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Deficit, austerity e disoccupazione. Il meccanismo perverso che guida la crisi
L’Economia dell’Eurozona è tornata in recessione. In certe aree è pienamente in recessione, in altre (tra cui ovviamente la Germania) la situazione sembra ancora recuperabile.
Rispetto ai picchi minimi del 2008-2009, se prendiamo i dati dell’Eurozona generica, possiamo dire che lo scenario che si presenta ai nostri occhi è ancora migliore rispetto ai picchi minimi registrati nel post Lehman Brothers, giorni in cui la crisi si era fatta sentire in tutta la sua potenza, con un’economia che rischiava di chiudersi a riccio e con il tangibile rischio di vedersi ricreati i meccanismi della Grande Depressione degli anni ’30.
Quindi possiamo dire che oggi è meno peggio di allora? In realtà è secondo me profondamente sbagliato.
Si, vero, il dato “medio” dice questo. In realtà però il grafico qui sotto mette a nudo una grave realtà. Negli ultimi 4 anni la situazione dell’Eurozona si è totalmente disgregata. In altri termini, il gap, le differenze sia nella crescita economica che nella macroeconomia in generale, non ha fatto che ampiarsi. Il risultato è quanto mai evidente. Ci si ritrova con un’Eurozona di serie A, geograficamente disposta più a Nord ed un’Eurozona di serie B, composta dai cosiddetti periferici.
La cosa grave è che, proprio per contrastare la crisi, le banche centrali di tutto il mondo, BCE compresa, hanno intrapreso delle iniziative importanti. Nel nostro caso si tratta dell’ LTRO. L’iniziativa avrà anche dato ossigeno al sistema bancario. Però nel concreto non solo NON ha curato i problemi ma addirittura a contribuito ad ampliare il gap di diversità tra i paesi dell’Eurozona. Altro che coesione! Altro che “fiscal compact”! Qui ognuno non solo pensa al suo orticello, ma tende ad approfittarsi della situazione e se gli altri stanno indietro…si fa di tutto per lasciarli ancora più indietro!
Guardate per esempio questo grafico.
La disoccupazione e il deficit: situazione perversa!
Già lo sappiamo, ma rappresentato graficamente rende benissimo l’idea. Paesi come Spagna, Grecia, Portogallo ed Irlanda, sono quelli più di altri nell’occhio del ciclone della crisi. Ma sono anche quelli con il tasso di disoccupaazione più alto. E nello stesso tempo sono i paesi che più di altri devono rientrare da un deficit galoppante.
Di per sé, ci troviamo davanti ad una situazione perversa. Infatti, per combattere la disoccupazione e la crisi economica, occorrerebbe poter investire e magari aumentare il deficit. Invece…qui occorre fare il contrario. Dovrebbe magari, poter abbassare ancora i tassi. Ma qui chi comanda è la BCE e poi…i tassi sono già all’1%. Si dovrebbero fare delle manovre ad hoc usando proprio la banca centrale. Ma la germania non ne vuole sapere. E allora, in questo caso occorrerebbe un’arma che nella storia noi, Italia, abbiamo usato diverse volte. Quella della svalutazione. Ma signori…c’è l’Euro e non è possibile.
La domanda che ne scaturisce è tanto semplice nella formulazione quanto difficile nella risposta. E come fare?
Gran bella domanda.
In realtà l’unica carta utilizzabile è quella dell’austerity. Taglio delle spese per cercare di riportare il deficit sotto controllo. Ma solo usare l’arma dell’Austerity è assolutamente insufficiente.
Euro-zone governments should focus on more than just austerity, Angel Gurria, secretary-general for the Organization For Economic Co-operation and Development, said Friday.
“Austerity is not a policy, it’s a tool,” Gurria said at a conference in Berlin, warning that fiscal consolidation can lead to lower economic activity.
Monetary policies can help buy governments time, he said, adding that the European Central Bank through its two three-year tenders helped solve the liquidity problem for euro-zone banks and aided the euro-zone bailout program.
“The ECB changed the game, because part of the trillion that was injected to the banks goes to support part of the bonds,” he said. (Dow Jones & Company, Inc.)
Bene signori dell’OCSE. Anche io sono d’accordo con voi. Ma allora disegnateci voi la strada. O meglio, convincete qualcuno che, se non si fa un qualcosa nell’interesse comune non solo del proprio giardino ma di tutto il quartiere dell’Eurozona, si affonda tutti insieme.
PS: nel post non ho citato l’Italia. Non temete, dopo le quattro nominate si trova il nostro Bel Paese…
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DT
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“Infatti, per combattere la disoccupazione e la crisi economica, occorrerebbe poter investire e magari aumentare il deficit.”
Per quel che riguarda l’Italia, più che investimenti di Stato, occorrerebbe agevolare gli investimenti privati. In Italia l’investitore privato (dall’artigiano all’imprenditore) è ancora visto come un nemico e un evasore.
Fare impresa in Italia (dall’artigiano all’imprenditore) resta sempre complicato, costoso e…poco remunerativo.
Lo Stato investe anche troppo in questo Paese. Dalle infrastrutture (inutili) al Sud alla pubblica istruzione, l’ente con più dipendenti al mondo dopo l’esercito degli Stati Uniti.
Si potrebbe cominciare con questo:
Via gli studi di settore concepiti come “presunzione di reddito”.
Via inutili balzelli tipo tassa sul magazzino (tassa sulle perdite)
Via l’anticipo di Novembre. Si paga nel 2013 in base a quello che si guadagnato nel 2012 come in tutti i Paesi del mondo.
Via gli ordini professionali.
Putroppo ho la netta impressione che l’austerity di sè e per sè non sia affatto sufficiente.
Le opzioni possibili sono, o la riunificazione politica dell’EU (praticamente impossibile adesso), o l’eliminazione del currency board dello yuan/renmimbi sul dollaro (forse l’opzione a livello europeo piu’ praticabile), o una svalutazione secca e pesante dell’Euro. Perlomeno per sopravvivere.
Credo che possiamo anche tagliare col machete i servizi sociali o la spesa pubblica, ma per rianimare il coma non puo’ essere sufficiente.
Certo, l’austerity NON è sufficiente da sola. E’ questo il problema… Non possiamo pensare di uscire dalla crisi solo con una politica composta esclusivamente da manovre di austerity, come fatto fino ad ora…
Io invece credo che la strada dell’austerity sia l’unica percorribile. Il problema è dove andare a colpire. E’ necessario colpire dove ci sono inefficienze e purtroppo non lo si fa per non ledere diritti e privilegi. E’ sufficiente questo diminuisce il deficit in proporzione maggiore rispetto al calo del pil e il rapporto debito/ pil risulta migliore dell’attuale. Troppo difficile da compiere, aspettiamo la soluzione da un bambino di 10 anni, come l’esempio della pizza riferito al debito della grecia.