DATA SECURITY LAW: CINA crash test!

Scritto il alle 09:56 da Danilo DT

Azioni cinesi allo sbando. E’ l’inizio della fine o alla fine sarà un nuovo grande inizio?

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una forte tensione soprattutto sul mondo Cina. Magicamente, uno dei mercati considerati trai più promettenti per i prossimi anni, si ritrova a doversi “leccare le ferite” dopo una serie di importanti correzioni.
Nei giorni scorsi ho già scritto sull’argomento (CLICK HERE)  ma occorre fare un aggiornamento proprio per continuare il ragionamento fatto in precedenza.

Prima la Cybersecurity Law…

Innanzitutto cosa è la “Data Security Law”.
E’ l’evoluzione della già presente “Cybersecurity Law” del 2017. Il 4 luglio 2021, la Cyberspace Administration of China ha lanciato per la prima volta pubblicamente una procedura di esame della sicurezza della rete per le imprese, e quindi ha esaminato diversi fornitori di servizi di traffico online, incluso il principale servizio di ride-hailing “DiDi Chuxing”. Dallo studio è risultato che DiDi “presenta seri problemi nella raccolta e nell’utilizzo di informazioni private, in violazione di leggi e regolamenti”.

Ricordate? Tutto è partito proprio da Didi, da poco quotata a Wall Street e immediatamente bastonata da Pechino che ha sanzionato la condotta con il ban dell’app, blocco della registrazione dei nuovi utenti e richiesta di rettifica, trasmettendo un severo segnale al sistema. Un segnale che poi si è concretizzato con altri interventi e con, appunto la Data Security Law.

…e poi la Data Security Law

La Data Security Law disciplina principalmente tutte le attività di trattamento dei dati all’interno del territorio della Repubblica Popolare Cinese, compresa la raccolta, l’archiviazione, l’uso, l’elaborazione, la trasmissione, la fornitura e la divulgazione dei dati. Se le attività di trattamento dei dati possono ledere la sicurezza nazionale, gli interessi pubblici o i diritti e gli interessi legittimi di cittadini o organizzazioni della Repubblica Popolare Cinese, la giurisdizione è estesa a persone o entità all’estero. Quasi tutte le aziende che fanno affidamento su Internet, big data e informazioni private degli utenti per il proprio funzionamento saranno soggette alla Legge. (Source)

BAM. Un ulteriore passo avanti nel quadro del sistema di supervisione della sicurezza dei dati in Cina dall’entrata in vigore della Cybersecurity Law e pone le basi per la costruzione di sistemi legali determinanti. Per la prima volta, la Data Security Law specifica che il sistema di scambio di dati deve essere istituito e disciplinato dallo Stato, oltre alle attività di transazione di dati e la gestione del mercato di scambio di dati. Ciò significa che per la prima volta nella legislazione è stata riconosciuta la legittimità dei fornitori di servizi di transazione di dati.

Nulla da dire se non che i mercati, sono stati un po’ coltri di sorpresa soprattutto dalla rapidità di quanto sta accadendo, preoccupati per possibili evoluzioni future e ulteriori limitazioni.

Si legge oggi su Il Sole 24 Ore:

(…) Da oggi, infatti, è operativa la Data security law, destinata a dare il colpo di grazia alle quotazioni cinesi sui listini stranieri perchè impone misure molto pesanti sulla conservazione e l’uso dei flussi di dati creati in Cina che, anche solo potenzialmente, potrebbero lasciare il Paese, come avviene nel caso delle quotazioni all’estero.
Non sarà facile adeguarsi, tanto è vero che Pechino ha concesso una moratoria organizzativa fino a fine anno. Ma la legge è legge e indietro non si torna. (…) [Source

Leggendo quanto scritto, sembra proprio che siamo solo all’inizio da una possibile ulteriore debacle.

(…) Questo è solo un assaggio di quello che, d’ora in poi, sarà la norma. L’onnipresente CAC ha varato in agosto nuove linee guida sul trattamento di dati sensibili da inserire nei prospetti informativi, rivendicando il potere di autorizzare o no la quotazione, anche se l’ultima parola spetta, ovviamente, all’Autorità di controllo sulla Borsa. Autorità che ieri è scesa in campo sul fronte del private equity e del venture capital, annunciando il proposito di stoppare le Ipo farlocche e colpendo la speculazione legata alle quotazioni. (…)

Ecco, appunto. Riprendetevi il mio post precedentemente pubblicato. Non è che la Cina, in realtà, sta facendo un qualcosa di potenzialmente positivo anche se con un impatto, nel breve, non così entusiasmante per i mercati? Non è che si cerca di mettere ordine e di posare le basi per un qualcosa di solido che in futuro renda tutto molto più realistico e sostenibile?

(…) «I fondi di private equity falsi saranno sradicati – ha detto il chairman Yi Huiman – e le offerte pubbliche di acquisto dovranno essere mirate a investitori qualificati». (…)

Quello che invece potrebbe essere un problema nel breve è la questione sulle quotazioni in borsa.

(…) A complicare il quadro per le società cinesi quotate o che vogliono quotarsi all’estero arrivano anche, a tenaglia, la nuova disciplina dell’autorità Antitrust che per la prima volta considera l’esistenza delle società parallele grazie alle quali le Big Tech cinesi, finora, hanno potuto quotarsi all’estero aggirando i divieti di ingresso degli stranieri nel capitale di aziende sensibili per la sicurezza nazionale, e la neonata legge sulla privacy, la Personal data security Law appena varata dal Comitato centrale del Congresso nazionale del popolo. (…)

Fuga da Wall Street?

Come avete potuto capire, se la goccia DiDi faceva paura, oggi ci ritroviamo con un uragano di paure ed emozioni da gestire che ha portato anche ad un importante sell off.
Rifaccio quindi la domand a rivista in chiave marzulliana.
E’ inizio della fine o alla fine sarà un nuovo grande inizio?

Cerchiamo di capire ancor meglio. L’intervento di Pechino è dovuto a quattro fondamentali fattori:

a) stabilità finanziaria
b) stabilità e la mobilità sociale
c) sicurezza nazionale
d) politica della “doppia circolazione”

Su questi aspetti abbiamo già discusso in precedenza. In primo luogo, mettiamo in chiaro una cosa. Con queste prese di posizione, la Cina non vuole assolutamente mettere un freno al capitale occidentale.

Però allo stesso tempo, in questo momento, non possiamo negare il fatto che avere in portafoglio titoli cinesi VIE (Variable Interest Entity, un veicolo che ha permesso alle aziende cinesi di aggirare le restrizioni locali sulla proprietà, consentendo al tempo stesso agli investitori statunitensi di esporsi ai benefici economici di parti dell’economia cinese più interessanti e in rapida crescita, anche se senza alcuna partecipazione di controllo) in settori sensibili che non hanno una quotazione a Hong Kong, data la direzione normativa sia della SEC negli Stati Uniti che delle autorità cinesi.

Inoltre, questa normativa per forza andrà a frenare la crescita vertiginosa dei principali titoli Internet, i quali avranno un minore rendimento del capitale investito (ROIC) in seguito alle modifiche normative.

Ottimo. A questo punto scattano i confronti coi “Peers” USA per capire se quindi lo sconto è già accettabile, perché il mercato ha già corretto il giusto e, come è noto, i titoli tendono a prezzare non solo la realtà ma soprattutto le prospettive, adeguandosi alla nuova realtà.
Il confronto però è obiettivamente molto difficile, essendo mercati agli antipodi con fasce di utenza molto differente. Pensate ad esempio a quello che potrebbe essere inefficiente un confronto tra Goldman Sachs e una delle principali banche cinesi come China Construction Bank. Impossibile fare paragoni. Sono società imparentate a livello settoriale ma profondamente diverse.

Leggendo più articoli, continuo a notare tra gli operatori tanta tensione e preoccupazione. Segno che gli alti e bassi potrebbero continuare.
Resta sempre difficile poter fare proiezioni sulla Cina sia per la scarsa trasparenza e sia perché le normative potrebbero ancora aumentare e mettere nuovi paletti.

Caixin in frenata

A tutto quanto scritto fino ad ora, si aggiunge un dato macro puntuale che di certo non aiuta. L’indagine Caixin sul comparto manifatturiero di agosto segna la prima contrazione da aprile dell’anno scorso. Nella seconda lettura l’indice Pmi passa a 49,2, in calo di oltre un punto rispetto al 50,3 di luglio e al 50,2 delle attese.
Siano sotto area 50, un segnale di allerta di evidente rallentamento. Segnale certo non positivo ma è ovvio che la stessa PBoC non resterà con le mani in mano e lo stesso Governo si inventerà qualcosa per evitare che la Cina possa ulteriormente peggiorare la sua situazione.

Inoltre non dimentichiamoci mai cosa è la Cina. 1,6 miliardi di persone che si sta evolvendo e che con queste nuove normative avranno una crescita più equilibrata. E su internet e tecnologia la realtà è davanti agli occhi di tutti. Le aziende cinesi di questi settori sono colossi eccellenti che, passata la buriana, ripartiranno e torneranno ad essere dominanti. Il tutto in un modo magari più equilibrato ma più solido. Inoltre, non dimentichiamo mai che buona parte di queste normative erano attese e tanti si stavano già adeguando.
Quindi molto probabilmente quando la tempesta sarà passata, la Cina tornerà a dire la sua.

Questione di timing? Certo, però è altrettanto vero che già a queste quotazioni uno dovrebbe incominciare a farci qualche pensierino.
Un esempio? Proprio lei, la China Construction Bank, una banca statale che è tra le migliori a livello qualitativo. E’ passata dal quotare 3 volte il valore di libro (che era troppo) all’attuale 0,5.
Ma si tratta di titolo così a rischio in questo momento?

Questo è un esempio per dire che la selettività la farà da padrone, le occasioni sui mercati cinesi sono già presenti anche se le tensioni potrebbero continuare. Però cantare il De Profundis al drago cinese è secondo me un errore strategico enorme, perché significa sottovalutare che cosa sta accadendo nell’effettivo.

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)

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