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DECOUPLING E INVESTIMENTI: Europa a rischio collasso

Scritto il alle 07:45 da Danilo DT

Il termine decoupling una volta era molto inflazionato ma da tempo ormai è stato un po’ messo in soffitta. Però vedendo questo grafico proprio il termine “decoupling” è tornato fortemente nella mia mente. E non posso negarvi un po’ di preoccupazione. Guardate il PIL Usa e Eurozona.

Non parlo solo, quindi, di tendenze di banche centrali anche se questo aspetto non può non essere tenuto in considerazione. E se poi ci pensiamo bene… tutto è correlato e visto che io utilizzo un approccio intermarket, come sottovalutare queste correlazioni?
Partiamo proprio da qui.

BANCHE CENTRALI: grafico tendenze tassi BC

Questo grafico vi illustra le tendenze delle varie banche centrali nel corso dell’ultimo quadriennio, dal 2020 ad oggi fine 2024. Cosa notate? Intanto tutte hanno vissuto un percorso di crescita tassi importante per combattere l’inflazione, e adesso chi più chi meno stanno cercando di tornare espansive. Ma con prudenza. Tranne una. Guardate la BOJ

Previsioni Tassi Banche Centrali

Qualcosa è cambiato ma anche nelle tendenze. Guardate il grafico qui sopra. Previsto un aumento dei tassi della BOJ e per la FED un taglio di tassi minore rispetto alla BCE. Proprio perchè la BCE deve cercare di contrastare quanto visto nel grafico di apertura. Un decoupling a livello di crescita. E una tendenza che vedete qui sotto che non può che preoccupare.

GDP: OUTLOOK 2025

La competitività di una regione economica può essere misurata attraverso diversi parametri, ma gli investimenti rappresentano probabilmente l’indicatore più diretto ed efficace. Da questo punto di vista, i segnali che arrivano dall’Europa sono preoccupanti: il polso degli investimenti del Vecchio Continente è drammaticamente debole, come emerge da un’approfondita analisi del McKinsey Global Institute sulla competitività europea.

Un divario sempre più profondo con gli Stati Uniti

Il confronto con gli Stati Uniti evidenzia un gap che si sta allargando in modo preoccupante, soprattutto nei settori più strategici per il futuro. Gli investimenti americani in proprietà intellettuale e macchinari sono il doppio di quelli europei su base pro capite, con una differenza di circa 4.900 euro all’anno per abitante. Ancora più significativo è il divario quando si guardano le grandi aziende: le corporation statunitensi investono circa 700 miliardi di euro in più rispetto alle loro controparti europee in ricerca e sviluppo.


Particolarmente critica è la situazione nel settore del venture capital, fondamentale per sostenere l’innovazione e la crescita delle startup. In questo ambito, gli asset under management europei rappresentano appena un quarto di quelli statunitensi in rapporto al PIL, evidenziando una carenza strutturale di capitali di rischio nel sistema economico europeo.


Le radici della debolezza europea

Le cause di questa debolezza sono molteplici e profondamente radicate nel sistema economico europeo. Un fattore cruciale è rappresentato dai costi energetici elevati, conseguenza della forte dipendenza dalle importazioni: l’Europa importa il 63% dell’energia che consuma, mentre gli Stati Uniti sono esportatori netti dal 2019. Questa dipendenza energetica si traduce in costi operativi più elevati per le imprese europee, riducendo la loro capacità di investimento.

La carenza di talenti qualificati rappresenta un altro ostacolo significativo. Il 90% delle aziende europee prevede di dover affrontare un significativo gap di competenze nei prossimi anni, in un contesto dove la digitalizzazione e l’automazione stanno trasformando rapidamente il mercato del lavoro.

L’incertezza sul futuro, accentuata da eventi come l’invasione russa dell’Ucraina, sta ulteriormente frenando gli investimenti. Secondo le simulazioni della Banca Europea degli Investimenti, se l’incertezza nel 2022 fosse rimasta ai livelli del 2021, gli investimenti aziendali sarebbero stati superiori del 10%.

Impatto sulla prosperità e sul futuro dell’Europa

Le conseguenze di questa debolezza negli investimenti sono tangibili. Se i cinque maggiori paesi europei avessero mantenuto lo stesso ritmo di crescita della produttività degli Stati Uniti dal 1997 al 2022, oggi il loro PIL pro capite sarebbe superiore di 13.000 dollari. Questa differenza si traduce in un minor benessere per i cittadini europei e in una ridotta capacità di affrontare le sfide future.

La strada per il rilancio

Per invertire questa tendenza preoccupante, l’Europa deve intraprendere azioni decisive. È necessario aumentare i rendimenti sul capitale investito, attualmente inferiori di 4 punti percentuali rispetto agli USA. Gli investimenti pubblici, che oggi rappresentano solo l’1% della spesa pubblica totale, devono essere incrementati significativamente.
È fondamentale creare un ambiente macroeconomico più favorevole agli investimenti e completare finalmente il mercato unico europeo, riducendo le frizioni commerciali che secondo le stime riducono il PIL dell’UE del 5-10%. La semplificazione della regolamentazione, sia per le imprese che per il mercato del lavoro, è un altro tassello cruciale.

Una sfida cruciale per il futuro

Il tempo per rivitalizzare gli investimenti europei sta rapidamente esaurendosi. Ogni decisione politica ed economica dovrebbe essere valutata attraverso una domanda fondamentale: “Questa azione sblocca investimenti significativi?”. Solo adottando questo approccio pragmatico e orientato agli investimenti l’Europa potrà recuperare il terreno perduto e garantire un futuro prospero alle prossime generazioni.

La posta in gioco è altissima: non si tratta solo di numeri e statistiche, ma del futuro benessere dei cittadini europei e della capacità del continente di mantenere un ruolo di primo piano nell’economia globale. La sfida è complessa ma ineludibile: l’Europa deve agire ora per non compromettere irrimediabilmente la sua competitività.

Questa è la nostra sfida. Dobbiamo ricreare le basi per il futuro.

STAY TUNED!

Danilo DT

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