare la stessa azione in modo diverso a seconda di chi la compie: se un lavoratore in un call center viene pagato 3 euro all’ora, in Italia è sfruttamento, in Germania è funzionale all’economia. Se un governo occulta dei costi dal bilancio, in Italia è truffa legalizzata, in Germania è fare i propri interessi. Se ci sono regole blande sulla solidità delle banche, in Italia si guarda alle banche indebitate, in Germania è funzionale a dare finanziamenti alle imprese. Se un’impresa corrompe un funzionario estero, in Italia è corruzione, in Germania è acquisire commesse. E’ proprio vero che l’erba del vicino è sempre la più… buona.
Avete perfettamente ragione, bisogna cambiare la mentalità degli italiani, degli esterofili italiani.

lampo
Scritto il 3 Agosto 2013 at 21:39

gainhunter,

Brevemente, visto che hai affrontato una marea di argomenti.

Certo abbiamo il debito pubblico. Ma lo avevamo anche 10 o 20 anni fa quindi per me non è una scusa. Cosa si è fatto in tutti questi anni per ridurlo? Perché non si è ancora messo mano alla spesa pubblica? Perché non si combatte l’evasione come si deve e si destinano tali entrate al suo abbattimento? Potrei continuare a iosa…

Sì siamo stati penalizzati dalla guerra in Libia, ma soprattutto perché non abbiamo (mai avuto) una politica energetica lungimirante. Quante volte ho sentito nei scorsi anni dai nostri governanti che siamo a posto perché noi compriamo l’energia dall’estero…
North Stream: come scrivevo in un post due anni fa è stato concluso rapidamente anche perché a capo del consorzio c’era l’ex cancelliere tedesco. C’era bisogno di rendere quasi indipendente la cosiddetta “locomotiva” tedesca (anche se sta incominciando a scarseggiare il carbone). La prima linea venne fatta a tempi di record (poco più di un anno). La seconda in ancora meno (ma è normale visto che è affiancata alla prima). L’Hub finale guarda caso si trova in Germania, da dove poi il gas viene trasportato nei Paesi confinanti e vicini.
Noi ci siamo persi nel Nabucco…

Tutto il resto e condivisibile. Posso solo aggiungere che la Germania ha qualche problemino a proposito di esportazioni e forse ne avrà ancora di più in futuro (la prossima parte della mia telenovela oramai tratterà di commercio estero).

Sull’ultima parte, sulla differenza del metro di giudizio non sono d’accordo. Sì è vero che ognuno difende i propri gioielli di famiglia (la Francia in tal senso è imbattibile!), ma permettimi che hanno meno regole di noi forse perché le seguono! Noi invece visto che non le rispettiamo, dobbiamo sempre aggiungere nuove regolamentazioni e leggi che risolvano le eccezioni… oppure che ne creino di altre (dipende dai punti di vista). In tal senso ci stiamo facendo del male da soli, anche in termini di competitività, dovuto alla conseguente burocrazia, necessità di ungere certi ingranaggi, lobby varie, ecc. Si tratta di aspetti in cui le piccole imprese hanno maggiore difficoltà e/o ci spendono più risorse (perdendo in termini di competitività).

Il discorso indubbiamente è complesso, visto le molte sfaccettature e la loro influenza sulla particolare caratteristica delle imprese italiane.
In tal senso voglio proprio vedere come si comporterà nei prossimi anni la Turchia, che per certi versi ci assomiglia (sento già a qualcuno drizzare i peli per questa affermazione). Lo capirete in futuro. Per il momento tenete conto che anche se sembra che nessuno la vuole in UE (è stata recentemente rinviata di 4 mesi la sua adesione)… sono in tanti che fanno a gara per stringere accordi commerciali e diventare loro partner (Germania, UK, Olanda; Italia, Russia, USA, Francia, ecc)… 😉

gainhunter
Scritto il 3 Agosto 2013 at 23:36

lampo,

Il debito pubblico negli ultimi 20 anni è aumentano meno che in Germania in ammontare e addirittura è sceso dal 120% del 1994 al 103% del 2007 (il controllo del debito pubblico è stato l’obiettivo perseguito da tutti i governi), poi il calo del pil dovuto alla crisi lo ha fatto risalire. Quindi non è che non è stato fatto niente, sicuramente si poteva fare di più, e sicuramente si potevano allocare meglio le risorse investendo invece di sprecare, ma se guardiamo i numeri nella quantità l’Italia è stato uno dei pochissimi paesi occidentali a ridurre il rapporto debito/pil.
Idem per la spesa pubblica, in percentuale sul pil prima del crollo degli ultimi anni era allineata con gli altri paesi europei.
Per l’evasione il discorso l’ho già fatto, si poteva recuperare per ridurre le tasse e garantire maggiore giustizia e equità, ma il debito pubblico non avrebbe tratto un grande beneficio perchè le minori tasse avrebbero compensato la minore evasione.

Se spostiamo il discorso sulla qualità delle spese e della loro allocazione, gli investimenti al posto degli sprechi probabilmente avrebbero migliorato il pil, bisogna vedere gli effetti che ci sarebbero stati sugli interessi. Inoltre bisognerebbe andare a vedere la qualità dell’allocazione delle spese negli altri paesi: gli sprechi ci sono dappertutto, anche in Germania, basta spulciare il sito dell’associazione dei contribuenti, la differenza magari sta nel loro ammontare, ma non diamolo per scontato. Io mi chiedo infatti con interessi così bassi e con una presunta alta efficienza e bassissima corruzione come faccia a salire così velocemente il debito tedesco, soprattutto in proporzione al pil.

Questione energia: South Stream e Nabucco coinvolgono diversi stati, North Stream passa per il mare e va direttamente in Germania, non mi sembra una differenza da poco. Domanda: i problemi di South Stream e Nabucco dipendono da Eni? L’Italia poteva costruire un gasdotto diretto con la Russia?

Sulla differenza del metro di giudizio mi riferivo a come viene percepita la stessa cosa da parte di molte persone comuni (e che si leggono spesso nei commenti e nei blog) a seconda del paese in cui si verifica.
Faccio un altro esempio: le alluvioni. Se si verificano in Italia è incuria degli argini e “intelligenza” di chi costruisce o dà il permesso di costruire sotto il livello del fiume. Quando succedono nel Nord Europa, è il riscaldamento globale (perchè certe cose “succedono solo in Italia”). Poi vai a leggerti i commenti alle notizie dell’alluvione su Der Spiegel, e cosa trovi? “Tutti gli anni è la solita storia”, “sono mesi che nessuno pulisce gli argini e poi si stupiscono se il fiume esce”, “costruiscono sotto il livello del fiume e poi si lamentano”: tale e quale l’Italia.

gainhunter
Scritto il 4 Agosto 2013 at 08:56

Mi rendo conto di essermi spiegato da cane, riformulo la prima parte del commento precedente, per evitare di essere frainteso.
Se partendo da un certo momento l’Italia ha debito 100 e un altro paese 70 (numeri buttati a caso), a parità di spese improduttive (ipotesi di governi virtuosi, visto che l’opinione diffusa è che queste in Italia siano ben più alte che altrove), l’importo destinabile a investimenti è innegabilmente maggiore negli stati con debito minore, soprattutto quando ci sono paletti da rispettare e manca una banca centrale.
Quindi l’alto debito non è una scusa, è una condizione di partenza che svantaggia notevolmente l’Italia rispetto a chi aveva debito minore, e le condizioni di partenza non possono essere ignorate.

lampo
Scritto il 4 Agosto 2013 at 09:42

Ok… ma rilancio sempre con la stessa domanda. In un’EPOCA STORICA dal punto di vista finanziario in cui i tassi di interesse sono rimasti BASSI per TANTO TEMPO… perché non si è approfittato ad abbassare il “capitale” che genera tale interessi?
Non penserai mica che anche l’Italia in futuro possa applicare l’Abenomics?
Forse c’è una risposta alla domanda… ma è molto negativa… per cui, siccome sono ottimista e ritengo che ci siano ancora speranze, preferisco non dirla.

gainhunter
Scritto il 4 Agosto 2013 at 14:33

lampo,

Guarda che non sto giustificando i governi passati, e anche se avessero ridotto il debito il concetto non cambia, il debito di partenza era comunque molto più alto degli altri e la riduzione del debito non si fa senza conseguenze. E il fatto che hanno limitato l’aumento contenendolo a importi inferiori all’aumento del pil mi sembra che siano andati nella direzione giusta.
In un sistema statico (crescita zero) ha certamente senso ridurre il debito nominale, in un sistema dinamico crescente non è detto, la cosa importante diventa ridurre il debito relativamente alla crescita, e questo è stato fatto (anche se molto lentamente, probabilmente perchè tagliavano i costi nel posto sbagliato).
Poi si tratta di capire se, come e quanto avrebbero potuto ridurre il debito (e anche perchè avrebbero dovuto farlo: pensandoci bene i tassi bassi sono un’occasione per chi il debito lo fa, non per chi deve pagare un debito su cui ai tempi aveva stipulato un tasso più alto). Questo è un argomento che non ho mai approfondito, ma se penso a un’azienda che ha un contratto di finanziamento a tasso fisso con una banca, se non ci sono clausole penalizzanti e i tassi scendono, l’azienda può rinegoziare il debito o estinguerlo prima della scadenza accendendo un nuovo finanziamento a tassi più bassi. Uno stato può farlo? Qual era la componente di tassi fissi e tassi variabili sul debito all’epoca di Maastricht? Che conseguenze avrebbe potuto avere sulla domanda di titoli di stato? E sugli investimenti, quindi sull’economia?
Quindi una risposta alla tua domanda non ce l’ho, ma pensando al trend discendente del debito/pil e agli avanzi primari ottenuti nei vari anni credo di non dire una fesseria affermando che se non ci fosse stata questa crisi mondiale (che dipende principalmente da fattori esterni), oggi l’Italia sarebbe sotto il 100% del pil e starebbe proseguendo nel risanamento.

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