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Default Grecia: due nuove analisi da non sottovalutare

Scritto il alle 11:22 da Danilo DT

Default Grecia? Ebbene si. La Grecia è tecnicamente in default.

Ormai tutti lo sanno, tutti ne parlano ma ancora non si capisce come riuscire a gestire la patata bollente.
Lasciamo perdere le autocelebrazioni su cosa detto in passato e andiamo al sodo. In questo post vi proporrò due interessanti pareri di due personaggi di livello assoluto, quali Nouriel Roubini e Martin Feldstein.


Questo è quanto dice Nouriel Roubini in un’intervista rilasciata al giornale teutonico Handelsblatt.

Anche con un pachetto di austerità draconiane pari al 10% del PIL, il debito pubblico di Atene arriverebbe comunque al 160%. In Portogallo invece, al momento la situazione è migliore anche se la stagnazione che accompagna l’economia da un decennio, porterà all’insolvenza del settore pubblico. Il problema di Spagna e Irlanda invece sta nel settore bancario. E a nulla servirebbe un allungamento delle scadenze o nuove iniezioni di liquidità. Come alternativa si potrebbe proporre uno swap, uno scambio di bonds. Al posto dei vecchi titoli di stato, ritrovarsi con dei nuovi bonds legati però alla crescita economica. (SOURCE: CWD)

Potrete trovare l’intervista anche in Tedesco direttamente sul sito originario . Il parere di Nouriel Roubini non si discosta poi così tanto dal nostro pensiero anche se questa nuova soluzione mi giunge nuova. Praticamente l’obbligazionista diventa un po’ “azionista” del paese in default. Ma siamo sicuri che chi aveva titoli di stato, un porto d’investimento considerato sicuro, si ritrovi invece ade essere paragonato ad un azionista? E’ anche vero però che queste obbligazioni ormai, tutto sono fuorchè un porto sicuro…

Questo invece è l’interessante articolo di Martin Feldstein:

CAMBRIDGE – Il governo greco, la Commissione europea e il Fondo Monetario Internazionale negano ciò che i mercati percepiscono in modo evidente, ovvero che la Grecia risulterà prima o poi inadempiente nei confronti dei suoi creditori pubblici e privati. I politici preferiscono procrastinare l’inevitabile investendo i soldi pubblici in aree non più coperte dai privati, in quanto questo procedimento permette ai creditori di continuare a far credere che il valore contabile delle obbligazioni greche in loro possesso non abbia bisogno di essere diminuito. Ciò permette, in cambio, di evitare ulteriori richieste di capitale bancario.
Ma sebbene i prestiti aggiuntivi che la Grecia riceverà a breve dall’Unione europea e dall’FMI abbiano dei tassi di interesse relativamente bassi, il livello del debito greco aumenterà comunque rapidamente fino a raggiungere livelli insostenibili. Ecco perché i tassi di interesse di mercato sulle obbligazioni greche dei privati ed i prezzi dei credit default swap indicano imminente una situazione di consistente inadempimento.
Ed un contesto simile, insieme ad una riduzione significativa del deficit di bilancio annuale, è in realtà necessario per ripristinare la sostenibilità fiscale della Grecia. Nello specifico, anche nel caso in cui l’inadempimento riesca a ridurre il debito del paese fino al 60% del PIL, la Grecia dovrebbe comunque ridurre il suo deficit annuale dall’attuale 10% fino al 3% rispetto al suo PIL per prevenire un eventuale nuovo aumento dell’indice di indebitamento. In tal caso la Grecia dovrebbe essere in grado di finanziare i suoi deficit annuali futuri esclusivamente attraverso risorse interne.
Ma la sostenibilità fiscale non rappresenta comunque una cura sufficiente per l’enorme deficit commerciale cronico che la Grecia si trova ad avere. Al momento, le importazioni greche superano le sue esportazioni del 4% del PIL, il che rappresenta uno dei più consistenti deficit commerciali dell’eurozona. Se questo divario commerciale dovesse persistere, la Grecia dovrà in futuro prendere in prestito annualmente la somma totale da risorse straniere, anche nel caso in cui i budget successivi all’inadempienza potrebbero essere finanziati tramite fonti di prestito interne.
Un processo di eliminazione o riduzione di questo divario commerciale in grado di evitare la depressione delle attività commerciali e dell’occupazione greca implica da parte della Grecia un aumento delle esportazioni ed una riduzione delle importazioni. Ciò comporta, dall’altro lato, una maggior competitività dei beni e dei servizi greci rispetto a quelli dei suoi partner commerciali. Un paese con una valuta flessibile può raggiungere questo risultato attraverso un deprezzamento del tasso di cambio, ma l’appartenenza all’eurozona non permette alla Grecia di optare per questa soluzione.
La Grecia si trova quindi a dover affrontare l’arduo compito di ridurre i prezzi dei suoi beni e dei suoi servizi rispetto a quelli degli altri paesi con altri mezzi, ovvero riducendo in modo consistente i salari e gli stipendi dei dipendenti del settore privato.
Ma anche nel caso in cui riuscisse a farlo, il divario commerciale rimarrebbe coperto solo fino alla durata della competitività dei prezzi della Grecia. Per mantenere tale competitività, il divario tra l’aumento degli stipendi greci e la crescita della produttività del paese (ovvero rendimento per ora di ciascun dipendente) non deve essere superiore al divario presente in altri paesi dell’eurozona.
Il che non sarà facile. Il divario commerciale greco si è sviluppato nell’ultimo decennio a causa di un aumento troppo rapido dei prezzi rispetto a quello degli altri partner commerciali. Ciò è dipeso a sua volta da un aumento altrettanto veloce degli stipendi in Grecia rispetto alla crescita della produttività e rispetto agli altri membri dell’eurozona.

Per capire perché sarà difficile che la Grecia mantenga la sua competitività, ipotizziamo che il resto dell’eurozona registri un aumento della produttività annuale del 2%, mentre la politica monetaria limiti l’inflazione dei prezzi su base annuale al 2%. In un contesto simile, gli stipendi nel resto dell’eurozona potrebbero aumentare anche fino al 4% su base annuale. Ma se la produttività in Grecia dovesse aumentare solo dell’1%, gli stipendi aumenterebbero solo del 3%. Ed un tasso più elevato provocherebbe un aumento dei prezzi più rapido rispetto ai partner commerciali dell’eurozona.

Pertanto, la Grecia si trova di fronte ad una sfida tripla, ovvero quella fiscale di ridurre il debito pubblico ed i futuri deficit, quella di ridurre i prezzi tanto da eliminare il divario commerciale, ed infine la sfida di mantenere la crescita degli stipendi al di sotto della media dell’eurozona o di elevare il tasso di aumento della produttività.

Da quando è iniziata la crisi in Grecia, il paese ha dimostrato di non essere in grado di risolvere i suoi problemi come l’FMI e la Commissione europea avevano sperato. I paesi che hanno affrontato problemi simili in altre parti del mondo hanno sempre alternato periodi di contrazione fiscale con periodi di svalutazione monetaria, operazione tuttavia non autorizzata all’interno di un’unione monetaria.
Un recesso temporaneo dall’eurozona permetterebbe alla Grecia di raggiungere una riduzione del livello dei prezzi mettendosi alla pari con gli altri paesi dell’area. Inoltre, se non esistesse l’imposizione di un limite agli stipendi, sarebbe più semplice per il paese regolarsi con il livello dei prezzi standard.

Il Trattato di Maastricht vieta espressamente a ciascun paese membro di lasciare l’euro, ma non si pronuncia riguardo ad un eventuale recesso temporaneo (e pertanto non lo vieta neppure). E’ giunto il momento per la Grecia, per gli altri membri dell’eurozona e per la Commissione europea di iniziare a pensare seriamente a quest’opzione.

Martin Feldstein, professore di economia presso Harvard, è stato Presidente del Consiglio dei consulenti economici sotto la presidenza di Ronald Reagan e Presidente del National Bureau for Economic Research.
Copyright: Project Syndicate, 2011.
http://www.project-syndicate.org/commentary/feldstein36/Italian

A dirlo, questa volta non è un giornalista di terzo livello, ma uno degli economisti più noti al mondo. In cuor mio, temo che la Grecia stia valutando da tempo la possibilità di uscire dall’Euro. Una mossa disperata che verrebbe presa soprattutto nel momento in cui si arriva a capire che non ci sono altre vie di uscita realmente risolutive. Per farla breve, tutte le altre soluzioni genererebbero sconquassi per la Grecia senza però risolvere il problema alla radice.

Uscire dall’Euro non è possibile. Ma con la benedizione di Germania & Co NULLA è impossibile. E secondo me è proprio per loro volontà che si farà il possibile per non lasciar uscire la Grecia dall’Euro. Perchè sono proprio Germania e Francia le prime ad avere tutto l’interesse a tenere la Grecia in UE.

STAY TUNED!

DT

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19 commenti Commenta
paolo41
Scritto il 27 Maggio 2011 at 12:50

Feldstein….. ovviamente non aggiungo commenti….

lucianom
Scritto il 27 Maggio 2011 at 13:54

In caso di uscita dall’ euro ed introduzone della dracma cosa succederà per le obbligazioni delle società private come Ote espressi in Euro?

anonimocds
Scritto il 27 Maggio 2011 at 14:13

lucianom,

a occhio e croce collasseranno. Poi dipenderá dalla capacitá di ripagare le stesse obbligazioni da parte della societá in question. A occhio, essendo OTE molto concentrata sul mkt domestico, direi che sarebbero problemi seri…a nchese dietro ci potrebbe essere la longa manus di Deutsche Telekom

rulloclash
Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:13

Dexia?

mattacchiuz
Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:17

rulloclash@finanza,

tutto bene tutto bene..

lampo
Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:18

La soluzione di Feldstein del recesso temporaneo… anche se dal punto vi vista teorico può “funzionare” dal punto di vista pratico mi pare assurda.
Mi spiegate come fa il Governo a spiegare all’opinione pubblica… “guardate, sospendiamo per qualche anno la nostra permanenza nell’euro… visto che non possiamo varare altre finanziari lacrime e sangue (leggi: abbassare ancora i vostri stipendi ed aumentare le tasse). In questo modo variamo di nuovo la nostra moneta (leggi: la svalutiamo più che si può).
Poi… quando la burrasca sarà passata (e i morti di fame saranno ancora più numerosi, i creditori incaxxati, ecc. ecc.) rientriamo nell’euro.
La popolazione, se nel frattempo non ha messo a ferro e fuoco il Parlamento, dopo le problematiche (sofferenze) che si troverebbe ad affrontare siete proprio sicuri che voglia rientrare nell’euro?.

Preferisco la soluzione di un euro di classe A e uno di classe B (quest’ultimo magari legato al debito pubblico rispetto al PIL: per esempio tutti i Paesi che hanno un rapporto Debito/PIL superiore al 80% usano l’euro di classe B). L’euro B avrebbe un rapporto di cambio rispetto all’euro A pari alla necessità di svalutazione dei paesi che l’utilizzano.. per sistemare i loro conti (per esempio l’euro A vale 1.2 euro B per ottenere una svalutazione del 20%).
Ovviamente i conti dei Paesi con l’Euro B dovranno essere tassativamente supervisionati, certificati e controllati da organismi superpartes… pena la penalizzazione agli occhi delle altre monete ed investitori anche dell’euro A (insomma niente più trucchi di bilancio… stile Grecia o altri paesi)

Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:26

rulloclash@finanza,

mattacchiuz: rulloclash@finanza, tutto bene tutto bene..  

Ti manda i saluti… :mrgreen:

rulloclash
Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:28

mattacchiuz,
guarda bene i grafici …..

Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:33

Hanno tappato la falla e hanno cercato di comprare qualche Band Aid in più per potersi prevenire in futuro.
E difatti…guarda cosa fa in borsa….
Dismissioni a raffica… e tutti felici e contenti….

+7% ! Dice bene matta… TUTTTOBBBENEEEEEE… 🙄

May 27 (Reuters) – Bailed out Franco-Belgian financial group Dexia (DEXI.BR) will speed up its divestment of assets and take a 3.6 billion euro ($5.1 billion) hit in the second quarter in a move likely to appease EU regulators.

Dexia said in a statement that its board had approved the acceleration of its asset sale programme on Friday, which would also see it exit certain guarantees from Belgium and France.

Dexia said it would achieve a Tier 1 solvency ratio of more than 11 percent at the end of June and above 12 percent by the end of 2011.

maurobs
Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:34

lampo,

SINCEramente mi pare poco percorribile la strada dei 2 tipi di euro, vorrei ben vedere la cina se accetta di trovarsi titoli svalutati del 20 % pur essendo in euro…e poi le varie bilance dei pagamenti?

Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:40

Urca… 12 paesi diversi (nazioni) collegati su I&M (vedi il mappamondo qui a fianco)… Ma siamo diventati veramente internazionali! :mrgreen:
Bellissimo vedere anche connessioni nei posti più sperduti anche dell’Africa…

lampo
Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:43

maurobs@finanzaonline,

Certamente così … l’euro in ogni caso… non sopravvive a lungo.
Un link ad un articolo di Stiglitz di qualche giorno fa: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2010/may/05/reform-euro-or-bin-it-greece-germany

lampo
Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:45

Dream Theater,
…forse sono più interessati a comprare qualche gadget sportivo e sono capitati nel sito per caso: INTER MARKET : 😉 mrgreen: :mrgreen:

Scritto il 27 Maggio 2011 at 15:59

lampo: Dream Theater,…forse sono più interessati a comprare qualche gadget sportivo e sono capitati nel sito per caso: INTER MARKET : mrgreen:   

AAAAAHHHHHHHH… Mi toccherò cambiare il nome al blog!!! :mrgreen:

mattacchiuz
Scritto il 27 Maggio 2011 at 16:00

rulloclash@finanza: mattacchiuz,guarda bene i grafici …..  

oggi va benissimo no???

tommy271
Scritto il 28 Maggio 2011 at 09:04

Come dicevo da altre parti, non ho ancora conosciuto un economista miliardario … cioè che abbia sfruttato appieno le proprie conoscenze :mrgreen:
Sappiamo tutti che la Grecia è pericolosamente in bilico ma gli ultimi dati segnalano un rallentamento della recessione ed un timidissimo ritorno alla crescita.
Ne fanno testo le revisioni dei dati previsionali, corretti in meglio nel corso del 1 trimestre 2011.
Feldstein parla molto di bilancia commerciale, quella greca è deficitaria. Ma anche qui gli ultimi dati sono molto buoni, il deficit rispetto all’anno precedente è in calo notevole e l’export cresce.
Probabilmente, quest’anno si riuscirà a centrare l’obiettivo del deficit/PIL al 7,5% se verranno adottati i provvedimenti varati dal Consiglio dei Ministri di lunedì.
L’incognita rimane per il 2012, dove il deficit potrà essere ridotto solamente con una ripresa del PIL e con un più efficente sistema di prelievo.
Ricordo che il “nero” ellenico è intorno al 35% del PIL: da una parte ha consentito di “ammortizzare” le tensioni economico/sociali ma la questione – prima o poi – dovrà essere risolta.

tommy271
Scritto il 28 Maggio 2011 at 09:09

Vi allego i recenti dati, resi noti da “Capital.gr”:

ELSTAT: Commercial Transactions Dropped By 24.6% In March 2011

The Hellenic Statistical Authority said on Thursday that total value of imports-arrivals, excluding oil products, in March 2011 amounted to 3016,7 million euros (4210,9 million dollars) in comparison with 3999,5 million euros (5410,6 million dollars) in March 2010, recording a drop of 24,6%, according to provisional data.

The total value of exports-dispatches, excluding oil products, in March 2011 amounted to 1305,9 million euros (1833,7 million dollars) in comparison with 1311,7 million euros (1785,1 million dollars) in March 2010, recording a drop of 0,4%.

The deficit of the trade balance, excluding oil products, in March 2011 amounted to 1710,8 million euros (2377,2 million dollars) in comparison with 2687,8 million euros (3625,5 million dollars) in March 2010 recording a drop of 36,4%.

The total value of imports-arrivals, excluding oil products, for the 3-month period from January to March 2011 amounted to 8261,0 million euros (11274,3 million dollars) in comparison with 10162,1 million euros (13995,5 million dollars) for the corresponding period of 2010, recording a drop of 18,7%.

The total value of exports-dispatches, excluding oil products, for the 3-month period from January to March 2011 amounted to 3651,5 million euros (5011,1 million dollars) in comparison with 3244,6 million euros (4492,1 million dollars) for the corresponding period of 2010, recording an increase of 12,5%.

The deficit of the Trade Balance, excluding oil products, for the 3-month period from January to March 2011 amounted to 4609,5 million euros (6263,2 million dollars) in comparison with 6917,5 million euros (9503,4 million dollars) for the corresponding period of the year 2010, recording a drop of 33,4%.

gainhunter
Scritto il 29 Maggio 2011 at 16:05

lampo: Preferisco la soluzione di un euro di classe A e uno di classe B (quest’ultimo magari legato al debito pubblico rispetto al PIL: per esempio tutti i Paesi che hanno un rapporto Debito/PIL superiore al 80% usano l’euro di classe B).

Allora nell’euro di classe B potremmo metterci anche la Germania, invece la Spagna avrebbe l’euro di classe A (la notizia è di aprile):

La notizia è ora ufficiale. Eurostat, con la prima notifica del 2011, ha incluso nel perimetro del debito pubblico dei Paesi Ue le società veicolo che si sono fatte carico dei salvataggi delle banche pericolanti durante la crisi. Ciò ha comportato per la Germania le conseguenze negative maggiori perché il suo debito pubblico in rapporto al Pil è cresciuto dal 73,5% del 2009 e dal 75,7% inizialmente previsto fino allo scorso ottobre per il 2010, al ben più corposo 83,2% definitivo annunciato ieri. Quello tedesco è dunque diventato il terzo debito pubblico lordo più alto del mondo in valore assoluto, scavalcando di 236 miliardi quello dell’Italia, sceso al quarto posto.
Anche il debito pubblico della Gran Bretagna del 2010, previsto in autunno dalla Commissione europea pari al 77,8%, è stato elevato all’80% del Pil. Per non parlare delle “passività contingenti” accumulate da molti Paesi durante la crisi, cioè di quelle garanzie ed emissioni a favore delle banche che per il momento non sono considerate debito pubblico ma che potrebbero diventarlo in futuro, anche soltanto in parte, se le cose dovessero andare storte. Nel 2010 l’Eurostat ha stimato tali “passività contingenti” pari al 24,7% del Pil per la Gran Bretagna, al 125% per l’Irlanda, al 25,1% per la Grecia, al 15,9% per il Belgio, al 5,6% per la Spagna e al 2,8% per la Germania. L’Italia, per inciso, non ha “passività contingenti” di questo tipo.

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-04-27/stavolta-germania-batte-italia-081952.shtml?uuid=AaTx6FSD

E poi non mi sembra corretto “declassare” l’Italia, essendo il penultimo Paese in Europa per aumento percentuale del debito pubblico rispetto all’anno precedente (+4.5% rispetto al +18% della Germania). E qui salta fuori da dove viene realmente la grande crescita dell’economia tedesca 🙄

lampo
Scritto il 29 Maggio 2011 at 18:34

gainhunter:
Allora nell’euro di classe B potremmo metterci anche la Germania, invece la Spagna avrebbe l’euro di classe A

Prova a dirlo ai tedeschi ❗ :mrgreen:
Informazione molto interessante comunque… 😉

tommy271@finanza: Come dicevo da altre parti, non ho ancora conosciuto un economista miliardario … cioè che abbia sfruttato appieno le proprie conoscenze

:mrgreen: :mrgreen:

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