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FOCUS: Finanza e Longevity Risk a tutela della popolazione?
Che cos’è il longevity risk? Cosa comportano gli errori di stima sulla vita media futura? Ci si può immunizzare dal “rischio longevità”?
Buongiorno a tutti!
Ennesima puntata della “piccola partnership” (non di tipo commerciale, ci tengo a sottolinearlo) con una casa d’investimento (AnimaSgr) con un approfondimento di indubbio interesse.
Tengo inoltre a precisare che questo video è dedicato soprattutto agli investitori magari non super professionisti, ma è anche interessante per coloro che sono più “navigati”.
Ovviamente sarò ben lieto di leggere i Vs feedback su questa iniziativa. Vi lascio al video e alla sua trascrizione. Buona visione!
http://www.youtube.com/watch?v=mIcCWR-VWFU
1. Che cos’è il longevity risk?
Ha fatto molto scalpore un recente studio del Fondo Monetario Internazionale dedicato al “rischio longevità”, cioè al “rischio di vivere troppo a lungo”. L’idea che vivere più a lungo possa essere visto come un problema, anziché come una grande conquista dell’umanità, ha generato sconcerto. Lo è, ma ciò comporta anche alcune incognite. Per un pensionato, vivere decorosamente è importante quanto vivere di più. La qualità della sua vita dipende dalla generosità della pensione che può essergli assicurata; e quest’ultima dipende dalla sostenibilità dei sistemi pensionistici. L’allungamento della vita media aumenta il numero di anni in cui i sistemi pensionistici devono assicurare un reddito ai pensionati dopo la fine della loro attività lavorativa. Per mantenersi in equilibrio, i sistemi pensionistici devono quindi accumulare, di anno in anno, riserve adeguate per poter erogare in futuro le pensioni promesse.
Pertanto, quando il FMI parla di longevity risk (“rischio longevità”) non si riferisce al fatto che la vita si allunghi, ma al rischio che la vita si allunghi più di quanto previsto inizialmente e che le riserve programmate dai sistemi pensionistici si rivelino inaspettatamente inadeguate.
2. Cosa comportano gli errori di stima sulla vita media futura?
Gli errori di stima sulla vita media futura possono mettere in grave difficoltà i bilanci dei sistemi pensionistici perché la massa dei contributi versati diventa insufficiente se poi le prestazioni devono essere erogate per un numero di anni più ampio di quanto inizialmente calcolato.
Negli ultimi 50 anni la vita media si è allungata molto più del previsto. Proiezioni demografiche errate possono avere effetti enormi: l’FMI ha calcolato che se di qui al 2050 la vita arrivasse in media a 93 anni, anziché a 90 come oggi previsto, il costo aggiuntivo per i sistemi pensionistici aumenterebbe nell’ordine del 50% del Pil. L’emersione inattesa di un errore di stima anche modesto può cioè avere conseguenze socialmente molto onerose, perché ristabilire l’equilibrio patrimoniale dei sistemi pensionistici richiederebbe ulteriori incrementi dei contributi e/o drastici tagli alle prestazioni.
3. Ci si può immunizzare dal “rischio longevità”?
Un antidoto ovvio sarebbe un aumento medio della vita lavorativa proporzionale a quello della vita biologica: ritardando adeguatamente il momento dell’uscita dal mercato del lavoro, il periodo di erogazione della pensione non aumenta o aumenta molto lentamente. Le riforme recenti dei sistemi pensionistici vanno in questa direzione, ma – come dimostra anche l’ultima esperienza italiana – cambiare le regole in corsa comporta sacrifici ed iniquità che non è facile giustificare e gestire.
Le risposte decisive potrebbe invece darle la finanza, confezionando polizze assicurative contro il longevity risk per i singoli pensionati e, soprattutto, mettendo a punto schemi di riassicurazione a protezione dei sistemi pensionistici. Anche se in forme ancora embrionali, un mercato di strumenti finanziari derivati di copertura del “rischio longevità” sta già nascendo in Gran Bretagna ed in Olanda e promette di ampliarsi a mano a mano che la coscienza di questa nuova classe di rischio si diffonde. Sarebbe un curioso scherzo del destino se proprio l’ingegneria finanziaria più sofisticata a cui molti attribuiscono la grave responsabilità dei nostro malessere presente si rivelasse la chiave decisiva per difendere il nostro benessere futuro.
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DT
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Per me l’ipotesi di affidare il “rischio schiatto tardi” alla finanza gestita magari anglosassone è nulla.
L’attuale situazione globale anche dei fondi pensione US credo possa riservare delle sorprese.
Meglio arrangiarsi da soli non perdendo mai il controllo e la gestione del capitale accumulato.
Già dato e per salvare la cassa globale della finanza creativa stiamo ancora dando e daremo anche con le risorse pensionistiche che se gestite dagli interessati invece di essere state usate per altro, avrebbero reso…
Mecato pallosissimo, oggi…quasi quasi vado a vedermi Margin Call. Qualcuno lo ha già visto e sa dirmi com’è?
Problema molto serio e possibile soluzione interessante.
Credo che in questo caso sia ancora più fondamentale che in altri settori regolamentare l’eventuale mercato di derivati a copertura del longevity risk. Dato che il mercato dei derivati è un mercato a somma zero, per il pensionato che guadagna deve esserci qualcuno che ci perde.
Proviamo a immaginare cosa potrebbe succedere se a dover coprire il longevity risk fossero i soliti 4 o 5 soggetti. Se oggi sono disposti senza alcuno scrupolo a mandare all’aria interi stati per non pagare o pagare meno, non oso pensare a un’eventualità simile quando il rischio per loro è dato non dalla solvibilità di uno stato ma dalla longevità della popolazione.
A meno che per coprire tale rischio si stipulino altri contratti derivati su cui si costruiscono altri contratti derivati, e così via, fino a creare un’ulteriore bolla come quella sui mutui.
E’ un problema serio, hai fatto bene ad evidenziarlo. Se aggiungiamo il fatto che le pensioni che emergeranno dal sistema contributivo saranno alquanto ridotte rispetto alle attuali, per i lavoratori non c’è alternativa se non quella di una pensione complementare per poter sperare di passare dignitosamente gli anni da pensionato.
Anzi sono sempre di più, anche se non in numero significativo, i nonni che riescono a staccarsi dai legami italiani e vanno a vivere in paesi dove il costo della vita è decisamente inferiore al nostro.