Robo-Advisory: revolution calling!

Scritto il alle 10:30 da Danilo DT

robo-advisor-revolution

Già in passati articoli vi avevo parlato di quel fenomeno che risponde ai robo-advisor e quindi alla roboadvisory.
Tanto per cominciare una rapida definizione di cosa è la roboadvisory. I robo-advisor sono di fatto dei servizi di digital wealth management o consulenza finanziaria online che si occupano in modo più o meno automatizzato di fornire i consigli e gli strumenti necessari per investire anche ai risparmiatori, i cui capitali non sono sufficienti per catalizzare l’attenzione dei private banker o che sono alla ricerca di un modo semplice per far crescere i risparmi.

Da questa definizione, presa da uno dei pionieri italici sull’argomento ovvero MoneyFarm, già capite quanto può essere rivoluzionario quantomeno nei numeri il fenomeno della roboadvisory.

Process-Robo-advisor

Obiettivo e target: andare a gestire tutti quei portafoglio troppo piccoli per essere gestiti da un bravo consulente, utilizzano però una piattaforma efficace, pratica ed operativa con degli importanti paletti soprattutto in ambito di rischiosità.

Se poi pensate che il robo-advisor sia mera gestione automatizzata al 100% vi sbagliate perché dietro non c’è solo un software, ma anche tutta l’expertise e gli aggiornamenti prodotti da un capitale umano.
Ovvio che il robo-advisor diventa straordinariamente importante in quanto permette a tutti, anche chi ha piccoli capitali, di avere una “gestione ottimizzata” di portafoglio a costi bassissimi. Il che rende il servizio anche appetibile per capitali importanti.
La logica però vuole che il robo-advisor sostituisca fondamentalmente il cliente più retail mentre per la clientela più facoltosa diventa fondamentale (perché genera il “valore aggiunto”) il rapporto con il private banker che deve e dovrà essere sempre più “relationship manager”. Quindi capite benissimo QUANTO può dare fastidio questo nuovo fenomeno soprattutto alle banche più tradizionali. La grande fortuna però per gli istituti di credito, ora, è che la clientela più giovane e più incline a certi tipi di novità, non ha un becco di un quattrino e quindi la platea al momento non è molto rifornita… Ma il futuro avanza…

Inoltre, in futuro, non si esclude che molti uffici private, per la gestione della clientela, facciano poi uso di piattaforme di roboadvisory.
Ieri sul Sole24Ore ho letto un articolo sull’argomento che mi ha fatto pensare.

(…) Negli Stati Uniti, secondo i più recenti calcoli, i consulenti automatizzati online attualmente gestiscono circa 600 miliardi di dollari. Una cifra destinata ad aumentare. Le previsioni, infatti, indicano che nel 2020 gli asset under management dei software dovrebbero valere intorno ai 2.000 miliardi. Non solo. Nel 2014 le start up di settore hanno raccolto, sempre negli Usa, circa 290 milioni di fondi dai venture capital. E la cifra, lo scorso anno, dovrebbe essere raddoppiata. Insomma: la crescita del fenomeno è nei numeri. (…) (Sole) 

Ma andiamo a prenderli questi numeri e stupitevi, cari amici.
Si tratta di una rivoluzione in corso che viene minimizzata dal sistema ma che con il tempo diventerà sempre più concreta anche nel nostro paese. Negli USA è una realtà già adesso. E il futuro vedrà sempre più i robo protagonisti nella consulenza. Non è un caso che molti BIG si stanno adeguando.

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As the upstarts won new accounts and proved out the robo-advisor business model, the incumbents that dominate the traditional finance scene leaped into action. In 2015, behemoths like Vanguard and Charles Schwab, which each manage trillions of dollars of assets, fought back by introducing their own robo-advisor products. Meanwhile, Blackrock made an acquisition of an existing platform (FutureAdvisor) to enter the market, and just months ago mutual fund giant Fidelity launched its own robo-product called Fidelity Go.
The scale of these companies meant that domination would become inevitable. Vanguard, for example, took its Personal Advisor Services platform from $0 in assets under management (AUM) last year to $41 billion today. By our math, that’s more than all other major U.S. robo-advisors combined.
Charles Schwab, which has 9.3 million existing customers for its discount brokerage services, had no problem bringing customers over to its new platform. It also has $10 billion in AUM already in just a year, which is more than Betterment and Wealthfront combined. (VC

I nomi li leggete qui sopra, I volumi sono in espansione geometrica ed in futuro questo è quanto ci si aspetta dal fenomeno roboadvisory. Da qui al 2020 si parla di quasi decuplicare le AUM (Asset Under Management). E l’Italia, regno del risparmio, rimarrà indifferente a questa rivoluzione?

robo-advisor-chart-crescita-aum-growth
Torniamo al Sole24Ore ed ai suoi capi d’accusa nei confronti del fenomeno. L’articolo sopra citato vi segnala i suoi pro e contro. Qui troverete un mio rapido parere sull’argomento.

La mancata interazione con il consulente umano : siamo sicuri che sia sempre un problema? E soprattutto siamo certi che il consulente sia sempre così capace, preveggente ed indipendente? Come dice anche l’amico Dino (Raimondo Marcialis) di MCAdvisory: “«…nell’ambito dei servizi finanziari bisogna, in realtà, difendersi proprio dai comportamenti dei consulenti. I quali, nella prassi, spesso vengono formati per gestire la relazione personale piuttosto che la correttezza tecnica nelle scelte di asset allocation».

Conflitti d’interesse : Il Robo advisor è più “indipendente” del consulente, minimizza i costi e non segue il budget che gli istituti danno ai consulenti.

Asimmetria tecnologica : questo problema secondo me è un “non problema”. Anche perché è normale trovarsi con software più potenti e società che ci investiranno cifre molto più grandi rispetto ad altre. Ed è importante che sia così anche perché si vanno a distinguere i vari robo advisor a livello qualitativo, elemento fondamentale soprattutto se si tratta di gestire cifre molto importanti.

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La standardizzazione dei modelli : in molti accusano il Robo advisor per elevata standardizzazione ed utilizzo abbondante di modelli anche obsoleti come quello di Markowitz. Ma pensare che il tutto si fermi ad un vecchio modello matematico è errato. Anzi, proprio come esposto nel punto precedente, sarà il mercato a stabilire quali saranno i modelli vincenti e quelli invece che lo saranno di meno. Quindi anche in quest’ambito massima selezione e la qualità, alla fine, farà da padrona.

Il rischio sistemico : possono essere un rischio sistemico? Beh, cari amici, non sono solo i robo-advisor ad essere eventuali portatori di rischi sistemici. Anzi, se già guardiamo al mercato oggi è chiarissima l’influenza della tecnologia. Basta andare a vedere i voumi che quotidianamente vengono “tradati” sul Nasdaq esclusivamente da dei software. Sono quasi la totalità. E questo non è un rischio sistemico? E gli HFT?

La black box : il cliente pensa di gestire una situazione che, in realtà, non comprende e non capisce, visto che spesso i modelli matematici sono tutt’altro che semplici. E questo deve rappresentare un problema? La cosa che conta è che ci sia un “contratto” molto chiaro, con la messa in evidenza di come deve essere investito il denaro e con quali parametri di rischio. Tutto il resto deve essere lasciato al robo adisor che, nella complessità del suo modello, dovrà operare al fine di perseguire il massimo rendimento all’interno del perimetro deciso col cliente. E vi posso garantire che già questo è un grande successo rivoluzionario.

MORALE: non sottovalutate questo movimento rivoluzionario. Negli USA è già una grande realtà e lo potrà diventare anche da noi. E se non lo diventerà sarà solo per l’ostruzionismo di un sistema che al momento è ancora troppo tradizionale. Ora però voi sapete dell’esistenza dei roboadvisor e del loro operato.

OFF TOPICS: Ed a proposito di “Revolution Calling” una grande chicca hard rock anche qui marchiata USA. Tratta dall’album “Operation: Mindcrime” che resterà per sempre uno dei miei preferiti e che è stato per certo rivoluzionario e storico nel movimento Rock AOR Progressive USA.

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)

Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto. Informati presso il tuo consulente di fiducia. Se non ce l’hai o se non ti fidi più di lui,contattami via email (intermarketandmore@gmail.com).
NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)

4 commenti Commenta
daino
Scritto il 3 Novembre 2016 at 10:58

Ciao!
Io faccio il consulente finanziario e quindi sono completamente investito da questa innovazione.
Personalmente non la vedo come un ostacolo alla mia professione ma bensì un aiuto.
Non penso che il cliente farà a meno di una figura come la mia: nel 95% dei casi il risparmiatore non ha la minima idea di quale sia il suo profilo di rischio e la maggior parte non sa nemmeno cosa sia una azione (e non gliene frega nulla).
E poi in ogni caso: vuoi mettere tutto il patrimonio in un solo roboadvisor? Anche in questo caso serve una diversificazione e quindi qualcuno che trovi e studi i migliori (e le loro correlazioni, …).
E la gestione emotiva del mercato? Facile affidarsi al robot quando si guadagna, ma quando si perde e la tv martella?

Viceversa potremmo essere proprio noi a scegliere alcuni robot per gestire una parte dei portafogli della clientela

gainhunter
Scritto il 3 Novembre 2016 at 20:47

Il rischio sistemico non viene dalla tecnologia, così come non viene dagli strumenti (per es. i derivati), cioè dal cosa, ma dal quanto, dall’assenza di limiti e soprattutto di buonsenso.
E’ come nella cucina: non è la carne rossa, o il vino, o la birra, o lo zucchero, che fa male, è quanto se ne mangia; è più squilibrato e meno salutare vivere di sola frutta piuttosto che fare una dieta diversificata.
Diversificazione e buonsenso, sempre. E il consulente finanziario serve a educare il risparmiatore in questo senso e a fornirgli le informazioni che il risparmiatore magari non ha tempo di seguire.
P.S.: Non sono consulente finanziario.

Domanda ai consulenti: ma le gestioni basate su sistemi di trading sistematico, che sono riservate ai clienti più facoltosi (e non hanno niente a che fare con i roboadvisor), sono arrivate in Italia o no? e arriveranno anche per i clienti normali?

daino
Scritto il 4 Novembre 2016 at 10:28

da noi (BF) no

Scritto il 4 Novembre 2016 at 11:16

Il mio background di trader mi fa accendere migliaia di lucine rosse quando leggo di mega-fondi che offrono prodotti automatizzati per piccoli investitori.

Innanzi tutto, non è MAI capitato che chi offra un servizio, lo faccia a suo svantaggio (al netto d’incapacità).
Inoltre, se quello è il servizio low cost ed entry level, significa che gli stessi fondi offrono servizi non entry level che devono guadagnare di più. Questo significa che l’algoritmo dei “bot” sarà tarato volutamente per far rendere meno del caso ottimale.
Un consulente indipendente umano, invece, non è programmato necessariamente per mettere un tetto all’efficienza degli investimenti.

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