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FOCUS: La BCE aumenta i tassi: stretta monetaria?

Scritto il alle 13:35 da Danilo DT

La BCE ha alza i tassi di un quarto di punto. È una svolta nella politica monetaria? Si tratta di un aggiustamento o di una stretta monetaria?

Buongiorno a tutti!

Ennesima puntata della“piccola partnership” (con la quale non si hanno nessuna partnership commerciale, ci tengo a sottolinearlo) con una casa d’investimento  (AnimaSgr).

Tengo inoltre a precisare che questo video è dedicato soprattutto agli investitori magari non super professionisti, ma è anche interessante per coloro che sono più “navigati”.


Ovviamente sarò ben lieto di leggere i Vs feedback su questa iniziativa. Vi lascio al video e alla sua trascrizione. Buona visione!

http://www.youtube.com/watch?v=brPu5stjcmg

La BCE alza i tassi. È una svolta nella politica monetaria?

Da qualche mese i mercati si sono convinti che la fase di bassi tassi che ha consentito di assorbire l’urto della crisi finanziaria stesse volgendo al termine. Confermando le aspettative, la Banca centrale europea ha aumentato ieri i tassi di riferimento, dall’1% all1,25%. Dubito che siamo alla vigilia di una svolta di politica monetaria.
Il lieve aumento dell’inflazione registrato nei primi messi di quest’anno è tutto attribuibile agli aumenti di prezzo delle materie prime importate (soprattutto petrolio, gas e beni alimentari), ma lo stato ancora anemico della domanda interna di gran parte dei paesi europei rende molto poco probabile che i maggiori prezzi delle materie prime si trasferiscano sui prezzi finali degli altri beni.
L’economia europea appare migliorare con molta gradualità e la disoccupazione rimane ancora altissima: ciò esclude che possa mettersi in moto la spirale prezzi-salari alimentata dagli shock petroliferi degli anni ’70.
L’euro forte tende infine a giocare a favore del controllo dei prezzi.
In questa situazione, anche il più ipocondriaco degli economisti farebbe fatica a considerare un’inflazione sotto il 2,5% una febbriciattola, men che meno una malattia.
Contro l’eventualità di una stretta monetaria gioca anche lo stato precario delle finanze pubbliche di Eurolandia e delle sue banche, i cui attivi sono pieni di titoli pubblici potenzialmente a rischio.
Nelle scorse settimane, le agenzie di rating hanno abbassato senza pietà le valutazioni di Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda. Le misure di rigore fiscale e salariale volute in sede europea dalla Germania e diligentemente adottate da questi paesi, come avevamo anticipato all’epoca, da sole non bastano a risolvere il problema del debito. Infatti i tagli fiscali da una parte riducono il deficit, ma dall’altra deprimono la crescita e le entrate fiscali, che servono per ripagare il debito.
La via di uscita è rappresentata da tassi molto più bassi e da una crescita molto più alta.

Perché allora la BCE alza i tassi di riferimento?

La spiegazione sta nel fatto che l’arte del central banker non consiste soltanto nel dosare gli impulsi monetari all’economia: l’arte del central banker consiste soprattutto nell’orientare le aspettative di mercato.
L’aumento del tasso di riferimento ha cioè oggi un significato prevalentemente segnaletico. Con esso la Bce intende informare i mercati che le condizioni straordinarie prodotte dalla crisi del 2007-2009, che avevano giustificato tassi minimi, devono essere gradualmente riaccompagnate entro gli argini della normalità. Quando viene meno l’emergenza, mantenere tassi all’1% (che al netto dell’inflazione sono addirittura negativi) rischia infatti solo di alimentare comportamenti speculativi e nuovi squilibri e non più fornire ossigeno ad un’economia in apnea.
Quella che abbiamo di fronte non è quindi una vera stretta monetaria. Non è la somministrazione di ulteriori antibiotici di fronte ad un’infezione, è solo una terapia di riabilitazione dopo un forte trauma; è una salutare disintossicazione dopo un eccesso di farmaci.
È un buon segnale per il futuro, non una cattiva notizia.

STAY TUNED!

DT

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2 commenti Commenta
paolo41
Scritto il 12 Aprile 2011 at 14:40

ognuno può pensarla come vuole e dare la sua interpretazione degli eventi, più o meno condizionata…. personalmente ritengo che l’aumento dei tassi da parte di Trichet è stata “costretta”, o in termini più blandi condizionata, dalla idiosincrasia che la Bundesbank ha verso qualsiasi germoglio di inflazione, sottovalutando quali potrebbero essere gli effetti collaterali negativi sull’economia reale dell’europa nel suo complesso.

vichingo
Scritto il 12 Aprile 2011 at 17:40

In assenza di una vera e forte ripresa economica, l’aumento progressivo dei tassi significa impoverire tante persone che hanno stipulato con le banche mutui a tasso variabile; questo eventuale aumento dei tassi, però, non è controbilanciato dall’aumento di stipendi e salari, quindi ulteriore impoverimento di migliaia di persone che devono sostenere l’onere più gravoso della rata del mutuo e l’aumento generalizzato dei prezzi.

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