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DEEPSEEK revolution. Parte la sfida all’ AI Made in USA
Se c’è una cosa che la storia ci ha insegnato, è che i mercati finanziari amano le bolle. Le amano così tanto che, ogni volta, sembrano convincersi che questa volta è diverso. Eppure, quando il vaso di Pandora si apre, il disvelamento è spesso brutale. Oggi, il settore dell’intelligenza artificiale (AI) sembra essere sulla buona strada per diventare il prossimo capitolo di questa saga. E DeepSeek, un modello AI cinese open source, potrebbe essere il cigno nero che nessuno si aspettava.
(…) For years, the United States of America has been the undisputed leader in artificial intelligence, especially with it being home to big tech companies such as OpenAI, Anthropic, Google, Meta, and more. However, January 2025 has changed the game, with China threatening this dominance. (…)
DeepSeek’s technological feat has surprised everyone from Silicon Valley to the entire world. The Chinese lab has created something monumental—they have introduced a powerful open-source AI model that rivals the best offered by the US companies. Since AI companies require billions of dollars in investments to train AI models, DeepSeek’s innovation is a masterclass in optimal use of limited resources. This indicates that along with investments, foresight too is needed to innovate in the truest sense. It also goes on to prove how necessity can drive innovation in unexpected ways. (Source)
DeepSeek: la rivoluzione silenziosa che spaventa l’Occidente
DeepSeek non è solo un altro nome nel già affollato universo dell’AI. È un terremoto che sta scuotendo le fondamenta di un settore dominato da colossi come OpenAI, Google e Nvidia. Con un costo hardware pari a solo il 3% rispetto ai competitor statunitensi, DeepSeek ha dimostrato che è possibile ottenere performance straordinarie senza dipendere da microchip all’ultimo grido o da infrastrutture cloud iper-costose.
Per contestualizzare la portata di questa innovazione, immaginate di scoprire che la vostra Ferrari, acquistata a peso d’oro, viene battuta in pista da un’utilitaria che costa quanto un cappuccino. È più o meno quello che sta accadendo nel mondo dell’AI, con DeepSeek che dimostra come non servano necessariamente data center mastodontici e chip all’ultimo grido per ottenere prestazioni eccellenti.
Il modello R1 di DeepSeek, capace di elaborare 200 token al secondo su un semplice Raspberry Pi (sì, avete letto bene: un Raspberry Pi), rappresenta una sfida diretta alla narrativa dominante dell’AI occidentale, basata su investimenti miliardari in hardware e cloud computing. Se questo non vi fa venire in mente il déjà vu del dotcom bubble, forse è il caso di rileggere la storia.
Innovazioni Tecniche
DeepSeek R1, la versione più recente del modello, si distingue per tre innovazioni chiave:
- Mixture of Experts (MoE): Questa architettura consente al sistema di attivare solo le parti necessarie del modello per ogni richiesta, ottimizzando così l’efficienza energetica e riducendo i tempi di risposta.
- Previsione Multi-Token: A differenza dei modelli tradizionali che generano un token alla volta, DeepSeek può produrre più token in un singolo passaggio, accelerando notevolmente la generazione di testo e codice.
- Lunga Finestra di Contesto: Questa caratteristica migliora la coerenza nelle conversazioni complesse, permettendo al modello di mantenere una narrazione fluida anche su argomenti intricati.
Queste innovazioni hanno portato DeepSeek a superare i concorrenti in vari test, raggiungendo un’accuratezza del 90,2% in matematica, rispetto al 74,6% di altri modelli come GPT-4
Accessibilità e Costi
Come già accennato, un altro aspetto rivoluzionario è l’approccio open source di DeepSeek R1. Questo consente a sviluppatori e ricercatori di esplorare e modificare il modello liberamente, promuovendo l’innovazione e la collaborazione nella comunità AI. Inoltre, i costi operativi sono significativamente inferiori; si stima che DeepSeek R1 costi solo il 2-3% rispetto ai modelli concorrenti come OpenAI. Questo rende l’intelligenza artificiale avanzata accessibile a un pubblico molto più ampio.
La Cina avanza, l’Occidente trema
Mentre l’Occidente si crogiola nella sua presunta superiorità tecnologica, la Cina sta silenziosamente (ma inesorabilmente) conquistando posizioni. DeepSeek è solo l’ultimo esempio di una tendenza più ampia: Pechino sta dimostrando di poter competere, e superare, gli standard tecnologici globali con costi ridicolmente bassi.
La domanda che tutti si pongono è: DeepSeek è davvero una minaccia per l’egemonia tecnologica degli Stati Uniti, o è solo l’ultima bolla speculativa? La risposta, come spesso accade, sta nel mezzo.
Da un lato, i numeri parlano chiaro: DeepSeek sembra stia già surclassando i competitor occidentali in termini di efficienza e costi. Dall’altro, c’è il rischio che questa corsa al ribasso sui prezzi si trasformi in una guerra di logoramento, con conseguenze disastrose per gli investitori. Nvidia, ad esempio, potrebbe trovarsi nella stessa posizione di Cisco durante il crollo delle dotcom: un gigante con valutazioni lunari, ma con fondamentali sempre più traballanti.
Cosa significa per gli investitori?
Se siete tra quelli che hanno scommesso sul miracolo infinito dell’AI occidentale, forse è il momento di prendere un po’ profitto e ragionare di fare un passo indietro e rivedere le posizioni. DeepSeek non è solo un avvertimento: è un campanello d’allarme che ci ricorda che nessun settore è immune dalla speculazione eccessiva. E dalla rivoluzione nella rivoluzione.
E mentre i media occidentali continuano a ignorare (o sottovalutare) i progressi cinesi, il mercato potrebbe già aver iniziato a prezzare un nuovo scenario: quello in cui la Cina può contrastare i modelli di AI made in USA in modo molto più effifcace di quanto si potesse immaginare.
Se l’AI è davvero la prossima bolla in borsa, DeepSeek potrebbe essere il primo segnale di un imminente scoppio. E se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che quando il mercato si sveglia dal suo sogno a occhi aperti, il risveglio è spesso doloroso.
Nel frattempo, tenete d’occhio i titoli dei giornali e i grafici dei mercati. Perché, come sempre, follow the money e… STAY TUNED!