Taglio tassi BCE non corretto per tutti i paesi dell’Eurozona

Scritto il alle 10:15 da Danilo DT

Come conciliare la situazione economica dell’Europa del nord con la recessione ed i problemi dell’Europa del Sud, quando poi si fanno orecchie da mercante nel momento in cui si chiede un allentamento dell’austerity?

Ormai è dato ampiamente per scontato, in data 2 maggio 2013, un nuovo taglio tassi BCE. Si porterà il tasso BCE REPO da 0.75% a 0.50%.

Il mercato lo sconta ampiamente, una mossa che in concreto non rivoluzionerà sicuramente il piano di ripresa dell’Eurozona, ma avrà soprattutto un impatto psicologico. Punto.

Per far riprendere l’economia occorre ben altro. Innanzitutto uno stop all’austerity. Ma finalmente qualcuno lo sta capendo. BCE, UE, FMI. Alias la famosa TROIKA.

Dopo tutti i sacrifici fatti finora i Paesi possono allentare gli sforzi di risanamento dei
conti pubblici e avviare subito le riforme per la crescita: lo stop all’austerity arriva oggi in contemporanea da Commissione Ue, Bce e Fmi, che cambiano rotta e ridanno speranza ai Paesi sfiancati dal rigore che non sanno come uscire dalla recessione
in cui si sono impantanati. (Source) 

Ovviamente non tutti sono poi così d’accordo, soprattutto quando a chiedere meno austerity è l’Italia. Infatti…

(…) la Germania frena gli entusiasmi, e rivolta all’Italia che vorrebbe rinegoziare il rigore, avverte: “una sciocchezza scaricare sugli altri i propri problemi”.
“Rallentare il consolidamento e’ ora possibile grazie agli sforzi fatti dai Paesi in difficolta’, dall’impegno della Bce e dalle politiche di bilancio credibili”, ha detto il commissario agli affari economici Olli Rehn che per la prima volta cambia linea e si allontana dalla ricetta tedesca sui conti pubblici.

Risanare con determinazione, spiega, e’ stato necessario finora per recuperare credibilita’, ma adesso “e’ possibile compiere sforzi meno aggressivi”. Per dimostrare il cambio di passo, Bruxelles lascia capire che a fine maggio concedera’ piu’ tempo alla Francia per rientrare dal deficit e con la stessa logica dovrebbe anche chiudere la procedura per deficit eccessivo contro l’Italia. Che a quel punto avrebbe anche piu’ spazio per ricominciare ad allargare i cordoni della spesa pubblica, come previsto dal patto di stabilita’.

Ecco quindi il problema numero uno.
Occorre una Germania più “brillante” e che apra un po’ di più anche ad una BCE un po’ più aggressiva. Ma al momento tutto questo resta solo un’ipotesi, una speranza, un obiettivo a cui tutti ci rivolgiamo ma che al momento sappiamo essere un’utopia. Anche perché a settembre in Germania ci sono le elezioni e quindi… Inoltre, primo grande passo necessario, massima allerta sull’Unione Bancaria.
Intanto però… la BCE fa quello che può e taglia i tassi anche se la mossa, per certi versi, rischia di essere totalmente incongruente.

Grafico Tasso Inflazione Eurozona

 

Ma perché trovo questo taglio tassi, la fotografia dell’incongruenza assoluta dell’Eurozona?

Perché è scorretto dire che l’Europa, tutta, vuole tassi più bassi. O meglio, è sbagliato dire che economicamente tutti i paesi dell’Eurozona hanno una certa convenienza ad avere tassi in calo. Infatti, lo dice anche la stessa Angela Merkel, il cui pensiero, detto in parole povere è: servirebbero tassi più alti per la Germania e più bassi per altri Paesi.
E questo è verissimo.

Se fosse per la Germania, i tassi la BCE addirittura dovrebbe alzarli. Ma per altri Paesi dovrebbe invece fare ancora di più per mettere a disposizione più liquidità e, soprattutto, per far arrivare questa liquidità al finanziamento delle imprese, visti i grossi problemi di crescita economica, perdita di competitività e credit crunch.
Certo, si tratta di un’operazione di politica monetaria dall’impatto limitato e NON CERTO ha una potenza di fuoco pari ad un Quantitative Easing. Però a molti esponenti politici dell’Europa del Nord dà fastidio, proprio perché è inopportuna con la situazione economica di alcuni paesi.

Il governo federale ha interpretato l’unione monetaria – lo stesso hanno fatto i governi che l’hanno preceduto – come una comunità di stati fondata sulla concorrenza. In questa competizione i singoli paesi devono mostrarsi capaci di sopravvivere per poter restare legittimi membri dell’unione monetaria. Secondo tale prospettiva ogni paese dovrà adottare un proprio modello di business. Per alcuni – come a Cipro – il modello sarà basato su di una bassa tassazione ed una regolamentazione meno severa – a spese di altri paesi nell’unione monetaria. Un altro modello di business potrebbe essere fondato sulla moderazione salariale e lo smantellamento dei sistemi di sicurezza sociale al fine di raggiungere una maggiore competitività. Ma ciò sta portando ad una forte avversione dei cittadini verso l’Euro. E ciò non aiuta. Al contrario: le misure adottate hanno spinto la zona Euro in una dura recessione in cui né la disoccupazione né i debiti pubblici potranno essere ridotti in tempi prevedibili. (Source) 

Quindi, come sempre, saltano fuori le grosse incongruenze all’interno dell’Unione Europea, e sempre di più si notano NON avvicinamenti ma SPACCATURE. E (in parole povere) la spaccatura tra Nord Europa e Sud Europa si fa sempre più netta. Altro che Unione Bancaria, altro che Unione Fiscale, altro che Euro Bond. Ognuno guarda sempre di più al suo giardino e fa sempre più attenzione che le erbacce dei vicini (del Sud) non vadano ad intaccare il bel manto erboso. E allora perché intervenire con additivi chimici che invece farebbero comodo agli amici del Sud? Non ce n’è bisogno…

Mi sembra chiaro. L’Europa Unita non è mai esistita. E mai come ora possiamo parlare di Disunione Europea.

Ora, l’Italia abbozza una prova di Governo. Enrico Letta, ha già detto che la sua priorità sarà quella di ripristinare la crescita attraverso una riforma fiscale e le liberalizzazione, con successiva richiesta di allentamento delle politiche di austerità ordinate dalla UE. Obiettivo. cercare di passare dall’Austerity allo stimolo e all’incentivo alla crescita.  Il che è facile a dirsi ma molto difficile a farsi, ancor di più se dall’altra parte hai chi NON ha alcuna intenzione di mollare la corda.

Forse però, ora, è giunto il momento di cambiare registro in Europa.

STAY TUNED!

DT

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19 commenti Commenta
john_ludd
Scritto il 26 Aprile 2013 at 10:51

Possiamo provare con la ABENOMICS !

… the latest CPI report shows that the deflation is actually WORSENING. The Statistics Bureau in Japan reported that Japan’s National Core CPI fell to -0.5% in march, down from -0.3%. This was worse than expectations of -0.4%. The headline rate fell to -0.9% versus expectations of -0.8%.

The latest reading is the worst reading since 2010. In fact, it’s the worst reading this year and down almost 1% from when the aggressive Japanese easing was first announced. In other words, if Abenomics is inflating prices it certainly isn’t working in the real economy and appears to only be “working” where gamblers are placing bets that it will eventually show itself…

http://pragcap.com/is-abenomics-working

… A volte ho quasi l’impressione di avere ragione, ma è certamente un’impressione, da domani torna la CRESCITA !

lampo
Scritto il 26 Aprile 2013 at 13:23

john_ludd@finanza,

Non mi meraviglierei se la BCE ci provasse (oramai non mi meraviglio più di niente, visti le continue politiche espansive… sempre più espansive).
Peccato che, prima devono “mettere all’angolo” il presidente Weidmann della Bundesbank, visto che proprio oggi la banca centrale tedesca ha confermato che il report inviato lo scorso dicembre alla corte costituzionale tedesca, in cui spiegava la sua opposizione alla politica della BCE (leggi OMT), è veritiero.
http://www.independent.ie/business/world/bundesbank-confirms-sent-ecb-report-criticising-debtbuying-plans-29223853.html

Ma, visto che la nuova posizione unita di BCE, FMI e UE su meno austerity… è evidente che il responso del prossimo 11-12 giugno (quello della corte costituzionale tedesca) sarà scontato.

A quel punto la BCE non solo potrà partire con l’OMT (per quello hanno bisogno di un governo in Italia… altrimenti chi firma?), ma probabilmente potrà imbastire anche lei politiche di quantitative easing… magari con la scusa di aiutare le banche in difficoltà a pagare i prestiti dei due LTRO (visto che li stanno rimborsando con il contagocce).

Forse l’Europa, dal punto d vista azionario, sta salendo sulla base di queste prospettive. Ovvio che se il responso sarà contrario (lo vedo difficile visti i precedenti responsi), un bel crollo epocale non c’è lo toglie nessuno stavolta.

Per quanto riguarda il Giappone, al tuo commento, aggiungo che quel dato di aumento della deflazione (che impressione usare queste due parole, in antitesi fra di loro, in maniera congiunta!), è stato ottenuto (da quello che mi risulta), con un aumento dei costi alla produzione (a causa del maggior costo delle materie prime ed energia dovuto alla svalutazione dello Yen avvenuta nei mesi scorsi).
Non c’è dubbio: un bel risultato! 👿

john_ludd
Scritto il 26 Aprile 2013 at 13:41

lampo,

il mio commento sulla crescita era ironico…

il QE non porta alcuna crescita, serve SOLO ed ESCLUSIVAMENTE ad aiutare le banche che sono insolventi dal 2008 e forse da prima. Per questo ogni area economica tenterà di tenere tassi a zero almeno sino al 2018, creare inflazione 200/300 punti oltre il prime rate (cioè tra il 2% e il 3%), tentare una svalutazione competitiva e pompare un barlume di crescita economia attraverso maggiori esportazioni. Sono obiettivi non compatibili tra loro. E’ stata scelta una strada nel 2008 e quella strada non la possono/vogliono cambiare. Senza menzionare come un disco rotto l’impossibilità di dare nuova vita a un sistema di crescita esponenziale dell’attività economica lorda che richiede quantità di energia proporzionalmente crescenti in un contesto di costi di estrazione/produzione crescenti e riserve calanti. Porterà alla fine del sistema monetario attuale sempre che si fermi lì.

lampo
Scritto il 26 Aprile 2013 at 14:00

john_ludd@finanza</

Ho letto diversi tuoi commenti, ma io personalmente sono molto più ottimista in campo energetico ed il suo approvvigionamento per la crescita futura.
Molti brevetti che porterebbero a nuove alternative che pian piano sostituirebbero in diversi campi il consumo dei derivati del petrolio, sono in mano a multinazionali e/o governi che gestiscono oggi le stesse fonti energetiche.
Quindi secondo me non c'è un problema su cosa impiegare per sostituire l'attuale domanda energetica di petrolio… ma la domanda è a quale prezzo.
Evidentemente vogliono che abituare i consumatori energetici (sia privati che aziende) a pagare certi costi che quindi continuerebbero ad alimentare i loro profitti e a mantenere in piedi i loro interessi governativi (e soprattutto benessere).
Peccato che l'attuale crisi economica abbia giocato a loro sfavore facendo calare il prezzo delle materie prime energetiche a causa della minore richiesta e della sostituzione (per il momento) con altre fonti meno costose (shale gas per esempio, anche se la sua convenienza non tiene conto dei costi ambientali futuri).
Il problema è che per usare queste nuove forme energetiche c'è bisogno spesso anche di catalizzatori, quindi metalli più o meno rari (e qui effettivamente non è ancora un problema risolto, soprattutto dal punto di vista geopolitico).

Quindi nei prossimi decenni pian piano vivremo in un sistema misto (e caotico) di approvvigionamenti energetici, dove l'utopia (più volte denunciata da Rifkin nei suoi libri) di avere finalmente una rete di fonti energetiche alternative a basso costo ambientale e soprattutto produttivo, vicine al consumatore… non si realizzerà, almeno nella gran parte dei Paesi industrializzati.

Il problema maggiore per i governi… è come passare la tassazione attuale dal petrolio (benzina, gpl, gasolio, ecc.), energia elettrica, gas naturale ai nuovi sistemi, mantenendo gli stessi introiti, senza che il consumatore se ne accorga. 😯

kry
Scritto il 26 Aprile 2013 at 14:01

Strano che nessuno commenti i vari movimenti del bund di oggi.

lampo
Scritto il 26 Aprile 2013 at 14:04

Scusate il grassetto… non era voluto.

john_ludd
Scritto il 26 Aprile 2013 at 14:38

lampo,

non so che lavora faccia tu o che tipo di istruzione tu abbia; mentre in temi economici sono un auto didatta sul resto ho lavorato per tanti anni e i dati pubblicati dagli istituti di ricerca indipendenti (di cui ho pubblicato diversi collegamenti, anche se ammetto sia davvero complicato trovare il tempo dii leggere e comprendere centinaia di pagine e tabelle) mi vengono confermati da persone che per motivi di confidenzialità non possono parlarne. No, non ci sono alternative di medio periodo/lungo al petrolio per i trasporti, per l’energia elettrica è diverso, non ci brucia più petrolio x produrne e nel lungo periodo la fonte eterna è il sole. Prevengo una tua obiezione riguardo le auto elettriche a batteria, un classico della speranza eterna, perché è un settore nel quale sono stato personalmente coinvolto e siamo molto ma molto lontani da quanto sarebbe necessario. Suggerisco qualche buona lettura. Non sono comunque SOLO le alternative, ma in quanto tempo si realizzerà la transizione che non è neppure iniziata in quanto gli investimenti in ricerca scientifica sono in calo costante da anni. Il denaro va altrove e questo lo sai bene.

Non vorrei si pensasse che sono tra quelli del “non c’è niente da fare, quindi spariamoci”. Al contrario, si potrebbe fare molto eccome ! Ma per risolvere un problema bisogna ammettere che esiste e qui non ci siamo neppure. Anche in questo blog, alquanto aperto a ogni opinione, si rifiuta l’idea che l’eccesso di debito accumulato non possa essere cancellato (non pagato) per le conseguenze che, temendole troppo, si negano. Allo stesso modo al tema dell’esaurimento delle risorse si oppone solamente “la grande ingenuità e talento dell’essere umano”. Eppure la storia dimostra che le società, gli imperi più potenti e longevi sono sempre collassati o a causa di eventi esterni o perché incapaci di vedere i propri limiti, di riconoscere che il contesto è cambiato e quindi rifiutando di riformarsi per sopravvivere. Al contrario la natura ci riesce benissimo, da oltre 1 miliardo di anni la vita esiste in questo pianeta, sopravvivendo ad asteroidi e glaciazioni e dimostrando che gli organismo più longevi sono i più semplici e quelli più fragili sono i più complessi. Le società sono entità di più organismi e non sfuggono a questa regola, infatti nessuno è in realtà al governo, nel cabina del conducente non c’è nessuno mentre la deriva entropica/antropica aumenta.

kry
Scritto il 26 Aprile 2013 at 15:08

lampo,

Il problema maggiore per i governi… è come passare la tassazione attuale dal petrolio (benzina, gpl, gasolio, ecc.), energia elettrica, gas naturale ai nuovi sistemi, mantenendo gli stessi introiti, senza che il consumatore se ne accorga. ANCHE SE IL CONSUMATORE SE NE ACCORGE CHI PROTESTA. Con tutto quello che ci stanno facendo passare cosa vuoi che sia togliere gli incentivi sul fotovoltaico. Poi si passa ad un una tantum pari al 5% del valore dell’impianto per arrivare fino al 200% del valore dell’impianto. Come si dice: il lupo perde il pelo ma non il vizio e se ammazzassimo il lupo tanto non cambia nulla perchè ne arriva subito un altro.

john_ludd
Scritto il 26 Aprile 2013 at 15:45

kry@finanza,

osservazione intelligente. L’economia stagnante comporta ovvi problemi per la tassazione e questo va unito a quello è chiaramente ed ovviamente un trend salvifico di lungo periodo: la decentralizzazione di una parte crescente della generazione di energia elettrica e l’auto produzione. Un conto è tassare quello che compri al distributore o al mercato, ma tassare quello che produci da solo ? Ci sono cambiamenti in atto le cui conseguenze non riusciamo neppure a immaginare. Lo stato sarà il nostro alleato o il nostro nemico ? Stiamo andando verso una società libera o verso il Mondo Nuovo e la Fattoria degli Animali ? Sicuramente tutti i paradigmi economici che ci trasciniamo dietro da 200 anni perdono senso ogni giorno che cambia. Dovrebbe essere chiaro poi che l’auto produzione determina MAGGIORE qualità di vita, MAGGIORE sicurezza, MINORE attività economica e DEFLAZIONE.

lampo
Scritto il 26 Aprile 2013 at 15:52

john_ludd@finanza,

Francamente spero che tu abbia torto, anche se non c’è dubbio che, come diceva diversi decenni fa Roberto Vacca in un suo libro (per certi argomenti ancora attuale), rischiamo di andare in un “Medioevo prossimo venturo”. Credo che mai come in questo momento l’umanità sia stata così in pericolo. Eppure non mi spaventa la capacità di adattamento dell’uomo (per questo sono ottimista), che rimane sempre un appartenente alla specie animale (con tutti i suoi pregi e difetti).

Tempo fa, per curiosità personale, mi ero documentato su molti brevetti che una nota azienda multinazionale energetica aveva accumulato in altri campi, soprattutto nel campo delle batterie e tecnologie simili, arrestando di fatto in alcuni casi l’avanzare della tecnologia automobilistica (soprattutto in Giappone che in questo campo sono indubbiamente all’avanguardia). Soprattutto quest’ultimo aspetto mi aveva impressionato non poco… anche se poi la volontà di una certa casa automobilistica di andare avanti in tale settore (grazie alla filosofia del kaizen perseguita) è riuscita a bypassare tale grossa lobbie internazionale. Infatti oggi i mass-media, al loro primo errore, li mettono immediatamente alla gogna internazionale, creando spesso una vera e propria campagna mediatica di accanimento (probabilmente il motivo risale a tale contesa… e alla sua filosofia perseguita che potrebbe bypassare nuovamente l’interesse di tali multinazionali).

Per questo sono ottimista… perché secondo me ci sono molti cassetti pieni di brevetti… e le multinazionali sono sempre più ricche di liquidità da investire in maniera opportuna al momento giusto (le politiche espansive secondo me sono indirizzate volutamente anche in questo).
Poi ci sono aziende che investono gran parte dei loro profitti in ricerca… indipendentemente dal fatto che i loro studi vadano contro affermati interessi internazionali di lobbies energetiche.
Credo che dalla tua immensa cultura avrai già capito di chi parlo e preferisco non nominare per non fare pubblicità (positiva o negativa che sia).

Se hai avuto modi di leggere un capolavoro della letteratura statunitense, Moby Dick (tradotto dal nostro caro Pavese) dovresti capire come siamo passati da un’economia basata essenzialmente sul consumo di grasso di balena e carbone… ad un’economia fondata sul petrolio. E forse anche molte altre cose.
Eppure sono passati appena 150 anni.

Noi rimaniamo semplici consumatori e sempre meno risparmiatori (infatti il prossimo passo è tentare di eliminare tale brutta abitudine nella massa delle persone), cioè pecore da ingrassare e sgozzare o tosare al momento giusto.

P.S.
Ho una formazione prevalentemente tecnica (in campo chimico), anche se non avendo mai smesso di interessarmi a questo (meraviglioso) mondo (con tutti i suoi difetti e limiti), ho accumulato conoscenze anche in altri settori. Per questo spesso nei miei post tento di affrontare argomenti dal punto di vista multidisciplinare, sperando di mettere dei dubbi nel lettore per farlo ragionare e costruirsi la propria opinione, possibilmente lontana dagli stereotipi indotti dai mass-media.

kry
Scritto il 26 Aprile 2013 at 16:17

lampo,

Sempre meno risparmiatori abitudine da eliminare ? Già ottenuto, buona parte del risparmio italiano era possibile ottenerlo grazie ai tassi generosi dei titoli di stato. Ora con tassi prossimi allo zero e decrescita si sta spendendo quanto ammassato in precedenza. La fantasia italiana dello risparmiare è illimitata, un esempio: quanti negozi 0/12 anni d’abbigliamento di seconda mano sono stati aperti in quest’ultimi mesi ? Siamo come i gatti, con sette vite.

bergasim
Scritto il 26 Aprile 2013 at 16:46

lampo,

L’uomo non è al centro dell’universo, avere fiducia nell’uomo di oggi non ha senso, abbiamo una trave negli occhi ( il presente ), ma guardiamo con speranza il futuro, leggasi colonie su Marte, pianeti abitabili ( la pagliuzza ), ma non stiamo vedendo che stiamo andando dritti dritti in un bel burrone.
Cerca di trovare la tua fiducia non solo nell’uomo ma in qualcosa di più alto, che però non è immediatamente tangibile.

john_ludd
Scritto il 26 Aprile 2013 at 16:56

lampo,

il tema dei brevetti tenuti nascosto o inutilizzati è totalmente risibile. Scopo unico di un’azienda è fare soldi. La prima che riuscisse a realizzare un mezzo di trasporto che non usa combustibili fossili e ha un costo comparabile (quindi anche leggermente superiore) diverrebbe la più potente e ricca società della storia. Idem se una società chimica scoprisse il carburante del futuro o una società petrolifera scoprisse un mega giacimento da qualche parte. Accade invece il contrario: annunci mirabolanti di scoperte che cambiano il mondo e si rivelano invece tecnologie incomplete, immature o vere e proprie truffe. Ci sono due tipi di ottimismo, il mio è che alla fine da qualche parte qualcuno uscirà da questo paradigma economico errato e sopravviverà agli altri compiendo un altro passo nell’evoluzione umana. Come sempre sarà stato selezionato il migliore. Di solito accade dove si crede che investendo denaro e cervelli alla fine si ottengono risultati. Attualmente non sono i migliori a prosperare ma altri che credono di essere bravi ma solo solo prepotenti, alla fine soccomberanno come è sempre successo a chi combatte una battaglia di retroguardia anche se è armato sino ai denti.

lampo
Scritto il 26 Aprile 2013 at 17:10

bergasim:
lampo,

Cerca di trovare la tua fiducia non solo nell’uomo ma in qualcosa di più alto, che però non è immediatamente tangibile.

Allora propendo per la donna! 😳 Ops… adesso che ci penso anche quella è immediatamente tangibile 😆 😆

bergasim
Scritto il 26 Aprile 2013 at 17:11

lampo,

C’e poco da ridere 🙄

lampo
Scritto il 26 Aprile 2013 at 17:39

john_ludd@finanza:
lampo,

il tema dei brevetti tenuti nascosto o inutilizzati è totalmente risibile.

Ne sei proprio sicuro? Cito un caso emblematico, ma te ne potrei citare mille altri:
http://www.ev1.org/chevron.htm
Siamo arrivati al punto che multinazionali e le lobbies che ci stanno dietro con la compiacenza dei governi che le appoggiano (non occorre che ti spiega come, perché sono sicuro che lo sai già) riescono a frenare o bloccare progetti di altre multinazionali che avrebbero la tecnologia pronta per lanciare sul mercato molti prodotti (che oltre a fare la loro fortuna come correttamente dici), potrebbero dare un apporto non indifferente alle molte problematiche del consumatore.

Secondo me molte multinazionali hanno una marea di brevetti nel cassetto… ma non hanno ancora la forza commerciale e l’appoggio governativo (leggi evitare che si mettano contro con legislazioni ad hoc o con campagne mediatiche volte ad impedire il successo della commercializzazione) per trasformarli in un prodotto da immettere sul mercato.

Questo purtroppo avviene principalmente per quei prodotti che possono alterare in maniera rapida l’equilibrio dei principali partecipanti a tale mercato o addirittura sarebbero in grado di soppiantarlo, magari creandone uno nuovo con nuovi risvolti economici e sociali.

Prova a pensare anche a Google e a quanti progetti di ricerca ha dovuto chiudere perché alcune lobbies erano troppo potenti e hanno spinto i governanti a creare una legge ad hoc o a creare un certo consenso popolare ostico al progetto iniziale.

Forse nel futuro arriveremo all’assurdo che saranno grosse Onlus (magari con i finanziamenti di multinazionali che in questo modo riuscirebbero a nascondere il loro interesse nella realizzazione del progetto alle altre multinazionali che sarebbero pronte ad ostacolarle) a finanziare certi progetti di ricerca… pur di farli passare avanti… e dopo andare avanti per altri canali (esempio supporto commerciale o assistenza). In campo software questo è già avvenuto… per esempio con un noto prodotto applicativo da ufficio di una nota software house multinazionale nata in america… tramite un altrettanto noto prodotto opensource. Potrei citare anche un altro sistema operativo… adesso impiegato nella maggior parte degli smartphone… ma che all’inizio davano per spacciato e di diffusione irrealizzabile (le stesse multinazionali che sono dopo andate in crisi a causa del suo successo). Anche qui la ditta che l’ha lanciato, ha dovuto renderlo aperto e opensource… per farlo decollare e riuscire dopo a guadagnarci con la diffusione capillare dei suoi servizi. Se vai ha documentarti sulla storia di tale prodotto (e la prima vera azienda che l’ha lanciato) capirai bene cosa intendo, visto che il suo fondatore dovette operare in gran segreto… e chiedere finanziamenti di amici a fondo perduto.

Dimmi quanti prodotti/brevetti del genere sono stati UCCISI all’inizio? Oppure sono stati acquisiti a suon di finanziamenti stratosferici… per non farli progredire?

P.S.

Scusa DT per l’OT.

john_ludd
Scritto il 26 Aprile 2013 at 20:48

lampo,

Il sito da te postato non dice nulla, affermazioni parziali, sostanzialmente dietrologia. Noto nelle tue, la difesa a priori e senza scientificità della CRESCITA che richiede per definizione maggiori risorse che sono finite in un pianeta finito per lo più condizionato da una popolazione in aumento della quale circa 1/10 vive come me e te, il rimanente è molto al di sotto ma vuole essere come noi. Al contrario io credo nello SVILUPPO inteso come accumulo e distribuzione di conoscenza che non è materiale. Tu sei pro PIL, io sono pro intelligenza. Tu hai a favore il 99,9% del resto dell’umanità e hai contro le leggi della fisica. Io e quelli come me siamo soli e sappiamo di avere già perso. Proviamo qua e là a seminare almeno un pò di dubbi, ma senza successo alcuno.

…we do not share the view of many of our economics colleagues that growth will solve the economic problem, that narrow self-interest is the only dependable human motive, that technology will always find a substitute for any depleted resource, that the market can efficiently allocate all types of goods, that free markets always lead to an equilibrium balancing supply and demand, or that the laws of thermodynamics are irrelevant to economics.

Ecological Economics, by Herman Daly and Joshua Farley

Magari volessi a provare ad coltivare qualche dubbio, questo è il sito di Tom Murphy da cui ho tratto la frase di cui sopra (e comprerò il libro cribbio !), professore di fisica all’università della California in San Diego e tra i più seguiti e apprezzati nel suo genere.

http://physics.ucsd.edu/do-the-math/

john_ludd
Scritto il 26 Aprile 2013 at 21:01

lampo,

Questo è in un certo modo il riassunto di tutto quello che cerco di dire da tempo, solo che è scritto da uno scienziato vero e non da un cialtrone come me, leggilo poi ne possiamo anche riparlare:

http://physics.ucsd.edu/do-the-math/2011/07/can-economic-growth-last/

lampo
Scritto il 26 Aprile 2013 at 22:26

john_ludd@finanza,

Grazie per il link che sicuramente leggerò.

Io non sono pro PIL, anzi sono per la conoscenza ed una vita il più possibile vicina ai consumi effettivamente essenziali, senza eccessi. Infatti anche in questo modo si può vivere bene, anzi benissimo visto che si ha più tempo a disposizione da dedicare ad altre attività, avendo meno bisogno di lavorare per procurarsi le risorse per gli eccessi che dopo non si ha neanche il tempo per usarli/apprezzarli.

Peccato che molti non hanno il tempo di pensare, presi dalla loro intensa frenesia e competizione per raggiungere l’apice della carriera, e di capire che anche condurre una vita più sobria, permette di avere grandi soddisfazioni, soprattutto familiari ed affettive. Si accorgono di quanto hanno perso… quando è troppo tardi, oppure quando perdono la competizione e pensano di aver perso tutto (in realtà l’avevano già perso prima… solo che non se ne erano resi conto).

Grazie per lo scambio… c’è sempre da imparare qualcosa di nuovo da te.

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