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E alla fine arriva il GDP
SONO STATI BRAVISSIMI. Dico sul serio! Dai, chi di noi avrebbe potuto fare di meglio? Prendiamo i dati dell’ultimo trimestre, e consideriamo attendibile ( per favore non scoppiate a ridere pur se siete euforici per la lettura appena comunicata ) la prima lettura del GDP del secondo trimestre dell’anno di grazia 2010.
Il GDP, ovvero il prodotto interno lordo del paese dei sogni che diventano realtà, è cresciuto dell 2.4%, dato annualizzato, pari a un incremento assoluto valutato in 151.3 miliardi di dollari correnti nel trimestre. Notevoli, ma trascurerò per non infierire troppo contro la mia stessa mission “spargere ottimismo”, le revisioni a ribasso che hanno interessato il GDP fino ai dati del 2007… Solo per riportarne una su tutte, il GDP primo trimestre, in dollari attuali, è stato ribassato di… 146.0 miliardi… non c’è male:
For the revision period [ 2007, 2009], the change in real GDP was revised down for all 3 years:
0.2 percentage point for 2007
0.4 percentage point for 2008
0.2 percentage point for 2009
Se non ci fosse stata la revisione a ribasso del primo trimestre, l’incremento del GDP in dollari attuali sarebbe stato di ben 5.3 miliardi. Meno di quanto ricava in un trimestre una modesta banca d’affari.
L’operazione “spargere ottimismo” procede a ritmo serrato, ma quanto appena comunicato non ci piace! Le cicale tardano a tornare, la diga è ancora chiusa, i buoi o tori tranquilli pascolano nel recinto: “questa non è una ripresa, è un coitus interruptus” direi se fossi Clinton, lui, non lei.
Evidentemente, non è possibile per ora operare una qualche analisi approfondita del singolo contributo dei vari settori economici dato alla definizione della cifra appena partorita dagli istituti americani. Manca tempo e purtroppo ancora non posso sapere in anticipo i dati, ma appena mi assumono in qualche banca… . Cercherò invece di capire il prezzo, che dovrà necessariamente essere modesto per non compromettere la sostenibilità della mia personale crociata “spargere ottimismo”, pagato per permettere una crescita di tale portata. Senza ulteriori fronzoli, scoperchiamo il vaso di Pandora e prestiamo qualche secondo di attenzione a cosa è successo al debito pubblico statunitense nel corso dell’ultimo trimestre. A fine marzo del 2010, il giorno 31 per l’esattezza, il debito pubblico degli States ammontava alla cifra di 12773 miliardi di dollari. Lo stesso, tre mesi più tardi, toccava i 13220 miliardi di dollari. Quindi, non c’è male, in tre mesi tre, il debito pubblico americano è montato come uova sbattute di ben 429 miliardi di dollari, qualcosa come 4.7 miliardi di giorno. Ad ogni dollaro di debito creatosi nel corso del trimestre appena concluso, corrispondono 0.35 dollari di incremento di GDP. C’è da chiedersi… ma dove vanno a finire il resto dei soldi? In Cina? Questo amici miei fa parte dei privilegi dell’essere americano. Il tuo governo si indebita e il mondo è più o meno obbligato a prestargli soldi; la tua banca centrale stampa così tanto che hanno visto alberi migrare spaventati dalle foreste americane, direzione Giappone; tu puoi permetterti di non lavorare per 99 settimane pigliando comunque una sorta di stipendio dignitoso; cosa volere di più? Certo, l’unica cosa che devi almeno farti lo sbattimento di far eleggere un presidente prima cattivo che minaccia e poi usa le portaerei, e poi uno buono che fa tanti discorsi di pace e le portaerei le usa comunque. No, davvero, è fantastico quando il mondo si fida di te: “pagherò, intanto piglia i soldi e dammi la tua produzione…”. Io rimango convinto che qualcosa non quadra. In realtà c’è un economista un po’ sui generis che è in grado di spiegare tutto questo meccanismo e quindi, dove i soldi vanno a finire. Se si considera infatti che il governo deve pagare qualcosa come 153 miliardi di dollari, nello stesso trimestre, in interessi sul suo stesso debito, allora i conti tornano. L’idea pertanto è che il governo si indebita per pagare i debiti… non fa una piega. L’economista in questione, che economista non è, ma che ben conosce la teoria alla base della moderna finanza, è un italo americano che risponde al nome di Charles, e al cognome di Ponzi. La foto in apertura di articolo. Ironia della sorte, la sua società, quella del famoso schema, si chiamava Securities Exchange Company…che nulla ha da spartire con la Securities Exchange Commission. Quest’ultima, certe cose non e fa, e non le permette! C’è davvero da essere allegri… non cambiano neanche gli acronimi… . No dai, siamo seri. Supponiamo che un operatore finanziario degli anni 20 possa incontrare un operatore finanziario del 2009. Parlando salta fuori che la SEC è l’autorità preposta al controllo della borsa. Il Viaggiatore del tempo, secondo me domanderebbe al suo collega Moderno “La SEC??? Ma chi, Ponzi??”. Allora M risponderebbe:“Ma no, che centra Ponzi, alla SEC c’è Shapiro”. V: “Shapiro? L’unico Shapiro che conosco io è un miliardario che nel 2009 avrà 95 anni o giù di li”. M: “ Ah si, Shapiro, quello derubato da Madoff… no, no, non centra nulla con Mary Shapiro, capa della SEC, anzi, ti dirò, sembrerebbe che nella truffa a Shapiro ci sia coinvolto anche suo genero, un tal Robert Jaffe, stretto collaboratore di Madoff”. V: “Davvero? Ma sta SEC controllava o no?”. M: “Si si, controllava. È gente seria quella! Pensa che si portano il lavoro a casa ( e il piacere in ufficio ), tanto che il tipo che ha indagato su Madoff, nel 2005 mi pare, si è sposato la nipote di Madoff, ed è diventato uno dei capi del Bats Exchange…”. V: “Porco cane!”.
Ma andiamo avanti.
Se vi è piaciuto il confronto dell’ultimo trimestre tra l’espansione economica descritta dal GDP e l’esplosione debitoria, forse sarete anche intenzionati a indagare lo stesso ma in un arco di tempo un filino più dilatato, e visto che sono il menestrello dell’ottimismo senza se, senza ma e senza ragione, le mie considerazioni si concentreranno sull’intervallo di tempo che ha come estremi l’inizio e la FINE ( mantra, tutti insieme: “sono ottimista” ) della crisi. Vediamo brevemente i dati che ci interessano, in miliardi di dollari:
30 giugno 2008 | 30 giugno 2010 | Differenza | |
GDP | 14484.9 (rivisto a ribasso per fortuna da 14546.7) | 14597.7 (rivisto a ribasso…lo sapremo la prossima volta ) | 112.8 |
DEBITO | 9492 | 13201 | 3710 |
E questo senza contare le famose GSEs (Government-Sponsored Enterprise), cioè aziende garantite dal Governo, quali Freddie, Fannie, Pippo Pluto e Paperino.
Ricapitolando, praticamente i leader a stelle e strisce ( le stelle se le sognano, le strisce dovrebbero averle sui vestiti ), a fronte di un incremento netto nel solo debito pubblico, e trascurando tutto quello che non sappiamo o che sappiamo ma per comodità glissiamo, pari a 3710 miliardi di dollari, hanno fornito uno stimolo all’economia che, quantificato mediante il ricorso al GDP, si attesta 112.8 miliardi di dollari. In altre parole, ogni dollaro di incremento nel GDP è costato qualcosa come 32.89 dollari di nuovo debito pubblico.
Ora, avrei voglia di scrivere altre dieci o dodici billions di righe giusto per capire dove siano finiti tutta sta montagna di soldi e giusto per descrivere quanto la teoria del “riversamento verso il basso” ( trickle down economics ) funzioni bene … per chi è up, ma mi fermerò. Scusate le scarsissime analisi, scusate la retorica quasi buffonesca, ma a volte, credo che le cose “semplici” siano anche sufficientemente potenti da tenere tutti ancorati al suolo… !
Domani vado in vacanza… ma mi porto il computer! J
Mattacchiuz
Tabella delle revisioni, ovvero come modificare il passato per generare ottimismo. Le cifre sono in billions of dollars 🙂 Avete capito l’idea? Quando non si cresce, basta scrivere che si è cresciuti meno il trimestre passato. Tuttavia il “problema” si traslerebbe a due trimestri fa. E allora basta scrivere che si è cresciuti meno anche tre trimestri fa… e avanti popolo! PONZI!