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CORRELAZIONI: mercati logici, ma non per l’economia reale
I mercati stanno vivendo una fase di grande volatilità. Il protagonista assoluto della giornata di ieri, come ho spiegato nel post che potete riprendere QUI è stato il petrolio e gli effetti derivanti dal meeting OPEC di Vienna.
Mercati che sono giustamente preoccupati per cosa potrebbe comportare un eccessivo crollo del prezzo del petrolio.
Quindi possiamo dire che si è generata una certa correlazione tra il petrolio e i mercati azionari (intermarket).
Ma non sono gli unici mercati che stanno viaggiando a braccetto. Anzi, è proprio tra mercato obbligazionario e valutario che notiamo una correlazione fortissima.
In questo caso andremo quindi ad analizzare il cross EUR USD con il mercato obbligazionario. MA attenzione, non mi sto riferendo ad un indice o ad una obbligazione in particolare.
Ricordate? Ho più volte ripetuto in questi giorni che a muovere il tasso di cambio sono i rendimenti, ed in particolare il differenziale di tasso tra Bund e Tnote.
Quindi, la differenza di rendimento tra un bond governativo USA a 10 anni ed il paritetico tedesco.
Pensate che la correlazione tra questi due elementi ha raggiunto la “folle” cifra dello 0.952. Quindi sfioriamo l’unità, cioè la correlazione assoluta. Questo testimonia quindi quanto siano legate le valute ed il mercato obbligazionario.
Grafico Correlazione tra Differenziale rendimento USA vs UE e cross EUR USD
Con questo capirete almeno le dinamiche dei mercati. Ma attenzione, vorrei anche farvi notare una cosa.
Da una parte il petrolio, dall’altra la politica monetaria. Infatti è innegabile che su cross EUR USD e rendimenti ci sia lo zampino e la forward guidance delle banche centrali.
Ma scusate…l’economia reale conta ancora qualcosa?
No, in effetti non più. Si vive di prospettive, di sogni e di stati d’animo. La depressione e la fiducia possono muovere le montagne. Intanto però, muovono gli indici, e alla grande.
L’unica cosa che sembra condizionare è la Cina… Ricordate? Forse sta frenando più del pronosticato. Ma dagli altri visto che noi, qui , da tempo lo stiamo dicendo. La bilancia commerciale di Pechino è sì risultata in surplus a novembre (343 miliardi di yuan, +2% su base annua), ma solo a seguito di un segno negativo sia per le esportazioni che le importazioni. La flessione è stata meno pesante del mese precedente, anche se testimonia il persistente rallentamento della seconda economia mondiale. Questo credo vada a fugare tutti i dubbi sull’argomento.
Riproduzione riservata
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Euro-Area: Gross Domestic Product (GDP) growth and/with the components (stocks, investment, consumption, net trade, Government) – %, on quarter to quarter [2012 – Q3-2015, real data l AND l Q3-2015 – Q2-2016, forecasts on real data (as to December 8, 2015)]
[REAL] Sectors and moonlights, even – below zero, in view.
No flight of fancy at the time (December 2015) – quite real and far idle/standing, too.
サーファー © Surfer
WALL STREET: fine della festa. Ora si tende sempre più all’economia reale
Scritto il 5 ottobre 2015 alle 15:31 da Lukas
Beh a me sembra molto evidente…. negli Usa da quando è terminato il QE…..ossia da un anno…..gli indici azionari sono fermi……..eppoi fermi solo grazie all’effetto indiretto degli altri QE ancora in auge nel mondo ( vedi Bank Of Japan and BCE )…….altrimenti sarebbero ancora più giù ……con la deflazione che ormai dilaga in ogni angolo del pianeta.
gianco@finanza,
Ma scusate…l’economia reale conta ancora qualcosa?
Ecco , di questo bisognerebbe chiedere a Lukas