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CORONAVIRUS: cercasi vaccino (per i mercati) disperatamente
La volatilità in questi giorni ovviamente regna sovrana, il mondo si è risvegliato dal sogno Goldilocks e rinsavisce colpito duramente da quello che per molti potrebbe diventare un Cigno Nero (Black Swan) ma che per ora resta un brutto anatroccolo. Forse per strabismo, visto che l’impatto economico del Coronavirus è già tuttora importante.
O forse perché permane la speranza che le banche centrali continuino a curare il sentiment ed i mercati con il sedativo che tanto ha funzionato negli ultimi anni (soprattutto in USA) ma che inizia a dare violenti segni di assuefazione. Anche perché la malattia (dei mercati) si sta trasformando e quel tipo di medicina potrebbe non funzionare più.
Cosa fare? Il problema sta diventando sempre più importante. Siamo a fine ciclo, i tassi sono già sotto zero, l’indebitamento è altissimo, il Coronavirus rappresenta un problema esogeno non previsto che cambia gli equilibri. Le banche centrali ed il sistema sono in palese difficoltà.
Intanto però si spera ancora in un qualche miracolo delle banche centrali, se mai potesse servire a qualcosa, se mai riuscisse a mitigare la tensione.
Fronte BCE
La “nostra” Lagarde ha ribadito l’importanza di un sostegno anche a livello di politica fiscale da parte dei vari Governi. Ma come ho scritto QUI (in passato) i margini fiscali sono minimi e solo qualcuno può muoversi in questa direzione. E quindi si confida nel potere taumaturgico della BCE che però è tutto da dimostrare (Anche perché spiegatemi a cosa può servire un taglio di tassi con questo scenario e non a gonfiare una bolla e finanziare la finanza. Sul mercato monetario intanto si inizia a scontare al 100% la possibilità che l’istituto centrale tagli i tassi di interesse a dicembre. Sempre più giù…
Fronte PBoC
E’ stata la prima a muoversi ed è quella che sicuramente dovrà impegnarsi più di tutti per sostenere un’economia che non può permettersi di crescere troppo poco, sennò come lo finanzio il debito privato? E quindi ecco la PBOC che se ne esce con una dichiarazione dove dice che assicurerà ampia liquidità attraverso tagli mirati al coefficiente di riserva obbligatoria in tempi appropriati, per ridurre il più possibile l’impatto sull’economia del coronavirus.
Fronte Corea del Sud
Ne parliamo poco ma Seul è in forte difficoltà. Ed è la quarta economia asiatica. Al momento la banca centrale coreana ha lasciato invariati i tassi di interesse nonostante le aspettative di una riduzione: il governatore della banca centrale ha riconosciuto che l’epidemia rappresenta una minaccia per l’economia ma ha sottolineato i limiti della politica monetaria, chiedendo piuttosto più misure mirate da parte del governo. Quindi conferma quanto sottolineato dal sottoscritto prima per un discorso che non è valido solo per la Corea.
Fronte BoJ
Se parliamo di allentamento quantitativo chi meglio del Giappone può dire la sua? Anche se la BoJ, al momento, non c’è bisogno di un allentamento della politica monetaria nell’immediato e, prima, l’istituto deve avere chiaro l’impatto del coronavirus sull’economia. Anche perché si ribadisce quanto detto sopra. Quanto può fare la politica monetaria per curare il Coronavirus? Ben poco.
Fronte FED
Wait and see. La FED al momento non interviene attivamente anche se come vedete dal grafico, il buon Powell non è stato con le mani in mano, ma non per colpa del Coronavirus sia ben chiaro. Inutile dire che anche per Washington occorre lo stimolo fiscale, ma con una postilla in più. A novembre abbiamo le elezioni e quindi Trump si inventerà sicuramente qualche misura straordinaria. Intanto però il mercato sta scontando già ora due tagli Fed da 25 punti base entro fine anno, e una probabilità del 40% per un’ulteriore sforbiciata di ugual misura.
MORALE
Quindi avrete capito che il Leitmotiv è comune per tutti. In tutto questo contesto c’è però una picocla fortuna. Il tasso inflazione al momento è sotto controllo e quindi permette anche un po’ più di spavalderia nel breve termine. Immaginatevi il gran bordello che ci sarebbe se in questo contesto si impennasse l’inflazione, con un palese rischio di recessione.
Signori, la situazione si complica, impossibile fare previsioni di breve sull’impatto del Coronavirus e su quanto potrebbe accadere. Ma una cosa è certa.
Ricordate cosa dicevo da tempo?
Il mercato va avanti con il pilota automatico, banche centrali e governi (alias “il sistema”) sono coesi verso un progetto “Goldilocks” di lungo termine, in un regime di “debt deflation”. E per rompere gli equilibri sarebbe dovuto intervenire un qualcosa di esogeno, inatteso, imprevedibile e non sistemabile utilizzando le ormai limitate armi a disposizione. E quel qualcosa si è presentato. Si chiama CoronaVirus. E per qualche personaggio che ha fatto fortuna con quanto accaduto nel 2008, alias Dr. Doom, la situazione ormai è irrecuperabile. Speriamo quantomeno che la verità stia nel mezzo.
«Il Coronavirus non è più solo un problema cinese. Prepariamoci a una recessione globale che né le politiche fiscali né quelle monetarie potranno significativamente alleviare» (…) “La recessione è scontata ed è probabile che le misure che il governo adotterà per arginare lo shock economico comporteranno lo sforamento dei parametri Ue sul rapporto deficit/Pil che potrebbe tranquillamente arrivare al 4 per cento. A quel punto però temo che gli investitori torneranno a nutrire dei dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico.” (…) “La Germania continuerà a restare sulle sue posizioni e anche se si dovesse arrivare al traguardo dell’espansione della politica fiscale, che eventuali stimoli arrivino a tempo scaduto. E non credo che neppure dagli Usa possano arrivare segnali in questo senso considerando l’appuntamento elettorale che ci aspetta.” (Nouriel Roubini)
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La situazione è così, poi ci sono le riunioni d’emergenza delle banche centrali.
Saluti a tutti
Guardando la foto di questo virus di altra famiglia mi sembrano molto simili
https://www.my-personaltrainer.it/salute/citomegalovirus.html
Importante e semplice spiegazione sul Coronavirus (Covid2019) agli studenti del Corso di laurea in Medicina Veterinaria da parte dei docenti del settore di Malattie infettive del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli studi di Torino
“Care studentesse e cari studenti,
come virologi del Dipartimento di Scienze Veterinarie sentiamo il dovere di esprimere e farvi conoscere la nostra opinione su quanto sta accadendo sul nostro territorio.
Abbiamo a che fare con un virus ad RNA con una forte propensione a mutare ed adattarsi. L’origine è sicuramente animale ed il pipistrello è la specie serbatorio più probabile (alberga numerosi betacoronavirus fra cui quello da cui ha originato il virus della SARS). E’ probabile che sia passato all’uomo già da un pò di tempo e si sia adattato (abbia imparato) proprio attraverso le mutazioni, ad essere trasmesso nel circuito interumano. Il salto di specie garantisce ad un nuovo virus un notevole vantaggio verso la popolazione suscettibile. L’uomo quindi rappresenta una opportunità formidabile perchè rappresenta una specie abbondante, che vive in promiscuità ed è sprovvisto di memoria immunologica. I coronavirus del raffreddore sono degli alfacoronavirus e condividono ben poco del Covid 2019 in termini di cross-protezione. Quindi non è attesa in tempi brevi una riduzione della virulenza. Solo quando l’immunità di popolazione avrà raggiunto un certo livello, allora il virus comincerà ad essere trasmesso con maggiore difficoltà e tenderanno ad aumentare le forme lievi, croniche o asintomatiche. Notate che queste sono già presenti nella maggior parte degli infetti ma abbiamo ancora un 15-20% di infetti che sviluppano forme gravi che richiedono l’ospedalizzazione.
Una caratteristica di questo virus è quella di essere molto contagioso. Il legame con il recettore cellulare è venti volte più forte rispetto al virus della SARS. Inoltre presenta siti per le proteasi cellulari simili a quelli dei virus influenzali associati a peste aviare ad alta patogenicità (furin-like) quindi potenzialmente in grado di dare forme a maggior tropismo tissutale, essendo queste proteasi espresse in molti tessuti.
Quindi per concludere il virus non è la peste nera ma non è neanche una banale influenza e vi spieghiamo perchè:
– L’nfluenza stagionale ha una mortalità di circa lo 0,1%, non banale, ma la popolazione è in gran parte immune (per pregresse infezioni, parzialmente cross-protettive verso le nuove varianti e per la vaccinazione). In un tale contesto il virus influenzale serpeggia fra la popolazione e colpisce una frazione minoritaria delle persone senza incidere in modo significativo sulla forza lavoro di un paese.
– SARS-Cov2 è un virus nuovo. Non abbiamo memoria immunologica o immunità di gregge. In tali casi il virus, senza misure di controllo, avrebbe un andamento epidemico, arrivando ad interessare una larga fascia della popolazione recettiva (dove il denominatore è tutta la popolazione italiana) prima di cominciare a rallentare la progressione. Questo significa che, anche in assenza di forme gravi, una gran parte della popolazione in età lavorativa, sarebbe bloccata per settimane con immaginabili ripercussioni sull’economia nazionale. Quindi ben vengano le misure di restrizione attualmente in uso per arginare almeno i principali focolai epidemici.
– Covid 2019 causa forme gravi che richiedono il ricovero nel 15% dei casi. Si tratta di polmoniti che vengono curate in terapia intensiva per diversi giorni con l’ausilio della respirazione assistita. Quindi poco importa se la categoria a rischio di decesso siano gli over settantenni, con tutto il rispetto per i nostri vecchi. Anche i quarantenni o i cinquantenni (una parte cospicua della forza lavoro) avrebbe necessità della stessa terapia. Provate a chiedervi quanti letti per terapia intensiva ci sono nelle province italiane e quanti di questi sono già giustamente occupati da pazienti che hanno subito operazioni chirurgiche, traumi, ustioni ecc. Da qui la necessità di applicare tutte le misure utili ad arginare l’espandersi dei focolai epidemici, anche se vengono percepite come eccessive.
L’appello che facciamo agli studenti che hanno già maturato una sensibilità e coscenza sulle misure di lotta alle malattie degli animali è quella di fare tesoro delle vostre conoscenze ed essere parte attiva nella comunicazione del rischio, senza allarmare eccessivamente ma senza sottovalutare il problema.
Vi sarete accorti che non tutti i virologi che quotidianamente affollano le trasmissioni televisive la pensano allo stesso modo. Questo è assolutamente normale (la scienza è democratica fra gli scienziati e sensibilità e approcci diversi sono il sale del dibattito scientifico). La verità è che nessuno conosce come andrà a finire. Il principio di precauzione, se applicato bene, non sarà mai apprezzato abbastanza, se il problema sanitario poi non si verifica. Mentre una sottovalutazione del pericolo, in presenza di un’epidemia fuori controllo, farebbe scoppiare la rivoluzione. La difficoltà di prendere la giusta decisione è un sottile filo che lega questi due estremi.”