in caricamento ...
EUROPA in movimento: Grecia, Spagna e Portogallo contro l’austerity
Non è sufficiente fermarsi davanti al rischio della ristrutturazione del debito della Grecia. Il problema non è solo di tipo economico (vedi anche il fondo HFSF) ma sopratutto politico e sociale. Infatti la vittoria di Syriza ha contagiato l’Europa in una nuova ideologia comune contro la fredda austerity voluta da Berlino.
Qual è il vero peso economico della Grecia all’interno dell’Eurozona? Beh, siamo sinceri, è un peso abbastanza relativo. E all’interno dell’Unione Europea, la Grecia conta poco, sia politicamente che economicamente.
Ricordate? Già diversi giorni fa vi ho postato un grafico dove era visibile l’esposizione dei vari paesi europei su Atene.
Sarebbe insostenibile per il sistema un nuovo default Grecia?
Guardando questi numeri si direbbe di no, anche se proprio una nuova ristrutturazione sembra non contemplabile, almeno secondo le parole di Angela Merkel.
Anche Angela Merkel pare preoccupata per il volto duro mostrato dal ministro delle Finanze di Atene, Yanis Varoufakis, che incontrando il numero uno dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha sbattuto platealmente la porta in faccia alla Troika.
Dalle colonne del giornale Hamburger Abendblatt, la leader tedesca torna oggi a chiarire la posizione di Berlino: la Germania è contraria ad ulteriori riduzioni del debito greco. Nell’intervista al giornale tedesco, Merkel chiarisce: “C’è già stato un condono volontario del debito daparte dei creditori privati: le banche hanno già cancellato miliardi del debito greco. Non vedo una nuova cancellazione del debito”. Il cancelliere, in ogni caso, ha ricordato nella sua intervista che “l’obiettivo è, adesso come prima, che la Grecia resti membro dell’Eurozona”. (Rep)
Dall’altra parte Tsipras sembra anche lasciare qualche spiraglio di mediazione. Ecco la telefonata a Draghi per rassicurarlo…
(Reuters) – New Greek Prime Minister Alexis Tsipras, striking a conciliatory note on debt talks after a turbulent start to office, has called the European Central Bank chief to assure him that Athens was seeking an agreement.
The new government in Athens made clear from its first day in power that it would not back down on its election pledges to abandon the austerity policies imposed under the bailout agreement sealed by the last government.
But facing growing disquiet from partners led by Germany, Tsipras rang European Central Bank President Mario Draghi on Friday night to assure him that Athens was seeking an accord, a government official said.
Ovviamente si fa tanta politica e tanta demagogia, ma pensare che la cosa venga risolta in modo “pacifico” credo sia utopico.
Ma quindi occorre avere paura della Grecia? Se devo essere sincero, credo che alla fina un compromesso venga raggiunto, sia per l’esigua dimensione del problema (nulla se rapportato al debito, ad esempio, dell’Italia) nel pieno interesse della Grecia stessa e dell’Unione Europea. E allora tutto bene? Secondo me no, perché il problema NON sta in Grecia ma altrove. E dove? Negli effetti sollo economici? Beh, per certi versi si sottovalutano anche quelli. Ad esempio in pochi sanno cosa è successo al fondo HFSF, il fondo statale ellenico che è anche il proprietario delle principali banche del paese. Negli ultimi giorni ha perso ben 15 miliardi di Euro. E sono soldi che sono andati a farsi benedire…
Greek bank stocks’ main stakeholder, the state’s Hellenic Financial Stability Fund, has lost more than 15 billion euros during the recent lashing suffered by the lenders’ blue chips on the Athens bourse. According to Friday’s stock market closing prices, the value of the four systemic lenders in the bank bailout fund’s portfolio now stands at no more than 7 billion euros, against 19.7 billion in June 2014 and 22.6 billion at the end of 2013.
On the bright side, the loss is still just on paper, and if negotiations between Athens and its creditors reach a happy conclusion, the stock market should quickly make up most of the lost ground and the value of the HFSF holdings will grow accordingly. The fund controls 66.9 percent of Piraeus Bank, 66.4 percent of Alpha, 57.2 percent of National and 35.4 percent of Eurobank. (ekam)
Ma come detto dopo la vittoria di Tsipras, il problema vero rischia di essere NON la Grecia ma l’effetto che la vittoria di Syriza può generare su quei paesi più bastonati dall’austerity: quindi Portogallo e Spagna.
E in effetti, proprio in queste due piazze, qualcosa si sta muovendo, eccome!
Almeno centomila persone hanno partecipato a Madrid a una manifestazione del movimento di sinistra Podemos. Secondo alcuni sondaggi, Podemos è il primo partito in Spagna. Parlando alla manifestazione, il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha detto che è il momento del cambiamento e che la Grecia ha dimostrato che è possibile. (Int)
Podemos fa scuola e sbarca in Portogallo. Lo scorso 14 dicembre a Lisbona si è tenuta la prima assemblea generale (Assembleia Cidadã) di un movimento che intende seguire le orme del partito di Pablo Iglesias. A guidarlo è una giovane psicologa, Joana Amaral Freitas, classe 1975, ex esponente della formazione di sinistraBloco de Esquerda, con la quale, peraltro, è stata eletta in parlamento nel 2003. […]L’assunto è questo: i cittadini hanno perso fiducia nella politica e nei governati perché i loro privilegi stridono con le condizioni materiali di vita della gente comune, a maggior ragione dall’inizio della crisi. È necessario perciò, secondo la giovane psicologa, “conquistare il consenso politico sulle questioni dove maggiormente c’è consenso e sensibilità sociale, come è il caso, per esempio, della lotta contro la corruzione “. Quando si dice realismo politico! (link)
Ecco quindi il vero problema. NON solo economico ma soprattutto SOCIALE. Un movimento anti austerity che si sta muovendo contro il sistema per rivoluzionare la politica di Bruxelles a favore di una maggiore flessibilità. Peccato che, ovviamente, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, e quindi qualcosa deve succedere.
Ma ditemi, a questo, punto, Syriza e Podemos… sono diventati un rischio o un’opportunità?
STAY TUNED!
(Clicca qui per ulteriori dettagli)
Segui @intermarketblog
(Se trovi interessante i contenuti di questo articolo, condividilo ai tuoi amici, clicca sulle icone sottostanti, sosterrai lo sviluppo di I&M!). E se lo sostieni con una donazione, di certo non mi offendo…
La tua guida per gli investimenti. Take a look!
Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto.
Informati presso il tuo consulente di fiducia. Se non ce l’hai o se non ti fidi più di lui,contattami via email (intermarketandmore@gmail.com).
NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)
In questo caso sono d’accordo con te.
Purtroppo finora la UE è stata gestita un pò alla “carlona” ovvero i membri più grandi hanno fatto più o meno di testa loro (anche l’Italia ma è stata quasi sempre sanzionata e cazziata) mentre ai piu piccoli è stata imposta una interpretazione rigidissima del trattato e son fioccate le “multe”.
Oltre allo sforamento del surplus commerciale che sottolinei tu della Germania secondo me un’altro fattore assurdo è che il tetto del 3% di deficit per la Francia di fatto non esista, visto che ha sforato il parametro bellamente ben 9 volte su 13 dal 2002…praticamente il 70% delle volte (69,2% per la precisione).
In sostanza la Francia del tetto al deficit concordato se ne frega e quando ci rientra è più o meno per cause congiunturali e non per scelte di gestione pubblica.
Ciao, inoltre mi sembra che NESSUNO abbia mai fatto notare che nel momento che tu sfori il 6% impedisci a me di crescere e conseguentemente mi freni il pil facendomi superare il 3% del deficit/pil. In sostanza come mi è possibile ripagare i debiti se c’è chi volutamente m’impedisce di crescere?
…il problema che hanno è verso est e faranno di tutto per tenerla attaccata al carrozzone, è intervenuto anche Obama.
Sulle nostre ultime vicende e informatomi un pò meglio, il “nostro” è una garanzia per “altri” di continuità della stessa minestra.
Vedremo come andrà a finire.
Si vuole risolvere il problema greco? Bisogna vedere il bluff. Si faccia carico la bce di tutto il credito insolvente greco e si cacci dall’europa e si chiuda i paese al mercat del credito europeo. Tra sei mesi che si troverranno con la dracma si compra tutto per un paitto di minestra, tutti gli altri paesi anti troika vedendo cosa succede senza euro capiranno che l’europa è un merda ma se sei governato da dei corrotti e incapaci , ti può almeno lasciare mangiare e non fare la fame. Gli italiani sono stati quelli più svantaggiati dall’ euro, non certo un paese che è passato da un tenore di vita da paese dell ‘ est a paese europeo nel giro di 2 anni senza mai produrre niente.
In Grecia si compra già tutto per un piatto di minestra, il mercato del credito è indipendente da quanto deciso a livello governativo, puoi cacciarla dal sistema Target2 o negare l’emissione di moneta da Banca centrale, ma non hai nessun altro mezzo per “fargli adottare la dracma” se i greci non vogliono adottare.
La dracma in ipotesi servirebbe sostanzialmente a svalutare il debito, ma se lo cancelli servirebbe solo a “pagare meno” la forza lavoro, che sta già a livelli bassissimi.
Si avrebbe solo una situazione tipo Montenegro dove hai nominalmente una valuta ma tutto il paese transa in Euro.
Non credo che “facendo casino” con la Grecia si riesca a combinare qualcosa se non ottenere il fallimento delle banche greche e la richiesta di liquidità alla Russia. Ma le banche greche non sono certamente le uniche, e gli sportelli delle banche estere continuerebbero a funzionare.
La Grecia è già in ginocchio, e si otterrebbe appunto soltanto di mettere il paese politicamente nell’orbita russa e ben poco altro, se non accorgersi che magari senza il peso del debito il paese funziona uguale e forse meglio.
Per far abassare la CRESTA ai tedeschi è sufficente usare le loro stesse armi. Hanno obbligato tutti a rispettre il 3% deficit pil , bene ora loro devono REDISTRIBUIRE , anche senza pretendere nessuna sanzione, quanto incassato in più oltre ilo 6% del esportazione sul pil che sforano sistematicamente da almeno 6 anni. Lo 0,1% corrisponde minimo a 3MLD€ per cui parliamo di ” VALORE PER RISPETTARE I PATTI ” pari ad almeno 200MLD che DEVONO REDISTRIBUIRE. Come mai i parametri devono rispettarli solo gli altri. Vuoi lavorare e mantenere intatto il tuo sistema industriale? Bene lavora e sai che se superi il 6% lavori anche per gli altri perchè così dicono i trattati che tu obbligatoriamente fai rispettare.