in caricamento ...
CRISI MERCATI: la parola torna alle banche centrali
La FED ieri sera e la BCE oggi. Il mondo della finanza chiede urgentemente il supporto della politica monetaria che già ha fatto molto. Tanto che la BCE…
Il mercato chiama. Le banche centrali rispondono.
Ormai è un dato di fatto e anche questa volta, proprio come temevamo, la risposta al rischio frenata potrebbe arrivare dalla solita sponda, ovvero quella delle banche centrali, le quali potrebbero contribuire nuovamente al mantenimento della “bolla da assets”, crando i presupposti per un mantenimento delle quotazioni.
Insomma, se le banche centrali tornano ad intervenire, i mercati reggeranno. Cosa già vista in passato e che sarà valida finchè gli utili aziendali non avranno ripercussioni importanti a causa della frenata globale.
Quanto vi sto scrivendo va ovviamente a riprendere in considerazione quanto detto nei giorni scorsi. Ricordate? Purchè si dica, al momento il trend continua ad essere rialzista e il quadro di mercato resta quello “correttivo” e non di inversione.
L’unica certezza è che le variabili presenti che possono influire sulle quotazioni sono veramente tantissimi, intersecate e complesse. E ancora una volta sarà innanzitutto il sentiment a fare la differenza prima ancora del resto.
E ovviamente, se in qualche tassello saltano fuori problemi potenzialmente ingestibili (vedasi Cina per esempio) allora il sentiment andrà a farsi benedire e tutto si complicherà. Intanto però la parolina magica torna alla grande sulla bocca degli operatori. E’ quella parolina (anzi sono due) che fino ad oggi ha curato tutti i mali e anche stavolta può servire per calmare le acque, anche se i medici (banche centrali) devono fare molta attenzione a somministrarla in quanto il malato (quadro macroeconomico) è già fortemente assuefatto ed un’errata somministrazione potrebbe avere effetti controproducenti.
Inutile dirlo che la medicina è sempre lei: la politica monetaria, farmaco generico è il quantitative easing.
Banche centrali che tornano protagoniste?
La FED, ieri sera nel suo Beige Book ha ribadito la positività dei dati economici USA.
La Fed, con toni incoraggianti, ha sottolineato che in «diverse regioni sono affiorate crescenti pressioni al rialzo sui salari». La stagnazione salariale ha finora alimentato perplessità sulla salute del mercato del lavoro e dell’intera ripresa. Distretti quali Cleveland hanno adesso riportato aumenti in più comparti, dalle costruzioni al commercio al dettaglio. Incoraggiante è parso anche il risanamento in corso nel settore immobiliare.
Nubi, però, si sono addensate sul settore manifatturiero, ha ammesso il Beige Book. L’impatto negativo arriva dall’indebolimento delle economie asiatiche, dalla minor competitività delle imprese statunitensi danneggiate dal rafforzamento del dollaro e dalla debolezza del settore dell’energia. L’insieme di simili forze agli occhi degli economisti della Banca centrale minaccia di ridurre la domanda e frenare l’industria. (Source)
Quindi ennesimo dilemma sui tassi. Aumento o no settembre? In realtà l’aumento della pressione inflazionistica sui salari proprio non la vedo. E’ anche vero che al momento i dati che ho in possesso sono aggiornati a giugno 2015 e forse la FED ha numeri più aggiornati.
La mia analisi vede tuttora molto lontana l’ipotesi dell’aumento. Ma si sa, la FED gioca la sua partita “carota-bastone” e poi si deciderà nei prossimi giorni. Intanto però la stessa FED ha forti dubbi visto il rallentamento asiatico.
In questo fattore troviamo secondo me la risposta (che già conoscevamo): visto oil contesto macroeconomico, si rimanda il rialzo. L’analisi dei derivati sui tassi continuano a confermare la mia ipotesi.
Ma se la FED non alza i tassi, che farà la BCE?
BCE: Draghi più proattivo? Dopo la FED di ieri sera, ecco Draghi che oggi invece renderà noto il suo parere. A Francoforte il buon Mario, probabilmente ci parlerà di inflazione e dell’abbassamento sulle aspettative della stessa. Se Draghi teme la disinflazione, allora secondo alcuni c’è la possibilità di ritrovarci con una BCE più proattiva.
In altri termini c’è chi pensa che la Bce aumenti la portata del suo QE. Ipotesi condivisibile? Tutto è possibile ma la vedo dura, al momento. Tranne nel caso i n cui la situazione degeneri completamente. In caso contrario Draghi userà il fioretto della “forward guidance” parlando in modo equilibrato, facendo promesse velate ma senza annunci particolari, proprio per evitare che ci si ritrovi con una “trappola della liquidità” sempre più evidente. Anche perché Draghi ha ben presente un altro fondamentale argomento: qui parliamo di finanza e stiamo ragionando per salvare quel mondo. L’economia reale poi, si sa. È un’altra cosa. Quindi avanti ma con la diligenza del buon padre di famiglia”.
Inflazione? al momento non se ne vede l’ombra. Ma non solo in Europa…
Riproduzione riservata
STAY TUNED!
pronti all’aumento dei tassi? al mercato non piacerà, ma pazienza. è anche un modo per tenere a bada l’esuberanza irrazionale. o vogliamo avere la 3 bolla finanziaria in 15 anni? Gli indici vanno tutti venduti da oggi al 17 settembre e poi ricomprati ad ottobre.