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Default USA: se il ridicolo diventa possibile

Scritto il alle 15:15 da Danilo DT

crollo-dollaro-usa

Molto spesso ci chiediamo se i nostri Titoli di Stato, i BOT, i CCT, i BTP, sono effettivamente solidi, se possono essere considerati un “porto sicuro”, un modo per poter investire il denaro dormendo sonni tranquilli.
Beh, sulla situazione del nostro debito pubblico, credo, non ci sa molto da dire. Purtroppo il paese Italia ha non solo un rapporto Debito/Pil preoccupante, ma sembra proprio che non riesca concretamente a diminuire il tremendo fardello di debito cretosi negli anni Ottanta-Novanta, dove la gestione della finanza è stata allegra e sconsiderata, dove l’INPS era un ente di beneficenza e dove lo Stato regalava denaro a destra e manca.

Ora, purtroppo, questi sprechi ce li troviamo sulle spalle noi, la generazione che probabilmente non vedrà mai la pensione e che subirà per anni il soffocamento dello Stato, il quale dovrà fare il possibile per rientrare dal debito non solo tagliando ma anche aumentando le tasse (prima o poi) e facendo ulteriormente salire l’età pensionabile.

Ma se il debito pubblico italiano porta spesso a dei dubbi di sostenibilità e solvibilità, che dire allora del debito pubblico degli Stati Uniti d’America?
Beh, nulla, se non che è gli USA sono il paese più solvibile e solido al mondo. Almeno sulla carta. Ma in realtà è proprio così?

Samuelson: attenzione agli USA

Washington Post, articolo di Robert Samuelson.

Alto là, questo è Robert e non Paul,  il premio Nobel. Resta però il fatto che Robert Samuelson è comunque un ottimo giornalista economico che scrive sul giornale della capitale USA.
Vi segnalo questo articolo proprio perché il buon Samuelson proprio ieri diceva, in questo articolo, una frase che non vorrei diventasse realtà: se il ridicolo diventa realtà.

Ebbene si, pensare al fallimento degli USA è quasi un pensiero ridicolo, ma poi però se si fanno due conti si capisce che forse, tanto ridicolo non è. O per lo meno , lo stato USA è meno solido di una volta. Basta buttare un occhio al debito pubblico USA o al debito aggregato, al rapporto debito PIL e al vertiginoso aumento di emissioni governative, a causa della creisi economica che ha spolpato tutto lo spolpabile. Ben oltre le più cupe previsioni.

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Certo, quella di Samuelson è una provocazione, ma non è da archiviare come un episodio di fantafinanza giornalistica senza aver fatto delle valutazioni.
Come potrete ben capire, a cambiare radicalmente le carte in tavola è stata la gestione della “grande crisi del secolo”, crisi che ahimè non è ancora terminata.
Subprime & Co hanno costretto lo Stato USA ad indebitarsi all’inverosibile, a stampare tonnellate di carta (leggasi banconote) e a far peggiorare in modo molto chiaro la solidità del sistema paese USA. Certo è non possiamo però diemtnicare un altro elemento assolutamente indiscutibile.

Un mondo pieno di dollari USA

Se affonda il dollaro USA, se affonda lo stato americano, se veramente dovessimo assistere ad un default degli Stati Uniti d’America, c’è solo un piccolo particolare che non possiamo dimenticare: il mondo è pieno di Dollari e di titoli governativi USA.

Chiedetelo a Cinesi e Giapponesi che, messi assieme, hanno ancora oggi più della metà del debito pubblico americano. Due paesi che, in linea teorica, hanno in mano il paese a stelle e strisce  ma che dall’altra temono un movimento al ribasso troppo violento del dollaro, in quanto il crollo del biglietto verde significherebbe, per loro, svalutazioni drammatiche. Certo siamo tutti d’accordo che, da quando Bretton Woods ha decretato la fine della convertibilità dell’oro in dollari USA e viceversa, il sistema finanziario è stato vittima di una sconsiderata gestione. Ma ormai la frittata è fatta, ma non è ancora completata. Siamo tutti schiavi di un sistema valutario completamente marcio e taroccato,

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Intanto la California…

Cercando ora di essere realistici, credo comunque che ne breve ipotizzare un default degli USA sia assolutamente impensabile. Almeno per ora, anche se nulla è impossibile, anche eprchè noi tutti abbiamo capito che il mondo della finanza poggia su basi non d’argilla, ma di paglia, con il rischio perenne di uno scenario che si ripercuoterebbe sul mondo intero.
Basta guardare come vengono gestiti i derivati (in modo sconsiderato), basta analizzare come le banche continuino imperterrite, dopo la grande paura, a generare utili con la finanza creativa, incuranti degli effetti e dei rischi che ne possono derivare.

Signori, qui è peggio che nel Far West. Almeno a quei tempi, se le cose andavano male, la legge te la potevi fare da solo. Qui invece, si è in piena schiavitù di un sistema marcio e drogato.
Più che Far West forse sarebbe meglio chiamarlo schiavitù.

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