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FED come BCE: un copione già noto a tutti
Il Fomc decide come previsto per tagliare i tassi di 25 bps a causa delle nebulose prospettive macro dagli sviluppi internazionali, con la collaborazione della debolezza del quadro inflattivo.
Come ampiamente atteso, il braccio operativo della politica monetaria USA ha deciso per il primo taglio tassi dal dicembre del 2008.
2008, remember? Non proprio un periodo banale, eravamo in piena crisi finanziaria e i tassi arrivarono al loro minimo storico, ovvero alla banda 0-0,25%. Ma non solo. La Federal Reserve ha anche deciso di dire STOP alla riduzione del suo bilancio.
(…) Alla fine della sua quinta riunione del 2019, il Federal Open Market Committee – il braccio di politica monetaria dell’istituto – ha deciso di ridurre il costo del denaro di 25 punti base al 2-2,25%. Solo nel dicembre del 2018 la Fed aveva alzato i tassi per la quarta volta in quell’anno, la nona da quando nel dicembre del 2015 l’allora governatrice Janet Yellen annunciò il primo rialzo del costo del denaro dal giugno del 2006. Sui dieci membri del Federal Open Market Committee con potere di voto, in otto hanno votato a favore della decisione odierna. I due dissidente sono stati Esther George (Fed Kansas City) e Eric Rosengren (Fed di Boston); avrebbero voluto lasciare i tassi fermi. (…) [Source]
Morale: piena inversione di marcia per la FED. Tassi che tornano a scendere e bilancio che torna a gonfiarsi. Infatti negli ultimi mesi la banca centrale lasciava giungere a scadenza fino a 5 0 miliardi di dollari al mese di Treasury e bond garantiti da mutui. Scadendo e non rinnovando, riduceva automaticamente ilsuo bilancio. Ma adesso… i tempi sono cambiati. E come detto prima, la mossa è giustificata dalla bassa inflazione (che quindi non intralcia la politica espansiva) e i rischi di rallentamento economico.
Potremo parlare per ore sulla necessità di queste mosse e su quanto possano essere politicizzate anziché indipendenti. Ma come ho già spiegato ad alcuni amici ultimamente, la “verginità” dell’indipendenza le banche centrali l’hanno persa da un bel po’ , da quando hanno accettato il ruolo di “equilibratore” del mercato, diventando quindi succubi delle nevrosi dei mercati finanziari.
(…) Powell ha descritto il taglio dei tassi (contro il quale si sono schierati due governatori dissidenti che volevano tassi invariati) come una mossa preventiva, una sorta di “assicurazione” per “proteggere l’economia americana da rischi negativi dati da una crescita mondiale debole e dall’incertezza data dalla politica commerciale”. Per il momento l’outlook statunitense resta “favorevole” e non c’è nulla nell’economia più grande al mondo che “pone una notevole minaccia nel breve termine”. (…) [Source]
Siamo onesti, vedendo i dati macro, una banca centrale “old style” avrebbe preferito lasciare tutto fermo, anche perché l’economia USA non sta andando così male. Ma c’è poco da fare, questo è il nuovo “mood”, prendere o lasciare. Riuscirà con queste mosse la FED a portare l’inflazione al target previsto del 2%? Intanto vi lascio questo grafico da meditazione. Fino a quando il tasso inflazione sarà sotto al 2% la FED si considera legittimata ad essere proattiva?
CPI, target inflazione e FED Fund Rate
E poi guardate questo altro grafico. La curva dei tassi USA è piatta come non mai… La storia insegna che è sinonimo di recessione in arrivo. Ma come paragonarsi alla storia con un attivismo delle banche centrali mai visto in passato?
E infine i tassi reali. Ricordo che il tasso di interesse reale è il tasso di interesse al netto del tasso di inflazione vigente in una data economia (tasso di interesse nominale). Per esempio se i tasso nominale è il 5% e l’inflazione ammonta al 3%, il tasso reale ammonta al 2%. Siamo ancora ampiamente sotto quella che io definisco “ la soglia del dolore” (1%). La FED può continuare a fare le sue belle manovre espansive. La cui efficacia, ovviamente, la scopriremo solo vivendo.
TASSI REALI USA
PS: e il buon Trump come poteva commentare?
What the Market wanted to hear from Jay Powell and the Federal Reserve was that this was the beginning of a lengthy and aggressive rate-cutting cycle which would keep pace with China, The European Union and other countries around the world….
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 31, 2019
….As usual, Powell let us down, but at least he is ending quantitative tightening, which shouldn’t have started in the first place – no inflation. We are winning anyway, but I am certainly not getting much help from the Federal Reserve!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 31, 2019
STAY TUNED!
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